Controinchiesta sulla morte di sette alpini in Val Venosta il 12 febbraio 1972

subito dopo la ve~lia e~ viste le condizioni del tempo, non è dell'idea di muoversi. Infatti nevica, c'è la tormenta, il sentiero è invisibile. Su 200 uomini solo due hanno la torcia elettrica. Non si vede niente, i fa fatica anche a sentire voci e rumori. Per questo i soldati camminano uno attaccato all'altro, anche se la distanza di sicurezza uggerisce di procedere come minimo a dieci metri l'uno dall'altro. L'ordine di distanziarsi non viene dato. I soldati hanno in dotazione una cordicella ro sa, di circa 15 metri (cordino ami-valanga); serve per mantenere la distanza di sicurezza e per essere più facilmente ritrovati se si viene sepolti dalla neve. Gli alpini possono sganciarla e scioglierla solo e c'è un ordine specifico. Anche quest'ordine non viene dato. Ore 5.40: Gli alpini camminano ancora assai lentamente. Seguono una traccia di sentiero quasi invisibile. La strada che percorrono taglia un ripidis imo pendio dal quale possono cadere slavine. Ci sono anche altri percorsi, ma pare che nel piano dell'esercitazione sia segnato 9uesto percorso e non altn che immediatamente appaiono pii1 sicuri. Su questo punto dei possibili percor i per raggiun~ere la forcella Slingia ci sono diverse interpretazioni da parte dei militari. E' comunque sicuro che esistono almeno altre due vie, al riparo da lavine, ma gli alti comandi nel disporre il piano hanno celto .,quella più pericolosa (vedi più avanti la relazione della guida Kossler). Ad un certo punto, dopo questi primi 40 minuti di marcia il tenente Palestro, che è in te ta, si ferma. La colonna non ha percorso più di 300 metri dalla partenza, ma la debole traccia del sentiero è scomparsa sotto ima slavina cad,~ta da poco. Il tenente ordina l'alt, poi subito il rientro. A questo punto i soldati capiscono il pericolo e cominciano a P,rotestarè, chiedono di proseguire più in fretta. Il sottotenente ordina il silenzio e subito il dietro-front. Palestro e Muller ripercorrono in senso inverso la colonna per riportarsi alla testa e tutta la colonna iniziaa muoversi per il ritorno alla Malga. IJ gruppo di coda (composto da mitraglieri, mortaisti e cannonieri) inizia a precipitare rotolando nella slavina. La slavina è piccolissima (solo la parte che cade sugli alpini perché più in alto, durante la discesa, si è frantumata in più fronti), il fronte non è superiore ai venti metri, travolge una ventina di uomini: è chiaro che i soldati erano addossati uno all'altro. Se ci fossero state le distanze di sicurezza non più di due 186

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