Volontà - anno XVIII - n.3 - marzo 1965

nuova filosofia da sviluppare): Ciò che è stato chiamato sino ad oggi « indivi– dualismo» non è stato altro che uno sciocco egoismo il quaie conduce al rim– picciolimento dell'individuo. Scioccp perchè non era affatto individualismo; esso non conduc~va a quanto si era posto come scopo: allo sviluppo compleLO, pieno, più perfetto possibile dell'individualità. Nessuno, mi pare, che abbia saputo innalzarsi alla concezione del vero individualismo, tranne Tbsen, il qua– le, pur avendolo intuito con la visione del genio, non è riuscito ad ~sprimerlo in modo comprensibile. Comunque c'è in lbsen una certa visione dell'inviduali– smo a venire che io intravedo e che sarà una superiore affiermazione dell'indi– vidualità. L'individualismo che - io credo - diventerà l'ideale della filosofia prossima a venire, non cercherà la sua espressione nell'appropriazione del pili della giu– sta parte che spetta a ciascuno sul patrimonio comune della produzione (la sola cosa che abbia compreso la borghesia); non consisterà nella creazione, al mondo, d'una folla di schiavi che servano la nazione clella (b1dividualismo, o pro sibi Darwhtianum, meglio, Huxleianum) - (5); non consisterà neppure nell'individualismo sensuale e nella « liberazione del bene e del male», così come ci è stato predicato da qualche anarchico francese - meschine rimastica– ture dei nostri antenati, gli «esteti» gli « ammiratori del bello», i poeti byro– niani e dongiovanneschi che lo predicavano altrettanto -, nè consisterà nella oppressione del proprio simile (individualismus Nictzscheanum) che abbassa « la bella bestia bionda» allo stato di bu~, in una mandria di buoi; esso consisterà in una specie d'individualismus o personalismus o pro sibi commu– nisticwn, che io vedo venire e che cercherò di ben definire se lo potrò, aven– done il tempo occorrente. Ciò che si è contrabbandato sin qui per individualismo era qualcosa di mi– sero, di meschino, di piccolo e - quel che è peggio - aveva in sè la negazione dello scopo, l'immiserimento dell'individualità o, comunque, la negazione di quanto è n~cessario per ottenere il più completo sboccio dell'individuo. Si erano visti dei re che erano ricchi e che mangiavano a crcpapancia, e ci si era aITret– tati a presentare l'individualismo come la tendenza a diventare ricchi come un re, circondati di schiavi come un re, coccolati dalle donne (e quali donne! a piacere!) come un re, che mangiano lingue d'usignolo (fredde e sempre con la stessa salsa!) in vasellami d'oro o d'argento, come un re! Eppure, nessuno al mondo è più banalmente borghese d'un re, o, peggio ancora pill schiavo di uri re! (continua) P. KROPOTKIN 5) E' nota la profor,da a\\"crsi0nc di Kropotkin per il profc~sor Hu:'l:lcy che a\'cva imposto il pili piatto boq;;hesbmo aJ darwinismo. 167

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