Volontà - anno XVIII - n.2 - febbraio 1965

col tempo perchè l'amirchismo in divenire nella società umana ha bisogno cli militanti inseriti nella realtà sociale d'ogni giorno. Parlando dei giovani pensa ai ragazzi della Colonia; si placa un poco menlrc la sua compagna socchiude le imposte. Si lascia scivolare sui cuscini e ferma la mobilità degli occhi in un punto lontano nel tempo e nello spazio. La sua gene. razione ha vissuto nelle immagini d'un futuro palingenetico e i sopravvissuti resistono al tempo in forza d'uno slancio giovanile per la fedeltà man1cnuta ai sogni della giov..:ntù. Vi sono momenti in cui «soltanto la musica trova linguaggio'> ed io mi ri– tiro in silenzio portando nella memo,·i.i la figura immobile di Stefano nella pc• nombra della stanzetta d'ospedale. 4 - Quasi per caso vengo a sapere della morte di Vatlerqni. Sono in com– pagnia di alcuni compagni di Carrara nella Piazza Matteotti; Si parla di varie cose. Un tale si avvicina ad Ugo e chiede notizie biografiche sul Vatteroni mor- 10 la settimana scorsa. CO'-Ì, su due piedi, Ugo conferma la morte di Stcfa110. l compagni s'erano assuefatti all'idea dell'ineluttabile scadenza, poi c'erano le sue disposizioni sulla reclamizz3zione del funerale, così nessuno se n'è accor– to. Vorrei protestare ma capisco che il pudore delb morte va rispettato. Mi ricordo di Dino Paini, tanti anni fa, sul letto della malattia, quando dis– sertava sullo spettacolo d'estetica discutibile qual è l'esposizione dei cadaveri in pubblico e la reclamizzazione di un fatto così naturale come la morte. Lo diceva con semplicità come di cosa assurta ad assioma, così come fanno questi uomini che ho innanzi, per i quali la morte di Stefano era da tempo un fatto scontato in tulli i suoi particolari. Ha voluto così, sulla tradizione degli uomini del suo tempo; se n'è andato in silenzio così come ha sofferto concedendo agli altri, ai più, l'illusione di esser persu3so altrimenti. Uomo sema miti, figlio della «classe» non ha conce<;• so nulla alla retorica del cerimoniale. Ma i compagni faranno di più; nel cimitero di Avenza verrà sepolto al fian– co di Lucelti, col quale divise i ri-;chi dell'impresa dell'attentato a Mussolini; al fìanco di Meschi, col quale divise b passione dell'organizzazione operaia, strumen10 di lotta e di lavoro per la societò. accarezzata dal suo ideale. E' difficile rispettare la volontà dei morti; questi stessi appunti, scarni ...:d improvvisati tradiscono le sue volontà. Qualcosa della nostra riconoscenza deve pur rimanere; la civiltà operai.i. senza basiliche, senza santuari o mausolei di grandezze mitizzate non deve di– menticare i suoi migliori artefici. Sia pure con un marmo divelto a viva forza in un meriggio di sole dalle Alpi Apuane, infilate come grossi cunei di candore nell'azzurro del cielo. Gennaio 1965. GIANNI l'URLOTTI 74

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