Volontà - anno XVII - n.11 - novembre 1964

(contlrn1a d11l numero JJrccedcnte) Origini delleideedi MarxedEngels edorigini delleideedi Proudhon e di Bakunin P ER QUANTO concerne Bakunin, e– gli fece il possibile (da: 1842 al 1845) per liberarsi dalla metafisica che tanto pregiudizio gli aveva arrecato dal 1835 al 1841. Non studiò le scienze naturali, però ebbe possibilità di vivere contemporanea– mente alla moderna nascita di esse e di interessarsene. Ebbe relazior:i amichevoli con Karl Vogl dal 1840 al 1850 e con altri naturalisti ed anche col r,rofessor M. Schilf a Firenze, senza contare Jc molte letture fatte dal 1860 al 1870. Proudhon confidò invece nell'efficacia del proprio modo di ragionare spontaneo ed ,1,gile: ma questo suo modo di ragio– nare, senza dubbio, non pot~ dargli una conoscenza esatta e sicura per poter di– stinguere tra la produzione scientifica mo– derna e quella antica. Si dietie il caso che proprio negli anni che vanno dal 1830 al ISSO si fronte~iassero le ul;i111e manife– stazioni della letteratura stazionaria e le pri111e manifestazioni della letteratura c,•o. Juzionista, le quali resero inutilizzabili le opere del passato che diventano lettera morta se interpretate letter~lmentc. Se– condo Halévv, queste opere -:ostituivano « una esplorazione solitaria ed analitica dei prohÌemi dello spirito». Non si trat– tava che di monologhi; per c;uanto sagaci ed audaci esse apparissero, non avevano tuttavia garanzia di efficacia giacchè nes– suno può comprendere la renltà mediante il semplice ragionamento astratto. Quando la sua famiglia cade in rovina, Proudhon, a 19 anni, fa il tipografo prima e poi il correttore, un l<n•oro che fa con soddisfazione e che gli consente di cor- reggere libri di latino e di teologia. Viene richiamata la sua attenzione dalla rinasci– ta religiosa dE'l suo tempo; lo turba il fatto che la religione non riconosca la in– giustizia del mondo e che accetti soltanto unn giustizia distribuita dalla divinità do. po la mortè del! 'uomo. Pens& che sarebbe facile abolire la povertà se tutti facessero quanto faceva suo padre: scambiare i pro. dot!i direttamente con una modesta 1·etri. buirone per il la,•oro fatto. Paò la Chiesa non crede possibile l'esistenza dell'uomo senza povertà e senza delitti. « Il lavoro volontario, il diriHo, l'eq11ità, U/ promessa inviolabi[e: questi sono i temi favoriti da Pro11dhon,. tHaic,,y). Nel 1829, avendo avuto modo di correg. gerc e di fare degli appunti di stile alle note un'edizione latina di una Vita dei Sami, conobbe l'autore di esse, uno stu– dente di 22 anni, Gustave Fallot (di Mon– théliard) « 11n borghese completo, delicato, volubile, dotto», mentre egli era « uomo del f,Of)olo, robusto, incapace di dubbio"· Proudhon che scriveva bene in latino si entusiasmò della linguistica ed apprese co. si l'ebreo (già in quell'epoca la vera base degli studi linguistici era il sanscrito). 1 ella tipografia dove lavoreva, ,,enne e– ditato un volume di Fourier: Le Nouveau JH011de industrie/ et sociétaire (Paris, 1829 XVl-576 pagg.), insieme ad un Livret d'a– nonce... (1830). Proudhon già conosce,•a un'opera dell'abate Pluquet: Me111oires po11r servir à l'histoire des égare111e11tsde l'esvril lw111ai11, un dizionario di eresie re– ligiose, di alcune delle quali fo affascinato per poco tempo; così credette anche nelle 661

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