Volontà - anno XV- n.11 - novembre 1962

E, poichè il go"ernatore le facc\'a os– servare che a un suo ordine bisogna– va ubbidire, la deportata rispose: « Obbediremo così poco, che se oggi stesso non andremo a raggiungere i nostri amici nella loro residenza, sta– sera alle 8 precise, io e Luisa l\fichel ci getteremo in mare! ». Il governa– tore comprese che di fronte a tanta formezza non c'era da fare gran cosa, e le inviò subito assieme a tutti gli altri. Una delle prime cose che !ccc Lui– sa in favore dei compagni deportati, (u <1uella di creare una scuola per i loro figli. Indipendentemente dalle donne condannate, altre donne coi 1>ropri figli non avcvauo esitato a seguire i loro mariti al bagno. Quando, uel 1878 i Canachi in– sorsero contro le autorità dell'isola, Luisa non esitò un attimo a schierar– si apertamente in loro difesa. Gli anarchici e <1ualche altro de1)ortato fecero la stessa cosa, ma la grande maggioranza (u contro e ,,i fu persi– no qualcuno che porse aiuto alle Corze governali\'C per combatterli. I Canachi, CJllesti cannibali della Nuo– \'a Caledonia, arrivarono a idolatrar– la; e, allorquando la promulgata amnistia ciel 1880 le delle il dirilto di poter 1>artire, <1uesto popolo di 1>rimitivi, ritenuto barbaro, accom– pagnò la buona Luisa fino al ba11ello con le lagrime agli occhi. Pertanto i suoi veri sogni di bellezza e d'amore stavano appena sbocciando, e già sta\'ano impressi sulla sua [ronle, il– luminavano il suo sguardo e davano al suo linguaggio accenti di purezza e al suo pensiero un calore 1>rofondo di vera amicizia. Luisa Miche! nac<1uc nel Cas1ello di Vroncourt, 1>iccolo ,•illaggio della 640 Alta Marna. Suo padre, il padrone del Castello, Stefano-Carlo Demahis, a\'\'Ocato alla Corte, che vi \'Ìveva colla sua regolare famiglia, ave\'a messa incinta la sua giovine dome– stica che mise al mondo Luisa. Fa– miglia di alta comprensione e di larghe vedute, Luisa fu accettata come fosse stata figlia legale, e visse in famiglia senza che mai a\'csse su– bito l'umiliazione della « bastarda ». Luisa ebbe per tulla la sua \'Ìta una profonda ammirazione per sua ma. dre, donna retta e sem1>licc; e una grande simpatia per i suoi zii - i fratelli della mamma - dai quali ci dice nelle sue memorie, che « erano dei grandi e bei vecchi ». Al Castello di Vroncourt si viveva lontani dal mondo. 1c li vento scuote il vecchio campanile della chiesa e le vecchie torri del cas1cllo; piega e ondula come un mare i campi di grano ma– luro; l'uragano ra un rumore terri– bile cd è tutto <1uello che vi s'in– tende». Nel 1856 cnlra come assistente di scuola, nell'Istituto della Signora VaJlée, situato nella via 11 du Cha– leau d'Eau » a Parigi. Collabora alla Ciovt111eFra11cio. Fre<1ucnla i club, soprnllullo quelli del Quarlier Lati– no, dove in gran 1>arte i giovani, se– guaci di Blanqui, bruciano d'impa– zienza di agire. Collabora a di, 1 ersi giornali, scrive dei drammi, dei ro– manzi; un'opera. Nell'immensa 1no– duzione vietorughiana, allora nel pieno splendore _del suo genio, ella ha senza dubbio attinio una 1>ar1cdi misticismo che si ritrova in qualcu– na delle sue opere giovanili. Andò due volle al Castello ((dc i\'lailly >> a visitare Victor Hugo, che 1>iù tardi, nell'occasione della sua deportazio– ne, le consacrò qualche bel ,•erso. In

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