Volontà - anno XV- n.6 - giugno 1962

Essere liberi di fronte al problema di Dio ( e come semplice problema può sempre essere giustificato dalla ragione, così come nella fisica astro– nomica si può liberamente discutere se l'Universo sia finito od infinito, senza che )'una o l'altra di queste condizioni sia d'ostacolo alla libertà del pensiero) essere liberi, diciamo, dalla pressione degli dèi è solo uua tappa verso un più proficuo orien– tamento del pensiero. Il problema però, come abbiamo già folto notare, diventa totalmente impossibile quando lo si affronta puramente sul piano della esistenza o non esistenza di Dio. Si presenta sempre indeterminato, diciamo pure in senso mate1ua1ico; vale a dire che può avere nessuna o infinite risolu– zioni, e anche queste e(ruivalgono a zero, poichè non ne viene precisata nessuna. Ed è importante far osser– vare che tale indeterminatezza, se– gretamente, è desiderata dai teologi, in quanto questi possono sempre tro• vare un rifugio nell'indeterminato. Su questo piano ci sono sempre pos– sibilità di fuga e quindi, in un cerio senso, sempre possibilità che abbia– no una certa ragione, o per lo meno di fare partita pari di fronte agli avversari. E in questo caso il pro– blema dell'esistenza di Dio assume la forma e la sostanza del problema che pone il quesito se l'universo è non è infinito; poichè per <1uanto grande possa diventare la potenza dei telescopi, vi~ualmente non si po• trà mai scorgere i confini dell'Uni– verso•. " Che Iddio aia sempre presente negli uomini, e tuttavia sempre ncuco&to (e gli 344 Si rifogiano nell 1 indetcrminato anp che quando sono incalzati da doman– de più insidiose. « Il creare e il non creare - risponde un teologo ad un lettore poco convinto della bontà della creazione da parte di Dio - (« La Rocca», N. 5, 1962) - non aggiungono nè tolgono nulla a Dio, e il creare un mondo non esaurisce le sue infinite possibilità 9 di modo che, di ogni mondo creato potrebbe sempre dire che Dio ne po– trebbe creare uno diverso e anche migliore. L'unica cosa che Dio non potrebbe fare è creare un mondo <lssolutamerite perfe110, perchè do– nebbe poter creare un nitro sè stes– so, il che è assurdo. Per consegucn• za la creazione rimane un mistero per la nostra ragione perchè, in uJ. lima analisi, essa dipende unicamen• te dalla sovrana e insondabile libertà di Dio». Pure su questo piano le domande atei sono appunto i cied1i cocciuti che non intendono di t:ederlo) ricorda una storiella che correva tra gli anticlericali Ji u11tem1>0. e che d'altronde potrebbe essue onche vera ( il lettore perdoni la banalità che tutta,•ia cab:a per il nostro argomenlo). Un povero contadino analfabeta, 1111 di chiara intelligenza e dotalo di spirito d'os– servazione, in un'epoca in cui ben pochj sape,,ano della rotondità della terra, doman• <lò al proprio parroco: a: U sole sorge da una parte e tramonta dall'altra, ma alla noti& da dove passa per raggiungere il ·,uo poslo di levala?• • a: Sciocco che non sci altro - rispose il prete - alla none torna indietro, e siccome è buio, noi non possiamo ve• derlo ... ». Gli alci, setondo i te<1logi,avrebbero la s1essa insufficienza mentale di quel povero <-ampagnuolo: non credono che il sole possa p85SCggiarenel buio della notte senza farsi ndere ...

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