Volontà - anno XV- n.6 - giugno 1962

,creatore 1>ongono la « nostra cono• sccnza di Dio :o - cioè, in uD cerio senso, Dio stesso - come causa del– J'atcismo. È come ,e uD povero anal– fabeta, dicesse: sono tale perchè ho tanto studiato ... Ma - incalzano i teologi - ,,i è la piena libertà che lddio ha con– cesso agli uomiai, i quali possono dire di no anche alle cose o ai falli più reali e più convincenti. Ebbene, in questo caso, bisogna dire che p<'r i teologi la libertà diventa t>ropr;o un'idea fissa. Poichè esistono pure tanle altre liberlà del genere: la Jj. ber1à 1 ad esempio, di non credere aJl'esislcnu della gravità terrcsln.::, e J>Crcorwi ncersi di una tale fetle fare un ,•olo dalla finestra i oppure credere che l'atmos(era uou iiia ne• ccBSarin alla vita, e trallcnere il re• .!ipiro fino a scoppiare ... Vale a ,lire Je liberlà dei poveri pazzi. Se il pensiero vuole essere libero di fronte al concelto di Dio, è 11crehè .111curamentcesistono - se non pr/,– prio pro,•e assolute - dubbi alqunn• lo fondati sulla non esistenza di Dio. D'altronde le prove più evidenti so– no sempre date dalla .stessa com– media della storia umana. Un altro relatore - il prof. Gu– l!ltavo Bontadini dell'Univcrsi13 cat– tolica di Milano - alla domanda di un in,•iato giornalista: « Qual'è )a posizione di un filosofo credente di fronte al Ccnomeno così imponcn– Je dcli' ateismo contemporaneo?» Risponde: 1tC Primo: comprendere ( e distinguere)'; secondo: combat– tere ( e utilizzare); terzo: contribui• re a for assumere alla soeielù dei credenti quell'atteggiamento che co- 3 Le parenlHi sono dell'iute.rroga10. stringe gli atei a negare Dio solo pcrchè è Dio ( e Cristo solo perchè è Cristo) e non pcrchè Dio ( e Cristo) vengono usat.i eome paraventi o slnt• menti di altri interessi ». Eceo 1 qui ci sarebbe molto da di– re, e il le1tore che conosce un pò la storia può benissimo non aver bi– sogno di tante spiegazioni. Diremo solo che una pura idea di Dio ( cioè libera da qualsiasi concetto strumen• 1ale o di interesse) non è mai esistila nella mente umana, e non potrà mai sussistere per la natura stessa del problema in causa, ch'è scm1>rc am• biguo, vale a dire imbevuto d'inte– ressi umani e astraili al tempo stesso. Ammcllendo pure ehc un giorno il senso religioso prenda la forma e la sostanza espressa da Iung, cioè divenga « una pura necessità psico• logica », anche allora il concetto di Dio rappTesenterà sempre una sorta di strumento, sia pure totalmente individuale - eioè diverso da indi• ,•iduo a individuo - atto a supplire, o meglio a rinforzare l'inc,·itabile limitatezza del potere intellcllivo di fronte alla muta immensità dello Universo. Il concetto cli un dio (Jualsiasi fu un interesse per l'uomo preistorico, in quanlo per lui poteva rappresen– tare una difosa od un'offesa, secondo le circostanze. Fu ed è uno interesse od uno strumento ( anche se talvolta di effettivo conforto per il credente) per ogn.i Chiesa esistente, e lo sarà pure per la più astratta o indivi– duale religione dell'avvenire. Perciò l'ateo - anche se nel suo meccanismo psicologico non ne è pienamente consapevole - quando nega il divino agisce pure contro lo interesse che inevitabilmente è co– perto dal nome di Dio. 343

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