Volontà - anno XIV- n.7 - luglio 1961

- Dino le ha prese perchè mangiava in Chiesa. - Gianni è stnto sgridato perchè pizzicava i bambini. Avevo chianrnto la Luisa, che aveva ancora gli occhi rossi e la faccia malinconica. - Non hai studiato? - avevo chiesto. - A casa la sapevo, in Chief-a non la sapevo piì1. Ma intanto per tutta quella mattina aveva sonnecchiato sul <1uaderno; scarabocchiato con la penna la copertina del libro di Let1ura; accusato improvvisamente uu terribile dolore di testa. Il giorno dopo era venuta sua madre nel accompagnarla. Tutta arrab– biala con In sua bamhinn, le aveva rivolto delle a<:cuse severe. - .Ma è stanca - ,we,,o interrotto io - a che ora l'alzate? - Prima delle cinque e poi non conta niente. Ero in Chiesa, ieri mattina, nascosta in un angolo pcrchè mia figlia non mi vedesse. Non ha saputo uiente. Che vergogna per mc! Il prete l'ha sgridata e lei ha pianto. Mi lamentavo spesso, perchè da <prnlchc giorno dovevo annotare tli– verse assenze. Andavano in città, con i loro genitori, per comperare il vestito della prima Comunione. Non ~'accontentavano clelle sartine del luogo, volevano il modello esclusivo. È, stata vcramen1e tma penosa gara di vani1:1 e i bambini hanno respirato l'aria avvelenata delle loro case; le bambine si sono JHl\'Oneggiatc, per giorni e giorni, tra di loro. « Mia mamma mi fa fare i riccioli ». « Mia mamma va a comperare le bomboniere a Reggio ». « Mia mamma ha già comandato 40 garofani ». Pochi giorni prima della grande festa, la mamma di Luigi venne da mc, mise sulla cattedra una scatolina fmcmcnte cesellala con i confetti azzurri e il santino ricordo. - L'accetti, Signora, la 1>rego. Nou è proprio di lusso, nrn so che è uno dei più belli. Io e mio marito abbiamo fauo un debito per compe– rargli tutto. Ma sa, <1uestoè il giorno pili bello della sua vita. E poi Luigi lo meritava. È stato così bravo all'esame di catechismo. Ha saputo tutto. La Suora mi ha detto che è il piìa intelligente. Il prete li ha promossi tutti, ma pochi hapno risposto. Mi affrettai a dirle che il successo o l'insuccesso di quell'esame non dipende dall'intelligenza, ma quella mamma non mi ascoliava, se ne stava tutta commossa e sognante a ripensare alle parole della Suora, che ave– vano scatenato nella sua testa un torrente di ambizioni. Intanto, io non ero affatto contenta nè di Luigi, nè degli altri. A casa assegnavo 'l>ochissimo compito, ma anche quello veniva svolto in fretta, scritto, spesse volte, con calligrafin contraffatta, dagli stessi genitori. Le ore di scuola erano faticose per mc coi ragazzi stanchi e irre– quieti, che scrivevano male e non stavano attenti, ma mi guardavo bene dal rimproverarli. Certi volti erano così pallidi, certi occhi si chiudevano, quasi loro malgrado, e quando pensavo da quale ora questi ragazzi erano in piedi, mi sentivo davvero rabbrividire.

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