Volontà - anno XIV- n.5 - maggio1961

E quello che non poté la violenza illegale del fascismo per ridurre al silenzio 1a stampa d'opposizione, poterono le leggi, i se<1uestri dopo che il fascismo con<1uistò il J)Otcrc. Con le leggi speciali del genunio 1925 e con quelle eccezionali del novembre 1926, ogni voce venne so(– Iocala e i partiti e le organizzazioni operaie furono disciolti. Mn a dirci ancor piìi la unturn reazionaria del fascismo basta pen– sare per conto di chi esso agiva e dn chi era finauziato. Dietro il fo. scismo dei priiui anni troviamo i grandi industriali, i grandi agrari, mentre In polizia collaborava alle gloriose gesta dei nero-enmicia1i cd i governi liberali e In classe diri– gente lasciavano fare. Piero Gobeui, in uno scritto del 1923, un anno prima della sua mor– te avvenuta in Francia in seguito alle bastonature fasciste, così ebbe a scrivere: «: È so1to Giolitti che il fascismo si lrasforma in, movimento governa- 1.ivo. /:; quest-0 il tempo in. cui sui camion. delle be,r..emcrita compaiono cicca1110 alle luceme e <1icolletti ros– si, le prime camici.e nere». Per qunnlo Mussolini inizialmen– te non avesse un grande seguito, seppe, però, sfruttare il mnlconlcn– to e la contusione che caratterizza. rono <1uel primo dopo-guerra. I lavoratori, dopo tanti scio1>eri inutili, avevano nell'autunno 1920 occupato le fabbriche; i contadiui reclamavano il possesso delle terre così come era stato loro promesso durante la guerra di cui avevano sopportato il peso cd i sncrifici maggiori, cd i reduci, reclamavano una sistemazione sociale dignitosa, 282 sicura. Le 1>romessc non !urono, naluralmente, mantenute e l'occu– pazione delle fabbriche segnò il culmine dcll'csaspernzione dei la– voratori, ed' anche il momcnlo del– la loro maggiore for-.1,a. Dall'esito di quella battaglia, nel– le fobbriche, dipendeva l'avvenire dei lavoratori. La conclusione (u che gli operai do,•ettero abbandonare le fabbriche perchè le loro organizzazioni ed i partiti di sinis1ra non ebbero suffi– ciente coraggio per 1>or1are avanti la lotta. Ci fu l'accordo Ira Giolit1i e i capi con!ederali, secondo il quale, in compcJlso dell'11bbandono delle fabbriche dn 1>arte dei la\'O• 1·a1ori, sarebbe Stilla promulgata u– na legge che avrebbe riconosciuo il princi1>io del controllo sindacale nelle aziende. Un 1>rincipio che non intaccava uè modificava in niente il processo della produzione, nè le stnlllure economiche e quindi a– vrebbe lasciato irmnuta1i la condi– zione di schial'itìa e di srmttamento clegli operai. E. Malatesta, che assieme ai suoi compagni si battè allora strenua– mente nelle fabbriche perchè gli o– perai non si lasciassero ingannare dai loro ca1>i, pnrlanclo nlle mac– slranze di Milano, denunciò l'in• ganno conterm10 nel concordato pattuito a Roma, lo definì la vitto• ria di Gioli1ti, del governo e della borghesia. « Parlare di. villoria, egli scril'e• va, me11tre il co11corcfoto di Roma vi ricaccia nello sfr1111amc11t-0 bor– gl,ese dal quale aureste potuto u– scime è una me,a.zogna. Se voi ab· bandonatc le officine, fatelo, ma con. l'idea di aver perduto una grande

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