Volontà - anno XIII - n.8-9 - agosto-settembre 1960

sociale professato dalla Chiesa cir• ca le sue relazioni col regime di Franco. In altri termini, che essa non abbia alcuna colpa delle soffe– renze del popolo spagnolo; come da altra parte pretende di non aver mai uuto colpe nel corso della sua sto• ria millenaria. E' dunque probabi– le che lo spirito di tale lettera fini– ,sca col divenire, diremo cosi, un e fi. ne clerogeneo •; cioè che serva per salvare una cauea che in un primo tempo era ben lontana dall'esserne il fine. Cosicchè quando il popolo spa– gnolo avrà perduta ancl1e l'ultima Lriciola di pazienza, la Chiesa potrà sempre presentare le prove della sua innocen:a; anzi ch'essa fu addirittu• ra una delJe prime ad accusare il re• gimt falangista. Non ci sarebbe da stu1>irsi, come non ci siamo stupiti quando la Chie– &R (ece suo il 1 ° Maggio ( la « lesta ciel diavolo» di un tempo!). Sebbe– ne sia comprensibile che simili tra– pas&i di proprietà non è possibile e- 6eguirli senza un interiore e partico– lare dispiacere. In fondo per la Chie– sa si tratta di pozioni alquanto ama– re le quali, sotto l'inesorabile pres– e.ione delle contingenze storiche, si devono ingoiare per fona. Metamor• fosi che vengono giustificate con ra– i-:ioni apparentemente logiche, e che si reggono solo perchè puntano sul– la carenza critica e sull'ingenuità delle masse. L'allarme dei sacerdoti baschi è certamente significativo. O' altronde viene da uomini che sono d.iuturna– m~nte a contatto col popolo; e quan– do vi è una certa dose di onestà e di buon animo, o almeno di avvedu– tezza politico-sociale, è impossibile i-imaoere indifferenti di fronte ad un 514 ,:ontinuo peggioramento dei (atti e delle condizioni sociali in genere. Noi apprezziamo sempre ogni giu• sta protesta, qualunque sia il gruppo sociale dal quale proviene. Ma nella lettera-accusa del clero basco è pu– re evidente - d'altronde istintivo e naturale per loro - un 1>assoper salvaguardare la struttura della gc• rarchia religiosa in quanto tale. « Sa• rebbe grave errore - dice la let• tera - sottovalutare la gravità di u– na situazione che può compromette• re per intere generazioni l'avvenire della chiesa nelle nostre diocesi •· Non disconosciamo che vi è pure una certa saggezza; poichè l' espe• rienza storica insegna quali conse• guenze sopravvengono quando un P.0• polo giunge alla disperazione; e cl1e poi è inutile rilenre - come si compiacciono di scrivere certi stori• ci post.rivoluzionari - gli orrori i– nutili commessi da un popolo dispe• rato, in modo da ritenerli frutti na– turali delle stesse idee di emancipa• zione; poichè nella disperazione non è possibile avere il tempo di valu• tare se i massacri sono utili od inu– tili, fìnchè non è finita la parabola liberatrice. Sì, sappiamo bene che in simili contingenze spesso ci rimette anche chi effettivamente non ebbe alcuna colpa. Ma questa è una fatale con• segueoza della stessa disperazione. Quando, ad esempio, si illustra il terrore della rivoluzione francese in modo di servirsene come atto di ac• cusa contro le idee di libertà e di progresso, si dimentica però a quale punto fecero giungere il popolo fran– cese due secoli di /uigismo senza scrupoli. La vera saggezza, dunque, consi-

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