Volontà - anno XIII - n.8-9 - agosto-settembre 1960

Il problema della bomba umano nella atomica genesi Q u AN Do uno scienzja10 ,•iene chiamalo dalle autorità politi– che ed invitato ad eseguire ricerche per scopi militari, sorge naturalmen– te anche un problema di carattere morale, cioè un problema di co– scienza, almeno da parte dell'invi– tato; poichè tralasciamo la <1uestio– ne se un simile problema possa es– sere intrinseco anche nella prassi dell'invitante. Nelle vicende che condussero alla realizzazione della bomba atomica, l'aspetto morale di cotesta tremenda scoperta fu realmente posto sul tap– petto, almeno in campo scientifico. Più tardi vi furono pure discussioni più generali, anche di tono filosofi– co, nel senso di rilevare eventuali rapporti tra scienza e morale. Fu rilevato, tra l'altro, che l'uti]izza. zione delle scoperte scientifiche a scopi bellici risale ai tempi più re– moti: Archimede, sotto questo aspet• lo, potrebbe definirsi il capostipite del !apie,u-bellum. Si può dire che il mondo della cultura, moralmente, venne diviso in due campi: l'uno - il più numeroso - che conside– ra lo scienziato assolu1amcn1c li!fe• ro nel suo atto di scoperta, vale a dire che l'uomo di scienza non può rinunciare ad una invenzione per il fatto che non può prevedere come verrà utilizzala lale invenzione dal– la intelligenza o dalla stupidità de- gli uomini. In fondo ogni cosa utile e buona può essere pure utilizzata per creare del male; e le guerre - in definitiva e nel loro aspetto eco– nomico-scientifico - non sono altro che immense quantità di cose utili e buone utilizzate a scopi di distru• zione. Insomma, i grandi problemi dipenderebbero solo da quel dato grado di saggezza che in un dato momento può disporre la società umana, e non dalla natura delle co– se in sé. Per tale corrente d'idee gli uo• mini guerreggiercbbero lo stesso, an• che se non esistessero armi, finehè !'orientamento e il meccanismo del– J'intelJìgenza rimane quello ch'è sta• to finora; e il (atto che le guerre sarebbero grandemente meno san– guinose, non annullerebbe il senso della guerra in quanto tale; cioè rimarrebbe sempre un profondo substrato negativo della razza u– mana. L'altro settore - meno numero• so, ma forse più profondo conosci– tore dell'animo umano - sostiene che lo scienziato, in quanto sempli– ce uomo ragionevole, non deve Iarsi alcuna illusione circa la natura o il carattere dell'uomo politico; e non parliamo poi cleH'uomo milita– re, per il quale la guerra è lo scopo del suo esistere. Lo scienziato non può non essere pienamente coscien• 495

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