Volontà - anno XIII - n.7 - luglio 1960

inglese si trovano a Mosca, invitate da Stalin, allo scopo di stabilire ac– c.ordi contro Io straripamento nazi– sta nell'Europa centrale. L'emigrazione politica costituita in gran parte di lavoratori (Aldo Garosci calcola che nel 1924 ammon– tassero a 400.000 i fuorusciti) non seguiva, nè capiva le dispute, i dis– sidi, i patti e le alleanze degli stati maggiori dei partiti. I gruppi anarchici, abbastanza nu– merosi, erano rimasti al di fuori di tutte le combinazioni politiche. A– vevano anch'essi i loro giornali: Il monito diretto da R. Schiavina, la rivista Veglia, diretta da Virgilia d'Andrea, Lotta Umana diretta, fin– chè non emigrò nell'Uruguny, da Luigi Fabbri, per accennare solo al– le principali pubblicnzioni anarchi– che che uscirono in quel tempo a Parigi. Anch'essi si sfor-.tarono di ri– manere aderenti alla situazione ita– iiana così come via via si andava tra– sformando e non sperarono mai nel Re, nel principe ereditario o in aiu– ti dalle nazioni democratiche. Ci so– no ancora oggi anarchici viventi che potrebbero testimoniare di ten– tativi fatti per ritentare l'impresa che non era riuscita a Lucetti ed a– gli altri due anarchici; su viaggi clandestini in Italia, per rendersi conto di quello che era possibile fa– re; su stampa introdotta clandesti– namente (un bel giornaletto fatto da Luce Fabbri a Montevideo, Rivo– lu.::ione Libertaria, ei cercò di intro– durlo in Italia, con quale fortuna ancora oggi non possiamo d"ire). Ma . anche noi dobbiamo avere l'ocestà di riconoscere che non eravamo -in condizioni di influire sugli avveni• menti italiani e di affrettare la ca– duta del regime, dopo che erano falliti gli attentati al duce. 450 Bisogna anche dire che la vita de– gli antifascisti all'estero non era fa– cile. Il governo francese rifiutava il permesso di soggiorno in generale agli anarchici e se Io concedeva met– teva come condizione di non Iare politica. Condizione inaccettabile perchè tanto, valeva, allora, rima– nere in Italia. Standocene tutti buo– ni e tranquilli a casa nostra, Musso– lini non avrebbe neppure avuto bi– sogno di mandarci in galera o al confino. Inoltre, la vita dei fuoru– EC'"iti era spesso insidiata e minac– ciata dalle numerose spie che Mus• solini manteneva all'estero. Gli assassinii in Italia di Mat– teotti, di Don Minzoni; la mor– te in Francia di Amendola e Go– betti in seguito alle bastonature che in patria avevano avuto dai sicari del duce, erano la testimonianza del disprezzo e dell'odio che il dittatore italiano nutriva contro i suoi opposi– tori. Ma quella sua feroce barbarie poteva essere denunciata all'opinio– ne- pubblica straniera, dopo che in Italia non era stato più possibile farlo, poteva sollevare indignazioni, i.ereditare un regime che, per con– servarsi al potere aveva bisogno di Btrvirsi cosi spesso della violenza. Contro le spie e gli agenti provoca• tori che in mille modi si intn1Iola• vuno nella vita dei fuorusciti, sfrut– tandone la miseria, la loro precaria situazione di clandestini o di espul– si, era quasi impossibile difendersi e denunciare le loro manovre lo– sche e ignobili. Le sedi consolari e– rano talvolta covi di spie; finti com– mercianti italiani smerciavano al pa– drone di Roma le notizie che pote~ vano raccogliere negli ambienti an– tifascisti; agenti provocatori inveo• tavano complotti o getlavano bom– be per compromettere presso la po•

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