Volontà - anno XIII - n.7 - luglio 1960

base della grande confederazione socialista, malessere provocato da una efficiente ma invadente burocrazia che non lascia pii1 nessuna iniziativa ai suoi membri. Quando, poco tempo fa, un gnippo di operai pe1ro– Jiferi e un gruppo di pompieri (salariati municipali) della cittadina di Giivle si misero in contatto con In S.A.C. e vi aderirono, la prima do– mand'a che posero i lavoratori dissidenti della L.O. fu: « I diritti degli aderenti sono più grandi, più reali da voi o da noi? ». Dopo aver subito contraccolpi della tendenza all'integrazione dei sin– dacali 1uaggioritari nel Welfare State, dopo aver dovuto cedere molto terreno alla L.O. che utilizzava le sue risorse e le sue posizioni pri,•ile– giate per fare pressione su ogni membro della S.A.C., l'orgnnizzazione sindacalista libertaria svedese ha saputo reagire dotandosi di diversi or– ganismi che assicuravano ai suoi membri dei vantaggi sensibili a quelli della sua grand·e rivale, ed ora incomincia a raccogliere i primi benefici del suo rifiuto al conformismo e all'ubbidienza passiva. In realtà la S.A.C. deve contemporaneamente lottare contro un'emor– ragia lenta ma continua dei suoi effettivi, motivati sia dalla sua base corporativa ristretta (là dove i progressi della macchina <limiuuiscono la manodopera, ed è il caso tra i lavoratori dei boschi) e contro la perdita dei membri che, cambiand'o di regione o di profossione, non hanno altra scelta che l'entrata nella L.O. per assicurarsi i vantaggi legali o sindacali. Tuttavia, se il funzionamento e il compito della S.A.C. sul solo piano sindacale, rimangono ridotti, il suo intervento e la sua presenza in seno all' opinione pubblica svedese contano. In occasione del primo gior– no di congresso, al momento dei saluti portati da vari movimenti, il rappresentante della grande organizzazione di cultura operaia (A.B.F.) sottolineò la funzione insostituibile, attraverso la storia, del movimento 01>eraio sved'ese e della Svezia moderna, della Centrale sindacalista liber– tari.a. Questa int1nenza s'es1>rime con il suo organo Arbetaren, che pene– tra negli ambienti operai direttamente interessati dall'organizzazione sin• dacale, ma anche dagH ambienti intellettuali, universitari, culturali. Im– maginare un'opinione svedese senza Arbetaren significherebbe condannare quest'opinione alla monotonia, uniformità e al conformismo. Un'animata discussione ci fu, al congresso, a proposito del contenuto, della presentazione e dell'orientamento dell'organo della S.A.C. La mag– gior parte delle critiche erano dirette al suo carattere insufficientemente rappresentativo d'ella vita operaia e sul poco spazio riservato alle attività sindacali. Certi interventi deploravano il livello troppo intellettuale, molte volte incomprensibile agli operai, dei suoi articoli e studi. Tuttavia, una larga maggioranza sostenue la redazione, con[utando che il gioniale Cosse quello della « gente esigente»; insistendo sul fatto che bisogna far acqui– stare al lavoratore mm solida cuhura e non lasciarlo abbrutire nella let• tura dei romanzi facili o dei giornali incolori. Evert Arvidsson, il direttore del giornale, sostenne la prima ondata di critiche. Arvidsson è \Ul giornalista che si è formato in seno clella S.A.C., 444

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