Volontà - anno XIII - n.7 - luglio 1960

Ignazio Buttitta e del « Lamento in morte di Salvatore Carnevale » da parte del famoso cantastorie sicilia– no Cicciu Busaeca. Ultimo oratore di questa seduta è il vecchio scrit– tore Tommaso Fiore, che per le cose che dice, senza la consueta re– torica, rischia di essere malcompre– so dal pubblico, in prevalenza for– mato da contadini. Questi dopo aver affermcto che allo Stato incombe lo obhli~C'I di risolvere i problemi, per– chè ha i mezzi per farlo, auspica che il popolo capisca la politica del bano intrapresa con metod'o nuovo da Danilo Dolci: « La strada dal basso, in cui il popolo apre )a bocca ». Nel pomeriggio, (assenti Elio Vittorini, Pratolini e lo stesso Le– vi, partito dopo la prima giornata per impegni professionali) do1>0 un pregevole intervento dello scrittore siciliano, L. Sciascia l'autore di« Le parrocchie di Regalpietra » ed al– tri lavori, e dopo un intervento del pro(. Eduardo Pancamo sui proble– mi della scuola, hanno inizio gli in– terventi dei politici. I socialisti di Nenni sono rappresentati dal segre– tario regionale Salvatore Lnuricella e Filippo Lentini, deputato alla Regione; la D. C. da Rubino e da Sincsio; l'U.S.C.S. dal dolt. Bosco; i comunisti da Li Causi, Renda. ra. polita.110 e da Tortorici, segretario della Camcrn del Lavoro di Agri– gento. Questi ultimi, a parte l'interven– to di Napolitnno che si è soffermato sui problemi della Questione J\leri– dionnle, hanno ripetuto i soliti di– scorsi, con le solite parole e la so• lita retorica usata ed abusata nei comizi elettorali, ignorando tutti 442 <1uella strada dal basso, quella via dell'azione diretta, della collabora– zione, della rivoluzione dal basso, quella forza dei « piccoli aciui di uva che fanno il vino buono, come accennava Carlo Levi e qualche ni– tro, come ccrcavnno di far capire Danilo Dolci e i suoi collaboratori, quella via che ci trova vicini an• che noi, che pone i problemi del popolo neJle mani stesse del popolo. Ma il dualismo nel quale si attar– dano ancora anche gli uomini di cultura più avanzata, rischia di con– fond'ere di pii1 le cose nella mente della gente, che ns1>etta, dall'alto, dull'azione paternalistica dello Sta– to e dei governi e degli uomini di partito. come è stato ripetuto fino alla nausea da molti oratori, umni– ni di parte, la soluzione di tutti i problemi. Noi anarchici non abbandoniamo il nostro metodo, In nostra via, che è la via dal basso, la strada della 1·ivuluzione sociale, contro lo Stato e i governi, contro il capitalismo, convinti che la presa di coscienza de11c popolazioni dei propri pro– hlcmi, che la pratica della collalio- 1n:tione e della azione comunitaria del popolo lavoratore sarà un pri, mo passo che porterà a quella pii, ,·nst:, azione diretta e rivoluziona– ria che è la rivoluzione sociale. Be– nin1eso il popolo dovrù cominciare ad avere fiducia in se stesso, nelle proprie !orze, perchè tntlo si con– <1nista col lavoro e con la lotta co– i,,1:1ntc1 mirante alla tras:formazione radicale delle strutture sociali e al– !a abolizione della proprictìt priva~ ta, sulla quale si fondano il cnpi– tolismo e lo Stato, la classe padro– nale e i governi. s. STIRNIC

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