Volontà - anno XIII - n.6 - giugno 1960

ciale sono in realtà una sola manife– stazione, due aspeui di uno stesso Ie– uo111enopoichè nessun equilibrio sta– bile può instaurarsi quando man– <'ano i valori che portino gli uomini ud aderire coscientemente alle loro lonnc di vita collettiva. Il fenome– no massimo che. abbiamo potuto s,·orgcre, questa mancanza di valori C'hc leghino coscientemente gli uo– rnini alla so<·ietà in cui sono costret- 1i a vivere ed impedisce una stabile normalità di vita, ci dà la definizio– ne clella crisi che sliamo esaminan– do: ef:sa è il divort:io o la roLtura Ira la civiltà e l'uomo, La crisi della civiltà è dunque la crisi dell'uomo che non trovando un'elica che lo faccia esistere come essere sociale si rifugia nell'utili1a– rismo individuale che è la sola e ve– ra legge delle nostre giungle d'asfal– to. Proprio mentre la civilti1 assume dimensioni universali, mentre i 1moi mezzi tecnici ed organizza1ivi uni– scono sempre pili le parti pili lonta– ne del mondo e i i:uoi imperi si di– latano fino alle stelle, l'uomo si fa sempre più piccolo ed invece di sco– prire l'universalitì, elci proprio ei:ise– re si fa atomo sperduto fra gli atomi. Manifesta·,ioni minori Da questo divorzio Ira civihà ed' uomo nascono tutte le manifestazio– ni minori della grrulde crisi che nv– ,clena la nostra epoca. Questo vuoto che separa l'uomo dalla civihà noi lo ritroveremo in tutti i rami della vita sociale, in primo luogo nella cultura intesa nel senso più ampio della parola, come concezione di vi– ta in cui convergono filosofia, orte e scienza. Sarebbe sciocco accusare il pensiero contemporaneo di inaridì- mento; il pensiero umano nella no– stra epoca è più che mai attivo, sol– tanto che le sue parole non trovano eco alcuna nel cuore degli uomini. Nella società ottocentesca i testi di filosofia, di poesia, di letteratura e di scienze erano patrimonio comune anche delle coscienze più umili e i grandi nomi della cultura avevano 1uni una risonanza popolare, da Proudon a Marx, Nietszcc, Tolstoi, ccc. Oggi la filosofia scava ancora pili profondo nelle leggi della storia e della vila, la letteraltlra ci dà im– magini più vere e meditate della 110- ~lru realtà, la scienza viene ogni giorno a contatto con i misteri più profondi della vita e dell'universo, mentre le arti sono una intensa e drammatica ricerca di nuove forme espressive. Ma i grandi spiriti della nostra epoca si travagliano nella so– litudine del deserto e la coscienza U• mana più non si dischiude e non fo. conda i loro semi di veritit. Ma ciò che nell'ottocento stabiliva il contatto fra la cultura e l'uomo era proprio l'esistenza di valori univer– salmente accettati come la fede nella ragione e nella scienza, nei concetti di libertà e di progresso. Erano for– me mt,-ntali che introducevano l'uo– mo nella civiltà, davano concretezza al suo essere sociale e lo rendevano prota~onisia del suo destino collet– tivo. La linCa umanista nella società 01toccntesca fino alla prima guerra mondiale era pila che mai sentita nei movimenti poli1ici, espressioni di ia dealit.à che sorgevano dalla attività cosciente e creatrice delle categorie sociali e delle masse popolari. Ma nella politica odierna non troviamo piì 1 quella polenza dell'idea; essa è divenuta invece un'idea di potenza che discende dalla ragione di staio. 359

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