Volontà - anno XIII - n.6 - giugno 1960

i suoi studi percepisce un ceno ('. molumento sino alla laurea, viene poi pugato con l'obbligo di accet– tare - almeno per un decennio - la mansione e la locali1à di lavoro che gli verrà designata dallo Stato. D'altra parte è facile indovinare quali idee o quali proposte potreb– bero essere avanzate, circa il pro– blcnrn del tempo libero, da una dit– latura più o meno clericale. In un certo senso, per le classi attualmen– te dominanti, il tempo libero assu– me un significato più di disdclta che di liberazione. Questo non è ceno esplicitamente dichiarato, ma con un' acuta analisi si può certamente indovinarlo. E' meglio. che l'uomo sia il più possibile sotto il giogo del lavoro; oppure sempre preoccu1)Uto nella 1·icerca di un impiego qualsia– si, ciò che, 1>sicologicamcnte, ha la f'lessa efficacia oppressiva; così avrà sempre meno tempo di riflenere sul– le propt·ie condizioni o sul proprio destino. E' vero che non lutti hanno ten– denze alla riflessione; comunque è sempre meglio che le ore di libertà siano poche; e quelle poche, possi– bilmente, 1'-ianoassorbite dallo sport, dalla religione o da qualche altra benpensante occupazione. Certo è comprensibile che uno sta– to di disoccupazione può essere con– tenuto fino ad un certo limite, fa– cendo leva su notevoli fattori di ras• segnazione, d'ignoranza e di passivi– tà delle stesse masse; fattori forse - o senza forse - più efficaci di quel– li poco complimentosi del1e (orze dell'ordine, oppure del barcamenar- 1'-idei sindacati in genere o delle e– terne promesse dell'uomo politico. La paura dunque. consiste nel fatto che un'eccessivo tempo libero 396 acquisti uno proprietà analoga a quella che hanno certi veleni o stu– pefacenti nel campo della medicina: che in piccole dosi risultano effica– ci conlro parlicolari malattie, e in dosi più grundi naturalmente uccido• no o rendono imbecilli. Per il pensiero anarchico credia– mo che non esista una particolare preoccupazione circa il problema d'cll'automazione e del conseguente tempo libero, in quanto tale riso– luzione si può ritenere implicita nel come si orienteranno l'azione e l'in– telligenza delle masse lavoratrici; e s'intende che tale orientamento non venga prevalentemente indicato da Chiese o da ideologie statali o di partiti, ma che poggi su basi di effet– tiva libertà economica e spirituale. D'altronde questo può dirsi per tul.· ti i problemi che ancora attendo– no una razionale risoluzione. li lavoro rivela sempre più le sue leggi particolarmente scientifiche, e diventa sempre più difficile dare da intendere che due più due non Eanno cprnttro. Tuohre l'cssemr.a del lavoro ci rivela un nuovo e singolare rap– porto tra energie umane e tempo. Inteso questo non come fattore s:.tret– tnmente economico - il cosidetto « tempo di produzione >>- ma inte- so pure come una sorta di pressione inesorabile che la natura pone sulle energie umane e sulle cose in gene– re. In modo che nel lempo si è ef. Cettivamentc liberi quando sappiamo alleggerire con appassionata intelli– genza tale immane pressione. Ed a proposito una d'elle migliori espres– sioni circa il senso e il significato del lavoro, non ci fo data da u.u econo– mista, bensì da un « poeta maledet– to li, Charles Baudelaire.

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