Volontà - anno XIII - n.6 - giugno 1960

tarp com" definitivo e determinante il rapporto di forze materiali. Ogni. rcalià è provvisoria se tale la si con• si<lera e se si lavora per mutarla. In questo modo si rimane pronti a cogliere avvenimenti che non sono affatLo prevedibili e sfuggono ai cal. coli basati sulle sole forze fisiche e concrete. Sono caduti domini coloniali che sembravano dovessero durare eter• narncute; razze che per secoli sono $late considerate inferiori e tenute in schiavitù hanno conquistato o stanno conquistando la loro indipen• denza; il popolo ungherese ha osato affromare i carri armati sovietici, e se è stato vinto non è detto che sia stato domato; attorno a Fidcl Castro si sono raggruppati uomini che sono stati capaci di mettere in fuga un dittatore; e sono di ieri i molti gio– vani che, nello Stato più totalitario de! mondo, dove atti e pensieri sono eeveramcnte controllati e ferocemen– te puniti quando non sono sufficien– temente ossequienti agli Dei impe– ranti, hanno accompagnato al cam– posanto il feretro di Boris Paster– nak, lo scritlore-poeta quasi ignorato nel suo paese perchè si era rifiuta– to di scrivere secondo le regole del « realismo socialista ». Anche se i motivi di speranza per l'ayvenire non sono molti, non per questo bisogna rinunciare a sperare e ad operare. Non c'è più spazio libero per il séme· aiiarchico? Così sembrava pu- re nella Spagna de.i primi decenni del nostro secolo, ma gli anarchici Ji quei tempi seminarono ugualmen– te e in abbondanza. Si sa che se Franco non occupò subito tutta la Spagna e dovette sostenere wta guerra di tre anni prima di sotto– mettere il popolo spagnolo, lo si d"e– ve in gran parte al seme che gli a• narchici avevano gettato, e che aveva germogliato sotto la neve ed era sta– to anche capace di dare, sia pure per breve, tempo, un saggio di organiz– zazione sociale libera. Ma anche nell'assurda ipotesi, che noi facciamo soltanto per rispon– dere ad un'altra possibile obiezio• ne dei nostri amici, che noi fossimo ridotti a non essere che i custodi e i difensori (non pretendiamo, però, di essere soli: esistono ahri « pazzi malinconici » come noi) dei valori eterni d'ell'umanità, cioè della civil– tà, varrebbe sempre la pena di rima– nere noi stessi, di continuare a rifiu. tare di associarci alle mistificazioni, agli inganni, alle menzogne cui so– no <·cstretti tutti i politici, per con– segnare intatti quei valori alle gene,. razioni future. Si affaccia ancora una volta alla nostra mente l'immagine dell'uomo di Diderot che attraversava la foresta buia con una piccola candela che non poteva illuminare tutla la fore– sta ma gli dava sufficiente luce per continuare nel suo cammino. G. CALEFFJ 379

RkJQdWJsaXNoZXIy