Volontà - anno XIII - n.4 - aprile 1960

Ma se con l'arrivo degli alleati è mes– -sa fine allo s1erminio degli ebrei e degli antinazis1i, ad Edi1h la liberazione non poria pace, serenità, tenerezza, ncp1mre, quasi, pane. Nel corso degli anni 1>0Stbel. lici, nulla di quello che una qualsiasi rnlm– bina di tredici anni - anche se non le si deve un risarcimento - ha diritto sacro– santo di avere, aspetta Edith. Il dolore con– linua: viene :t sapere che i genitori e un fratello ~ono rimasai nei campi o distrutti nelle camere a gas. La vita continua a presentarsi nei suoi aspetti peggiori: per mangiare bisogna rubare o accontentare i liberatori, vendersi a chi possiede qualcosa. L'egoismo impera: seo1ire che i fratelli e le sorelle non sono in grado o non vo• gliono dis1urbarsi ad aiuiarla. Arrangiarsi, è l'insegnamento che Edi1h riceve in que– gli anni. Anche al sorgere dei primi im– pulsi sessuali e sentimentali, Edith rimane disperatamente solo. A quindici armi si innamora di un 1101110 di pochi scrupoli, ,leve abortire, a sedici anni si sposa per non essere pii1 di peso alle sorel– le, si mette in quola per l' cmigruione in Israele e conosce un altro tipo di cam– pi, ma pur sempre campi di concentrn– menlo. Divorzia, riesce ad emigrare in lsraelc, si risposa, 11er amore questa voha, nrn jJ mnrilo si rivela un sadico che la tortura e la sfruua. La vita in hracle, com11licata da (ft1es10 infelice matrimonio, è ancora di lolla 11er il pezzo di pane, di am:irezzc e delusioni. Divorzia, si sposa una terza volta, con cinismo ormai, ~Òlo l)Cr e,•itare il servizio militare. A vcnt'auni riesce a ritornare in Europa, in llalin, e qui impara J'i1aliar10, rinasce, trova il co– raggio cli narrare in 1ioche pagine C(uesta lunghissima dolorosa storia che riempie lulrn l'infanzia tutla la giovinezza della sua vita, in una lingua che ha imparato con la stessa veloci1i:1con cui uu bmnbi110 im, para a parlare. Più che il confronto con Anua Frank, dalla (ascella ci chiama il bellissimo ,,jg(I dcll'an1riee che ci guarclJ con il sorriso di chi conosce 111110 il dolore del mondo, col dolce orgoglio di chi si sente viuo– rioso. Edith ~ viuoriosa, non solo perchè soprav,·iMula e rinata, ma perchè in lei è rimasla u11a1ale carica d'amore da darle la forza gentile di intitolare Chi ti amo ctMÌ il racconto raccapricciante del gran male che le fu fauo. Ho eom11ra10e Ictio <111es10 libro, s11inta piì1 che altro dalla solidarietà con gli offesi dai recemi disgus1osi rigurgi1i di svastiche, di :mtisemitjsmo, di fascismo, o ne sono s1ata lieta. Sembra strano dire lieta, do110 simile lcnura, eppure lieta di aver se111i10, come 1Jrima reazione, un trasporto 11ffel- 111oso11er l'autrice. Senza invitare al perdono, 1Utt'altro, il libro di Edith Bruck suggerisce !IOllranut- 10 1111 seruimenlo di tenerezza 11er lei e per 1u11i i bambini uccisi o a cui è slala uc– cisa l'infanzia. E, mi sembra, la bellezza di ques10 ((documento» (come l'editore dclìnisce il libro) sta molto nella vena af– fottuosa, ma sempre riservata e priva di sfra11gia1ure sen1imc111ali, che sorregge il racconto. E' un documento, credo, che non sfigura, anzi aggiunge un'altra ,·oce, ad altri im– prcssionanli documenti di quell'infamia. Le fotografie dclh mostra dei campi di ster– minio, il fìlm di Resnais « Nuit et brouìl– lard », le testimonianze di scrittori ebrei e non ebrei che sono J1assa1i « deutr:i 1> r111clla esperienza .alroce mi semhrano di una bcllcua sublime 11er la caJ)acilà che hanno di far \'ibrarc, 1irima, le corde delta pietà, della partecipazione al dolore, del• l'amore per le villime; <1uelle dell'odio per i massacratori, per il fascismo e i suoi sistemi, naturalmente vibrano pure, ma do. po, per logica conseguenza, per rillessìo– ne. li llrimo impulso che ne rice,•iamo è proprio di amore, forse di riconoscenza, di qualcosa che assomiglia a una pre– ghiera. Scn10 affermare che queste cose non de. vono essere mos1rate ai piÌI giovani di se– dici anni, A parie l'erronea, secondo me, ,·ahuazionc della supersensibililà iufantilc (sì, i bambini !Offrono, forse con la stes– sa, o maggiore, intensità degli adulti, ma per cose spesso diverse), io credo invece che 1111 bambino undicenne, insieme a ge– nitori o insegnanti sensibili e al-lenti, pos- 283

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