Volontà - anno XIII - n.4 - aprile 1960

Raccomanda::.ione: Quando fate della polemica contro militaristi e accellatori della violenza, non fate come mc; usate sopratuuo parole piccole, fatti personali dell'avversa– rio e sue ipotetiche situazioni; im– piegate l'umorismo, se necessario il sarcasmo, mai l'accusa. Interlocutore: Tutta questa bella, candida i;toria sul pacifismo e la non violenza, va bene; ma i sei milioni· di ebrni massacrati dai tedeschi? Non era meglio, anche con la violen– za impedirlo? Eliminare, in tempo, prima, gli uomini che avrebbero compiuto il massacro? Relatore: Non sono d'accordo. La vendetta preventiva è sempre sba– gliata e provoca mali peggiori di quelli che si vogliono evitare. Si ve– da il caso Einstein e bomba atomi– ca. A un certo momento, durante la guerra, Ein81cin, sapendo a che punto erano arrivati con gli studi i suoi colleghi tedeschi ha creduto op– portuno inviare •una leuera al pre– sidente degli Stati Uniti per infor– marlo della ·situazione, perchè il go– verno decidesse; se non Cosse meglio precorrere i tedeschi su quella slra– da e - sulle scorta dei dati fomiti da Einstein, tentare di arrivarci pri– ma. Sem1,liccmcnte come misura preventiva, difensiva. Cosa è successo, invece, di fauo? Che gli Stati Uniti, 1mr avendo giì1 vinto la guerra, si sono divertiti - con estrema pazza criminuli1ù - a massacrare in pochi secondi centi– naia di migliaia di uomini, per jJ solo gusto di mostrare la loro poten– za e di prov.-ire sulla carue viva gli efTeui di un'arma nuova. Nemmeno sui tedeschi, nrn sui giapponesi; e sui piccoli, su tutti, non sui respon– sabili della parie avversa. 230 Perciò sono contrario alla vcndet– ia preventiva. Inoltre non vedo la necessitì1 di distinguere tra ebrei e non; altrettanti non ebrei sono stati uccisi nei cam1)i di concentramento nazisti. Il fallo rappresenta una del• le forme nuove del la guerra. Certo gli ebrei l'hanno 1>agata più cara; ma sono una parte del problema, non i I problema, nè devono essere il punto di partenza pe_r un ricorso alla violenza CO!.Ì detta difensiva. Secomlo interlocutore: La violen• za sotto l'aspetto della morte è una delle molte forme in cui il fotto vio– lenza si nrnnifesta. L'atteggiamento non violento si può - anzi si do– vrebbe - esplicare ogni giorno, in ogni nostra azione. Quando a scuola batto il 1>11gno sulla cattedra per im• porre silenzio, ho già commesso un allo iniziale cli \'iolenza; nè ho da– to un esempio che possa portare i miei ragazzi sulla strada del pacifi– smo integrale. Terzo interlocutore: Come un e• scmpio della tua tesi di rifiuto inte• grale della violenza, hai portato il fa110 che anche sotto Hitler sareb. be stato possibile (are ciò: cioè aa· es. i Russi invece di combattere, a– "rebbcro potuto lasciarsi invadere cd attuare una resistenza passiva ad Ciòlempiocon il sabotaggio. A p"artc il fatto che creclo poco in questo mezzo (ammesso che si possa attua– re credo che le perdite sarebbero sta1e maggiori in tutti i sensi sia ma– teriali che morali) proprio il regi– me di Hitler poneva un problenrn che bisognava risolvere: quello de– gli ebrei. Era a conoscenza di tutti ciò che per il J)opolo ebreo signi6- ca"a .la di11atura nazista: il massacro in massa. Di fronte a questo credi

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