Volontà - anno XIII - n.4 - aprile 1960

chiarare che lui la guerra la disap– provava, ma contro l'URSS l'avreb– be fatta. Era stato prigioniero dei giapponesi, lavorando due anni a ta– gliar legna nelle Ioreste dell'Indo– nesia, in condizioni orride; uscen– done, questo è lo strano, aveva por– talo fuori l'odio o la riserva per i russi. Sono i facili misreri della 1>si– cologia capitalistica. In Russia, in un incontro cui par– tecipai due ann.i fa, ci sono state ac• canile discussione sul pacifismo, con i giovani comunisti sovietici e d'al– lri paesi; nei confronti dei 1>ochi sostenitori della non violenza, tutti naturalmente occidentali, l'ntteggia– menlo era - educatamente, perchè ernvamo loro ospiti - di compassio– ne e lieve scherno. Mentalilà, un po• co, dn GUF, per chi se ne ricorda e c'era dentro. « Quando sono venute lf" armate di Hitler, dovevamo pre– stargli l'altra guancia? ». Nell'ultima guerra l'unica politi– ca intelligente l'hanno fatta, per a– more o per forza di cose, i paesi piccoli: Danimarca, Norvegia, Ce– coslovacchia, che si sono lnscinti oc– cupare, senza resistenza. Alla fine delle ostilità, sono stati i primi n riprendersi, con un potenziale eco– nomico intatto. Pensate alla Cecoslo. vacchia, che è uno dei paesi pii1 ric– chi del mondo so~ialista. Ancora meglio alla Svizzera e alla Svezia, che con la « loro ristretta mentali• tà borghese » (come affermano con ampia stupidità i vessilli(eri della Realpolitik di destra e di sinistra) sono tuttavia riuscite a non ammaz: :zare e non far ammazzare degli uomini, a vivere e a progredire. Contro una invasione l'unico mo– do intelligente, umano, di difonder– ~i, è la non violenza organi::ata (cioè non quella, o non solo quella, di tipo individualista e tolstojano), attiva; il boicottaggio che non pro– duce vittime, il rallentamento della produzione, gli scioperi, il deserto che si apre sempre davanti al nemi– co. Senza considerazione del nume– ro delle nostre morti, ogni avversa– rio non ucciso è una pietra, l'unica possibile e vera, per la costruzione dell'edificio terreno della pace. Del– la costruzione del socialismo della diJesa della democrazia (cioè del ca– pitalismo), non ce ne frega niente, se si guarda in fondo: gli uomini chiedono soltanto di stare bene; e per arrivare a questo bisogna in– nanzitutto - per veritì1 elementa– re, banalmente ovvia - re$tare tutti vivi. Ogni odio, ogni dolore non provocato con un atto di morte è un passo irreversibile sulla strada del– la pace e della libertà; non si con– vince nessuno, mai, uccidendo; tan– to meno colui che si uccide. La guer– ra è un modo di non risolvere i pro– blemi umani talmente vecchio e as– surdo, che fa schifo e vergogna che lo si ritenga ancora possibile, ulile, e lo si propagandi con tanta ostina– zione. Pensate anche, per nostro scher– no, che la guerra è anche un gioco per chi la comanda. nel quale i co– r~anilanti non perdono mai, non si n111111a1.zano mai; è il loro modo pii1 ~icurc di fare carriera. Durante la rf'pnhblichina, un mio amico, radio– tt>legra6sta partigiano, ha trasmesso per rr,esi al comando alleato il )uo• go tlo,·e si trovava il quartier gene• raie tedesco in Italia. Ma gli allea– ti tti sono ben guardati di hombar– dado. Perchè? Semplicemente per il motivo che la reazione sarebbe arri– ,,ata subito sul1e loro teste. Uno 225

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