Volontà - anno XIII - n.4 - aprile 1960

Slcnza, in cui è rierncata una meditazione del mar.1,0 1944, di un resistente emiliano, .Mario Finzi, che scri\'eva: « Mio Dio, ho avuto timore di affer– mare la Tua volo.ntà, mi è sembrata prepotenza villania verso chi non la voleva senlire. Ma la \'iolenza esercitata in Tuo nome, o meglio la resistenza al male, nel Tuo nome, è snuia anche se dà dolore a qualcuno». E l'ar– ticolista aggiungeva « E' la giustificazione etica, religiosa della Resisten– za: tra le piì1 alte che siano state ormai formulate, pcrchè nata dall'intimo i,offrire di una coscienza purissima, dal dubbio, subito vinto, sulla lcgit– timiti, morale della violenza per resistere al male». Il male può essere coaubattuto da coscienze purissime che attingono la loro \'Olontà di lotta non in un Dio, ma alla necessità di estirpare il male in quanto male ed all'amore che hanno per i propri simili pei quali chie– dono giustizia e rispetto. Conosco In obiezione che si fa a questa posizione. « Chi è in ~rado di distinguere la violenza dife,uii.:a da <1uella aggressiva? Ognuno di coloro che ricorrono alla violenza potrit credere, o se non lo crede, potrit giusti– ficarsi, di servirsene per una causa buona ». L'obiezione è giustn, ma non per qualche caso di violenza che si maschera di qualche rugionc. mornle e sene una cattiva causa, si può rinunciare a di(endùe in lutti i modi i va– lori eterui della civiltà. La violenza difensiva non proviene da odio, ma da grande amore per la giustizia e la libertà. Quando si è decisi fonnamente a difondere i deboli, gli oppressi, gli schiavi, i negri del Sudafrica, si è costretti a denun– ciare le cause e gli ostacoli che si frappongono a questa difesa. E' una re– quisitoria contro i sistemi sociali vigenti, contro coloro che tali sistemi rappresentano e vogliono consen•arc a ll1ti i costi, che noi dobbiamo fare. Ma da <111esta deuw1cia possono uscirne la rivolta, l'attenuuo, la guerra civile. Per evitare le probabilitì, di ricorsi alla violenza bisognerebbe ri– nuncinre persino alla propaganda, che noi anarchici consideriamo come preparazione di lotte, che possono essere quella della Comune del 1871, della settimana rossa di Ancona, del 1914, della occupazione delle fab– briche del primo dopoguerra; della resistenza spagnola durante la rivolu– zione del 1936-'39, dell'insurrezione del popolo ungherese. Però, anche se riconosciamo la necessità dell'azione diretta e della lotta, insistiamo sopratutto sulla necessità di elevare il popolo attraverso l'educazione ed una vita umana, che sono i mezzi piì1 efficaci per dargli coscienza e senso di responsabilità, ed insistiamo, sopratutto, su tulti i mezzi di resistenza attiva, pacifica, che possono iu qualche modo contra– siare o cancellare tutte le violenze antiche e recenti, feroci e meno feroci, di cui da secoli i popoli &on vittime. Ed insistiamo sullo necessità di can– cellare dall'animo umano, i due mali, profondamente radicati, del comando e dell'ubbidienza. GIOVANNA BERNERI 216

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