Volontà - anno XII - n.11 - novembre 1959

mano Marco Pompouio l\tenio im– maginò 1>erfinoun mezzo che, secon• do lui, doveva sterminare gli in– tre1,idi montanari e che invece non ottenne quel successo che si speru– va. Fece venire dall'Italia dei cani, grossi e foroci, addestrati con curn per questo nuovo genere di cnccia e li Cece liberare nelle mont11gne, Qualche ribelle fu sbranato e l'eroi– co romano ebbe gli onori del trionfo (14). Non ci furono eccessi ai quali non si dette il governo ror.uauo, con– tro un nemico la cui lunga resisten– za irrila\'a il suo orgoglio e sfidava così bene la sua \'ende1ta. I prigio– nieri erano o spietalar.uentc massa– crali o deportati in provincie loutu• ne. Lo storico Florius scrive che Uo– n1a non lWeva altri mezzi, 1>crdo– mare i ribelli e conset·vare il domi– nio sulla Sardegna, se non quello di spa,•eutarli con gli orrori della guer– ra e con il timore di perdere per sem1>re di. vista il suolo delln pa– tria (15). Ancorn sotto Ottaviano (31 a.C. • ]4 d.C.) numerose bande seorazzn– no 1>crl'Isola (16) e in una iscri– zione dell'epoca, riu\'euuta a For– dongianus, si parla delle « civitates Dubnriae >> e la stessa espressione è ripetuta in un'altra iscriz.ione del– J't!p()('adi Tiberio, successore di Au– gu,to (17). Nel 19 d.C. 4.000 ebrei furono de– portati in Barbagia, po\'era polizia fori:ata, nell'intento di distruggere una \'Olta ancora i « briganti >l (18). E' 1>rcsumibile che alla fine anche il nucleo cc111 raie della resistenza i– .Mlnnaall'occupazione romana abbin dO\'UIOcedere il Crontc alla forza, Gopo una strenua lotta. JI Minrnut lo nega: « Roma non occupava che tma parie del litora– le ed i suoi eserciti H.On ave,•aoo pe• netrato nel centro dell'isola, abita– to da popolazioni selvagge, forma– te dai discendenti. di numerose co– lonie venute da Troia e dalla Gre– cia e di tuui quelli che gettavano in queste contrade impt·aticabili lo amore del saccheggio e quello del– la libertà»; e ancora: « 1 Romani, convinti dell'impossibilitìl di stermi– nare interamente la rana di questi montanari indipendenti, si conten– tarono di tenerli imprigionati nelle loro rocce e si occuparono di tira– re tutto il beneficio possibile dalla loro conquisla » (19). Il Mauuo non ne è certo e scri– ve: « Nell'oscuriÙl in cui lo smarri– mento delle « deche ,1 di Livio ci lascia, non si può uffermare con si• curczza se gli llienses abbiano du– rato, dopo le ultin1e sconfitte da essi toccate, nella resistenza alla dominazione romana o siano calati fmalmente alla sommissione » (20). Il Marmora scri\'e che « Roma po– tette appena considerarsi come pa– drona del litorale e delle pianure vicine. Dovette compiere dei grandi sforzi per ridune all'obbedienza i fieri montanari che, sempre battud e mai domati, hanno costantemente bra\'ato le sue legioni e minacciata la sicurezza degli s1abiliruenti rura– li sottoposti alla sua protezio– ne » (21). li Le Lanuou pensa che « è occor– sa la relativa viciuanza e l'energia militare dei romani per stabilire in una dominazione un pò stabile in certe parti dell'isola, dove Fenici, Greci e Cartaginesi non avevano potuto seriamente scalfire il posses• so delle popolazioni primitive», e continua: « I Romani, come i Carta- 631

RkJQdWJsaXNoZXIy