Volontà - anno XII - n.5 - maggio 1959

lidnrii:tica, unitaria, pur uella diI– Iernur.iazione e pluralità dei sin– dacati. Non fu lutto oro, è chiaro, e lo dimostra il (atto fascismo. Però il mio scopo è rilevare alcuni concet– ti-forza, non lnre la storia critica di allora. E per confrontarli con l'nl– trn storiu, quella recente del dopo guerra. Abbiamo \'ÌSlo, che, nella ca– renza del sindacato, i suoi compiti, - e moltiplicati per la tragedia tra– scorsa - Eurouo affidati alle C.C.l.I. In questa fase ricostruttiva (del sin– dacato) i 1rnrti1i di sinistra, P.C.I. e P.S.I. si occu1mrono di conquista– re il potere politico. Lo cred'evano possibile e quindi si buttarono con lutte le loro energie <l quel compi– lo. 11 guaio fu quello di utilizzare 11ll0 stessa scopo anche il sindac1tto. Così che <1ucstisi "ide aCficlare uua funzione essenzialmente politica, mentre la genuina [unzione sindacale vcni,•a assolta dalle C.C.1.1. Inoltre il fallimento degli obietti– vi nella lotta per il potere non pote– va lasciare indenne il sindacato. Tanto J>ÌÌI che, scissa la CGJL 1 i sin– cbcnti concorrenti continuarono sul– la stcssn fnrsariga per distruggerla, o per lo meno per ridurla a propor– zioni tali da non ra1>presentnre u.u 1>ericolo cli ,wtura politica se si fos– se potuto cfTe11uarc un ri1>iegamcn- 10 sulle sue rimauenli forze, da par– te dei socialcomunisti. Ln massa è ignorante, si dice. Ma possibile che questa lezione dei fot– ti -durata almeno fino .il '55-'56 - 11011 le abbia mostrato a usuru che non ci si pote,•a aspettare nzione so– lid11ristica1unitaria da pnrte dei sin– dncnti di allora? Io dico di si e mi iòleml>r:i che il particolarismo odier- 292 no Jo dimostri. Quando non si può Care assieme con giustizia, ognuno si arrangia come può. Oggi 1a situazione è mig.liorata. Cnduta l'illusione di conquistare il l)Otere politico, da cui avrebbe do– vuto nascere il potere reale, si rin– comincia a pensare in termini uni– tari. E paradossalmente, il discorso si è spostato fino al dibattito sul con– trollo operaio (il paradosso sta nel salto da un'estremità all'altra) al fi– ne di creare Je premesse ideologiche di twa democrazia che nasce dal basso. Ritorno u quel pencolamento del periodo anteriore al [ascismo di cui abbiamo dello? Non sarebbe mule, per una legge tl'et1uilibrio. A contraddire questa intenzione, però, stanno ancora dei latti. Se gli slogan sono paradigmi sintetici di fi. oi elaborati, allora possiamo tentare di \'ederne alcuni per verificare io quale direzione ci si muove. Da parte della C.G.I.L. i pili ripetuti di que– sti ultimi tempi sono i seguenti: - « aumentare il potere contrat– tuale dei sindacati»; - « contrattazione n livello azien– dale»; - « riconoscimento giuridico del– le cornmfasioni inter·ue ». Da parte della C.I.S.L. l'accento è posto essenzialmente sulla « pro– duttività ». Infine, dal gruppo facen– te capo a Rapelli, abbiamo lo slo. gan del sindacato « merceologico» all'americana 1 cioè il sindacato del– l'automobile, della cnrne 1 etc. Balza all'occhio come tutti questi slogans abbiano fra di loro un ele– mento comune. Ogmmo accetta la realtà quale oggi si presenta e cerca solo 1i avvicinarvisi. E poichè la real– tà è il particolarismo, lo spezzetta-

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