Volontà - anno XII - n.5 - maggio 1959

insinuarsi in ogni frattura, si trattò di cogliere ogni pretesto per spez• zare quell'unità, che all'interno de– gli stabilimenti era il loro maggior ostacolo al libero imperio. Se la de– cisione della scissione sindacale ma– turò fuori, com'era logico, la sua se– de naturale era dentro, nelle fab– briche. Di fronte a questi fatti sembra per• fettamente legittima la reazione de– gli operai - non so se si possa dire' la stessa cosa degli impiegati, che, nella loro malintesa dignità, mostra– rono sempre di preferire le ipocri– te blandize dei loro padroni, i quali. a quel minimo d'inquadramento che richiede un' organizzazione - si strinsero attoroo al loro istituto. E sia che ci si battesse sopra per ragioni di prestigio politico - vedi FIAT, Cornigliano, etc. - sia per la ottusa acredine dei piccoli proprieta– ri, la C.I. era da difendere. Ma questa spiegazione ha H torto che, se offre chiarimenti a proposito dell'attaccamento oper_aio al suo pri– mo istituto di difesa, la C.I., non spiega affatto l'altro aspetto, quello della scarsa ad'esione al sindacato. Il pensiero corre subito alla pili ap– parente delle giustificazioni: l'odio padronale per i sindacati, anche se ne costituisce per sno comodo, è ta– le che la prudenza induce gli indi– vidui ad astenersi da qualsiasi ade– sione. Tanto più in paese con due milioni di disoccupati. E' vero. Però questa può essere una de1le componenti ciel fenomeno non la sua spiegazione. Con la bat– taglia sostenuta dai vari sindacati para-governativi e para-americani nei dieci anni che vanno dal '49 .tl '59 - CISL e UIL dopo la scisSione ·- per strappare alla C.G.I.L. i suoi iscritti, aiutati in questa operazione con tutti i mezzi leciti e illeciti, non si sarebbe arrivati a risultati così minimi, come quelli cui accennava– mo in principio. Che su cento ope– rai solo 18 sono iscritti a qualcuno dei sindacati. Deve essere intervenu– to qualche altro fattore. Il discorso allora si sposta sulla funzione del sindacato, da cui di– scend'e il discorso successivo del rap– porto fra i fini che persegue e la sua struttura. Ma per non parlare in termini ideologici, che rischie– rebbero di essere inutilmente astrat– ti, tenteremo la via dei fatti. In Italia il sindacato è• stato, fino al fascismo, uno strumento penco– lante periodicamente tra fini rivolu– zionari e fini riformisti. A seconda di quale grupP.o dirigeva il P.S.I. (e torse, proprio per questa ambiva– lenza) la sua forza (u notevole e al– cune conquiste durature. Ma quello che bisogna porre in evidenza è che in quel periodo la coscienza di una funzione unitaria del sindacato esi– steva e profonda. Lo provano le suc– cessive trasfonnazioni strutturali che si compirono nel suo corpo, e alcune battaglie essenziali a questo spirito. Parlo della trasformazione del sin• dacato da una struttura del tutto or– rizontale (fino al 1906, quando na– sceva la C.G.I.L.) a una verticale, cou la quale si tendeva a collegare t rapporti solidaristici camerali con quelli economici per categorie a ,fondo nazionale: la battaglia mu– tualistica che aveva per fine una !ISsistenza appunto basata sul mu– tuo appoggio del concorso colletti– vo. Cito così, per esempi parziali, col solo fine di indicare il progres– sivo muoversi in una direzione so- 291

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