Volontà - anno XII - n.2 - febbraio 1959

«Vede» disse Jac<1ues. <C Ho creduto, ripetuto tante volte, che le guerre non nascono da motivi sentimentali; che sono effello unicamente di cause economiche. Ebbene, oggi, a vedere con che spontaneità la frenesia na– zionalista si propaga in tutti i ceti indistintamente, arri\ 1 0 <1uasi a chie– dermi .... se le guerre non sarebbero piullosto il risultato d'un oscuro con• flillo di irrefrenabili passioni, al <1uale il cozzo d'interesse sen•ircbbe solo d'occasione, di 1>rctcsto... ». E dopo una pausa, sempre come pensando illl alta voce: « E la peggiore derisione. è la preoccupazione che essi hanno, non solo di giustificarsi, ma di prodamare ben alto che il loro consenso è ragionato e "libero". Sì, libero! Tutti <1uesli disgraziati, che ieri ancorn lottavano accanitamente J>er tener lontana la guerra, oggi che vi si tro– vano dentro, a niente tengono quanto ad aver l'aria di agire cli loro spon– tanea volonlà ! ». E dopo una pausa: • Tragico, poi, il fauo, che lanli uomini di buon fiuto, diffìdenli, possono diventare da un momenlo all'altro creduli a tal punto, non appena si fa vibrare la corda patriollica ! Forse dipende semplicemente da questo: che l'uomo medio s'identifica ingenuamente con la palria, con la nazione cui appartiene, con lo Stato ... L'abitudine di dire "noi francesi ...", "noi tedeschi ...". E visto che ogni cittadino, 1>rcso a sè, desidera sinceramente Ja pace, gli è impossibile anunellere che lo Stato, che lo ra1>presenta, voglia la guerra. Dal che verrebbe di concludere: 1>iì1 il singolo è amante della pncc, più è portalo a discolpare il proprio paese; e più facile diventa convincerlo che la minaccia della guerra viene dal– l'esterno, che il governo non è responsabile, che lui fa parte d'una collet– lività ini<1uamcnte minacciata e che ha il dovere di difendersi con il di– fenderla ... ». Goccioloni di pioggia lo interruppero. A11ra\'ersavaoo in quel mo– mento piace de la Bourse. « Corriamo 1 se no ci si infradicia ... ». Fecero appena in tempo a ripararsi sollo i portici cli rue de! Colonnes. li temporale, che tullo il giorno aveva pesato sulla città, scoppiava con inaudita ,•iolcnza. I lampi si susseguivano seru:a respiro, sferzando i ner\'i; e il rullare incessante d<"l tuono si ripercuote"a tra i 1>alazzi con un fra– gore che ricordua j. temporali in montagna. « Andiamo a rifugiuci là» propose Jai.:ques, indicando in fondo ai portici una trattoriola male illuminata e già invasa di gente. • In alles.a che pasti 1 mangeremo un boccone». R. MARTIN ou G,uo da • / Tl1ibn11lt • • E,1a1e 1914 • Roger Martin du Card, ediz. Mondadori. • Roier 11for1ira d11 Card. uno tlei più irandi 14:riuori /rnnce,i, morlo nel _,euem– bre 1958. era w, 3ramle porifi,ta. Le sue opere, oltre ad at:ere 11n t:alore letterar10, con– /en8:0no due ,,11ali1iin,en:.iali: lo bontà e l"onutii. (n. d. r.). 115

RkJQdWJsaXNoZXIy