Volontà - anno X - n.12 - 1 novembre 1957

mise loro cli profittare un pò delle nuove [acilitazioni del mercato «gricolo e dell'industria artigiana. Tutto questo non poteva durare e eia qualche mese si è incominciato a stringere le viti del dirigismo economico. Sotto la pressione reiterata del regime, il numero delle colle11ivi1i, agricole è salito a 2.544 nel luglio 1957, e il peso dell'imposte che grava sugli agricoltori non ha cessato di aumentare. I cohivatori usufruiscono ancora di. una solo concessione: la sos1>ensionc delle requisizioni di Stato e di una tassazione meno drastica dei prodotti agricoli, ma queste misure di Favore sono soggette ad essere abbandonate alla prima svolta politica. Le altre classi sociali che un tempo hanno profittato dei doni del go– verno Kadar, non si trovano meglio servite. Vedendo che l'economia cen• tralizzata declinava, la stampa partigiana moltiplicò subito gli appeJli in favore di un << sano equilibrio >,. Fn il preludio per riintroclurre utficial– mente, il primo agosto 1957, il vecchio sistema detestato delle brigate di r!,oc e delle norme di produzione, con la conseguenza immediata della diminuzione del 10 per cento elci salari realmente pagati dalle industrie; contempornneamente agli operai di molte oUìciue fu intimato di rimbor– sare allo Stato << gli eccedenti dei salari che essi avevano ricev11,10 in una maniera ingiustificata>> (Ncpszabadsag, 1 ottobre 1957). Quanto ai commer– cianti che durante i sei primi mesi dopo la rivoluzione, avevano potuto respirare ed il cui. numero era salito a 37.000 (cifra ufficiale per l'insieme del paese) la stampa del regime li copre oggi d'insulti e le nuove tasse non lasciano loro che gli occhi per piangere. Niente di tutto questo contribuisce a ristabilire il benessere, la sicu. rezza e la fiducia nel paese, al contrario, l'economia ungherese è ora in una situazione ancora più nera che alla vigilia della rivoluzione. Le riser• ve e gli stocks sono esauriti, le future ordinazioni d'importazioui sono ipo• tecate ed immense diCficoltà si fanno sentire tanto sul mercato dei beni di consumo quanto sulla bilancia dei pagamenti. Secondo le stesse dichiara– zioni di Jenoe lncze, ministro del commercio per l'estero, il bilancio è mol– to in deficit verso il commercio estero e non potrà essere equilibrato che con «l'ai11,to fraterno» degli altri paesi comunisti. Questa assistenza di paesi esteri ha, fino ad ora, permesso di evitare il peggio, ma è dubbio che pos– sa assicurare il risanamento duraturo nelle condizioni morali, economiche e poliziesche in cui si dibatte l'Ungheria; un migliornmento non può essere che la conseguenza di una nuova rivoluzione, meno sanguinosa e piì1 for– ttmata di quella dell'Ottobre 1956. PAUL LANDY Al prossirno numero dello stesso atdore e senipre sull' Ungheria: Le duecento famiglie 725

RkJQdWJsaXNoZXIy