Volontà - anno VIII - n.11 - 15 marzo 1955

loro morte è opera di assasein i che non si trovano dalla stessa parte del– la barricata. Ma i partiti a cui gli assassini appartengono sono ugual– mente nemici della .libertà. La resistenza porta i nomi di An– geloni, Battistelli, Cieri, Fallaschi e di tanti altri che hanno avuto ]a fortuna di cadere in combattimento, di fronte al loro nemico. La Resistenza 1>rende ancora i no– mi di Lucetti, De Bosis, Schirru, SbardeUotto, eroi che non esitarono a fare dono de11e Joro vite t>er ten– tare di ]ibcrare l'Italia dal sinistro pagliaccio che l'aveva ridotta in schiaviti1. Tutti questi nomi si uniscono, si confondono con quelli di tanti altrj, vivi e morti, di <1ualsiasi condizione sociale, di qualsiasi opinione poli– tica, che durante la guerra non det– tero tregua al nemico fascista fin– chè non lo videro definitivamente sconfitto. Tutti, indistintamente, so– no cari al cuore di chi si trova an– cora oggi impegnato nella lotta che continua, che sarà eterna, perclu! la Jiberlà non è mai una conquista de– finitiva, ma una faticosa costruzione di ogni giorno. E' bene, ,sì, ,sostare un attimo su questi dieci anni. Ed ancor meglio è chiedersi quanto di quei fermenti in– novatori, di queJle voJontà di liber– tà e di giustizia che guidarono l'a– zione di tutti i nostri Resistenti, eia rimasto oggi in circolazione ed abbia contribuito aUa trasformazione del– la nostra vita sociale. Non possiamo negare che J'opera di ricostruzione economica è stata immensa. Se pensiamo - ed a mol– ti che sono inclini all'obb)io sem– brerà cht> questi ricordi escano dal1a preistoria - al mucchio di rovine che era l'Italia alla .fine della guer– ra - con le scuole, )e strade, i ponti distrutti -, con gli uomini - an– ch'essi rottami - che tornavano dal fronte, o dai campi di coJlcentramen– to o dal carcere e spesso non tro– vavano nè la casa, nè ]a famiglia, nè un lavoro e qualcuno era costret– to a farsi brigante per poter man– giare, ci 1Hlrc davvero di vivere, og– gi, in un mondo fiabesco. Tutto, og– gi, è stato ricostruito, rimesso in or– dine, rifatto più bello. E l' abbon– danza dei prodotti, esposti nei bel– lissimi negozi nuovi, i suntuosi edi– fici sede di banche, o di pubbliche amminislrazioni, o di alberghi, i ci– nema moderni, sempre affollati, le belle strade, sempre pii, ingombre di automobili, potrebbero quasi dar– ci I' iJJusione che shuno diventati un popolo ricco. Persino •nei paesi sperduti di questo povero Mezzo. giorno, resi celebri da Carlo Levi e da altri scrittori, troviamo il distri. butore della benzina e l'albergo di prima categoria. Ma 1a miseria permane. Permane nel1e grandi città, anche se è stato tolto qualche mostruoso mucchio di case che era un covo di corruzione, di malattie e costituiva una vergo– b"ll8 per tutti. Troppa gente aJlog– g.ia ancora in condizione sub-umane, mentre nelle grandi città troppi ap– pnrtamenti di lusso rimangono vuo– ti. E nei paesetti da noi ricordati, Ja miseria sembra ancora più dura per– chè la si confronta 7 oggi 7 con le au– tomobili dei turisti e con i comodi alberghi fatti per la gente che trop– po spesso è alfa ricerC'.adi emozioni folcloristiche. L'albergo di lusso non ha elimi– nato le abitazioni malsane; le grot- 659

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