Volontà - anno VI - n.6 - 15 maggio 1952

- che non crede nè a Togliatti nè a De Casperi, nè a Nenni nè a Saragat, nè a Lauro nè a Giannini nè a Pacciardi, nè a Di Vittorio nè a Pastore, e non si aspetta niente da nessuno - se non da se stessi. A questa gente - in cui sta la sola speranza d 1 8\'Veuire del nostro popolo - non è necessario dedamare parole d'ordine, gridare slogans, cantare inni. Essi rifiutano di votare.Rifiutano di parteci1>are comum1ue alla costituzio– ne di appar11ti, statali o regionali o 'locali, necessariamente " popolare. Può darsi che io altri paesi esistano delle « amministrazioni locali » in cui il comune cittadino possa davvero far senti.re le sue idee, ed aveme aiuto per il miglioramento della vita comune. Può darsi. Ma non certo in ltaHa. I 1>olitici J>rofossionali e lo Stato, senza nemmeno più pudore, negano alle elezioni amministrative di oggi, fin dalla loro impostazione, gli scopi stessi, per cui in teoria proclamano dj averle indette. Sono condotte con gli stessi e grandi mezzi » corruttori delle elezioni per il Parlamento. Son (;O\.'emate dal principio alla fine da capi lontani, che da Roma decidono ciò che ai deve fare a Napoli o a Torino o a Trapani. t un mastodontico gioco di opposi– zioni e combinazioni di potere, in cui i più furbi barano s(acciatamente, in una disgustosa corsa alla cuccagna che riserva al J>OJ>olo solo speranze, illu– sioni, e qua e là qualche pacco di pa.sta. Vincerà chi ha avuto più denaro, più pro1>agaodisti, pi,1 manifesti, pii1 (avori concreti da distribuire. Come ai può ancora credere che nasca qua.lcosa di buono da un simile immon– dezzaio? Res1ino al potere i padroni di oggi, od altri li surroghino, non vi sarà mai nulla da s1>erare per il popolo, se non un mutamento di catene. Perciò non votiamo. E, J)Cr contro, cerchiamo - con i nostri mezzi che son po– chi - di atti,,arci, nella fabbrica nella scuola nel club neUa strada, in tuui i contatti sociali, a promuovere ed aiutue il massimo di i,ii:iative in, basso. svincolate assolutamente da tutti i predomini in atto, aperte in tutti i sensi al libero sperimentare, sulla strada eterna del provare e riprovare in libertà. Son moti minimi. Lo sappiamo. I risultati son minimi. Lo sap1>iamo. Ma quel 1>oco- in cui noi siam sempre J>ronti ad affiancarci con chiunque con• · cordi nel nostro rifiuto radicale d'ogni costituzione slabile d'aJ>parati e di poteri - è il solo « residuo vivo» che l'azione sociale in Italia oggi può coniare di lanciare verso l'avvenire. V. RICOSTRUZIONE Ci /i(ln detto i giorn"li elio « il pro/. Giacomo Acerbo è &1010 reintegralo nell• /un– ::foni di professore ortlinario di economia • poli1ica agrario all'Univeraità di Roma•· Sap11iamo pe.r contro di. almeno un caso, d'un amico no&1ro,in cui. un pro/euore universitario regolarmente nominato per concorso non tro,:a cattedra, perchè l• Fa• collà pre/eri.scono gente più or1odoua. Lo ricosuu:ione, del /ucismo seguita. E pochiss1'mi strillano. 291

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