Volontà - anno II - n.3 - 1 settembre 1947

ganda, che lo stesso suo caraLterc p1·oletario o sedicente tale. Quanto alle formule dei grandi teorici del sO<'ialismo sull'impossibilità di condann;1rc la guerra in sè, queste erano complclamente dimenticate. Il trionfo di Hitler in Germania ha per così dire fatto tornare a galla tutte le vecchie concezioni, inestricabilmente confose. La pace sembra meno p•cziosa dal momento che può comportare gli indicibili orrori sotto coi gemono migliaia di lavoratori nei campi di concentramento di Gcrm,mia. La concezione espressa <lall'Engels nel suo articolo del 1892 riappare. 11 nemico principale del prolctarinto internazionale non è forse il fascismo tedesco, così come allora cm la czarismo russo? Questo fascismo che si allarga come untt macchin d'olio, può essere schiacciato soltanto con la forza; e dal momento che il proletariato tedesco è disarmato, soltanto le nazioni rimaste democrntiche po~sono, presumibilmente, nssolvere questo compito. Poco importa poi che ,.j traili di guerra di difesa o di t< guerra prc• ,·entiva »; una guerra preventiva ~arcbbc anche prdcribile; non hanno a un dato momento cercato Marx cd Engels di spingere l'Inghilterra ad at– lac-care In Russia? V'è• chi pensa che una simile guerra non si presenta piì1 come conflitto tra due imperialismi concorrenti, ma tra due regimi politici. E, precisamente come faceva il vecchio Engels, nel 1892, pensando agli a\l• venimcnti di un secolo prima, si dice che una guerra forzerebbe lo Stato a fare importanti concessioni al proletariato tanto più che nella guerra che minaccia, vi sarebbe conflitto sicuro tra lo Stato e la classe capitalista, e IC' misure di sociali.zza7,ione snrcbbero ine\•itabilmentc spinte mollo avanti. Chi Sa che la guerra .non porterebbe così automalicamentc i rappresentanti del proletariato al potere? Tutte <1ucstc considerazioni creano fin da ora, negli ambieuti politici che si dicono del proletariato, una corrente d'o• pinione più o meno csplicilamentc favorc\!olc alb partecipazione at4.;"'a del proletariato ad una guerra contro la Germania. Questa corrente è an· cora molto debole ma può facilmente estendersi. A.Itri si at1cngono alla di• "-linzionc fra guerra offensiva e guerra di difesa naz.ionalc; altri alla con· Ct'zionc di Lenin; altri infine, numerosi ancora, rim:angono pacifisti, ma per forza di abitudine piì1 che per qualsinsi ahra ragione. Non si potrebbe immagin:1rc confusione peggiore. Tanta incertezza ~ ncbulositi1 può sorprendere e deve far vergogna, se !<i pensa che si tratta di un fenomeno che, col suo corteo <li preparativi, di riparazioni e di nuovi preparativi, dovrebbe, per tutte le conseguenze morali. e materiali che comporta, dominare il nostro tempo e costituirne la earattcristica. Sarebbe tuttavia da meravigliar.si che, partendo da Una tra– dizione assolutamente lcggcnd:1ria e illusoria come quella del 1793, e adot- 1:m<lo il metodo pii1 difettoso possibile, come quello che pretende valutare ciascw1a guerra in base ai fini che si propone anzicthè in base alla natura dei mezzi che impiega, si fosse pervenuti a <1ualcosa di meglio. Non è detto che sia da cond:mt11u•j,:;i l'impiego della \liolcnza in gene-

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