Volontà - anno II - n.3 - 1 settembre 1947

A questa concezione se ne oppone direttamente un'altra, che fu quella <lei bolscevichi e di Spartacus, e secondo la quale in tulle le guerre, eccezion falla per le guerre nazionali e rivoluzionarie secondo Lenin, per le sole guerre rivoluzion.irie secondo Rosa Luxemburg, il proletariato deve desi– derare che il proprio governo sia scorl'fitto e sabottarne la lotta. Questa concezione, basala sulla oozioue del carattere imperialista che fa di tulle le guerre, escluse le sole eccezioni surricordate, una lite di briganti conten· dentisi il bottino, non è senza inconvenienti; giaechè sembra spezzare l'unità <l'azione del proletariato internazionale impegnando i lavoratori di c:iascun paese, tenuti a promonuoverc la sconfitta del proprio governo, u favorire per ~'iÒ stesso la vittoria dell'imperialismo nemico, villoria che altri lavoratori devono cercare di evitare. La celebre formula di Licbknechl: « Il nostro principale nemico è in casa npstra ))' rende cvidcutc quesla difficoltà in quanto r1ssegna alle frazionj nazionali del proletariato un ne• mico diverso, opponendole così, almeno in apparenza, le une contro le altre. Come sj vede, la tradizione marxista non offre, in merito alla guerra, nè unità nè chiarezza di vedute. Un pw1to almeno avevano in comune tutte queste teorie, cioè il rifiuto di condannare categoricamcnlc la guerra in sè. I marxisti, e particolarmente Kautsky e Lcnio, parafrasavano volen– tieri la massima di Clausewitz secondo cui la guerra non è che la conti– nuazione della politica di pace, con mezzi diversi, e in conclusione non bi– ~ogna giudic.irc la guei:ra dai mezzi "iolcnti che impiega, ma dagli ob– hieLtivi a cui mirano quesli mezzi. Ii dopo-guerra del 1918 e anni seguenti ha introdotlo nel movimento operaio non un'altra concezione - chè sarebbe temernrio accusare le or• ganizzazio!li operaie o sedicenti tali del .tempo nostro di avcn~ delle conce– zioni su qualsiasi argomento - ma una diversa atmosfera· morale. Già nel 19'18, i.I partilo bolscevico, il quale desiderava ardentemente la guerra ri· voluzionaria, dovette rassegnarsi alla pace, non per rngioni cli principio, ma sotto la pressione diretta dei soldati russi ai quali l'esempio del 1793 non inspirava maggiore emulazione quand'era evocato dai bolscevichi di quando lo era da Kcrenski. Così anche negli altri paesj, ~ul terreno della propaganda, le masse esaurite dalla guerra costrinsero i partiti che si di– cevano del proletadato ad adottare un lingunggio puramente pacifista, ciò che non impediva d'altronde agli uni di inneggiare all'armata roo:sa e agli ahri di votare i crediti di guerra ai rispettivi governi. Beninteso che questo nuovo linguaggio non fu mai giustificato da analisi teoriche; parve persino che nessuno si accorgesse che era un linguaggio nuovo. Ma il fatto è che invece di condanrn1rc la guerra in quanto imperialista, si incominciò a con· dannare l'imperialismo in quanto fautore di guerre. Il sedicente movimento di Amsterdam, teoricamente rivolto contro la guerra imperialista, dovette, per far~i a~coltare, presentarsi come diretto contro la guerra in gcneraie. Le di.,po'-izioni pacifiche della lJ.R.-S.S. furono pili ernltate nella propa-

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