Volontà - anno II - n.3 - 1 settembre 1947

Il conduttore di aatobu~, il ricevi– tore, il pulitore. il meccanico impic· pto negli atelicrs della linea di au– tobus esercitano professioni differen– ti. Ma lavorano per la stessa opera e le loro attività sono con\'ergenti, debbono ncces1:ariamente eoordinar- 1:i.Così nella costruzione di una au· tomobile, il fonditore, il tornilOt('. l"aggi~tatorc, .il fmano\'ratore, il montatore, il pittore ccc. lavorano nella stessa opera. - Non si può separare completamen– te queste attività per quanto ci:1scn• na abbia la sua propria fision_omia. Co~ì, praticamente, i sinclacatt d'in– dustria in Spagna erano delle fede· razioni di mestiere di una stemt in– dustria. Ed ·avevano il vantaggio di di1:1ruggere lo spirito corporativo c•l il suo egoismo con le diffcmuze cli rimunerazione che ne derivavano. Militanti e masse Non è la prima volta che nelle di– ·cus,ioni, si citano le collettività a– grarie come una creazione spontanen di··massc, che non hanno bi1:oguo di organiz1.atori, ma che .!=anno orga· nizzarsi da sole. Colui che è passato nei \'illaggi d'Aragona del Levante e della Ca– ~tiglia, cd ha guardato superficial– mente le cose senza iufonnar-:i se· riatncnte, può pen;;arc così. Colui che si è fermato, che ha interrogato, ,;tu· diato a fondo, che ha \'issuto le col· lettività come io le ho vissute, sa c:he è tutt.a un'altra cosa. Là dove ci sono state delle collct• th•itù ci sono stati dei militanti libcr· lari che ne hauno preso l'iniziativa o hanno suggerito questa iniziativa e sono stati messi alla tc1:ta di qucsia iniziatha. Senza di cs... i non ci sareb• hcro state delle collettività agrarie. So bene che esse non sarebbero esi– stite senza la generosità umana dei contadini di quelle regioni. C'erano pure dei mili1anti in molli villaggi catalani, ma la sociabilit11 umana non vi è così forte. E le realizzazioni fu. rono qui meno nwucrose. Il ruolo del militante è sempre preponderan· te. È un errore profondo e che po• trcbbc essere mortale per il nostro movimento in un periodo rivoluzio– nario, <1ucllo di contare 1:ulla crea– zione "-pontanea delle mas-=c popo• lari. Se le masse sono ,·cramcnte capaci, perchè fare loro della propaganda? Ora pubblichiamo dei giornali, delle riviste, degli opuscoli, dei libri, fac· ciamo comizi, conferenze, dell'agita• zione e dell'educazione per far pe– netrare le nostre Idee nelle masse. Altri.rueuti il lavoro dei lottatori del– la Prima Internazionale. dei Cafiero. Covclli, Malatesta, Fabbri e della le– gione di militanti che si sono sacrifi. cati senza fermarsi non avrebbe alcun scn1:o, E se è necc:,sario illuminare, gui• dnrc le masse per ni:trciare nll'assal· to della società stntalc e ('apitalista, è necessario anche illuminarle e gui– darle per costruire b società sen;,.a padrone e senza Stato, ciò che è più difficile per noi e per esse. In fondo, molto spesso. è proprio per questa difficoltà che noi scarichiamo su di esse tutto il compito, attribuendo lo• ro una capacità creatrice molto più grande di quella che e~se posseggoao realmente. Malatesta, che io tro,•o spc.r-socon– tradditorio, à scritto, non so più do· ,•e, questa verità primordiale che la 45

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