Volontà - anno II - n.3 - 1 settembre 1947

le 1a-.:,c '-ono insopportabili e sproporzionate: e dappertutto regna la ma bria. Tullo ciò è in buona parte il risultalo delle buone intenzioni e degli sforzi dello Stato, di uno Stato che non sarà mai ,quello dei contadini. t' che per essi ha creato soltanto miseria e deserto. Infine t'è il lato sociale del problema. Si usa dire che il grande ne– mico è il ldtifondo, il grande proprietario; e certamente, là dove il lati· fondo esiste, esso è tutt'altro che una istituzione benefica. Ma se il grandt' proprietario, che sta a Napoli, a Roma, o a Palermo, è un nemico dei contadini, non è tullavia il maggiore nè il più gravoso. Egli almeno è lontano, e non pesa quotidianamente sulla vita di tutti. li vero nemico. -quello che impedisce ogni libertà e ogni possibilità di esistenza civile ai -contadini, è la piccola borghesia dei paesi. È una classe degenerata, fisi· cnmentc e moralmente: incapace di ;tdempiere la sua funzione, e che ~olo \'iVC'di piccole rapine e della tradizione imbastardita di un diritto feu· <ble. Finchè questa classe non sarà soppressa e sostituita non si potrà pen– ~re di. risolvere il problema meridionale. Questo problema, nel suo triplice aspetto, prccsistc\'a al fascismo; ::1a il fascismo, pure non parlandone più, e negandolo, l'ha portato alla ~ua m:-issima acutezza, pcrchè con lui lo statalismo piccolo-borghese è arrivato alla più completa affcrruazione. Noi non possiamo oggi prevedere quali forme politiche si preparino per il [uturo: ma in ui;i paese di piccola bor· ghc$ia come l'Italia, e nel quale le ideologie piccolo-borghesi sono andate -contagiando anche le classi popolari cittadine, purtroppo è probabile che le nuove istituzioni che seguiranno al fascismo, per evoluzione lenta o per opera. di violenza, e anche le pili estreme e apparentemente rivoluzionarie fra e~e, saranno riportale a riaffermare, in modi diversi, quelle ideologie: .ricreeranno w10 Stato altrettanto, e for~c più, lontano dalla vita, idolatrico e astratto, perpetueranno e peggioreranno, sotto nuovi nomi e nuove ban· dierc, l'eterno fascismo italiano. Senza una rivoluzione contadina, non a· vrcmo mai uar1 vera rivoluzione italiana, e viceversa. Le due cose si idcnti· fiC'.ano. Il problema meridionale non si risolve dentro lo Slato attuale, nC dentro quelli eh.e, senza contraddirlo radicalmente, lo seguiranno. Si risol• vcrà soltanto fuori di essi, se sapremo creare una nuova idea politica e un.1 nuova forma di Stato, che sia anche lo Stato dei contadini; che li liberi dalla loro forzata anarchia e dalla loro necessaria indif(crenza. Nè si può risolvere con le sole forze del mezzogiorno: ehè in questo caso avremmo una guerra civile, un nuovo atroce brigantaggio, che 16.nirebbe, al solito. con la sconfitta contadina, e il disastro generale; ma soltanto con l'opera di tutta Italia, e il suo radicale rinnovamento. Bisogna che noi ci rendiamo capaci di pqpsare e di creare un nuovo Stato, che non può più essere nè quello fascista, nè quello liberale, nè quello comunista, forme tutte di· verse e sostanzialmente identiche della stessa religione statale. Dobbiamo ripensare ai fondamenti stessi dell'idea di Stato: al cancello d'individuo (:hC'ne è la base; e, al tradizionale concetto giuridico e astrallo di indi· viduo. dobbiamo :.o::.tituire un_ nuo•o concetto, che esprima la rcalti. vi· 28

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