Volontà - anno II - n.3 - 1 settembre 1947

Perciò noi non dividiamo il mondo degli uomini e donne in drusi .,,=onomiche o in classi politiche o in classi morali od altre. Guardia,no cia– scun uomo e domw. i11 sè. E come avvertiamo il tremendo peso ncgtltwo della volontà di comando anche tra i. poveri (cd anche tra gli arwrchici. per poco che noi allentiamo la 11ostra vigilanza sn noi stessi), così sappia· mo apprc:.zare i rudimenti di volo,11.à l.ibertarie talor<1 presenti anche {ra ricchi, anche tra i fedeli di Chiese e di Partiti. Con ciò, ben lo sappiamo, noi ci. neghiamo il successo evidente. imme• diato, esclusivo che acl altri pare la prova necessaria della verità. Lll nostro a:ionc fluisce quasi. indistinta nell'":.ione di tutti. Dii e darà i suoi frutti: e chi lw occhi per vedere se n'accorge. Non noi possiamo cercare di avrrc milioni di «seguaci>), nè fabbricarci slogans che entusiasmir10 a serr:ire. Anche se talvolta ci tentino, cori la loro apparenza. di più facili vie e piit conclusive. noi. stessi ci proibiamo l'uso di tutti i metodi cl.iclii opera J>cr la via della irreggimentazione. per la via dell'Autorità. Quindi. conclusiorie, i. nostri nemici primi son oggi: ]) chi pretrnde di cor1trollnrf' il nostro spi.rito - cioè i conclcmwti eh-– tentori. di verità rivelate che bisog11t1nccettare ad occhi chiusi, con atti rii • fede D; i sacerdoti di tutte le chiese che attorno a quelle pretese verità anteriori alla libertà cli ciascuno di noi. hanno costruito mctechine irrf'_tçf.{i• mentanti fatte di dogmi e di riti - altra forma d'una volontà di «: bencs– sere » non economico, sul piano della libertà. Chi, anulogt1me11te ai preti delle Chiese. pret.ende di metterci giogo e btisto nel.la nostra (l.ziorrn sociale: cioè i militari degl.i eserciti ed i politi.• canti dei Parr.iti. le élitf?S o gangs per cui è fondamentale coltivare tra noi lo spirito di !{regge - rncntrf' ognuno di. noi, per poco che interroghi s(' :1'.lPsso, si tror/a in furia contro ogni m.iliwri.smo ed ogni conformi.sm.o. vuole la sua intero libertà. come conc/i::iorie preliminare per riconoscere e col– ,i~urr e di.fendere ariclie la libertà ciel nostro prossimo. d'uomini e do,mc dfi·crsi ed ugrwli. nel che è il nocciolo della nostra a:ione sociale. / 2) chi pretcnd" di control.larc il nostro lavoro - cioè i detentori della proprietà dei « nostri )) me::::i di produzione e di distribu:ionc - non percl1è son ricchi ma percl1è son padroni, non percl1è s'appropriano una quota di prodotti maggi.ore della nostra rna percliè ci tolgono la libertà cli ( di1porre noi stPo:sidrl nfJ<:trolavoro. secondo il penio di ciascuno e i nostri liberi accordi. da cui vie11p la volontà di ,m «benessere» cl1f' non è solo sul piano economico. r ci fa ammetterc uria società in cui mc,gari starPmo I meno bene cl1P nrlle riuà mostrllose sorte uttorrio all'ind11striu di mas.~a. flW .~·«r<'mo più lil:ieri. z_

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