Volontà - anno I - n.1 - 1 luglio 1946

polu:iu11e della Spllg11ast1rebbe rmldO/Jf)Ìlll(I.E::d il ,wstrri />riese11011 i•fil .~olo i11cui sùmo ,·ere ,,uesle crude verità. Co11clusioue. /.,li ,Io 111w 11Q11 dei;e tlbbcmdo,wrsi fll mllritQ, CQme (li;vie11eoggi, co,1 le sole gareu– zie df'lla :,m11ui 1e11ere:zt1, ,,mm<fo esiste. e se11u1(/i/es« alcwu, per fo sm1 Mt!ute e qaelfo ,lei suoi figli /11111ri. L(/ limiw:imie (lrbitrarU1 e sistematica ,!ella nuder11ità costituisce tm attetttato co11tro la .~Qcietù:ma ltt nuiterriitcì i11coscie11te,cl,e 11011tie11e ak1u1 co11to delle regole di fisiolo,;iu ,li 11111a11iltÌ e di mor(l/e clie no11 si dovrebbe mai ,limemicare, . è del JJUriùwmmissibile. T(l11topiù cl,e se si vroibisce rigorosameme ili limitazione vo– Jontaria dello 11wter11itùsi u11re <mtomaticame111e fo porta dell',1dulterio. Quel cl,e <IV• 1,;e11e comwieme11te è che il pmlre e la madre, obbede11do l1l commulame11to di 11011 elu– <lere le, uwtemitù, riempiono fo ct1s11 di 1mt1 qmmtitti di figli, che ,io,, ,wrmmo 11èp1111e uè f{ioù,. Dopo tcmti .tacri/ici fo morte si focllriro di diradare le file, e la mmlre, invec– chiaw pre11wturll111e11tc <11w1ulopure 11a11<1tterritc1 cltilla prospettiv<i di 11otti 1111:ìaliche si 11mta110 in i11termil/(lbili ore di dolore •! di i11<111tetudì11e, no11oOre più alcww (ll/rattivt1 .se1>.iiwle. per lo sposo, ed egli 110n Wrtla « irovare .~llrrogati e:ctrn·matrimo11foli. Lo scopo esse11:iale e vrimordiale del 11w1rimo11fo è lct procrea:io11e. Potrebbe ,forsi che la limita:io11e volo11uirit1 defla ma1er11ìtcìdive11gll 11ericolosll per I.o l11JVtY1ìre ,folla .wcie1à, se si spinge ,1 limiti esllgerati? Cia.sciu~uomo e sopratutto cia.scwrn ,Jo,mu ha e C1vràsempre J' istinto della pro• cre<i:io11e,1bbastw1:(I vivo per rovesciare tutli gli ostccoli d1e potrebberQ /rt1pporsi sulla s,w vita. I figli porta110 co11 sè ,sublimi gioie ,!elio sµirito, ma oI-tresì.dolori, che non è possibile evitare. Però è i11 quei dolori che la pater11it<ìe la matemilà ac,,uistano ed ~fobora11o il loro ct:rattere più pra/omlo, che ,um si ottiene mai d.el tutto se 1w11 :si i! sofferto per i propri figli. Aru:;he nelle zone vili degenerate della societti vi sono pili ,Jo,rne ossessiorwte ,fol ,lesiderio d'aver fisliuoli che dalla• paura di aveme. Co11 tutla trtmijuillitù si può ·quindi, dire agli uo~11i.J1i e ,1<.u111e di m.eto<lizzare la loro attitudine a concepir", see,mdo un crit<-rioutile t1 loro ed ai foro figli, senzt1 timore dei disastri che i /tlri.sci ci mùwccim,o, Si t1boli:sca11Q le guerre. I medici con.tfoui11i110 la loro lotta cotllrQ le mafolli.e. I pretf rifiutfoo ftt be11edi:io11e flt C(J1111011i. Ed allort1 ,mche l'111ilee volo,uaria decrescen:(I (/ella m:wlitti verrti forg(lme11te compe11sa1u. GHt::COHIO MAHAl'/ON da 11 JI Pfoblema dt:i Ses,,i >l. u Se que11ta co,u no11 fo,ie giu,ta avrei 1rnuato tutta la min ,·ita a parlore ali' angolo delle vie a degli uomini spregevoli. A.10rei potuto morire sconosciuto, ignorato: fallire la mia vito. Ora no11 •iomo dei falliti. Que,ta è lo no•tra car– riera è 'il nostro trio,rfo,,. "Jllui, durante tutta la nostra vita, avremmo potuto 11pt>rare di fare per la tolleranza, per la gi1utizia, per la mutilo compren11ione degli uomini, <1uello che noi oggi facciamo, ;,er ca110. Le no11tre parole, le ,w11tre llite, le no~tre soffere11ze, 110,i ,orw nulla. iUa che ci prendano le no,tre vite, le vite di un povero cabo– loio e di povero un venditore di pesci, è ciò che importa! Queat'ultimo, mOmento i: il noltro, - ,,ue,t' agonia è il no,tro trionfo,,. 15

RkJQdWJsaXNoZXIy