La Voce - anno III - n. 3 - 19 gennaio 1911

LA VOCE m?nte il Grozio e il Pufendorf ed esattamente ne rif, risse le parole, è quesito per noi di lieve p,s~, giacchè non tanto e' imporla il modo nel quale il Vico espose e giudicò gli altri filosofi, quanto le idee che egli sostenne pur atlra\'erso i suoi fraintendimenti storici, che, a dir vero, non son pochi. Tullavia, sarà bene indicare di volo, circa le difficoltà che possono incontrarsi su questo punto, la solu– zione che a noi sembr.i plausibile, Senza dubbio, eh,, dopo aver letto le censure del Vico, apra il Dc iure belli et pncis e vi trovi che il Grn1.io include esplicitamente fra i suoi tre principi fondamentali, accanto alla ragione e alla socialità, la \'Olontà divina, e che quel suo prescindere da Dio suona poco più di una semplice frase enfatica a signifi– care la forza della socialità e della ragione (le quali avrebbero efficacia • etiamsi dnre11111s ,1011 ~sse De11111 > o che Dio non si curi delle cose umane, e quod si11e s111111110 scelere dari 11equil »); - chi apra il Pufendorf e vi legga il più solenne rifiuto dell'ipotesi groziana, empia ed assurJa, e la dichiarazione che le leggi naturali resterebbero sospese in aria, prive di forza, senza la volontà di un Dio legislatore ; - può essere tratto ad accusare il Vico di poca diligenza, e perfino di fede non b~ona nella critica che muove a questi suoi predecessori. Ma il Vico, in verità, non sapeva che cosa farsi di un Dio messo accanto alle altre fonti della moralità, o messovi al disopra come una superflua fonte della fonte; egli che cercava Dio nel cuore dell'uomo, sentiva e scorgeva l'abisso che lo separava da coloro che non l'avevano più nel cuore e appena, per abito o per prudenza, lo serba– vano nelle parole. Più sottilmente si potrebbe domandare perchè mai, se il Vico era d'ac– cordo coi ·giusnaturalisti nel pri,scindere dalla rivelazione, e se egli, anzichè rigettare, ap– profondiva la loro superficiale dottrina im– manentistica, si spacciasse poi come loro ri– soluto avversario e facesse la voce grossa e insistesse presso prelati e pontefici nell'attri– buirsi il vanto di avere formato un sistema del diritto naturale, diverso da quello dd tre «utori protestanti e adauo alla chiesa romana. L'ipotesi che egli operasse cosi per politica cautela la proporremmo, se, invece di lui, .avessimo innanzi p. e. un appassionato e ma– inanimo ma furbo frate, un Tommaso Cam– panella; ma la candida personalità del Vico l'esclude affatto, e solo si può concedere che, ,poco chiaro com'era sempre oelle sue idee, ,questa volta egli si compiacesse alquanto della sua poca chiarezza e alimentasse le sue illu– sioni, fino a idoleggiarsi dentro di sè con la veste di dejwsor ecc/esiae nell'atto stesso che distruggeva la religione della chiesa per quella nell'umanità. Benedetto Croce. Appendice al Baedeker. MILANO Parlar di Milano I Evocare il simbolo pol– veroso del la modernità borghese, vasto mer· calo a(Tamato di guadagno - industria stu– diosa e virulenta I La visione della cattedrale circondata di orribili botteghe sonnolente. Bocconi, paro .dia dei grandi magazzini di Parigi, brutto ,come una timida provinciale infìoccata per la ,domenica .. Le Arti, le Scienze, la Letteratura! qui si dimentìcan questi grandi nomi commemora– tivi. Un pesante sonno ben nutrito di gloria passata, regna su questa città povera d' im· maginazione, povera d'acqua, di fiori, d'al– ben - secca immagine dei trucchi industriosi e finanziari. .. Ma, tuttavia I una specie di gioia specie nobilissima e d'un genere del tutto vivificante traversa il mio cuore all'approssimarmi ~ Milano, alla partenza anche. Questo paragrafo deve esser riconosciuto di utilità pubblica e posto in evidenza, a portata di chiunque so– gna e viaggia. Ognuno conosce le sregc.lalezze dell'appe· lito durante la corsa sfrenala di un treno. Scalmanato, coperto di fuliggine e di pol– vere, si ferma ansimante, fumoso; i viaggia• lori impazienti e stanchi, si sporgono avi– .damente verso il buffet ambulante cui, flem– maticamente, un cencio d'abito altra volta nero $lrascica. Si compra, si assaggia - sempre la delusione I Si ripiglia la corsa, i nervi tesi dalla bra– .ma stomacale mai sodisfatta... Basta ricor- darsi del viaggio a Nizza. ln,·erno levata di sole -:-- Digione: infetto liquido' grigiastro smerctalo come caffellatte evocante l'idea di omb.uti arrugginiti, v.'cche di cartape· sta, cuctna mehstofelica di relrobo11ega di stazione. E Marsiglia I con le sue teiere· me talliche, mai rigovernate che rammentano con successo gli scavi di Pompei, e il suo pane, agro e duro gettantesi con violenza sullo sto– maco avvilito ... Vagone ristorante! odori combinati di vec– chio lardo, di birra e di tabacco - indietro, tnste im111.1gini ! Qui, l'uomo sradicato il viaggiatore solitario a, r~na, e malinconica· mente si chiede: « Bisogna egli vivere? .. » Adesso, una domanda: Do\'e è na10 il ge– nio che h,1 composto i sandwichs di Milano? A tulle le ore, tanto al sorger del sole, che a notte profonda, un coltello, lucente come una lama d'argento si affretta a tagliare le fette dorate. La regolarità di questi pani lun– ghissimi, sempre di altena e di larghezza uguali, rni sembra u11 mistero davanti al quale m'inchino religiosamente - ma è il sapore che eccita il ditirambo infiammato I Qui non è il pane grossolano che raschia le labbra gonfie dal lungo \'iaggio, che i denti lavorano difficilmente e che una volta masti· calo, s'appiccica alle gengive, mezzo liquido, mezzo pietra. Questo pane si strugge come una pralina. Dentro, il rosbiffe misto al pro– sciutto, sembra una bestia viva, talmente si è ripieni dalla su.1 freschezza e soavità! Si veggono delle vaste stalle chiare dove le be· stie ben pasciute aspettano gaiamente la mor· te: cosa inevitabile e consacrata dalla Santa Bibbia, dove Abramo conduceva egli stesso il grasso gregge candido, per poi mangiarlo gioiosamente ... I grossi porci rosei, dai belli occhi azzurri appena visibili sotto lo strato di grasso ap• petitoso: le grandi pizzicherie italiane, il cui soffitto sembra un cielo stellato di prosciutti ... Opulenza, ricchezza, confort antico e mo· derno I Larghe praterie dai fiori odoranti, allegria, amore I... La bruttezza del la stazione sorride ospital– mente; un soffio d'eterna speranza penetra il cuore avvizzito! - In vettura I Sempione, Parigi I Amo approssimarmi a Milano, amo par– tirne. Che peccato che i ristoratori non leggano mai poemi in prosa! Roch Grey. PIETRO GORI Chiunque abbia studiato, con pazienza scien• tifica, .. il primo periodo storico del Sociali– smo Italiano, resta invaso da un \'ivo senso cli ammirazione e di simpatia umana davanti a quella turba irrequieta, qualche volta ingenua e sprovvista di senso pratico, ma sempre pronta a sacrifici gloriosi e ad azioni eroiche, quella turba di giovani ent1Jsiasti volontariamente fuo– rusciti dalla borghesia perché traboccanti di idea– lismo vivo e vivificatore. Non è chi non sappia che tale periodo storico in Italia è ora irrime– diabilmente trapassato e che ad esso subentrò un periodo scevro cli quel sacro fuoco che ar– deva nell'animo dei precursori, e neanche sem– pre più colmo di quel senso della realtà pratica che a questi mancava. Tra quei pochi che soprnvvissero a quella strage di ideali cbe contrassegna l'eta che at– traversiamo, e che sopravissero senza che le « nuove esigenze della vita pubblica » :-ivessero alternte e deteriorn.te le loro convinzioni, noi scorgemmo, accanto al sociologo F. Saverio ~Ier– lino e al tecnico Errico ~lalatesta, appartati ed assorbiti l 1 uno daWesilio di l..ondrai l'altro dal– l'esercizio dell'avvoc:nura e tutto involto in di– gnitosa rassegnazio11e 1 Pietro Cori, cli loro più giovane per quanto fosse, aggiungiamolo subito, minore cPingegno e di temperamento. L'ambiente, nel quale il Cori si sviluppò so– cialista-anarchico, fu il solito rtmbiente della prima fase del socialismo italiano: ambiente ricco e borghese, cli patriotti delusi. Abbiamo indicato altrove il nesso storico e logico che in– tercedeva tra i pii'1 ferventi e più pug11:1.cieroi del Risorgimento e il nasctnte socialismo. Non furono i primi che 1rnti in lrnlia abbracci:wnno le idee dell'Internazionale, dei garibaldini? An– clie Cori ebbe penati di simile foggi.1. Fu di famiglia 1oscana nobilt', Suo nonno fu ufficiale della vecchia guardia di Napoleone in Elba ; suo padre era entrato giovanissimo nelle file dei co– spiratori, divenne poi uniciale nell'esercito ita– li:mo, e, giunto al grado di 111aggiore d'arti– glieria, diede le dimissioni per ribellione ad una ingiustizia comme!-~a eia un suo superiore verso un ~uo subalterno. Oisgustmo eia quegli clie egli chiamava croati cl'ltali:l, fu dd figlio di cui pure.- condivise mo~ BiblotecaGino Bianco te idee, noncht' padre arrettuoso, amico fodele, difensore strenuo 11ei processi, nè si potette de– cidere a lasciarlo quando fu costreuo di ripa– rare all'estero, ma, con cornggio civile degno dei tempi classici. lo seguì, con tutta la famiglia nell'esili0 (1). Da quando fu tornato in Italia il Cori, con il Fabbri direttore della Rivista <e Il Pensiero>>. assunse per modo di dire la direzione uniciale ciel movimento anarchico. Ben visto da ttllti, compresi gli avversari suoi politici, dotato cli facile e bella loquela e di stimabile talento ora– torio, fu dtll'anarchia agitatore indefesso. Tenne ,nille discorsi, mietè mille appl.1usi, ma ebbe sol scarsi successi duraturi, anche perrhè non sep– pe o volle mai prendere un :llteggia111ento de– ciso di fronte a quella corrente di idee che spac– cò il proletariato in due parti nettamente sepa– rata: il sindacalismo francese. Eppure il Cori 1 lasciando, dopo lunga malat– tia1 questa terra, lascia indiscutibilmente un vu9to. Perchè? Egli non fu nè gran poeta chè le ::su~ poesie scritte qtrn e là, a tempo perso, in paesi transoceanici erano semplici e modeste, benché elevate per il senso morale che conteneva– no; non prosatore origii:ale, i suoi scritti si leggo– no senza che si scorga un'idea nuova, un fatto cu– rioso ed interessante, un rapporto novello che colpisce; colto ed istruito, pure non era scien– ziato per quanto a Buenos-Aires fosse nominato, a quanto dicono, professore di criminologia al– l'Università; ma fu più di tutto questo, per i tristi tempi che volgono; fu uomo dabbene, a– mato dalla famiglia, amico devoto, ricco, mise– ricordioso, !oliatore sincero ed onesto che non conobbe nè turpi tentazioni nè facili compro– messi, fedele a se stesso ed alla sua indole mite e buona. Quindi nella lunga e gloriosa storia di questo rivoluzionario autentico, travagliata da mille persecuzioni e da lungo esilio, non si ri– corda nessuno scatto da commediante, nessun vetro fracassato. nessuno scoppio di quelle bom– be verbali per mezzo dei quali i rivoluzionari eia burla cercano talvolta attirare a sé, nelle as– sernblee legislative, la benigna atlenzione di un Cqverno a cui, invidiosi, aspirano. La teoria del Cori : abbiamo già accennato che non aveva nulla cli spiccato. li socialismo anarchico che egli professava, era il risultato di ragionamenti e di sentimenti combinati (2). Per• ciò non era del numero di coloro tra gli anar– chici che ritengono che la sola propaganda di aS1.;azioni filosofiche e spacciati per tali, e di vieti sentimentalismi bastasse a cambiare il mondo. Anche a lui capitava di dare, nei suoi vari articoli, soverchio peso alla formazione di coscienze (3). i\la egli era pur convinto che nella grande questione del socialismo, era coinvolta una grande questione economica. Ben egli dis– se: La soluzione anarchica del problema della libertà presuppone una soluzione socialistica del problema della proprietà (4). La difesa che il Cori fece nel 1902 nel processo di Sciullo a Chieti non si diACrenziò in niente dalle arringhe che 1 a difesa delle dottrine marxistiche, sogliono svolgere gli avvocati appartenenti alla socialde· mocrazia tedescrt; non vi mancò infatti nè l'ac• cusa diretta allo Stato Borghese cli non esser che« lo strumento politico dell'asservimento eco– nomico » 1 nè Jlosservazione che i mali dei quali soffrono gli operai 11011 dipendono dalla catti– veria dei padroni ma dalla iniquitfl del sistema economico; nè, finalmente, l'asserzione ..:he il socialismo non potesse farsi contro il capit:1li– smo (per es. distruggendo le macchine) ma solo superandolo servendosi di lui (5). Nel Cori erano \ fortissimi due clementi che a rnolti degli anar– chici fecero assoluto difello: il senso della mi– sura e la convinzione della lenteua di ogni svolgimento storico. Questo perenne persegui– tato dalla qu~stura non fu certo un « c;1tastro• fico». Nel suo bozzetto: « PriO,o Maggio» egli fa clirc a Ida nella quale ha personificato le sue idee: « Baciai che bisogna c.tmminare, senza paura 1 senza stanchezza ... \'areare monti e col– line, attraversare fiumi e mari» (6). Perciò l'a– zione del Cori fu utile due \'O!te. In primo luo– go, in ,1uanto che egli incita\·a i giovani a per– seguire nella ricerca dcli' Ideale; in secondo luogo in quanto che egli uon li lusingava af– fatto con false immagini e speranze follaci di prcinta e facile \'ittoria. Naturalmente in confronto con la - non finta - \·iolenza irruente e maschi:i. ciel grande Ba- I 1) Cfr. l.u1c1 F,1.noR1: I/ nostro /111to. In morie di Fr:rnt'c· sco Gcu1 • PensierCI • V. N. 2. (21 // .StXi,,lismn. lnclucsua di GusTACO MACCIII. Mil11no,189;. P· 1 3· (Jl Cfr. p. es. 1.':irticol, del GORI. /J111 forlt Jd/J ,\l<,,.tt . e l'cn,ic:ro • I. N. 10. 141Go1u: l,J -I"'''""'" SrciJ!t ,. ttl, ,11111,,: 1 1/'"'· • Pcn• 5ic10 , I, 1,1. (5) /I 110Tlrol'roc,,so. f• .1 /)i (ti.1.ll P1tlrO Go,ì. Chiet·, 190:i. p 16-40 (61 Go1u: J>mno .\IJ&JliO. Chitll, Hto'I, 1>. ZS- 489 kunin, e con l'energia dei componenti quel gruppo cli internazionalisti italiani, per l:l maggior parte meridionale, che, con indomita fiereua ri\·olu– zionaria e rompendo ogni saggio indugio frap– posto :lii' irrefrenabile loro istinto rinno\'atore del mondo, si perita\'ano di disturbar ogni tanto la quiete della terza Italia sonnacchiosa. con clet chiassosi, per quanto in fondo umani, tentati\'i cli Rh·oluzione sociale, il poeta Cori che, con la chitarra in mano, usnva pert!grinare per le terre italirhe ed americane componendo versi e verseggiando conferenze 1 assume aspetto alquanto placido e pastorale. E fu una musa oltremodo tranquilla, quella del Cori, musa nobile, wnani– taria si. ma senza slanci e senza fremiti ; ciò è tanto \'ero che comparata col rombo del tor• re11te tonante del borg-ltese Carducci, la lirica anarrliit-a di Cori ci appare quale lo sguazzio cli un ruscellino cli pianura. Eppure non si potrebbe dire che la forma poetico arcaica che il Gori diede al suo anarchismo, abbia stonato in una epoca in cui la pazza rivoltellata del Bresci ave\'a chiuso il periodo deWattentatomanie in Italia : epoca giolitti;rna, in cui lo Stato Italiano si ac-• cinse a non ergersi più, come durante il regno di Umberto I, a giudice severo nelle lotte fatali tra capitalt e lavoro, in cui fece anzi il suo meglio a rimanervi spettatore estraneo ed im– parziale; O\·e un gio\·ane Re, - uno dei pochi suoi simili che non aveva imparato invano la Storia, mise fine alle persecuzioni poliziesd1e dei sovversivi : epoca che riusciva ad attutire i bol– lori dei carbonari italici al punto che, quando i repubblicani del Portogallo, con unosforao eroico. inaspettatamente cacdavano via il loro unto dal Signore, 11011 c'era repubblic;i.110 o socialista di sorta in Italia a cui fosse saltata in testa 11 i– dea di muovere anche solo un dito per imi– tare i correligionari portoghesi, sia pure nelle innocue conversazioni private. Senza poter chia– marsi menomamente anarchico di Sua i\laestà, il Cori riflesse nella sua vita dell'ultimo decennio le condizioni della monarchia italiana nell'età presente, in cui un Bakunin sarebbe stato ridi– colo, mentre un Cori, più pedagogo che ribelle, potette compiere opera utile, se anche modesta, e, spesse volte in inganno e sviata da quell'ef fel de 1111ag-c insito in ogni domma anarchico : essere, cioè, possibile un avvenire in cui la com– petenza del volgo in tutti i rami dell'umano sa– pere fos:;e crtsciuta a segno da renderlo capace di reggere la sua sorte senza l'aiuto, sempre clubbioi di una democrazia di duci gerarchica– mente organizzati. ROBERTO ~i lCHELS La sostanza di una polemica. J lo seguito « la polemica carducciana » con quel!' interesse e con quell'attenzione che l'ar• gomento e il v.dore dei polemisti mi parevan meritare: non posso dire però che le obiezioni mosse dagli scrittori delle Cronarlie alle teorie e alla critica letteraria di B. Croce siano tali eia obbligare un crocinno a cambiare opinione. Gli scrittori delle Cronaclte mostrano cli pro– vare una grande antipatia per la filosofia che essi nffernrnno o inutile o dannosa alla critica lette raria. « Più studiamo, più ci convinciamo, dice il Romagnoli (Crona:he, 33), cbe in arte chi fissa un principio fissa uno sproposito». Giustis– simo, se il Romagnoli ci avesse eletto (ed era necessario il dirlo, per quanto al Romagnoli po– teSSP sembrare supufluo) che egli per« p:incipio » intende un canone, una norma, una regola, alla quale ogni opera d'arte debba sC'ltostare. Ma allora perchè prendersela col Croce che ha mosso appunto t111ag-uerra spietata ad ogni re– gola? Se però il Romagnoli ha voluto intendere - come pare - « per principio» un concetto per il quale l'arte si distingua p. e. dalla morale, egli ha presunto - forse senza accorgersene - di distniggere nientemeno che tutto quello che intorno ali' Estetkn è stato pensato da?l'.::ntichità ai nostri giorni d;i grandissimi filosofi, parecchi dei quali non meno grandi artisti. Sorprend.e poi rli sentire dal Romagnoli intorno all'Estetica cro– ciana llll giudizio come questo : « Voialtri tin· tendi Croce e i croci:i.ni) esaminate un certo nu– mero cli fatti utistici (pochi e di sfuggita), fab– bric:ue su essi una teoria, e. credendovi in una botte di ferro, tirate spavald:i.mtnte a dritta e a manca ... Teorie, se ci pare, ,·1.:: ne possi::\1110 .iCO– clellan,: una a colazione e una a prnnzo. » (Cronarlte, 33). ì\li dispiace di dover dire che chi dà un simile giudizio del!' Estetica cro– ciana. mostra di aver dimenticnto non solo l' Estetica, ma tutta l'opera filosofì,:a del Croce. La quale - qualunque sia il valore che si voglia attribuirle - è ben allro che la con– clusione tratta da quattro fatterelli raccolti <t di

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