La Voce - anno II - n. 44 - 13 ottobre 1910

LA VOCE Senza avvedertene, mi dai ragione tu stesso, llUando per la Lega tu postuli « una identica direzione etica e religiosa fondamentale » ; la quale fai consistere 1 sempre con quella tua be– nedetta maniP.rn, imprecisa e vaga 1 di espri– merti, in « una grande concezione etica ed idea– le della vit;\, » con « coscienze temperate ad jun 1 alta temperatura religiosa». Se, in virtl'l della tua presupposta « unità di direzione, » inviti <1uindi a entrare nella Lega, « protestanti, israe– liti, idealisti, panteisti, » parrebbe evidente che tu ponessi a principio della Lega, sopra il dogma dei « CH.ttolici ortodossi, modernisti, protestanti, israeliti, » quella libertà di coscienza, trascen– dente qualsiasi autorità di religioni positive 1 che reclamano per sè « idealisti e panteisti. )> l\la invece tu vuoi, e lo vuole la Lega con te, che siate reputati e detti ancora cattolici, senz'altro, così come cattolici, senz'altro, eravate quando foste, nonchè « ecclesiastici », clericali. Qui, fra le tanaglie della logica, stride la con– tradizione: chè, per quanto ,·i siate « democra• tizzati » e modernizzati, finché si dice cattolici– smo, senz'altro, non si può non intendere quella data religione politica e storica, che essenzia.1- mente è fondata sul dogma anche contro la scienza, sulla tradizione anche contro la moder– nità, sull'autorità anche contro la libertà. Qui si divincola l'equivoco, allorché presumete di sa– nare il dissidio naturale fra i1 cattolicismo t:: la democrazia, dandone tutta la colpa al clericali• smo, ed ora inoltre ali' <e ecclesiasticismo. » Che cosa intendete. di dire? Fateci sapere che cosa resta di cattolicismo, quando ne a,·ete tolto cle– ricalismo ed ecclesiasticismo. I concili ecume– nici fino :,,I tridentino e al vaticano, col loro si– stematico strettoia di dogmi, li rinnegherete in blocco, quasi fossero puro ecclesiasticismo? Dopo tutte le vostre negazioni, diteci qual'è quel vo– stro cattolicismo, senz'altro, fatto di libertà, demo– crazia, modernità tali che protestanti ed israeliti, idealisti e panteisti possano ancora fregiarsene. Dei pericoH inerenti alle vostre volontà con– tradittorie, vi sareste dovuti accorgere, alla fine, cercando il perchè della grama esistenza della Lega negli ultimi anni, dalla condanna vaticana in poi ; mentre ogni nuovo congresso non ha fatto che rendere più acuti i dissensi, riuscendo a sempre nuove dimissioni di soci, da quelle di Quadrotta e Perroni alle odierne del conte Gal– larati e compagni. Si sperava che tu, smessa ormai la comm~dia della tonaca quando sta\"a per diventare una farsa, avresti, una volta per sempre, deliberato di battere le diritte vie della logica e .... tiella vita. Ma l'abbandono dell 'a– ,bito non è stato, in te, l'effetto di una crisi spi– rituale. In giacca e cravatta, sei rimasto quel di prima, pili con la coscienza di essere nella con– tradizione, e col proposito di non uscirne. Dico il vero, la tua mentalità_, sempre mi par– ve, e più mi pare oggi stranissimo enigma. Ve• nuto dal sacerdozio, pur fra gl' incensanti CO· nati di emergere ai liberi orizzonti dell'oceano della vita, sei rimasto aggrappato al callolici· smo con la irragionevole tenacia di un. polipo nel fondo del mare. Quando noi, bene o male, combattemmo le nostre battaglie - son due o tre anni - per una filosofia cattolica moderna, contro quella scolastica, tu pubblicasti un libro in difesa della ~colastica, anzi, meglio, dell'en– ciclica Pasrendi, e lo dedicavi sul serio ai due nomi insieme accozzati di Antonio J.abriola e1 Dio ti perdoni, del gesuita Billot. Tu avversa– sti i nostri sforzi di rompere le catene del dogma col principio di una vita evolutiva del pensiero religioso. Ai nostri pericolosi tentati\"i di affer– mare i diritti della critica biblica, a costo di profonde modificazioni dogmatiche, ti oppone'"i, accP.ttando, fra lo sdegnoso e lo scandalizzato, le formule della chiesa. Tu cercasti, insomma, sempre cl 'essere un modernista per il pubblico, ma un cattolico fra i modernisti. Allora1 però, nel tuo rigido razionalismo scolastico, presumevi di essere logico; e a noi desiderosi di conoscere i principii filosofici ed etici della tua religione cattolica non solo, ma scolastica e modernista, ricusavi di rispondere, o irraggiungibile ti rifu– giavi nelle generiche nuvole di un'esoterica orto– dossia. Oggi, invece, ti è bastato un pizzico del nostro immanentismo antiintellettualista, per di– sporti a ben vivere o morire ne11a contradizione, e inanimarti, anzi, di subito ad espormi il sim– bolo nascosto delle tue personali credenze. Ebbene, accetto. E ti invito a dire il tuo « Credo >> qui nella Voce, fra gente che, certo. non ti idolatra, ma che pure non t' ha negato mai la stima clo\"uta ali' ingegno e all'opera tua. SALVATORE M1NOCCIII. La questione del neo-malthusianismo. Torioo, 23 .,gosto 1910. l:."g'rcgioSig. Prezzolini, Alcune parole poco lu• singhiere che Ella mi dice nel suo articolo : « fa questione del ueo ma/1/ll{sinnismo » del N. 36 de la Voce mi dispen-erebbero dal risponderle; ma ritengo che es<se non volessero suonare pre– cisamente quello che sembra a chi vi si soffermi svpra un poco, e perciò vi passo sopra, e butto giù alcune righe: di replica. L'avverto soltanto che non intendo aAàtto cli ribattere punto per punto ciò che Ella dice : giacché la pole1ù ica si farebbe lunga e seccherebbe senza dubbio i lettori, che solitamente non hanno per le pole- 11.1iche lo stesso interesse dei due disputanti. Tanto più che, come vedrà, probabilmente un dissidio profondo di idee fra lei e me c' impe– dirà cli capirci bene nel breve giro di un arti– colo di gionrnle. Premetto che il mio articolo: « J\"eoma/f/111sia- 11is1110 » da lei leuo sul numero di Agosto di Ba/taglie d'oggi non era serino per quella Ri– vista nè era nuovo, essendo comparso fino da Marzo u. s. sul Bollettino della Lega per la 1nora1ilà pubblica: ciò interesserà poco lei, ma importava :,, me di dirlo. rn quell'articolo tacqui (come Ella mi rimprovera) le ragioni dei mal– thusianisti in pro del loro sistema, perchè non intendevo svolgere a fondo I' argomento, ma solo esporre le mie idee a titolo di propaganda, in forma breve quale è imposta da t:n Bollet– tino di sei pagine, che esce 1111a volta al mese, destinato più che altro a notizie. Ella combatte la mia asserzione che le prati– che anticoncezionali siano dannose alla salute. lo l I ho data sulla scorta di molti medici che cosi hanno scritto od hanno parlato; ma, non essendo medico, io non posso che giurare sulla loro parola, per me, del resto, degnissima di fede. Ella crede invece la cosa opposta, per opi– nione di altri medici .... ; se quindi, per la mag– gior sicurezza della discussione, dobbiamo rite– nere come ancora sub judice la questione pura– mente igienica e rinunziare alle sue ragioni, facciamolo pure: io non cerco cli meglio che vedere una questione di moralità risolversi da sè senz'altro sussidio che quello della mor:ile. E fermiamoci pure a questa. Peraltro bisogna allora, per legge di recipro– canza, che Ella a sua volta rinunzi alle ragioni che riguardano la maternità dal punto di vista della salute. Se Ella pensa che « di parto si muore » io potrei risponderle che si muore più facilme11te per mille t1ltre cause che 11essu110 pensa a combattere: e che, comunque, la gran– dissima maggioranza dei parti ha esito felice. E potrei aggiungere che la mamma di una volta (altre fibre, lo so, ma anche altre anime!. .. ) e le massaie delle nostre campagne circondate da nidiate di figliuoli, eppure sane cc,me lasche, depongono più per me che pe:,i:- lei. Dunque la– sciamo da parte anche la questione della mater– nita più o meno sana, più o meno mortale. \'eniamo invece sul terreno economico-sociale. Ella presenta il malthusianismo come fecondo di benefizi. I\la quali sono questi benefizi? La– sciando da parte quello di evitare la trasmissi– bilità di mali ai figli - perchè sulla questione della ereditarietà e del valore sociale di una creatura malata o di vita breve vi sarebbe da discutere a lungo e da entrare nel campo reli• gioso dove siam?, sec_ondo me, agli ~ntipodi - ,·eniamo altro più cl11aro e che, è mutile na– sconderlo è la vera chiave di volta del malthu– sianismo,' quello che più attira ed esalta i suoi seguaci. Parlo della possibilità di aver pochi figli (averne quattro è già 1111 orrore : e due spesso sono troppi, -:- talchè il i,ra~ .segno è .. : il figlio unico!) e cli 11nped1re qu111d1Il formarsi di famiglie troppo numerose, che « devono ca– dere spesso nell' abbrutime1~to m~teriale .e m?• raie». Cosi, almeno, Ella s1 esprime: ma cosi, mi permetta, non è. Non. è. già i1 1~umero de~ figli che abbrutisce le fam1ghe, ma il modo d1 educarli: e chi non sa educarli non dovrebbe prender moglie 1 perchè non saprà educarne nean– che uno, il quale verrà su allora egoista o confo~m.e di abbrutimento più raffinate ma sempre tnst1. Giacchè è bruto chiunque, anche sotto aspetto garbato e civile 1 11011 \'ive che di bassi ist~nti - e non è miseria intellettuale solo quella d1 qual– che gio\'ine cui mancò l'_istr~1zione per. bisogno di lavoro, ma anche ed 111fin1tevol_te più 9uell.a di un poeta raffinato e colto, ammirato da tutti, che semina la lussuria in mezzo alla gente traen– dola a ro\"ina dietro l'immondo suo carro. Ella mi de,·e dimo5trare, egregio signore, che sono meglio educati i figli di famigli~ piccole,. che non quelli delle numerose: meglio educati in– tendo, quando queste pa:ole indichino la vera educazione, non fatta d1 sole app~re1~ze, ma quella che è educazione di tutto, dell an11na, deJ cuore e del carattere, che non si misura dalJa quantità di lingue studiate o dai volumoni ~etti, ma dalla preparazione per quello che potra es• c:.ere la vita in relazione allo stato delle per• ~one. Io no'n condanno j•figli unici,. ~io m'7 1~e guardi ; ma sostengo che gli esempi d1 famiglie numerose che ,·ennero bene allevate, anche nel ceto povero, non solo esistono? '"!la abbondano. E la sua condanna delle frlm1ghe numerose è arbitraria ed ingiusta. . i\la i figli sono « un pcsu )>: per m?lte fan~1- glie sono già un peso d~e : per qua.si tutte pnì di quattro sono un peso 1nsopportah1le: « e non . parlo soltanto dell1economia, ma anche dello spirito ~- Sono sue parole : ed è questa verament~ la rngione principe che, lo dicano _o no, sp111g~ tanti al malthusianismo. A tutto iJ _r_esto pochi badano - forse qualche pensatore p1u p:of~~1do, 0 qualche calcolatore pi~ì acc?rto; ma_ 1 p~u, I_~ dicono chiaro, non vogliono il peso dei figliuoli. lo, ,·ede, sento una_ ~trett~ al. cuo~e. quan~~ qualcuno chiama pesi. 1 fig!n~oli - s 111~1~1~g11~1 quando sento chiamarli pesi 111sopp?rt?b1h . D!– ciamo pure che i figliuoli danno pensieri, e molti, danno preoccupazioni, e molte, e danno spesso (t_,, • .,...,,._,...,._...,, ,,, , ...,..,,..,....,..,..., ,, , , ..,..,........,.,..r.r..r.r.,r.,.,r,,r.r,,..r,r,r.,-r..r.,..,..,.~.,. _,. ., . ,..,....,..,..,.,..,...,..,,...,...,._,...,........,..,..,._.,........,.. - Siccome i nostri rivenditori di Macerata, Alessandria, Rovigo 1 non/nte.ndJ~o ~are il loro dovere e pagarci i conti, da questo numero sos~en1eremo ~ro m_vm e gior– nale I nostri lettori di quelle città se voglion ricevere ,ti giornale, c1 mandd1?f L. 1,0hO (fin~ al 3j dic. t9to) 0 L. 5,50 (fino al 3t dic: t?H). E un abbonamento I avore c e è riservato esclusivamente ai lettori di quelle c1tta. BiblotecaGino Bianco dolori_: che per mantenerli, indirizzarli agli studi, alla ,·1ta, educarli bene v't: da faticare, e a \"0lte non ci si riesce; ma non dimentichiamo poi le sod~isfazioni che ci danno, il sorriso con cui ab– bellisco.no la casa 1 il posto innegabile che tengono nella vita - quando questa 1 si capisce. è intesa come si deve. Parole, dirà lei, eh? l\'o: realtà, ve– rificabili quando si vuvle. Chè se i figliuoli in nu– mero maggiore di quattro fossero <laniero pesi in– sopportabili, che cosa sarebbero tutte quelle fami– g!1e che ne hanno pili di quattro? Ella non può dire, percht: ciò non corrisponde a verità, che tutte queste famiglie fanno vita d 1 inferno. E tutti i nostri vecchi, che si sono goduti per venti, trenta, cinquant'anni di vita comune ed hanno messo al mondo figliuoli in quantità, non li hanno saputi forse mantenere, più o meno modesta– mente, ed educare in quel modo èhe i tempi esigevar.o? Oel resto io concedo che due sposi possano liberamente porre un freno alla loro prolifica– zione: 11;:ittosessuale è libero, e nessuna legge può imporlo - e quindi si può 1 volendo, non compierlo. Questo è il mezzo che io ritengo se– condo 1rntura, 11N1insistendo sul modo curioso con cui Ella interpreta questa parola «natura» per ribattere i miei argomenti, giacchè io parlo Ji natura in uomini ragionevoli, e non di bruti o, di esst::ri abbrutiti. Elln invece ammette la li– ceità dt altri mezzi diversi dalla pura e semplice astinenza: qui, in realtà, si concentra il dis– sidio. Vien perciò in campo la domanda: Qual'è lo scopo dell'atto sessuale? Se si ammette che è la procreazione, il malthusianismo è condannato: se si ritiene invece che sia il piacere, inteso come obbedienza cieca agli stimoli della carne, allora Ella ha ragione. Ora per me l'atto ses– suale non è scopo a sè, tal quale come il man• giare, il bere, ecc.; ma, come queste funzioni, è collegato ad uno scopo più lontano, che per lui è il mantenimento della specie. E il piacere che lo accompagna, co1ne quello che accompa– gna le altre funzioni della vita, é invito, stimolo, è premio, ma non è scopo. E come le regole dell'alimentazione si fondano sui bisogni della conservazione e non sui capri-:ci della fame, sia pure che non ne prescindano, cosi quelle del– l'unione sessuale si regolano sulla necessità della procreazione a cui essa è destinata, non sul bol– lore della c3.rne, al quale invece troppo si in– spira il malthusianismo. Se dunque necessità vi sia - o per la salute della moglie, o propria, o per il bene dei figli nati, o per altra giusta ragione - che la fami– glia non cresca, i coniugi, se forti ed educati alle asprezze della vita (e tutti dovrebbero es– serlo), troveranno l'energia necessaria ad osser– vare un'astinenza· che si fa passare per più pe– nosa di quello che realmente sia. E se essi non sono forti ... ? Ebbene: dovremo noi alterare le leggi della natura e industriarsi ad interpretarle a modo nostro per adattarci alla mediocrità o alla bàssezza di alcuni uomini, sia pure si trat– tasse di molti ? Potrà, e magari dovrà, farsi cosi per le leggi umane, che sono transitorie e mu• tabili ; ma per quelle delle natura, che per me vuol dire leggi di Dio, 110 assolutamente. A questo punto mi piace osservare come in qualcosa lei ed io ci combiniamo : ed è nel con, ..ù"umm:: dii inconsiderntamente o, peggio, bas– samente, metta al mondo dei figliuoli. Anch'io condanno, ad es., l'ubbriacone che, tornando a casa male in gambe, esige dalla moglie un mo– mento di un'ebbrezza che allora è al disotto di quella anima!esca, e della quale dovrebbe ri– spondere come di un delitto : ed è la paternità cosl ottenuta del1a quale, probabilmente Ella scrive che è schifosa, e lo dico anch'io - come anch'io riconosco al pari di lei un vero egoismo in alcuni uomini inconsciamente prolificanti, sen– za pensiero per la moglie o per la famiglia che realmente non dovrebbe crescere. l\la a questo punto ci separiamo e giacché Ella vuole climi• nuire le conseguenze di atti condannabili, io invece intendo di proibire gli atti stessi, che ri– tengo in simili casi vere sregolatezz_t>, anche se compiuti secondo le norme malthusiane. Non voglio dire con questo che tutti i malthu– sianisti siano da giudicare ad una stessa stregua, e voglio ammettere anzi, con lei che_ve ne siano di condotta rigida e, nel resto, onesta; convenga peraltro con me lei, che dimostra di volere stare nel pratico 1 che la g~an~e massa della gente. non prenderà il malthus1amsmo come scuola d1 co– stume. Perché una delle due: o si considera il matrimonio come un legame di anime e di corpi, di cuori e di manti, e allora l'atto sensuale ar– monizzerà soltanto se completo colla completa fusione che vi è fra i due sposi : o I' unione dei loro corpi si considera come un capitolo a parte, da disciplinarsi c°iine un' altra fusione corporale qualunque, ed allo a ca~e il .concetto _di.fedeltà e infedeltà nel mat imo1110.Dire, 111fatt1,111fedele e condannare chi compie con altra persona che non sia la moglie un atto purame_nte materia~e e carnale e, diciamo cosi, superficiale sembra m tal caso un assurdo, e quindi appariscono legit– time anche le altre unioni, stabili o no, palesi o clandestine, venali o di passione fuori del ma. trimonio. Può darsi che io sia così poco fondato nel– l'arte del malthusianismo da non conoscere, al– i' jnfuori dell'unione in periodi specia!i di i1~fe~ condità (non garantita, del resto) mezzi da d1rs1 decorosi per evitare la concez1on~: 1:na a me seinbra che la pratica del malthusiamsmo c~n– duca logicamente, e molto prontamente, alla vita libera ed alla prostituzione. Cosicchè io non esito a pronunziare la con– danna del malthusianismo, in nome della morale: e concludo che non è da condividere !' ~rrore sistematico dei malthusianisti ~er le fanughe nu: merose, scuole di fortezza, d1 caratter.e J~er 1 genitori e per i figli, e che se . q~alc~e giusta ragione militasse in favore della 1i.m1taz1011~ della prole, un solo mezzo è da aversi per lecito : la continenza. . Certamente questa condanna dipende ~al con– cetto che io·ho della vita e del!' amor~, Il quale non collima con quello che ne hanno_ 1 malthu– sianisti se almeno io so comprendere 111 un pe!1- siero solo gli argome11ti che .~Ila. l~a addotti : giacchè mi pare che troppo essi_111ch_n11~0 tr~rr~ le norme della vita dal l:'ropos1to d1 .d11mnu1re 1 carichi e le noie che s' 111contn:tn? 111 essa. lo invece vedo nella vita qualcosa d1 alto; e se1~to che per un ideale, sia pur 1 c~uel.l~del semplice rispetto ad una legge, nè I 111c~1v1~uo, _nèla ~o– cietà hanno diritto di arrestarsi d111anz1a noie, a dolori a temuti danni. Con questo concetto della dt'a chi abbisogni di poca prole non cer- 415 cheril la soluzione del problema nelle pratiche malthusianiste, ma nella continenza. che egli sa– prà rispettare. L'amore corporale essendo mezzo e non fine, e la passione stimolo non scopo, se è ,·ero che questa passione divampa gigante é fors' anche irresistibile in chi non ha mai ,·oluto frenarla, sosteugo invece che in chi ha :l.\"Ut0 educazione adatta ed ha saputo avvezzarsi ad usar bene;: le sue energie, essa non sorpassa certi limiti entro i quali è possibile, senza egoismi, padroneggiarla. Non occorre essere anormali o santi per osservare la continenza nel matrimonio: se Ella che giudica questa un'assurdità (mentre sorge qualcuno meno corretto di lei le dirà una menzogna ed un'ipocrisia) non conosce esempi, non so che dirle, creda a. me che ne conosco e non pochi. E qual'è ii mezzo per tenere una tale con– dotta senza che vi siano sofferenze di salute o lotte troppo aspre ed infeconde da sostenere? Tale domanda Ella giustamente può farmi, per– chè nella risposta 5ta, in sostanzé\ la soluzione di tutta la questione. E io devo confessare che forse qui è il punto in cui nasce fra lei e me un dissidio insanabile ed è difficile intendersi : gi:,,crhè io non so vederla che nella fede e nella pratica sincera ed assoluta della vita cristiana in tutto il fl10 rigore. Può benissimo darsi che le ragioni da me finora addotte valgano poco, iso– late, so che valgono per chi ha fede callolica e vive cristianamente. E a chi mi dicesse che, al– lora, solo i cattolici saranno in coseienza tenuti ad astenersi dalle pratiche anticoncezionali, non gli altri che non credono, risponderei che essendo la verità una sola, non possono esservi leggi diverse. Quest'ultima cosa ho voluto dire, benché sia certo che mi frutterà la taccia di intransigente, perchè in tempi in cui sono facili gli equivoci mi piace prendere netta posizione; e trattandosi di una questione relativa a quella moralità per la quale, com'è ormai noto, da assai tempo io combatto, ho desiderato si sapesse, anche a scanso cli inutili polemiche, che io ha lavorato, lavoro e lavorerò sempre anche in unione a chi abbia fede ed opinioni diverse dalle mie per una moralità che si accordi coi principii cattolici che io professo. Di qualunque altra cosa che la moda o l' illusione facesse passare sotto il nome di moralità ma che a quei principii contrastasse, io sarò sempre av,·ersario. È chiaro questo? E non ho altro da dire. Grato per l'ospitalità che mi ha ,·aiuto accor– dare, la saluto rispettosamente, suo Oev. Prof. RODOLFO BETTAZZI. (Risposta di C. Prez=olini al prossimo 1111- 111ero). Natbaa e I moderalall. Roma, 6 Onobrc 1910. Ca,•o Prez::olini, il conte Alessandro Casati, il quale evidentemente dev'esser pentito di aver fatto c.tusa comune per qualche anno col movi– menti) detto modernista facendosi scomunicare da Pio X, si meraviglia che io abbia preso sul serio, nelle corrispondenze al Secolo, Ernesto Nathan ; e questa sua meraviglia ha voluto CO· municare ai lettori della Voce, aggiungendovi qualche riga di commento che io, per parte mia, respingo vivamente. Sarei curioso di conoscere i motivi che non permettono al Casati di prendere sul serio il Nathan. A me pare che intorno al discorso del XX settembre siano state dette molte scioc– chezze ; bisogna riconoscere che i clericali sono riusciti nell' intento di gettnre il ridicolo sulla persona del sindaco di Roma, se anche il Ca• sati si unisce a loro. I vari i Bastoni e F1·usle non si stampano dunque inutilmente ! Io, contro le affermazioni furibonde dei gior– nali clericali, volli dimostrare che il discorso del Nathan non conteneva affatto ingiurie volgari al pontefice, nè errori storici che giustificassero quello sdegno a freddo. E mi rallegrai che un pubblico funzionario avesse coraggiosamente rotto quel convenzionalismo ignorante per cui gli è vietato di parlare di cose che riguardano le istituzioni e i fatti religiosi, i quali pure ap– partengono alla storia e dovrebbero intetessare come tulli gli jlltri falli, il pubblico. E con sor– presa vidi nella Voce che lo Slataper _giudicasse senza dimostrarlo, quel discorso composto _di besliali!t>, prendendo a prestito una \"olla tanto il linguaggio dell'Osse,-valore 1·oma110. A me pare che vi sia maggior spirito di setta in coloro che appartandosi da ogni azione sia intellettuale che pratica son paghi di stare alla finestra per dare approvazioni o biasimi sugli atti degli altri uomini, a seconda che essi \"a– dano loro più o meno a genio, che non in noi che spendiamo la nostra piccola operosità gior– no per giorno lavorando per quelle idee che re– putiamo più vere. E mi addolora vedere uomini come il ·casati che da lontano gettano il discre– dito su un lavoro che pure non è inutile, e giu– dicano frettolosamente di stati d'animo com– plessi e profondi, tanto più che adoperano due pesi e due misure a seconda tielle persone che più prediligono. Io non voglio difendere nessu– no, ma non so comprendere come il Casati giu– dichi così acerbamente la posizione di alcuni che pure lui ebbe a collaboratori nel Nùmova– meulo e aiutò a mantenersi in quella posizione che conservano tuttora e che io, se interessa qualcuno saperlo 1 come lei, caro Prezzolini, può testimoniare, non appro,·o nè ho approvata sin dal 190S.

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