La Voce - anno II - n. 44 - 13 ottobre 1910

412 LA VOCE trocede: s'agita. « Qui tutts' è verso il riag• giare. Dove? Kon importa! » La forza umana esiste solo per combatte,e non per vincere. Ma no; probabilmente c'è una vittoria: lo sviluppo dell'individuo. Anzi questa è la realtà : « ciò che noi chiamiamo \'ita è l'au– dacia d'una parte contro il tutto ». Le forze universali esistono in quanto sono contro la forza individuale. « Tutto cerca di disturbare il diveniente e di distruggere il divenuto. » « Esser ostacolati da tutte le parti significa vivere. Poter espandersi da qualunque parte è morte. » Fiore dell'individualità è il pensiero; il quale concepisce e tende a un dio. Il mondo non è libero, ma diventa libero. Dunque an– che se non esiste un dio in principio dei tempi, può essere che l'universo alla fine dei tempi si fonda in divinità. E poichè _tutto è condizionato ali' indivi· duo « la massima pazzia nella vita è star chinati. L~ vita è dedicata all'opposizione. Noi dobbiamo star su ritti, alti quanto pos– siamo, e finchè si picchi in qualche posto ». .e Coi nostri denti contro i denti del mon– do I » « Tutta la \'ila è rapina ; scintille sprizzate dal sole av\'ampano, infiammano il cosmo: - e la polvere le ringoia. Soltanto una sacra guerra ! Le più alte e profonde potenze s'imprimono in ogni forma! Sta duro ; ed è tua la vittoria. Quando hai oprato il dovuto per la ,,w vita nell'ansia e nell'angoscia, esse stesse ti solle,·e– ranno dove speri e vuoi. Buttati rapacemente nel tutto. Come hai pu– gnato e meritato, gli dei ti son debitori: prendi poichè tutto è tuo! » Questo più sentimento che pensiero, sgoc– ciolante ancora del sangue in cui è nato, deve suscitare in uno spirito meditativo e bisognoso di giustificare ogni sua tendenza in una tendenza universale, almeno un tentativo Ji teoria. Ed è il così detto pantragismo: cioè l'amplificazione rr,etafisica del carattere del suo spirito e del la sua poesia. Hebbel è poeta, non filosofo : <( Se c'è qualche cosa d'eterno nella mia anima, ed essa ha un punto centrale, è il mio ingegno per la poesia ; e il fatto che per esercitarlo io non conosco nè stanchezza nè ,·enalità, e non mi riesce mai di .1ccontentarmi, m'è garanzia della costituzione del mio essere più intimo. » La sua facoltà poetica è la sua salvezza: in sè non potrebbe sostenere il suo spirito gon– fio del doloroso momento storico. Un critico scrisse che le opere di Hebbel erano grandi, ma che egli impazzirebbe. - No, caro mio; anche nel la febbre son padrone di me stesso. E Shakespeare non è stato un assassino perchè s'è potuto liberare in Macbeth. S'occupa filosoticamente solo di ciò che l'appassiona j non sa irnporsi un interesse; e il risultalo è appicco a un nuovo dubbio. Le sue sentenze sono sincere conclusioni del suo essere attuale: molto spesso contradditorie, dunque. Usa gli stessi vocaboli con più si– gnificati, a martirio dei e begriflì • ovverossia Docktoren der Philosophie. Solo per potersi formulare s'impossessa, o cerca. della filo– sofia più vicina a lui. 1\lla a itonaco, in un giardino pubblico, sbatacchia im proHisamente per terra Hegel e Schelling, e li calpesta con gran gusto, per non diventare matto. E a volte il meranglioso spinto poetico che c'è in Hebbel si rivolta, più forte di lui contro il suo dubbio, e s'afferma fuori dai confini torbidi del ragionamento in una cer– tezza mistica che solo la nostra fede può ac– cogliere e comprendere e dimostrare. S0110 i grandi attimi di ,·ittoria della vita contro le nostre incrostrazioni su di essa: s'accetta e si benedice la sua realtà irraggiungibile come fonte d'ogni larnro umano. Riconoscendo il mistero che ci agita e ci costringe a cono– scere, per cui noi possiamo appena descri,·ere le cose, ed esse perciò non s'esauriscono mai. il poeta si rituffa nell'istinto primo della vita, e le sue parole son come fatti nuo,·i davanti a occhi stupiti d'antenati : quasi rea– lizzazioni concrete di nuove possibilità che allargano il respiro dell'uni,·erso - e la sua gioia. Hebbel sa che la poesia è una 11eccssi/,i na• turale, assoluta, unica. Egu:1glia l'opera d'arte a un fiore o a un frntto, una tempesta, un espandersi violento di sole : deve esser per– fetta : nessuno le possa aggiunger niente. An– che se gli uomini non esistessero più, il poeta parlerebbe. li poeta è la coscienza del– l'umanità. Ed è un artista che cerca la ,·erità, non la bellezza. « Grazioso è certo, ma vorrei sapere se è anche vero ». La bellezza nasce dal ritrovamento della verità; senza di essa una cosa può esser seducente, non bella. Hebbel non ha affatto ciò che si dice buon gusto. li bello lo comincia a capire molto tardi. Non ha il senso delle proporzioni mi– nute, delle simmetrie ciceroniane, dell'oppor– tunità sagaci. Non aggancia scheletri e poi P impolpa; ma elimina via via fino all'osso, con crudeltà. Per questo la sua arte è dur~ e inflessibile : tedesca, come la sa dare la Germania quando vuole smentirsi e affermarsi nello stesso tempo. Ma niente brume: un sole infernale che si spacca e rimbaln senza oscillii su angoli e spigoli netti, a coltello. 11 suo è un mondo di durezza calvinistica. Mastro Antonio (nel dramma borghese Ma– ria Maddalena): <( lo, Yecchio peccatore, certo non sono forte abbastanza per andar di passo con la moda : 11011 posso trO\"ar la cle,·ozione nella strada, c.ome un maggiolino: per me il cinguettio de' passeri e delle rondini 11011 può far le veci dell'organo; se ho da sentirmi il cuore elev;i:to, devo udire dietro a mc serrarsi sbauendo le &ra,·i porte ferree della chiesa, e immaginarmi che si siano rinchiuse le porte del mondo. Le alte mura fo– sche con le strette finestre, che non lasciano entrare la luce abbagliante, proterva del mondo, se non filtrandola e oscurandola, dovrebbero rinserrarsi intorno a me - e lontano elevo scor• gere l'ossario, col teschio murato. » E Hieram (nel dramma Moloc), il fratello di Annibale : « Bianchi come argento i capelli, ma lunghi e folti, e il riso impietrito dal corruccio: così ti vidi nella mia fanciullezza ; e cosi ti \"edo an– che ora. Noi bambini ti fissa\"amo irrigiditi, ràb– brividendo; i maggiori s 1ssurravano ai più pic– coli: - Quegli ha bussato con gli altri nJlc porte di Roma. E se il vento s'limpiglia,·a nei tuoi capelli e li 111O,·e,·a, a noi pareva d'essere davanti a un pro– digio. ì\J a quando mi si disse che una volta una serpe t'a'"e,·a morso senza che tu te n'accorgessi, pensai subito che do,·e,·a esser così. » Ossa ; senza congiunture. È l'irrigidimento d'una volontà ascetica. Rivive l'arte egiziana. La mano educata alle rotondità elastiche degli efebi greci se ne ritrae ferita, povera mano venata nell'alabastro d'indaco puris– simo! E quando un soflìo di dolce amore alita su cotesto impietramento, scoppia al sole una parola semplice e meravigliosa come una genziana dal Carso : « Cattivo! Sono cose eh' io t'ho dette al buio. Yuoi \"edere se arrossisco, ripetendomele tu di giorno? li mio sangue (: cosi stupido : sale e cade di colpo 1 e mamma m'assomiglia a un ro– saio che::abbia rose rosse e bianche sullo stesso fusto. » È Kriemhilde (nella trilogia / Nibelungi) che parla. 1\.la anche le sue creature più mili s' ina· spriscono di punte come canini. Una vendetta, un tradimento, un compito sacro, l'arnure stes– so, esasperano divinamente le sue donne ; la loro debolezza di sesso diventa forza sociale: Giuditta può uccidere Oloferne perchè ella non è stata capace di resistergli; la dolce Kriemhilde si dà a Etzel, re degli unni, che non ama, per vendicare la morte del suo Siegfried. La colomba diventa avvoltoio, tutta la sua schiatta è ormai, per causa sua, sangue e tronconi. Ma ancora qualcuno vive. E: « No, 110 i e anche se do,·es::,i s,·enare tutto il mondo, fino all'ultima colomba, giù, che non ha lasciato ancora il nido. io non rabbriddisco e non me ne ritiro. » Donna? debolezza? Ecco la donna hebel– liana (Genoveffa): « lo sono una donna. Una donna tien na– scosto il dolore, perchè esso è brutto e macchia il mondo. Sono una creatura umana. E una crea– tura umana non può lamentarsi da che il Sal- BiblotecaGino Bianco ,·atorc è impallidito, nullo, sulla croce. Perciò sep– pellisco nel mio petto silenziosamente il dolore, come, quando sarò morta, mi se;ppelliranno. » La sua « maternità » sacrificandosi nel modo più utile, diventa eroica, e -- quando ha peccato - si redime invocando a sè la morte, aflinchè i bimbi continuino a giocar nel sole e la vita risusciti il malato (Clara, pensando a suo padre, Mastro Antonio): <( Dio, Dio ! abbi pietà ! pieta per quel povero vecchio! Prendimi a te! l11 nessun altro modo gli posso giovare ! - Come si stende il bel sole d'oro nella strada! i bambini allungano le mani per prenderlo, gli uccelli svolano d'ogni parte, i fiori e l'erbe crescono su, instancabilmente. Tutto \'ive, tutto tende alla vita: migliaia di malati tremano in questo momento davanti a te, o morte. E anche chi poco fa nella notte tormentosa t'invocava non potendo pii'I sopportare i suoi dolori, anche lui risente ora rnorbido e buono il suo giaciglio. Ma io t'invoco! Risparmia lui: la sua anima si storce via da te ; concedigli an– cora tanto finchè il dolce mondo gli ridiventi grigio e deserto, prendi me per lui! Non rab~ brividerò quando mi stenderai la tua fredda mano; la stringerò coraggiosamente e ti seguirò contenta, come nessun'altra .creatura mai t'ha seguito. » Ed è l'incosciente potenza femminile un disgregamento tragico dell'essere. Passa la donna, e dalla vita che d'intorno le si pro– tende smaniosa di benedizione e d' india– mento, si risolleva la maledizione eterna cui l'ordine sociale, sovrapponendosi, ave,a rin– tanata sotto la coscienza umana. La bellezza ingenua di una villana - Agnese Bcrnauer - penetra nel mondo come una potenza eh' esso non può contenere, e n'è sconvolto e dissolto finchè non l'annienta. Le sue persone son costruite a secco, senza interstizi. Non si rifugian sul più bello, nè mai, nella così detta natura, per s~ntire la propria eco nella sua pace indistu, bata, pronta a colorirsi d'ogni più piccolo tentativo di personalità che si balbetti, e offrente brac– cia erbose per involgere subito la pudibonda anima denudata. 11 suo dramma, anche nelle effusioni liriche della coscienza che dimen– tica le altrui e prorompe tutta di getto, è pieno di movimento :atimo. Il significato dei vari conflitti scorre sotto le loro incar– nazioni, e a ogni tratto scoppia sus.sultm1do come per uno sconvolgimento sotterraneo e squassa tutto quello che noi sino allora si credeva l'equilibrio del dramma. La realtà psicologica non è rimastichio di bocca in bocca d'un esile niente lardellato con sapien· za; ma è, come nella vita, un fatto palpa· bile, giudicabile, che ingrassandosi di sangue rosso, precipita sicuro, incoercibile, val~nga, schianto, tragedia. Ma Hebbel è senza dubbio un'artista tur· bato. Oltre il suo mondo, porta addosso, assil– lante pii1 d'un tafano agostano, la coscienza teorica del suo mondo. « Se non sapessi in modo cosi orribilmente preciso ciò eh' è l'arte poetica in sè, progredirei molto come poeta ~- Anch'egli sente che i suoi caratteri sono spesso conseguenze ultime della sua idea filosofica: cioè asserviti al suo carattere. Non sempre riesce a superare la sua teoria. Le sue novelle, p. e., sono artisticamente in· concludenti : sforzi a dimostrarsi nel con· creto questa o quella sua veduta. li concepi• mento filosofico delle cose, che deve essere il contenuto morale, la preparazione dello spirito per penetrare nella grande umanità, qualche volta fan parte, per proprio conto, della sua intuizione. Esperimenta nelle pro– prie creature la lotta fra il bene e il male. Il suo bisogno di verità l'acceca: costruisce con essa, senza ridarsi alla vita dopo averla trovata. Heine diceva profondamente che in lui c'è più verità che natura. E avviene an– che che la sua arte sia il suo sfogatoio im– mediato : onde la passione, anche se ci è simpatica, non riesce a suppi ire affatto la bellezza cui con le sue ondate di fondo ha impedito d' illimpidir~i. « È difficile, infinitamente difficile nobilitare la la vita ad opera d'arte, cpando s'ha sangue in– focato ciJme me: è presupposta una padronanza sul momento, che - almeno per chi pretende ancora qualche cosa da esso - non è facilmente raggiungibile. » Nella maturità, è vero, raggiunge questa pa• dronanza ; ma a me pare che essa sia cosl serena e pacifica perchè ormai i « momenti » procedono zitti zitti in concorde teoria, di– stribuendosi da buoni compagni il lieve peso. come se soltanto il ricordo della frusta, dopo aver smidollato ogni loro velleità di sparta– cismo, li tenesse per sempre curvi su' loro passi. Scipio Slataper. Il Partito Socialista nel presente momento. Pubblicl1iamo una parte della rcla=ione sul Suf– fragio universale rl,c Gaela110Salvemiui soslcrni al congresso socialisla di 1l/ila110. 1~· i111po1'1aulc perc!,è fissa l'alleggiamento del primo nucko di ,-ifonuisli dissidenti; i quali non acutta110 il ri– volu::iouarismo parolaio, ma 11ca11c/1c i11/e11dono clte 1·1 riformismo diventi sinonimo di 111i11islt•ria– lismo, di 1riolillis1110,di 111asso11ismo cronico, e faccia dei pa,-lilo socialista u.11a. 1wotta organiz– zazione ol~[!'arcldra a esclusivo se1-vi::iodeile cor– pora::ioni operait- più potenti, e a danno deL/a 111assimapa1'le della. rlasse lavoratrice non clel– lorale. Ci sono per i parliti politici due diverse ma– niere cli sentire ed anermarc la necessità di una determinata riforma. Una maniera è quella di inserire la detta ri– forma in quell'elenco di desiderati, numerosis– simi e svariatissimi, il cui insieme costituisce il cosi dello « Prograrnma del Partito», senza però darle la precedenza sulle altre; chè anzi il Par– Lito con la sua azione giornaliera e con le rna– nifestazioni delle sue rappresentanze ufficiali la– scia più o meno esplicitamente comprendere che per il momento l'interesse attivo della or• ganizzazione è rivolto verso altri punti del pro– gramma, che la inclusione della riforma nel pro– gramma indica solo un desiderio fra i tanti, è fatta semplicemente ad mcmoriam, 11011 rappre– senta una netta e delibernta volontà di concen– trare le forze della organina1.ione nella conqui– sta immediata di quella riforma. L'altra maniera si ha quando il partito consi– dera uno od alcuni punti del suo programma come pili urgenti, più utili, pili opportuni di tutti gli altri ; e dimostra un' incrollabile \'olc,ntà cli conquistarli immediatamente; e non si di– chiara soddisfatto, fincltt: non abbia dtfìniti\'a– mente conquistate quelle posizioni i e non aba bandona il suo obbietti\"O immediato per nessuna considerazione estranea, per nessuna offerta, per quanto larga e lusinghiera, che possa essergli fatta dai partiti avversari riguardo agli altri punti del suo programma. Un partito deve saper classificare e graduare le proprie esigenze, assumendo una iniziativa prima delle altre 1 dando ad una rilonna o ad un grup– po di riforme, più urgenti, più necess~rie, più utili, la precedenza sulle altre. Un partito che non sa fare questa scelta fra le infinite riforme, che sono desiderabili dal punto di vista della classe sociale o delle classi sociali di cui ,·_uole rappresentare gl' interessi, è un partito che non sa quel che si voglia, che vuole troppo e non stringe nulla, al quale manca il sens0 della realtà e la capacitci. cli adeguare l'opera propria alla realtà stessa. C'è stato un tempo - chi se ne ricorda più fra noi? - in cui il nostro partito ha saputo classificare i suoi desideri ed ha saputo subor– dinart ad un gruppo di esigenze immediate, de– terminate, tutte le altre parti del suo program– ma. Quando i partiti conservatori negavano alle nostre organizzazioni politiche ed economiche il diritto cli esistere, noi volemmo soprattutto esi– stere, e concentrammo tutte le nostre forze per la conquist:1 delle libertà politiche fondamentali. Non che queste libertà noi le concepissimo come fine a sè stesse, come rimedio taumaturgico, come panacea di tutti i mali. No. La multifor– me congerie dei bisogni immediati e lontani, materiali e ideali della classe lavoratrice, noi la sentivamo e l'affermavamo sempre; e non v'era riforrna sociale, o tributaria, o scolastica, o am– ministrati,·a, cli cui non vedessimo la necessità e l'urgenza i ed ogni occasione ci era buona per prospettare ora questo ora quel lato cieli' in– finito problema sociale e per proclamare ora questa ora qut:lla rivendicazione della classe la– voratrice. ~la di tanti bisogni, di tante riforme. di tante rivendicazioni, una era sempre quella che nel nostro spirito predominava sulle altre,

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