La Voce - anno II - n. 43 - 6 ottobre 1910

LA VOCE ghi:-.simo e sc?nnesso libretto. Al contrario egli :weva scorto 111 esso 11011 ~oltanto alcune ottime situazioni liriche (qual 'è il celebre quartetto} ma pii! ~n~he, situazioni intimamente rispondenti alla v1s1onc perso!1al_c della vita e dell'art<.: quale a poco a poco gli s1 era venuta rivelando con un processo di originalità eccez1onal<::nel nostro melodramma ouocentesco. Cosi sono propenso a credere esser proprie, in ragione di pocht !Scene - le migliori, a parer mio, non tanto dei /'uri• tani quanto di tuuo il teatro belliniano - che il nostro grande musicista si sottomise a spre– mere, fino a stancar!;-,, la vena della sua candida melodia_ in u_m; lorma che 11011 ne pot<:::vacon– tenere I flutti se: non scemandone il \'nlore e indel>olendone I 'eflicacia. JI Bellini, oisogna anzitutto affermarlo a sua ~rande ~loria, uni\'H a una immag;inazione rara per la sua squisitezza ed eleganza, una non meno, a.11✓.i, per il suo tempo, pili rara robu– stezza e concretezzn nel disegnare le vn\te linee del melodramma. La Norma e la So1111amb11la hanno sopra la massima parte delle opert me– lodrammatiche dell' epoca anteriore, contt:mpo– ranea e posteriore, il vantaggio cli esser conce– pite subito nelle loro linee generali, neW idea prima, onde i particolari, frutto d'un' immagina– zione equilibrata e stnma, vengon quasi n di– sporsi, nel tnglio perfetto clt:I quadro, con qudla unica simmetria di proporzioni che distingue il genio classico, perfetto possessore di sè, dal genio romantico, ansioso ricercatore del proprio t:qu_ilil?ri?. Questo clono di sintesi, direi quasi, apnonstica ciel dramma, che affratella le c.indide opere del Bellini alle caste divine tragedie so– foclee, e il pathos pacato e purissimo dei suoi canti sgorgn11ti da 1111a ~cnsibilità, che ben (! statn paragonata nell'ode del poeta, alln .saggia sensibilità dei Greci, CO.!,tituiscono il nucleo della personalità estt"tica del Bellini, e è :idesso in modo speciale che occorre riportarsi per com– prendere l'importanza n1assi111adei Pm-itani. È certo che il Bellini, se la morte 11011 ne avesse troncata prematuramente la vita d' una delica– tezza 4uasi femminea, si andava incamminando verso una forma di dra111111:1 latino, d'equilibrio perfetto come forma e contenuto, nelln sua ori– ginalità riallacciantesi alle più severe tradizioni della nostra arte melica e non melica. Più vicino nel sentimento e nello stile (quasi sempre l'uno e l'altro delicati e nuovi) ai nostri divini quat trocentisti e cinquecentisti (arte polifonica co– rale) e ai nostri non men divini secentisti e set– tecentisti (arte, oltre che corale e strumentale, monodica) di quello che non lo sieno stati alcuni scrittori d'opere buffe e i romantici in generale (Donizzetti, \'erdi); il Hellini, non soddisfatto ancora degli esempi dati con la 1Vormn e con la So1111nmbula, andava ricercando l'ideale (noi di– remmo volentieri greco) d'un gran dramma eroi– co-erotico, in cui alla vasta nobiltà delle linee corrispondesse una sempre più perfetta architet– tura delle parli. Nei Pm-itaui queslo tent;ltivo se è fallito nella totalità cieli' attuazione, come non era fallito nella 1Vorma e nella So1111am.– b11ta (stupende opere, nella prima delle quali la sensibilità finissima clPI musicista ha trattenuto la sua musa dal cadere, nelle parti non erotiche, in quel tipo di musica brutale, se non proprio banale, triste gloria del nostro ultimo melo– dramma, a volte cosi scetticamente malmenato dal gaio e impudico Rossini, e nella seconda la h:1. allontanata eia quell'elegiaco bt\ccolico e eia queJI 'arcadico lezioso che rendono spesso su– perficiali certe opere dei secentisti e settecentisti), traspare però in modo eccezionale dallo stesso fallimento, in grazia del contrasto che fanno al– cuni frammenti di straordin.iria bellezza con le parti 11011 riuscite. Questi frammenti sono : il preludio e le tre scene (guerresca, reli~iusa, festante} che aprono J'atto (fino all'aria di Riccardo); la sublime sce– na della fuga d'Arturo con la Regina \·elata e il prodursi della follia in Elvira; la 11011 meno sublime scena del delirio di quest'ultima (/Jeh ! re11dete11ii la speme, o lasciatemi morire) e il bel• lissimo preludio orchestrale del 3° atto. Trala– -=,ciodi not.ire, oltre che il notissimo quartetto, le grandi bellezze melodiche dello spartito, tra le quali alcune melodie del dolce duetto del terzo atto. Accenniamo brevemente, per meglio dimo– strare quanto è eletto sopra, alle scene succi– tate. JI preludio comincia con una breve strofa tem– pestata d'accordi, quindi ripetuti stroficamente, "e non armonicnmente, da un'eco J>ianissima. Subito siamo t.:olpiti dalla perfezione della con– <.:ezi?ne e del colore. Si noti la squisitezza delle terzane con cui sul tremolo cupo dei bassi ar– moniosamente si conclude questo primo episodio d'ouverture. Segue un movimento eroico dal ritmo robusto e pieno d'un largo calmo respiro. Profondamente belliniano è il movimento melo– dico che scaturisce d:lll'episodio di chiusura di ,questo severo inno guerresco. Il coro successivo è tc:ssuto sopra la ripetb:ione del preludio: ed ecco, a un _t~auo, che da esso sembra zampil– lare ~111. dehz10~0 _allt:fft·o marziale, chi= è quanto Pl!Ò 1sp1rare d1 pili gaiamente titmico, il ris,·e– glio d'una c:\serm:1. . '> questo alle,f(ro segue: un purissimo coro re– hg10s0, certo paragonabile per il sentimento e la ~en~plicità stilistica, alle più belle C'ipressioni Jtal!ane della 111us1c~religiosa, :se non proprio an~1ca. moderna. - Si ricordi le squisite pre– ghiere del mauino e della ~era rn::11~ restale ~elio Spontini, per citare un'opera nostra riabi– litata recentemente. _A~la preghiera fa g-aio contrasto il ~razioso e ongU)ale Ct)r? .di fe!'tta che rico,da n~I tipo pret– t~mente bel11111a110 hl pensi anche nl coro della .So1111ambula « In Eh·ezin non ,·'è rosa •l certe tarantelle, eseguite eia un :uclimentale \'iOlinbta ne!le rc~tc popolari siciliane. Il curo cli festa si chiude co11 una stn.:ttn geniale t elegantemente tradizionale. propria nllo ~tile bcllini:i.110. . !\•o~ahhiamo dunque qui un quadro a tre pnrti 111 cui é \'Cramente ammire,•ole l'originalità e la purezza della fantasia che cosi nobilmente :1a sa– puto anrnlgamare tre caratteri tanto dh·ersi : la rudezza guerriera, l'umiltà religiosa. la frcscheua damrnnte della tar:mtella. 11 secondo frn1111nento<li cont<::nuto dramma– tico di\'erso e molto comples~o t·ornincia col bellissimo allr.'gro in sol. Su un movimento osti– nalo dei bassi si muove impetuosamente un an– sioso disegno a terzine cli semimi•,ime gonfiato per co~I dire da tumultuosi crescendi. J~ un di– segno che non lrn nulla a invidiare ni pit'l famosi !-;pu11ti della grande arte orchestrale dei classici, e rhc, pur contenendo in sè il germe profondo d'un magnifico svolgimento putamt.·nte musicale, si adegua rigorosamente alln ·situazione dram– m:11ica, eia cui derh·a continuamente la mute– vole i.;;pirazione cl'cpisodi armonici, ritmici, me– lodici st:mpre nuovi e nitidami::nte disegnati ; come il feroce « allarme », il fremito dell' inse– J;Uime11to, la confusione del popolo, In disperata sorpresa d'Elvir:1. per la fuga del fidanzato con una donna. Anzi è eia questo punto che la scena di descrittiva si tra$forma in intima e sale al pathos più grave della tragPdia. La gio\'inetL.'l credendosi tradita dal fidanzato smarrisce nel cozzo del sospetto improvviso e cieli'amore, la sua fragile ragione qt•asi infant;Je. (~ forsè qui dove il Bellini ri fa vedere, pill che in altro luogo, tutta l'estensione prodigiosa del suo ge– nio drammatico. Con tinte sobrie, con poche pennellate, con una vera e propria prosa musi– calt· rarissima nel nostro teatro generalmente metrico lirico (con o senza recitativi obbligati) o a freddi recitativi troppo staccati dalla forma uu.·tdco-lirica, il Bellini ci rappresenta l'apparirP. della follin con un' inlllizione del vero assoluta– mente realistica. E con quale purità di passione dn tanta dolorosa agitazione prorompe il canto d'Elvira, che nella sua follia crede vedere tor– nato a si:: il fidanzato. Al canto d'Elvira s'uni– sce a poco a poco la voce pietosa degli astanti ed ecco che la delic.itissima melodia belliniana s'espande metricamente in strofi cl' incompara– bile linea e svolgimento. 'on posso purtroppo analizzare c1uesto pezzo partitamente, ma nep– pure so trattenermi da accennare alla fr:1se on– doleggiante (battuta ,9 e sg.) sulle parole « ah ! \'ieni t'affretta, o Arturo », in cui la purissima melodia del Bellini sembra svelarcisi in tutta la sua plasticità cli mutevoli espressioni ora ride– voli ora affannose ora cedevoli, e sempre calde e appassionate. E la scena del delirio è appunto tutto un av– vicendarsi d'espressioni intimissime, sebbene la solida inquadratura dello S\·olgimento metrico e armonico qunsi possn velare, a chi 11011 trova in una perfetta melodia itali.ina e non italiana che una superficiale ragione di epicureismo estetico, la profonda psicologie.i. mutevolezza di tali espres– sioni. I.a melodia ciel Bellini, alla quale i pil'l ri– stretti fanatici neofiti della prosa musicale de– bussistica rinfaccerebbero volentieri le forme strofiche regolari, somiglia talvolta al giuoco drammatico della fisonomia d'un grande attore, anzi, dirò meglio, d'una grande attrice, giacché certe sfumature quasi inaflèrral,)ili cli dolcezza non può averle che il volto d'una donna. Dietro le scene a un tratto s'eleva l'affannoso grido d 1 Eldra : « Deh ! rendetemi la speme, o lasciatemi morir! ~ l brevi commenti del padre e di Riccardo preparano meglio I.i tragica e pur soave scena che sta per accadere. El' indugiarsi cl' Elvira nella molle coriosione dei ricordi è di– pinto eia una specie cli nenia monodica eseguita dall'orchestra, ;ottovocc, lenta, e che s'affina ancora più divenendo lieve come 1111 soffio alle parole appena sussurrate ~ ah! mai più qui a,·– vinti insieme ». Tutto questo episodio dei ri– cordi t! d'una ddicatezza che stupisce se lo confrontiamo con i sistemi stilistici, rozzi assai e spe:;so impropri, di moù:1 al tempo del .Bel– lini. Soltanto cerle fievoli pitture (e pur deter- Il 15 Ottobre sarà pubblicato il primo dei minati~sime dt:i modernis-.imi mu,ici,t1 franc.:~i. che, clo,·t non l'uccidono, conducono la mu,ica allo stesso stato di trnspar~nza ..,ottile cui m·e– ,·an saputo portare la parol,,, nonostante i loro errori, i più dtlicati poeti francesi della fine del s~colo passato, pc-r non dire di certe miracolo1..e d!~fanezze di -.,tile berlioziant:; ..,0110 paragona– bah alla spontaneità con cui la sottilissima \'E~na (e pur pen::mu::• òt:lla melodia bdlininna dilette l'_ iride rapidis ... imamt:me cangiante dell'e,·oca– z1one d' Eh·ira 1.: del ,uo ritorndlo di-.pt:rato, soq,,en1e, come il Krido d'una maniaca, dr1l– l' improv~•iso couo clc:lla realtà pre-sente col pas<.;ato irreparabile a cui el:,, 11011 sa dire addio. ! ... o SJ)azio purtroppo m' impedi!-.ce di pro,;;e– ~u1rt la _mia anali:-.i per quanto sommaria per il prel~1<hodel tf:r✓.'atto lin rt mi11on•l e cli ten– tare c1ot cli risvegliare l'nttcr11ione intorno a questo raro e mirabile quaòro notturno musi– cale, dipinto, spt:rialr11emt: n(dla prima e terza parte, con colori e ritmi originali ... simi. :\li l>a– stn _p~rò 3\·crc int.11110pnrlato di quest'opera bell1t11anache, ndle sue pani riuscite, ~rndrebbe po:-.ta come modello a chi \Oglia, pur non tra– scur:mdo i 1~1irahili progressi cicli' espres'iione musicale, scn\'Crc 1111 1 opera ilaliu11n111t!11/,•. Gl.\".\NOTTO JlA-.TI.\XELl.1. A PROPOSITO DELLA BANCA POPOLARE TRIESTINA. Si parla ancora, e specialmente a Tritstt, della chiusura degli sportelli della H,rnc,1popo– lare, chiusura chf::'fu causata dallo spargersi cli ,·ocii certamente interessate, sul catti,·o bilancio della Banca. min.ita eia tre crediti intsigibili e da alcune operazioni sbagliate che ave\·ano pro– dotto un deficit di tre milioui di corone. Com 1 er:1 d'nttcnùersi si manifestò subito 1111 n111 forti-.– simo di molti depositanti, il cui capitale com– plessivo supera\'a gli I r milioni ; 1>ill di 10,000 corone d'alioni furono poste in ,·endita dalla filiale triestina della Banca Union di \'ienna, e la Banca Popolare pagò e continuò a pagare in tre giorni qua:-.i quattro milioni cli cOrone; in– fine chiuse gli s1,ortelli. Jn que~ti giorni giunge la notizia che i con..,iglieri d~a111111inistrazione - t!opo 1•ed11ti i bilanci - hanno dato due milioni di corone a fondo perduto, per coprire il reale deficit della Banca, e perché questa potesse con– tinuare a \'ivere. Deficit, causato in parte eia inesperienza e poca prudenza di chi ne stava n capu, in parte per certo giro cl 'affari di famiglia, in parte an– che perchè In Banc~, s'era voluta arrischiare ad operazioni che 11011 corrisponcle\'ano né ai suoi mezzi, nè allo scopo per u1i era sorta, cioè cli sovvenzionare il piccolo commercio e la piccola induistria, che 11011può sempre disporre dtlle forti somme necessnrie nelle scadenze. La condizione bancaria a Trieste e in Istria è cltlle più strane, se pensiamo che in tutta la provincia vivono cinque o sci banche sla\'e d'una cerchia d'affari abbast:m,m vasta, per la maggior parte filiali di banche forestiere; ph'l che dieci tedesche - banche, banchi di mutui prestiti, cooperative cli prestito e risparmio, - e di fronte a queste, cl' italiane: una banca pri– vata di prestiti che J.nora relativ.i.111e11te poco; la Cassa cli Risparmio Triestina, soliclissi111a 1 ma che per lo statuto lrn le mani legate nelle ope– razioni che escludono ogni rischio, ed impossi– bilitata affatto a dedicarsi ad affari bancari ; terza ed ultima la Banca Popolare risort:t oggi in condizioni assai misere, e ci vorrà del tempo prima ch'essa riacquisti la fiducia del pubblico. Due fatti avvenuti durante. il r1111 alla Banca Popolare serviranno n lumeggiare la situazione: primo, fuor degli uflici della }fldranska /Janlm, situati dirimpetto a quelli della Banca Popolare, si legge\'ano degli enormi avvbi, stampati in italia110, in cui s'annunzia\"a l'interesse del 4 1/, per cento (superiore a tutte le banche di Trie– ste) per i capitali depositati in quella cassa cli risparmio, e si vedeva moltissima gente portare alla banca slovena il denaro prelevato dall,1 Po– polare. Il secondo si era la presenza d'un con– sigliere d'amministrazione fra il pubblico che attende\'a µer riscuotere il denaro dalla Banca Popolare, che si sbracciava a biasimare i pre• senti, appellandosi al loro patriotismo che pur avrebbe dovuto trattenerli dal rovinare l'unica bancn veramente cittadina, cercando di dimo– strare come si facesse così l'interesse delle banche slave. Ma il consiglio d'amministra– zione, 1>0i, non allar:ava la mano nemmeno d'un centesimo per procurar di salvare la banca finchè era tempo, ed attendeva l'assicurazione del bilancio per sottoscrivere i due milioni e non lasciarla anelare completamente a picco. Ed è veramente in loro, negli nomini cl' af- 409 fari, eh.: il p:unotasmo manca. Biasime\·oli ~otto tutti i rapporti coloro cht pt.>rl' e-;ca d'un mtere!',se le~i.:nm:me più forte deposit~1110 dt.>– naro a casse di rispnrmio slave: e sono da biasimare anche coloro che ricorrono a mmui datli sla\'i, ma d'altro canto e tri~tamente \'f.!ro che CO!-ttoro,piccoli negotianti cd indu– ~triali, borghesetti oppres~i da una scadenza. dopo e,~ersi \'t:<lute chiudere- in faccia moltt– porte sono costretti a non badare più chi è che fornisce loro il denaro nece:,;s,,rio ,111' e~btenza. ;\la che non e"ista a Tricstt.' una Rnnca ,o– lida, con capitale co111pkta111e11te italiano C"hl' o,·vii quc ... to continuo ri\'olgersi di cittadini al capitai<: ~1a,o è un fatto per lo meno strn111"'– simo. E sart:bl>e questa una politka che special– mente rie ... circbbe efficace in J ,tria, don: ,la\'Ì e tt:.deschi [di Lubiana, della Croazia, tin ùelln Boemia, i primi: i st!condi di tutta l'Au!'ttria ed anche della GtrmaninJ costituiscono "'o– cietà d'alberghi, società che s'impadroniscono di qualche indu'-ltria e.sercitata da~li indigeni an– cora in embrione. In ~fruttano per mezzo di tab– briche, e rendendosi :;ottopo-.,ti gli abitanti dei luoghi li rostringono a parlare la lingua ~tra– niera, istituiscono scuole straniere, ~naziorrnliz– zano in ... omma il paese. (\'cdi nel esempio Por– torose, Abbazia, i h:1gni di S. Stefano, intorno a cui i tedeschi la\'Ora\'ano eia tempo e riusci– rono ad impadronirsi dei primi dut:, mentre S. Stefann s' é sah·ato all'ultimo momento ,11>– punto per la costituzione d'un sind:tcato italiano che ha acqui~tato i bagni ; \'Cdi Grado, tutta italiana dieci anni fa il cui comune, - sotto il la\·orio dei numerosi proprietari d'alberghi. ne– gozi ecc" nperti durante la ~tilKione dei bagni, - i: nrrh•,no ,11 punto di sostil11ir,· ndla sowla la li11.ff11a ft•dt"sc11 '1/t" italiana, r di fi1r rrdltrt"r,· atti bili11,q-11i; \ cdi In miniera di carbone d 'Al– bona, in mano d'una sociètÙ tedesca che esclude ~li operai italiani e mantiene unn scuola slrl\'O– tcde~ca]. E più strano di tutto si é che dopo poco tempo la maggior parte di queste socict;\ folliscono, spesso con un forte clelicit e.... clo1>0 poco rborgono ph'l accanite, spèndendo e span– dendo ancor più clt!nari, ma nrrivnndo quasi ' sempre allo .scopo prefis:-.o : gtrmaniuare o sla\·ìzzare una borgata italiana. Far:\ mer;n·iRlia che queste socie,~\ trovino il capitale suflicirnte ; 111a questo è appunto la cosa ::u11111irevole. lo spirito d'abnegazione, l'im– mensa forza cli volontà si dei ttdeschi che de– gli ~la\·i, eia cui noi abbiamo molto a imparare. Quando una b:mca sla,·a annunziando la sua apertura promette un forte tasso d'interesse, quando nccorda prestiti anche forti, nessuno im– magina, - e quando pur gli italiani 11t: hnnno sentore, nc:mmeno riescono a rtn<lersene conto, - le sottoscrizioni colossali cli cfonaro, aperte in ogni luogo sla\'0 1 lo stanziare delle altre banche di capitali a favore di queste che ,·engono aperte fra noi, e considerate assolutamente passive, ma ancl,e sovvenzionate sempre più fortemente, per– chè sono il centro e il mezzo più efficace ciel loro movimento d I espansione. Ed è ;ippunto questo spirito di sacrificio dei capitalisti slavi, che manca agli italiani. Consi– derando il caso della Banca Popolare vediamo che se i piiì forti azionisti a\·esserc, subito dato il loro aiuto materiale (ed era per loro facilis– simo, poiché sono i più forti possidenti ita!iani di 'Trieste] la Bnnca Popolare avrebbe e,·1tata ln chiusura, sia pure momentanea nrn dannosi~– sima, ed avrebbe continuata senza nv\'e11t11re la sua esistenza indispensabile a moltissimi com– mercianti e inclnstriali che hanno giornalmente bisogno di .!,Otnmedi den:1ro per continuare gli affari. Che questi ricorrano a banche slo\'ene, l'ho g·ià detto, ~ purtroppo un fotto naturale; ma invece è vergognoso quel gretto spirito mer– cantesco della nmggior parte dei capitalisti che chiama politica l'esser italiani, e elle sentono la patria do1>0 molte cose, seppur la sentono: quella assoluta inc;ipacit.\ di fermarsi per un momento dalla corsa alla ricchezza per rivol– gersi alla vita cittadina ed interessarsi non solo platonicamente o per lo sfoggio d'un bel gesto in ~i11gole occasioni, al problema di vita o cli morte della nostra esistenza nazionale, cli fronte a cui s'è sempre mantenuta nella più assoluta indinerenza e che è pur que!Stionc vitale del loro commercio; quell'atteggiarsi a critici da– vanti a chi agisce o cerca d'agire. Tutti questi fattori dell'anima mercantile, non solo cli Trieste ma cli tutta l'Italia si devono biasimnre e di– sprezzare; fattori che trattengono gli enti finan– ziari di Trieste dal farsi promotori d'una \'era politica finanziaria co1_11ro l'i!1~asione _sla,·.a fa– vorita dal go\'erno, umca pohllca oggi efficace per mantenere \'i\'o lo spirito italiano, special– mente nelle campagne, ma che richiederebbe un sacrificio cli de11aro cui l'anima mercantesca non è per nulla suscettibile, e che tanto mi– glior esito avrebbe se fosse aiutata dal capitale QUADERNIDELLAVOCE DEDICATO A L'UNIVERSITÀ ITALIANA A TRIESTE A CURA DI FERDINANDO PASINI In vendita presso tutte le Librerie e Chioschi a centesimi 05 I quaderni saran di formato sedicesimo e ognuno conterrà l24 pa_ginedi vario co:po: - Saran raccolti da Giuseppe Prezzolini e pubblicati Casa Editrice Italiana Firenze Via Va!fonda 9, alla crualevan dirette tutte le nch,este. Per gli abbonati aU; VOCE, è aperto un abbonamento di favore ai primi sei quaderni che esciranno entro il 1910al prezzo di L. 4.50. Di prossima pubblicazione; Giuditta, tragedia di F. lTEBBEL; Saggi critici di R. SERRA; L'uomo finito, romanzo di, G. PAPIN_r; _Lemmoni~ Bo~é_o, romanz~ ~i A. SOFFICI; Il Trentino, di BENITO MussouNt; Nord e Sud nel Partito Socialista di G. SALVÉM!Nr; e altre opere d arte, questioni vive, saggi d1 crmca, traduz1ont. BiblotecaGino Bianco

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