La Voce - anno II - n. 43 - 6 ottobre 1910

Esce ogni 0 'iovedì in Fir 0 n• 0 , .. ,·a d · R bb' •2 .._D' tt d GIUSEPPE PREZZOLINI bb .. ~ ~~ • er O ra, "' ""' rre a a .JI. A onamento per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero cent. IO. Anno II .:f. N.• 43 .:f. 6 Ottobre 1910. SO)t:\lARJO: '' la Voce," non muore, lJ- pr. - La querce e I funghi, GJO\"A!'\'XI PAr1:-.1 - La Spagna com'è, A.:-:TO~IO ANllLOTTJ - "I Puritani II di Vincenzo Bellini, G1ANNOTTO B.\STIANELLI - A propositodella Banca Popolare triestina, A. Sr.\lNI - Turluplneldescolastica, D. D1 LEO- LA VOCE - ~\·a1/1a,i e i modcnlisfi 1 ALESSA:..DRO CASATI - SclllJO SLAT,\l'ER - J:.t'ro 11111101110 di spirito. " La Voce tt non muore. Vnri allocchi disoccupati vn11110 lugubre- 111ente 11/uln11do rhe colla fine di quest'n,1110 il 11ostr,> foglio tirerlt le cuoia.e soj)in110 premn- 11•e11ecrologie u i pri11cipn11 vomri d'oz.zositti cittadi11n, sarebbea dire cnffe, redazio11i, sa– lotti e co11si111ili fabbriche di vuoto. Donde nasca questa 11otizin11011 e difficile dire.Pri11in111e11te dn n,i11i110 desiderio,quindi dn sporcainvidia, i11ft11e dn disabita:Jo11e ns– soluln di mente. lvln, puJ darsi, nuche dn 1111 nitro fatto, rnl qualesartipur benespieg,1.rci. Parecchihn,z vistoche i pi,i giovanicollaboratoride/In Voce sonosta.li i11vitn.ti i ,, giornali e i11riviste, e c/;eha11110 nrrettato,e, gi11dicn.11doli nello spec– chio della. loro cosciwzn, si son detti: Ora che la Voce li hn ln11cinti, l'nbbn11do11era11110 come 1111n zattera che è servita per passare dnlln riva degli sro11osà11ti n. q11.ella dei 11oti, e via, allegri,per In. strada che seguiamoan– che 11oi. Adagio,dico io : che riviste di questafatta ce 11esin110 state e ce 11esin110 n.11cora (e che re 11esnra11110, metlereiIn ma110 511/ fuoco!) è vero: ma 11oi, saremo i11geu11i, n. questo11011 si pe11snvndavvero. Se ci i11vitn110, comeci hn,mo i11vitnto, con piwn. libertà e col patto di scriverfuori di qui comequi deutro,benone. ,\,[a il cuore nostro e sempre fermo n questa oasi di libertlt rngiouevole(e perci,5tnlvolln. nuchesrngionevole) che abbiamo creata. Alla \' ocè ci iega11011 qu,,iioche n.bbi,,1110 ricevuto, 111a quello che abbiamodo11nto, e fino n che t'Ssn11011 abbia esauritoil s110 compitoo noi lr nostrefor;,_e 11011 sia sorto nessuno per co11ti1111are quel chestin1110 fn.cmdo,f,110 ad n.l– /orn 1101111orriz per 111n110 nostra. Morrà per assenzadi pubblico? E qui 11011 J q11estio11e di sentimento,mn di cifre. Nella 111in relnz.io11e nm111ale ve le dnrJ e co11fortn11ti. Abbo11nti, vwdita spicciola, introiti, 111110 e n11111eutnto ( 11,;he l spese, pero!),le11tame11te mn n11111e11tnto i co11fro11/o del/'n11110 scorso.Oltre n 1111n rii-istn di lei/ere,gin q11nt1ordice1111e, sonosorte i11Firenze tra il r909 e il r9ro tre nitre riviste e possiamodire che 11011 ci hn.11 tolto 1111 sololettore. Seguo che il 11ostro co111- pi10 ~ diversodal loro. E d1111q11e: co11li1111n– zio11e. Diciamo a11z.i:aumento. No11aumento di pngiue,per il qualeci ùu– PCf!un1110 soltn11to relntivnme11te nl progredire degli nbbo11n111euti della diffusionedel gior- 1,a/e.Aumento, i11vece, di orgn11i. Jt[o/te 11ostreiniziative e cnmpng11e hnimo bisognodi tutto quellospazioche 1111 giornale, nuchepiù ampio del nostro,11011 concede. Si e pe11sn.to n. 1111n pubblicnzio11e sul tipo di quei Cahiers <le la Quinzainc dei quali e stato detto q11i due volte. Ora In.pubblicazioue e. cosafnlln.. Il primo quaderno si sta slnm· pn11do ed escirtiil 1 5 0110/Jre, il secondo, pure in ollobre,e dal 1 Novembre 11eescirò u,zo regolnrmwteogni q11i11dici giorni. I quaderni ... l\lla questolo vedrete 11el/ 'm1111mz.io del/'nl– tra pngiun. Vi basti sapere che i11 questiqun.– demi vi snrn11110 scritti di pJliticn, di que– stioni vive, d'arte, di storia. Sarti data 1111a larga parie allo studio di movime11ti contem– porami, come il sorialismo, l' n11ticlericnlismo, il 11nz.ionnlis1110. Snran110 dedicalistudi ni pae– si di lingua i1nlia11a fuori del reg110, e ai pro– blemi es/eri ed interni che 1wsco110 dalla si– tuazione di quelli. Si cercherltdi diffonderla co11osce11za del mezzogiornod'ltnlin e di tutte le q11estio11i che so110 legate nl migliora111e11to di quelle regio11i. No111rascurere1110 /'arie, n11- ;_i daremo varie opere originnli, sin novelle che ro111a11z.i, sin saggi critici cbe trnd11zio11i di operestraniere.P11bblichere1110 n 1che a/c,me mo11ogrnfie di q11rslio11i storico-religiose,pro– c11rerc1110 qualcheristampa di opere/lerare o di111e11tica le. Un p1ezzo modestissimo; ti/I{! stampa COI· retta; 1111n diffusionelarga; ri perme/10110 di sperarebenedi questa 11ostrn iuizintivn. E qui 11011 dovrebbt'ro fi11ire gli nm11111:,_i. Ci sono altre ideeper nrin. Mn appuntoper que– s/o lascinmole111nt11rarc, com'emnturntnquel– la. eh. oggi n111w11;_in1110. Già, per /111/(, ci occorre,àdo111n11dnre l'niuto dei 11ostri amici, c., sufrfi;1t1110 l'0i,casio11c-: 1;/;~ '}ttalduduniJ suoni n morto,per far vedere che sin1110 pili i•ivi di prii,.. 1. g. pr. LA QUERCEE I FUNGHI 1Ii par che oggi non si faccia che parlare di quel che gli altri hanno fatto e scrivere su quel che gli altri hanno scritto. Si ricorda, si commemora, si racconta - eppoi si quintessenzano o s'annacqua– no le narrazioni e si ricopiano o si cor– reggono i racconti; si stampano per la prima volta o si ristampano per la cen– tunesima volta opere vecchie e le si anno– tano, si prefazionano, si commentano, si chiariscono, si di lucidano, s· il lustrano e si spiegano. E le vicende de' I ibri di storie hanno bisogno d'esser raccontate; e occorre scrivere anche le vite de' biografi, e i commenti han bisogno di chiose e le cri ti che son da vagi iare. Le opere nuove e originali - se per caso ne ca– pita una - hanno da esser esaminate, g;udicate, notomizzatc o strcncate is~o– fatto e c'è sempre qualcuno che vuol ri– fare l'esame, che vuol condannare il giudizio e ripetere l'anatomia e fracas– sare la stroncatura. Se uno scrittore di talento è sfuggito, sul primo, per la no– vità o per altro, ai cercatori cli soggetti vengon poi tutt'a un tratto le rivela• zioni, le scoperte, gli assaggi e le ver– sioni e le volgarizzazioni ma in seguito gli entusiasmi vanno controllati, le rive– lazioni ridotte e la propaganda s' ha da rimeLtere nei giusti termini. I critici cli roba moderna trovan da ri– dire sulla ristrettezza mentale dei critici di roba antica; questi hanno a_ schifo la leggerezza e impudenza cli quegli altri e bisogna pur che gli uni e gli altri si giu– stifichino con storiche e logiche ragioni. Intanto i filosofi entrano nella critica per spadroneggiarvi e giudicano, colla canna infallibile del loro sistema, e gli scrittori e quelli che scrivono sugli scrittori, ma eccoti i letterati cli professione, i filologi puri che non vogliono intrusioni o in– vasioni e son perciò forzati a filosofeg• giare in odio ai filosofanti e a scruti– nare contro i discettatori in nome del– l'arte [che non sempre sanno fare] e della tecnica [che spesso non sanno ap– plicare). La rcccusione, sia di libri antichi - e allora prende il nome cli studio o saggio - sia cli libri moderni - e allora si chiama umilmente articolo o notizia - è il genere letterario più in favore tra noi e tanto crescente e moltiplicante eia lasciarsi addietro perfino i versi ! J_o storico, cioè colui che dice ciò che gli altri hanno /alto, è il pilastro padre della nostra cultura; il critico, l'uomo che sa ciò che gli altri hanno voluto fare e ricrea 1 o si ricrea) sulle creazioni è una specie di Delfino o cl' Infante della letteratura contemporanea, è l'eroe delle accademie senza nome, il Sansone delle colonne dei giornali. Accanto a lui sembrano abbarcatori cli cencio e infilzafarfal le i pazienti ma– novali e facchini delle lettere: gli eru– diti puri, i medici dei testi, i forbiciofori improvvisatori cli antologie e di scelte; i traduttori dalle molte lingue - tutti quelh che ti mettono il cibo dinanzi senza averlo prima biascicato e digerito come fanno i critici veri. Eppure: dove mettete la fatica dei testi? La cura dei testi antichi? Testi riveduti e corretti più volte hanno pur bisogno di esser collazionati e accomo– dati un'altra volta : ci son le varianti da vedere, l'ortografia eia stabilire, i passe– rotti e le patine dei copisti e degli stam– patori da levar via. Il testo che si van– tava come critico diventa, in poche ri– voluzioni di terra, aclclietrato e antiqua– to. C'è da rifarlo, da perfezionarlo : il t-~c;;t1_. rf..-fì111li1 1 ('1 non sLfinjsce m':li di f~re appunto perchè clev'esser definitivo e non si può scherzare coll'eterno. Basta, a volte, un codice nuovo per ricacciare nel niente la pazienza di venti o cli cen– t'anni : le scoperte, in filologia come nella vita, fanno sempre parecchi infelici. Nè vanno dimenticati i traduttori, vit– time non sempre innocenti delle idiosin– crasie delle lingue, dei localismi degli scrittori, delle profondità fatte di suono e cli sfumature e della loro vasta igno– ranza. E non ci ha da esser posto sulla faccia della terra per coloro che cercano, scegliendo ed offrendo morccaux c!toisis e bocconi ghiotti, cl' invogliare gli inap– petenti al pasto completo? Fatto sta che se vien voglia di acco– starsi a un grand'uomo, a uno de' nostri venerabili e meravigliosi creatori cli poe– sie o cli musiche, d'idee o di fedi, lo tro– vate accerchiato e stretto - e qualche volta come nascosto o soffocato - da tutti i libri che gli son nati addosso ed attorno, quasi canne fitte e ciarliere vi– cino a un pioppo alto ed antico. Scavalcare codesta siepe, bucare attra– verso a codesta macchia per arrivare allo spirito dell'oggetto centrale - che poi, in fin dei conti, è la sola cosa che importa - è facilissirno per l'ignorante e per il quasi illetterato ma è quasi disperata im· presa per noi che pratichiamo eia tanti anni e biblioteche e botteghe di librai e gabinetti di lettura e scuole e conferenze e redazioni e studi e caffè. Per un conta– dino il Tasso non è già la vita del So– lerti o le ristampe ciel Mazzoni o le me· diche bestia.lità del Roncoroni ma bensì un libriccino unto e rincincignato dove si leggono di giorno ai meriggi o la sera accanto alla fiamma i bei colpi di Ri– naldo e le sventure d'Erminia. La sua comprensione ciel poema non sarà com– pleta e perfetta : ci vorrebb'altro ! La Gerusnle111111e gli sembrerà una sorta di Gucrriuo it Jfesc/1i110 messo in ottave e BiblotecaGino Bianco più dolce all'orecchio e di vocabolario piit signorile, ma fatto sta ch'egli legge la Gcrusale11111te e che vive, a sua guisa. e per quanto può, in quel mondo di forz,,, di fede e di voluttà che il Tasso volle far vivere per i concen,poranei e per i posteri. Per noi invece questo primo c puro sverginamento d'un'opera è il più delle volte impossibile. :Noi, uomini coltivati, quando principiamo a innamorarci d'un uomo abbiamo già letto più pagine su di lui, sappiamo quel che gli altri ne di– cono e quali sono coloro che ci han perso o guadagnato attorno più tempo. La scalata diretta è impossibile. l ricordi di scuola, le abitudini scolaresche, la cu– riosità naturale cli quell'erudito che son– necchia in ognuno cli noi, l'idea o il pregiudizio che non si potranno gustare appieno le opere senza una conoscenza della vita dell'autore, dei tempi, della storia esterna, della fortuna, dei giudizi dei grandi esegeti, ci rallentano il passo e smorzano la voglia e ci fanno indu– giare sulla soglia e sotto le finestre in– vece cli entrare in casa ad abbracciar senza tante storie l'amato. E allora ci si trova impigliati e affondati senza saper come nei meandri delle bibliografie, nella foresta dei testi e delle edizioni, neJJa babilonia delle opinioni critiche, nei mi– steri biografici, negli indovinelli deJJe interpretazioni, e eia un articolo ad un saggio, eia una recensione a un manuale, da un contributo a una monografia ci si ritrova ad un tratto lontani eia chi si cercava, colla testa confusa dai tanti pa– reri e dal!' incertezza eterna dei fatti; già sazi prima di mettersi a tavola, già di– sgustati prima di godere. Nel cammino della ricerca un viottolo traverso ci tenta, un altro uomo ci alletta, un nuovo ar– gomento ci svia e così a spinte e girate e ruzzoloni si arriva a conoscer abba– stanza bene la storia, per esempio, della letteratura italiana e la critica dei poeti italiani senza aver letto e penetrato e compreso nè tutte le opere cli Dante, nè tutte quelle ciel Machiavelli, o dell'Ario– sto o ciel :Manzoni. A stare attenti alle discussioni cor– renti dei letterati - parlo di loro per invincibile istinto autobiografico - par che nel mondo del la letteratura non ci siano che metodi cli critica e pareri cli critici. Mi ricordo di dieci anni fa : Metodo storico o metodo critico? D'An– cona o De Sanctis? Renier o Croce? Dopo venne una pace apparente ma i critici tennero il campo lo stesso. Chi ha capito meglio Pindaro? \Vilamowitz o Romagnoli~ Chi ha visto meglio la qua– lità del genio cli Dante? De Sanctis o Vossler? E così via cli seguito e ascol– tando i discorsi ci. s'accorge da ultimo come coloro che parteggiano con tanto impeto per l'uno o l'altro criti"o il piit delle volte non hanno letto Pindaro o non conoscono abbastanza le opere di Dante ... E anche chi ha letto e conosce non può mai levarsi di dentro quel che i critici letti gli hanno detto e insegnato per ri– velargli quell'autore e se con un occhio nudo guarda da sè eia quell'altro non vede che attraverso una caramella di fabbrica celebre. Io non concludo nè contro la critica nè contro la storia. Concludo contro l'e– sagerata e non ~cmpre utile J necessaria

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