La Voce - anno II - n. 41 - 22 settembre 1910

398 e che anche in clitica gli ha servito a strin– gere in un periodo quel che un altro avrebbe stemperato in un capitolo; [per es.: « Si può dire dei romanzi di Lesage che han l'aria d 1 esser stati scritti in un caffè, da un gio• catore di domino, escendo da Lcatro >> dove tulio il fittizio combinatorio di similoro picaresco è perfettamente rappresentato; op– pure: « Voltaire ha, come la scimmia, mosse at– traenti e fisionomia schifosa, abile la mano, il viso », e anche: « Voltaire conobbe la chiarezza e si mosse nella luce, ma per disperderla e interromperne tutti i raggi, come 1m malvagio. Egli è un dia– voletto, che sa presentarsi talora con l'aria d'un genio gr~we • dove la leggerezza e bassura dello spirito voltairriano, nascoste r.ei giochi agili del– l'arguzia, sono personificate e nell'animale osceno e nell'apparizione sotterranea) ma bastano queste a fare il grande scrit– tore? E perchè, saltando la risposta, evidente, Joubert non è un grande scrittore? Un grande scrittore è chi seppe affrontare una vasta materia e soggiogarla, facendola spirito, facendola arte ; che s'attaccò dispe– ratamente, corpo a corpo, o dominò olim• picamente, come una forza di natura, quel caos vasto e quel limite oscuro che è prima dello spirito e pur non è ancora, perchè non c'è esistenza fuor dello spirito. La vastità del mondo d'un artista non è sempre la grandezza della sua arte; ma non v'è arte grande senza un vasto mondo. Perfetto è Verlaine e perfetto Baudelaire, ma Baudelaire è grande e Verlaine no; perfetto è talora M ichelangiolo e talora è perfetto magari Raffaello, ma questo aveva preso piccolo impegno rispetto a quello dell'altro, che gli sovrasta e lo schiaccia. J oubert non è un grande scrittore perchè non ha difficoltà di vita nella sua arte. Il poco che dà è perfetto, ma è tanto poco quello che ha impreso a formare! Dov'è tutto il mondo di la Rochefoucauld o - terribile - di Pascal ? Qui si vede la piccolezza del tecnico. Joubert è un tecnico cento volte superiore a Pascal. Pochi ebbero come Joubert un senso cosi squisito della parola. « I versi non si stimano nè al nurnero né al peso: ma ai carati » [appunto come l'oro, cbe soltanto l'ore– fice conosce se è di zecchino, e allora si torce sotto le dita o si consuma al semplice carezzare dei polpastrelli; o se è di lega dura, adatto per i denti artificiali e per montar gli strumenti del chirurgol Joubert sa che cosa sia la lingua. « È sempre nell'al di lit e non neJl'a/ di qua che le lingue si corrompono; con l'al di M del loro suono ordinario, della loro energia naturale, d~I loro splendore abituale. È il lusso che le corrompe, e il fracasso che accompagna la loro decadenza » '. « Riempire u11a parola antica d'un senso nuovo del qualt! l'uso o l'antichità l'avevano, per così dire, vuotato, non ~ innovare, ma ringiovnnire. Le lingue si arricchiscono scavandole. Bisogna trattarle come i campi ; per renderle feconde, quando non sono più fresche, bisogna rimesco– larle a grandi profondità •· « C'è una quantità di parole abituali, che non hanno che un mezzo senso e sono come dei me,;z:i suoni. Non son buoni che per le chiacchiere ; sono i centesimi nel commercio •· « Le parole, come i vetri, rendono oscuro tutto quello che non aiutano a far \·edere me– glio •· « Unndite dalle parole ogni inùetcrminnzione e fatene cifre invariabili : non vi sarà più mo– vimento nella parola, e allora punta eloquenza e poesia ... Uno dei grandi vantag~i delle pa– role è l'eqnivoro, 1' incerto, cioè la loro flessi– bilità che è uno dei grandi loro vantaggi e per- mette di farne un uso esatto ». · Pensieri da tecnico, si dirà. Giusto. ~la da tecnico che parla della propria tecnica, giacchè la tecnica noa è un vestito cbe s'appiccichi sui pensieri, e viva di una vita separata dalle persone degli autori : è la co– scienza degli autori. E Joubert conosce,·a LA VOCE bene la verità estetica della inseparabilità di parola e intuizione. « Le parole non mancano mai alle idee ; s011 piuttosto le idee che mancano alle parole. Al– lorché l'idea è giunta al suo ultimo grado di perfezione, la parola sboccia, si presenta e la riveste ». Questi pensieri sullo stile, contemporanei probabilmente alle dottrine sul linguaggio dei romantici, mi sono sembrati degni di una luce maggiore di quella che d'ordinario si suol proiettare sugli altri pensieri del Jou– berl, morali, teologid, sociali, i quali, sia pur bellissimi, po,tan più l'impronta del tempo e meno la sua ; e I' ho fatto con l'unico intento di procurar qualche altro lettore a un uomo che, cosl dh·erso da quello che io vorrei essere, mi ha sempre inspirato 1':1111- mirazione e il rispetto che provo per qt,:lli che possiedon facoltà e poteri cosl distanti dai miei. Giuseppe Prezzolini. J. JOUIIERT: Penséer. Reprod11clio11 de /'editiou ori)!'inale. Paris, I31oud, 1909 1 L. r,oo. - Pt·11sér:s, Pnris. Penin, 1901, dee. ed .. - Correspomlance, id. id. (Sono le edizioni com- pte:e). V. G1RAl'D: joul>crt (Re,·. des Deux Mondes, 15 ao(1t 1910). È il più recente e utile articolo. .i,c. Un grnvissimoerroredi impaginazione i,, avvwnto nella prima pagina del/'ultimo 1111111ero, a t11/lodanno dell'articolo di Karl 1' osslersnl • Sistema dellafilosofiadellospi– rito ». Nel prossimo 1111mero daremola ri– stampa delle due pagine 39j-394, i11 modo da riparareal da11no.Cbiediamo scusa al– /'nntoree al pubblico di questo i11convwimte, dr/ quale 11oi 11011 abbiamolui/a la.colpae nesmna 111 tipografia,comesarebbetroppol1111go e a.f– fallo i1111tilr spfrgare. OSCAR EWALD l.' Ewald è natura più temperata, ma di ten• clenze spirituali molto affini a quelle del \\'ei• ninger. Anch' egli non si annunziò filosofo col proposito di descriver fondo a tutto l'uni• verso in un sistema nuovo, sebbene in tutte le sue opere, già numerose e voluminose, Uomini una singolare unità di pensiero: anch'egli, come il \Veininger, scelse la parte più modesta d' in• terprete del Kantismo. A mr questo pare un beli' indizio cli serieti ; i pensieri grandi 11011 in– ,•ecchiano presto, e si riesce pilì presto originali esplorandoli nella loro infinita profondità, che ponendosi leg~ermente a fantasticarne dei nuovi. e•~ poco da sperare cli una cultura che crcdn di poter rinnovare ad ogni tratto i suoi fondamenti speculativi. L' l;:wald è molto cosciente dell'organicità del suo pensiero. Egli stesso ha ordinato alcune delle sue opere in un ciclo 1 il quale termina col tentativo cli fondare una metafisica secondo Kant. Queste sarebbero due opere <li polemica. • la teoria dd .\'iel:scl,e nei suoi co,uelli fo11dame11- tali •• la quale combatte il relativismo nella fi– losofia pratica, e • Riccardo At 1 ,!llarius come fon– datore ddt empirio-critidsmo •• la quale com• batte il relath·ismo nella teoria della conoscenza; e due opere di critica e cost:-uzione positiva : « la mel"'lologia di 1' 0 a11t » e « L'idealismo rri– tico ka11tù1110 rome fondamento della teoria della ro11osce11:11 t' ddi'dica » (1). In verità il libro sul Xietzsche, scritto proba– bilmente senza che egli avesse già il disegno del ciclo, è molto più una prima posizione del con• cetto in cui con\"ergono tutte le opere posteriori, che 11011 una critica negativa del relativismo mo– rale. È noto che il Nietzsche fu molto frainteso claKli uomini bassi 1 crudeli, e sopratutto vani, che vi <·ercarono nna giustificazione della loro itn• moralit:\. ~la ogni uomo non volg:uc. lrn scmito nelle sue opere qualche cosa di l>en più alto che la negazione delln morale. L I Ewald definisce prinrn, e5traendolo dalla massa confusa dei pen– sieri <lei Nièt1.sche, questo nucleo ,·eramente de– gnu; poi cerca l'origine delle conuadclizioni del i\'ict,srhe. Il nucleo da conservare sono le teorie del -,uperuomo, e del perpetuo ritorno, sana– mente interpretate. li superuomo non è t::: tipo determinato da attuare in un tempo pitì o meno lontano; ma è in ciascun uomo uì1a proiezione fnnta..,tica dell'indefettibile \·olontà di ele\'arsi; e ce..,"erebbe di esistere in colui che si pcr:ma• clc::s-,e di a,•erne a.ttuato in sè l'idea. :"\è la teoria ciel perpetuo ritorno de,·e interpretnrsi realisti– camente, come del resto fu qualche \'Olta in– terpretata dal Xietzsche medesimo: il suo vero ~i)t·nificato è una esigenza etica: o: agisci come « ~e ciascun b1antc avesse un ,·alore eterno e « tu abbracciassi tutto quanto il futuro nell' 1 at• « timo presente ». - Ognuno vede che questa formula, in cui I' Ewald ~imboleggia il \'alore morale, in fondo non differisce da quella del \\'einingcr, - per la quale ha valore ciò che (! senza tempo: l'eticità cieli' io si manifesta nelln ~nenu?r,ia e nt:I s_cntimento. della responsabilità, rn cui il tempo -,1 nega e gli atti passati si assu– mono nell'eternità dell'io. - Invece nell' i11- tcrpreta1.ione del superuomo si pronunzia un trai_to caratteristk:o dell' Ewald: che è una per• cez1one molto sana e costante dei limiti dell'u• manità. e della natura trascendentale dell'i<leale. li \\"eininger conobbe l'irraggiungibilità cli esc;o fl) 0SG.AJt E"ALD • .Yu/:u/us l.LAr• ù, ,·;.,.,, CnmdlugriJf• 11. Bart,n, ErnU Hofm:1.011 e Co. 1903: Ric/f•rtl tfvt11arù11 o/1 R,11r1111dnJn E111,1ritl,tri1icismu1 l90; ; Kanl, ,l/11l/f1Hiol11rù ,., ,1,,,,, Crund:u~tN zgob; A'"aNfs Krilisclur ldtal,·,,,,,,, 0l1 G•ui, l/n~, t.""" Frl,nnlnu'J,,,rrù, 1111 I EJJ,,l 1!)03, come una terribile necessità empirica, e ne sof. ferse tanto che ne mori; - in"ece I' F.walcl, assumendola fin eia principio come unii necessiti\ teorica, sah·a nel tempo stesso l'idei\ e l'uomo, e clii ali' uomo la serenità e la calma nella lotta per l' iclen. Non credo opportuno fermarmi a lungo sulla distinzione dei due tipi psicologici dcli' uomo elementare e dell' uomo storico, che serve al• I' Ewalcl per spiegare le contraddizioni del Nictz• sche. L' Ew:tld pone in rilievo acutan1cnte l'esi– stenza cli uomini superiori, - i quali 11011 sono necessaria111e11te morali, come sarebbe il Genio secondo il \\'eininger, perchè in essi In memoria, pur vivissima, del passato, si fonde però sempre colla percezione e coll'appercezione del presente, - è esperienza che si subordina ai fini del pre– sente, piuttosto che presenza delle azioni pas– sate, in quanto tali, dinanzi alla valutazione mo– rale della coscienza : e questi sarebbero gli uomini elementari. Il :'.':ietzsche sarehbe stato a \'Olta a \'Olla uomo elementare e uomo i.;torico: di qui le sue contraddizioni. * Nel libro sul Xietzsche il carattt-re assoluto e trascendentale della legge etica (! ritrovato in fondo al pensiero nietzschiano, ed é afferni:no nuche indipendentemente da esso : ma 11011 C ancora teorica.mente <ledono. In un luogo del libro è indicata espressamente (con spirito ka11- tin110) la necessità di occuparsi ciel problema metafisico; pcrchè << eia unrt parte l'umanità vuol « riconoscere i proprii limiti, e per questo essa • deve gettare lo sguardo al di là di essi. Dal• « l'altra parte essa vuole garantirsi I' assoluto, , SC non come l'esistenza per sè stante, almeno « come diretti\·a sicura ed eterna. Essa ha bi– • sogno di una misura indistruttibile per il pen• « siero e il ,·olere, che ponga fine al dominio e del caso, e fondi il regno della necessità spi• « rituale ». A questo bisogno rispondono le altre opere che ho nominato. Nei bre,·i limiti di questo articolo io non posso fare altro che riassumere i risultati positivi della sp~culazionc: ewaldiana: perciò non mi fermerò sulla prima delle tre opere teoretiche, dove l' Ewald dimostra souBmente I' insufficienzn ciel fenomenalismo e del psicologismo <e nel più ra• dicale fra tutti i pensatori antimetafisici ed im• manenti », l'Avenarius: il quale non solo si di– chiarò contro ogni metafisica, ma credette cli aver ~coperto l'errore fondamentale dri cui hnnno origine tulle le metafisiche, e s111ascher:1to I' il– lusione che pone di fronte soggetto cd OKgetto. li contenuto dei due volumi su « La metodo• logia cli Kant», e« L'idealismo critico di Kant>>, è anzitutto una dift:sa 1 nel Kantismo, della og– gettività dt:lla .conoscenza: presupposto neces– sario, come vedremo, alla sana concezione cwal– diana della morale, la quale si fonda sulla fede e sull'amore del soggetto umano per l'universo. L'appercezione, che per mezzo cltlle categorie d:\ uniti alla no~tra coscienza (e trasforma i fe. nomeni in oggetti) non può essere essa mede– sima un fatto. cli coscienza; e perciò l'origine delle categorie non può essere tro\'ata nell'in– terno del soggetto : esse regolano ugualmente l'esperienza esterna e l'interna, e sono superiori nl soggetto. 11 pensiero C ben:,i un fatto interno, e come tale può essere studiato p~icologica• mente ; ma ha un si1;11ificato logico, che si sot– trae _del tutto ali' indagine psicologica. 1'01, sopratutto il volume su « I.' idcalis1no critico cli Kant ).> approfoi)disce il clifi'icile pro• blem~ del tr.~scendentale e del suo signiticato, e elci rapporu fra i11111izioneempirica, intuizione pura, conceuo puro, conoscenza. Le categorie p_res_iedo110alla sintesi intellettiva delle pcrce– z10111nella conoscem:a. Le forme dell'intuizione, tempo e spazio, apparte11go110 colle loro pro– prietà ali' intuizione tmpirica non meno delle altre qualit.\ del fc::nomeno; la loro onnipresenza non basta a d~r l?ro. il carattere dell'apriorit:\, per la quale s1 richiede che 11011 solo non si possano immagù,m·e, ma non si possano pensan.· oggetti fuorcht: in quelle forme. Ora lo specula– zio1!i della metamat_ematica stanno per esempio a d11nostrarc che s1 possono pensare spazi di quante ~i \'Ogli;ino dimensioni. - )la ciò che nel tem1>0 e 11ello spazio è intuiL.ione pura è il principio di molteplicità; in opposizione al prin– cipio di ide11ti1à che sta a fondamento dcli., lo– gica. ~olo J?Cr mezzo dell'intuizione te111porale e spaziale s1 passa dal concetto unico dato dalla logica, alla molteplicità dei fenomeni in cui il conct:tto si attua. L' intuizione ci dà la molte– plicità indet~rminata i 11011. a1_1co_rn il_ m1mCro; alla generazione clef quale si nch,ecle il concetto dell'.unit:\ dato dalla logica, non meno che l'in– tuizione del molteplice. ì\Ja le forme dell' intui– zione (proprietà temporali e spaziali), contenendo il 111olleplice, possono essere misurate, e cosi, per mezzo del numero, sono capaci di ricevere i valori ideali della conoscenza. La rotondit;\ di un tondo si percepisce empiricamente: ma Jlin. telleno pone il concetto ideale del circolo (per mPzzo di rap1>0rti numerici) ; \·alore ideale verso c~1il' intuitione empirica tende senza poter\li mai gtungere. « I \·alori ideali non ci sono accessi– .,..hili ~e.nza qualche cosa che ce li rappresenti « empmcamente nel regno della relati\lità sen. •. sibile •· La forma empirica è eia una parte simbolo della forma pura o ideale; dell'altra la postula, come misura della sua limitazione o re– lati,•it:i. Lo spazio è forma della coesistenza; il tempo è form;1 della successione : e11tr,u11bi ;tppartcn• gom_>al •nondo Pst«:rno; ma solo il tempo ap– partiene al 111011do interno. Lo ~pazio è dominio della matenrntica; il tempo t dominio della di– na~nica. I feno~neni tisici debbono essere proiet– tati 11_el_lo spazio p~rchè si possano sottoporre alla hs,ca matematica (e questo si ottiene riclu• ccn~ol_i tutti ;i forme di mclVi111ento). Questa pro1ez1011e non è possibile per i fotti interni• i quali non _hanno altra forma che quella dei te111po. Pc.::rc1ò,se per principio le categorie so– vrastano ugualmente alla fisica e alla psicologia; nd f~tto eis~e non si possono applicare alla co– St~u1.1on~ eh una psicologia matematica ; e Ja p_s1colog,a, finchè non si esce dalla considera– z1one puran~ente teoretica dei fenomeni, è con– dannat_:i a rimanere scienza de"crittiva. )la I contenuti dell'esperienza interna e de). I' este~na. sono g~i stessi : immagini e rappre– s;ntauo111 _co_n_dl\·erse note affetti\'e. Dunque I estraspa>.iahta non può predicarsi eh essi ma sol~ c!el soggetto cosciente che li contiene .• .'L'u– « 111tadell_a coscienza non è altro che il riferi– • mento eh tutte le successioni temporali a quel Bibloteca Gino Bianco « centro puntuale, l'io, il quale, poichè in esso « 11011 è alcuna molteplicità, è privo cli ogni « caratteristica spaziale. Ha in,·cce una deter– « 111i11azio11e temporale, la duratn, sopr:1 cui si « ~rncca il perpetuo mutare dei fenomeni psi– « chici. » F. per soddisfare I' esi~enza suprema della ragione, che postula l'unità dcli 'esperienza interna come dell'esterna, non potendosi, come si è visto. istituire quell'unità applicando per mc;,:zo cli schemi matematici b teoria della cau– salità, intesa come necessaria successione di fe- 11omeni1 si attribuisce al soggetto cosciente atti– vità causativa rispetto ai fotti interni. Questo pensiero, quanto è sterile rispetto alla conoscenza teoretica dcli' anima, ha tanto maggiore impor• tanza per la conoscenza pratica morale cli essa. L'unità e libertà della personalità non è una categoria teoretica. ma pratica: sta colla realtà pratica nello stesso rapporto che le categorie teoretiche rispetto alla realtà teoretica. In quanto concepiamo e fermiamo nella fantasia l'ideale di un carattere morale compiuto, esso clh·enla mo– tivo morale, che offre un contrappeso alla forza degli istinti naturali egoistici, allo stesso modo che il concetto ideale di identità governa il no• stro pensiero: nell'un campo e nell'altro è pos– sibile un'approssimazione indefinita ali' ideale. Vi sono dunque due vie per l'indagine psico– logica : l'apprezzativa e la .<lescrittiva: la prima ideale, aprioristica, trascendent:1lc, la f.Ccond, empirica. Gli afietti più alti 11011si sciolgono interamente in qualità percepibili e rappnrti lo• gici, ma portano tutti e ciascuno un indice mo• raie. Perciò la psicologia empirica, la sola le• gittima eia un punto di vista rigorosamenle teo– retico, non può andare più in là della superficie, e lascia inesplorate le profm~lit3, i fondi e gli abissi dell'anima; nei quali 1;oi trovianlll il no– stro vero noi, molto meglio che ne.gli elementi delle impressioni e nei prodotti clc!l'associazione di rappresentazioni. * Colle ultime notevolissime considerazioni siamo tornati nel corso di pensieri del libro sul Nietz– sche::. In un luogo di questo era dc::tto che « per « la storia della cultura non ~i può prescindere « dall'ide:1. ciel \'alore supremo .... Il p,1ssa10 :;o– « pra\lvive più nel suo \'alore che nei ~uoi effetti « immediati ». E giil tre anni prima del libro su o: L'idealismo kantiano », I' Ewald :\\'e\la pubblicato lm bellissimo s.iggio d' inda~ini filo• soliche intorno ad alcuni autori dell'età roman– tica. « lprobttmi det romautirismo com•• q11e:i·/io11i fom/a111c11talitlel presente» (r) sono, .tlmeno Jet• tcrari:u11e11te 1 il più bel libro dcli' Ew.ild, suitto con grande sobrietà, e colla calda eluquu1za che 1rn~cc da una convinzione elevata e profonda. E un libro breve; e davvero consiglio vi\·a– mente di leggerlo agli studiosi di cose filoso• fiche, e sopratutto cli cose letterarie. Filologi e critici il più spesso - al111e1h:> in quanto filologi e critici, - studiamo i poeti come ..;e apparte– nessero ad una specie di\'ersa dalla no~tra, e ne dissecchiamo le opere con una curiosità astratta da naturalisti. ln\'ece in questo libro il critico si sente coi suoi autori uomo fra uomini; con• sidera con grandezza Ja loro grandezza ; le loro inquietudini s01~0 le sue perchè sono le inquie– tudini eterne dell'umanità; il loro perhiero non :,i coagula, ma si continua e sì esplica ne\ suo pensiero. L'introduzione si chiude con queste bellissime parole, che vorremmo potessero an• dare innanzi a molti libri d'indagine storica;« al « mio pubblico desidero quello, che io ho clesi• « derato per me nella co111posizio11edi questo « libro: che esso diventi colla conoscenza di sè « più maturo e migliore ». Che I' età ro111a11tica sia stnta una stupenda età, e che una aninità segreta ci leghi, e debba ancora legarci per molto tempo ad essa, è, se non chiaramente, abbastanza comunemente sen– tita. ì\la in che cosa co11sista quell' aflinità non si cerca, e che sia nostro do\lere tentare di ri• salire a quelle altezze non si pensa. Che il moto romantico sia stato profondamente lirico e in– dividualista. è cosa nota : ma questo lirismo e queste, individualismo si osservano empirica– mente nelle loro apparenze superficiali, si spie– gano come fenomeni transitori, apparsi secondo l'ordine necessariamente determinato nella trama infinita e \'ariopinta del di"enire !;torico. Non si sospetta che il loro significato trascenda la con• tingenza storica; che essi abbiano un valore etico e metafisico, e nascano rlallo stesso im– pulso che mo, 1 e\la i fil6sofi alla ricerca dell' as• soluto ; non si pensa r:he la grandt:ua dei nostri 1101111i non.sin solo forza stupenda dcll'intellttto, ma grandezza ~norale nel guardare in fondo agli arcani impenetrabili dell'essere, e nell'affrontare un probl_ema e un compito gigantesco, com 1 era quello cli creare un nuovo regno dei vnlori nio,, rali. _ Il _libro dell' Ewald si propone di appro– fondir~ 11 problema cieli' indi\liclualismo, negli aspttll dello stato, deW;irte, della religione del• I'a111ore; e!>c·mplificandolo per ciascun asp~tto in !111 uo~10 dell'età romantica: Gcntz ptr Jo stato, 1! ~ragie? (:r~bbe per l'arte, il Lenau per la re• hg1011c, il Kle1st per l'amore. L'ideale etico del• I' « uomo solo » a cui egli giunge non è diverso da quello del \Veininger in. Suso , rarallere. Se il valore umano non è illusione, esso de,•c appartenere ali' indi\liduo, e non essere creato dalla socialità: e il Romanticii.;mo fu incli\'idua– lista,. perchè cercò il valore morale. l\la questo c<;ms1ste nella volontà e nel coraggio di com– piere fino alla fine e senza dubbiezze il do\'erc liberamente accettato, e nel recare in sè mede– simi un foro di responsabilità mornle. Perciò la vita t:tica è la lotta fra le inclinazioni naturali e l'idea: lotta che si svolge nello stato, in quanto è organo per l'educazione morale delle moltitu• clini_; nell'arte lirica e tragkn, che contrappone la libertà dtl soggttto alla ncctssità dei fono• meni ; nell:t religione, che è fede nel!' incarna– zione cli Dio, ossia nell'adeguaziont: cieli' uomo interiore ali' idea divina; nell'amor~ che supera sè medesimo di\'entando amore dcli' uni\'crso. Ma stato, arte, religione, .imore possono :rncht. e~sere ripieghi per fuggire la lotta e la solitu– <~111e, a chi cerchi l'oblio cli sè nella vita poli– tica, e nella magnificenza esteriore dell'arte epica, o nella protezione di Dio, o m:1 pcc.sesso della creatura amata u). (I) E..,.,uo Dù P,116/e,ne J,r R11mnul,",t nl, CrMHJ/r•rt" dn C"'4"1Hua,I Ut:rlin. llo[mann e Co. 1905. (2) Oc,·o anche notare in quc,(o libro alcune bclliuime l'tl· , g-inc •111 1ignifica10 profondo della ,inami:nu, che non fo 1 ~ntual1.,mo ,Jillico, ma idealismo trai;;ico. i I che 11 .-cJe ne, p1u p:ranJi uomini dcll'cll. Michelangelo, Giordano Bruno, Dilrcr, Sh.:ikccpc.:irc ••

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