La Voce - anno II - n. 40 - 15 settembre 1910

LA VOCE 395 sione, da lui ora scri:ta, della Vie du 1 111 ,gag.: del Dauzat ( Cultura. t 5 luglio): « I.a \'ita del linguaggio, come del resto la vita di qua– lunque cosa, si può studiare o in quel che ,·t ha di concreto, e allora se ne fa la sto– ria j o in quel che vi ha di un i ,·e rsa I e, e questo è c6mpito filosolìco; oppure in quel che vi ha di generale». La distinzione tra universale e generale è, per l'appunto, quella dt conce1to puro e di concetto empirico o pseudoconcetto. E vi trovo altresl il mio odio la mia filosofica guerr:t senza quartiere con'. ·1 ' tra t « generale»: « Ora, una casistica, per quanto condita e infarcita di esempii con– creti, resta astratta e generale, e fa al vero e schie110 studioso su per giù l'effetto che a~ un'anima invasa, penetrata, appassionata dt amore, faranno le regole, i traltati gl' iti– nerarii, i galateo, le lisiologie, igieni e psi– cologie di esso amore ". Le medesime cose sono io un'altra recentissima recensione di un libro del signor De la Grasserie, la quale ora non ho a mano, ma che ho letto con l'attenzione e col piacere con cui leggo sem– pre gli scritti del \'ossler. Che cosa sono. dunque, per il \'ossler, i concetti generali: astratti o empirici,- dei quali non può negare l'esistenza e la persistenza, e ai quali tulta\'ia nega valore pel « vero e schietto studioso ». che aspira a un abbraccio ben più dirello e gagliardo con la realtà? E che cosa sono, per lui, gli universali, nei quali la filosofia si espli– ca~ Non si attiene egli, ·nelle sue critiche ef– fettive, alle stesse distinzioni che adopero io, e che perciò, prima che io le giustifichi ,·erso <li lui, egli dovrebbe giustificare verso sè stesso, e verso gli autori da lui criticati ? Ma, passando ad rem, la sostanza delle obiezioni del Vossler sembra che sia questa. La conoscenza (intuizione e concetto puro) non coglie il farsi ma il fatto, non il dive– nire ma il divenuto, non il vivente ma il morto ; epperò non differisce dalla pseudo– conoscenza, che anch'essa procede nello stesso modo e ottiene il medesimo risultato ossia colleziona cadal'<ri Ma qut' 'è ' b . · • e , se :1011 s a- glio, una gra\'e confusione. Nell'atto della co– noscenza il far$i naturale o pratico certamente n~uor~, _ma nasce il farsi ideale; e perciò la "'.la r_"'"·e_ nella poesia o nella filosofia, il d_"·c111r~nd1vtenc nella fantasia e nel pen– siero. Nell'at10 dell'astrarre e dello schema– tizzare, muore, i1n·ece, il farsi ideale, e sorge un nuovo fam pratico. I due procedimenti, dunque, non potranno mai confondersi e coin– cidere. Del resto, questa critica del \'ossler piuttosto che una mia teoria, andrebbe a col'. pire la possibilitil stessa del conoscere; e non solo_ negherebbe il concetto hegeliano, ma pe·rhno I' intuizione bergsoniana, la quale, essa almeno, presume di cogliere il moto e la vita. I\', - Sulla conclusione, non ho nulla da osser\'are, salvo che, se il giudizio del \/ossler fosse vero (11ti11a111.', suonerebbe, al mio animo assai lusinghiero. Confesso che ho provato sempre una grande diffidenza per le filosofie soverchiamente edificanti; e ricordo che certi filosofi, da me conosciuti nella mia gio· ,·entù, con lo sguardo vòlto al cielo, mi su– scitavano un sentimento tra di riso e di di– sgusto. Il cielo mi piace guardarlo, ma di sfuggita. E con Hegel mi riconciliai solo quando, leggendone direttamente le opere, mi avvidi di avere innanzi un uomo tutt'altro che edificante, riccamente fornito degli attri– buti della virilità, e non privo di ghigni me– fistofelici. Nè mi spaventa la taccia di pro– saicità, perchè è mio parere che molta poesia si debba cercarla nella così detta prosa (e molta prosa nella così detta poesia). Nè mi umilia, di certo, il paragone con San Tom– maso ; d'accordo come sono col Leibniz che la scolastica abbia del buono, e fermamente persuaso che, dopo I' ineducazione logica posi– th·istica, gio\'i reagire con un po' di educa– zione logica scolastica. Benedetto Croce. HENRY ROUSSEAU ~ous ,a,ous quc nous Kro11s.-:on1- J'T"ÌS d"1.:a retit 11omt-r~ m:11;s .-:d;:i uo,JI suffi:. ~on so se \"Oi siate come me - probabil– n~ente, anzi dicerto, no - ma io adoro quella pittura che le persone intelligenti dicono stupi– da. ~on parlo, intendiamoci bene, nt di quella del Barabino, né di quella dell'lissi, nè di q uella del Favretto e nemmeno di quella di un J.au– renti, di un Oelleani o di un Ettore Tito. ; \o. L' imbe~illit~ di questi accollatari fu o C trop1>0 c_ome d1_re ritorta. troppo ben piantata, troppo sicura d1 st · un'imbecillità armata insomma ·voi mi capite - e la pittura in cui s' incarn; ic:lisgusta ;inche me. Mi (a l'impressione di un d 1 osterie campagnole. )li ricordo per t:Sempio, di 1111 cartellone di cocomeraio per il quale avrei dato senza discussione - valore commerciale a partt: - la Madonna delle arpie d'Andrea del Sarto, l'Assunzione del Murillo, e tutta, tutta l'opera di Fra Bartoiommeo. Rappresentava un soldato di cavalleria e una serva 1 ritti impalati davanti a un banco giallo coperto cli mezzi co– comeri fiammeggianti come lune piene. Si te11e– ,·ano, i due personaggi, a braccetto e fissavano con incredibile attenzione la coltella del mer– cante dai baffi neri, terribili, che affettava il frutto come se sgozzasse qualcuno. Intorno a loro una piazza bigia e tetra si slarg:wa come 1111 deserto. ln fondo, in fondo, laggiù, un nrnro bianco e diritto lungo il quale rorre\·a H. ROUSSEAU. - Lotta fra tigre e bufalo. ,·illano col ta1tte di un ricco che ti acceca col brillante chimico dell'ant::llo percht: tu non veda Ja sua faccia ebete, di un idiota vestito da ge– nerale che si ringalluzzisce e si fa insolente die– tro le medaglie e i ciondoli. Fi ! fi ! La pittura che dico io t un'altra: più ingequa, più candi– da, più virginale, per cosi dire. E In pittura de– gli uomini semplici, dei po\•eri di spirito, di coloro che non hanno mai visto i baffi di un profos\ore. Imbianchini, muratori, ragazzi, verniciatori, pe– .corai mezzi pazzi, e vagabondi. Già ! Cosi ho nt:Ha testa tutta una stramba galleria cl 'open: che nessun filisteo vorrebbe ;i;vere in casa sua, ma fra le quali la mia fantasia si riposa, si s\·aga e forse si compiace più di que! che si potr<:bl>e credere. Son teloni da saltimbanchi, \·ecchi pa– rafuochi, inc.egne di latterie, di alberghi, di bar– bieri, di semplicisti, tabernacoli di \·illaggio, t., voto, ballerine e soldati da baracconi di fiera, nature morte sopra gli ui.;ri, affreschi di "ialotti un c:rne giallo. '.':essun<, pro1>0rziorH:, nessun equilibrio fra le \·arie parti del dipinto. Dise– gno e colore atroci. Era un piaccichiccio di tinte oleose, uno slunrn.chio di pennellate impau• ritc, un terremoto di membra !,logate, un orrore di toni e di masse in litigio, urlanti, tentennanti, amiggenti. l\la oh' l'intensità d'espressione che la stessa goffaggine delle (orme e del colori10 au– mentavano I Quel soldato duro come il legno e Ju. stro come una casseruola,quella serva rinfagottata e impennacchiata coi fiocchi e i fronzoli della pa– drona, soli, in quella piazza immen-;a: quel co– comer~tio, quel rane e quel muro bianco in fondo! Desolazione domenit-al<: dti quartieri eccentrici, dintorni di ca~rma, passeggiate mute e solita– rie insidiate dalla fatalità del capitano o del ma){– giordomo I Trag~din irrimediabile d 'anime oscure e sobalttrne I Tutta la vita cosmica racldotta in– torruJ a un coco111ero, ali' indomani <li un cata– c·lbm~. Ora eia~ e, ripcn,;o dnrci anche - sem- BiblotecaGino Bianco pre \·al,ore _commerciale a partt: - il ;\fatrimonio della \ ergine di Ram1ello per codesto cartel– lone! l"n altro di questi dipinti custoditi nella Tri– b~ma de~la mia memoria è l'insegna cli un \"Cli• d1tore d1 bruciate. Raffigura anche quello il c1r– retto _del merca11te, fermo in mezzo a una piazza: ma ~ 1 rcon~lat_o cli compratori e di p;1ssanti. Due preti pan~mt1, col naso \'ermig-lio e il fazzoletto ll!rchino 11_1 mano, parlano a due passi dai sacchi di marro111. LTn ufficiale pottaionc corre dietro a u_na cocotte accompagnata dal canino. una fio~ rista compra un soldo cli ballotte, 1111 111011ello as1?tlla. un altro molesta il ciuco di un la\'au– daiv ~he_ p~ssa col barroccino rosso carico di sacchi eh b~anc_heria ~ui quali siede la sposa te– nendo fra I ginocchi un ombrello cl' incerato \'erde. U~, tranvai color canarino, gremito di gente arriva strisciando sulle \•eru·hc nere in ~urva! tracciate con le seslé. ì\"e( fondo, una hla di case marrone chiaro, ~badigliano dalle cento finestre in riga, spietatnmente quadre, a~ert~ sulle stanze huie, vuote e - :-.isente - d1sab1tate. Eguale disegno eguale colore. ;\la rinche qui, come in mille altri dipinti cli questa sortn, egna_lsens_od'irreparabile, quoticlia1rn, diu– turna, malincoma. Ed è giustappunto questa potenza di senti– !11e11to,mal.grado tutto, (cosciente o cast1ale. che 1mpnrta ?) che conta per me. lo trO\'0 in mli opere l'espressione nuda e cruda di un· anima d1.:.;,1clornama sincera, pri\·a cli ar111011iama pe- pona nc!l't~trini.;ecazione di quelli pili \ id e con~ples!--1ciel suo, una \·olontà di coordi11azio11t: e cli app:ofo11di111ento che conduce risolutamentt· la sua pmura nella sfera dell'arte. E anzitutto i suoi_ colori, quantunque ottenuti hi1.zarra111e:ntt– (eç-1Jstende !--ulla tela i suoi toni uno alla \'Olta: pn_ma. p~r esempio, tutti i \'Crdi, poi tutti i ro~!->i, po~ ll_1t11 celesti e cosi \'Ìa) sono raffinati e mn– ~n1fi~1. I.e pianté, i cieli, i fiori, Il! \'esti, lt: c~rn1 hanno sfumature e tinte cli una dolcezza e nccl~ez~a in_auditc. Poi basta ~uarclare i suoi ri– t~att1, 1 suo, gruppi familiari, le sue scene di \'Ila. popolare:. campestre o dttadina, le sue nout, le sue n;iture morte. i suoi paesaggi per stntire con_ quale acuta. ancorché bonaria e quasi sim– patica penetraz_ione egli abbia intuito lo ~pa– "e.nto_ d~lle a111me vuote dei suoi modelli, la 1111senainfagottata del borghese suo simile <.: ~>arent~, il_comic0 orrore della folla gioiosa, dan– zante 111 piazz~, senza suono. intorno a qualcht: trofeo repu_bblic:1110o proletario, sotto lo sguar– do conscnz1entt: delle autorità inclomenicate e del paterno gardien dc la paix. Com'egli abbia sa– puto _render~ la si~1istra tristtzza cli 11110 squnrt 11~osp11_alc:, e~,~ma \'1t1zzaspopolata, cli una diste ... a cli tetti J?ang111i,foschi sotto la volta della bigia 11u~·olaglia: o !a :-.controsa soavita di una pra– t~na sp~rsa_ clt \·.acche, ~li 1111 campo spoilio. eh un _g1ard1110. eh una \ 0 1lla abbnndonata. bian– cheg~1~nte fra i rnmi neri clei tigli e dei cedri. . Ma ci? che.~opratt~lllo differenzia I l enrr Ro u-,. se:ui dai suoi frntell1 popolari - dei qua.li ha H. ROUSSEAU. - La musa che ispira ti poeta G. Apollioalre, netrata di realtà e - come ho <lttto - le adoro. Un uomo istruito o un medico mi a\'\'erte che sono il frutto della stupidità? E sia ! ~la santa stupidità allora ! stupidita dei bambini, leali il– luminati e delle bestie, che piaceva anche ; Cri– sto e a Francesco d'Assisi, se \'i ricordate che ha qualcosa di divino e che se tu l'an·ici1;i es– sendo stanco ed amareggiato dalla tua intelli– genza. ti consola e ti ristora, come se tu respi– ra:,:,i l'aria di un'antica patria che forse sarebbe stato meglio non abbandonar mai. Ciò premesso, parliamo di I lenry Rousseau. O piuttosto seguitiamo a parlarne, giacche che cosa ho fatto sin qui se non trascrivere segre– tamente e in modo indiretto le sensazioni più ordinarie che può suscitar dentro l'opera di que• sto pittore che per tanti \·ersi s'imparenta con quelli umilissimi di cui ho detto più su? Non eh 'egli sia - giova dirlo subito - un inculto dipintore d' insegne o di cartelli eia rivenduglioli. ~1a la sua arte, e per la semplicità dell'anima che riflette e per l'infantilità del mondo che rappresenta, ha con la loro, comunità di origine, dì tendenza e cli aspetti. Difatti se c'è un pit– tore che non sappia, per via di sotterfugi, di lenocini o anche di semplice maestria tecnica, ornare o abbigliare la sua frusta e po\·era ,·i– sione della realtà, se c' è un pittore che non sappia. in una parola, dipingere, al modo che l' intende la scuolll. e con essa una grandissimn parte della critica e del pubblico, colto o igno– rante che sia, c111esto è senza alcun dubbio Rous– seau. Avendo cominciato la sua carriera d'arti– sta a quarantadue anni, questo singolare pittore non ha mai avuto la possibilità cli acquistare quelJa scioltezza di mano che permette di fissare \'elocemente sulla tela un'ombra fuggiti\';\ di bel– lezza ; onde la sua pittura tradisce sempre lo stento e il travaglio di una lenta e penosa ela– borazione e realitZazione ; ma siccome, il conte– nuto è, come ognun sa o dovrebbe sapere, in– scindibile dalla forma e le affezioni dello spirito trovan sempre il rnocJo più adatto per manife– starsi, avviene che questa impacciatezza e que- 5t:t inarticolatezza di forme sono appunto i ca– ratteri che meglio si confanno a un 'arte che non vuole se non tradurre l'emozione attonita di un uomo ciel popolCJ. Ché tale è I lenry Rousseau, ex doganiere, anzi ex gabellotto - come, nella sua candidezza, \"UOI sempre si precisi. l\la se, anche per questo, egli fa parte di quella fami– glia cli artisti oscuri che si danno alla pittura, come i passerotti al cinguettio, per proprio im– pulso naturale, forntnclo allo storico dell'arte e al critico spregiudicato docu1nenti curiosi e pre– ziosi di ciò che possa una facoltù creativa ab– bandonata a sC st<::si.,a, con le sole risorse e in– dustrie nativt, ci se· ne stacca e la sorpassa per una più inten,a sensibilità e per un amore ar– dente: della vita e della verità poetica ; sensibi– lità e amore cht "ii riflettono in ogni suo dipinto. Cosi, mtntre l'uomo assolutamente ignaro opera per puro istinto, non riuscendo :id e!-ternare che i poc-hi e irnpicciati moti <lei suo spirito, egli tutta\·ia Jlumiltà <lti mezzi d'espressione e la mancanza di facondia pittorica - è la sua ten– denza verso il fantastico e specialmente la su.t passione quasi nostalgica per gli spettacoli e 101 vita di paesi esotici 1 passione che un soggiorno di due anni, fatto - dice - nel Messico, non spiega sufficientemente ; ma che si sfoga in com– posizioni numerose, immense dove il grottesco si sposa al tenero, l'assurdo al magnifico e l'as– soluto bislacco ali' innegabile bello e poetico. Sono lotte crudeli cli mori e cli fiere frn l'erbe polpose cli una. savana, guerre cli tigri e di an– tilopi nelln profondità fiorita di boscaglie ine– splorate1 aggro\'igliamenti cli serpenti, idilli alle– gri di bertucce in amore. palleggiantesi da pal– mizio a palmizio una noce di cocco. Immagina– zioni bizzarre, senz'altro color locale che quello rcseo o cupo dell'anima puerile cieli' artista. Novo miscuglio cli genialità e di strabismo mentale. Il più caratteristico, se non il più bello, di que• ~ti dipinti, dei quali diamo qui 1111 saggio, è quello che l'artista espose l'anno scorso alla so– cietà degli /1tdi/>c11dc11ti della quale face\·a parte, fino. credo, dalla sua fondazione. Era intitolato : le Rèz,t· d') 'ad11•1:trlw. Yadwigha dans u11 bcau rbc S\:tant 1rndorn1ic douccmcn: Entcnd111t Ics SODI d'une n\U:,CIIC" Dont jouai: un charmcur t,:c11 rcnunt, Pcnd,un .;hc I• lune rcflltc Sur Ics llcur~, le, ubru ,·crJo_vani", Ln aUYC" lCfl\CIIU prèlcnt l'orcille Au:1; Qir1 g•i• dc l'insirnmcm, Questi \'ersi. scritti dall'autore su tm cartellino color d'oro conficcato sulla cornice, d0\ 0 e\'a11 servire, secondo lui, d'expliralion. Ma guardiamo il quadro. Yaclwiga, infatti, ragazza polacca - s'è saputo poi -. dellt meno graziose, invero, ma spiri– tuale amica cli gioventù del pittore, giace nuda sur un canapè cli velluto color sangue cli drago, nel cuore cli una \'ergine foresta del tropico. L'incantatore btn pensante che l'ha svegliata dal suo bel sogno seguita a soffiare nel suo ,rnfolo, attirando beh·e eia ogni parte. Ella guarda sorpresa, e ancht un pochino spaventata, un leone ed una tigre accorsi per i primi ai suoni gai clell' istrumento e striscianti LCOn cautela, feroci solo negli occhi tondi e fissi, intorno alla tene– brosa nudità <lei sonatore, nuovo ed originale Orfeo coperto soltanto da 1111 paio di mutandine eia bagno dai colori dell'arcobale110. Fra le piante grasse e turgide di esotico rigoglio, si cli\'incola un serpente nero e rosato e leva la proboscidt verso un'arancia l'orecchiuto c:ltfante. Sulle ramt: fiorite si dondola la scimmia e si riposano ascol– tando gli uc~elli candidi e cli fiamma.. Fiori im– mani, specie cli loti o nenufari mostruosi, foglie tonde e pelose, foglie venate cli rosso come quelle dell'u\'a turca, o acuminate a guisa cli baionette s'alzano dalla terra bollente e ferace, verso il cielo perlato, nel silenzio amico della

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