La Voce - anno II - n. 40 - 15 settembre 1910

394 concetto natu,alistico, plssa poi ad essere il criterio del Bello, \"ero, Buono e Utile che sono pel Croce concetti puri. l.'L'tile-Giuslo è insieme concetto puro e concetto naturali - stico, legge universale e legge di natura. Esso si presenta nella storia come successo, nel sistema come simmetria e proporzione nu– merica. Il fatto economico dello spirito nel sistema crociano è collocato in modo da co– prire il limite che corre fra spirito inconscio e spirito conscio. Nello stesso attimo in cui il fatto economico si eleva alla dignit11 di 11/timumcrilcri11111 delle attività spirituali, esso si abbassa a lpu ro stato naturalistico. La pie– tra rigettala dal sistema dello spirito conscio s'è falla pielr:t angolare dell'intero sistema. La naiura nella metafisica crociana non è altro che un fare pratico dello spirito; non un modo di pensare, ma un modo di agire. Pensare e agire, ossia teoria e pratica stanno in un rapporto di reciprocità. In un circolo eterno essi si presuppongono e si limitano 11 un l'altro. Ma siccome in questo circolo vi è un punto morto, un punto che riposa su di sè stesso presupponendo e limitando sè stesso insieme a tutti gli altri - manca al circolo la circolazione cioè il moto dina– mico. Ora, volendo, senza ulteriori preamboli, spingere lo sguardo beoe addentro a questa fi– losofia. si farà bene a concentrarlo tutto sulla categoria economica, che è appunto quella che costituisce il criterio di ogni razion:ilit:'t. Essa è tutto insieme funzione, attività e criterio. In quanto allività pratica essa presuppone le fun– zioni teoriche della conoscenza intuitiva (este– tica) e concetluale (logica). Poichè, per agire razionalmente abbiamo bispgno di intuizioni e di concetti. Ma in quanto criterio, la fun– zione economica viene, a sua volta, presup– posta da tutte le altre, quindi anche da sè stessa. Poichè, per poter distinguere in mas– sima il Bello dal Brutto, il Vero dal Falso, il Bene dal Cattivo e perfino l'Utile (il Con– veniente) dal l'Inutile (1' Inconren iente), il no– stro spirito deve esser costituito conveniente~ mente, deve cioè accordarsi collo spirito uni– versale, ossia la giustezza delle sue funzioni deve essere assoluta. Due son dunque i lati del carattere economico delle, spirito: 1° conve– nienza e giustezza assoll\ta (universale), 2' con– venienza o giustezza relati,·a (indh·iduale). Il criterio immediato e assoluto del!' atti– vità economica si chiama nel linguaggio po– polare: e il successo•, nel linguaggio filosofico: « l'ordine armonico dello spirito soggettivo– oggettivo •· - Vi sono dunque per determi– nare la convenienza ossia l'utilità di una mi– sura economica tre criteri fondamentali: primo, il criterio storico adoperato dallo storiografo critico: ,·edere cioè se la misura in questione sia stata dettala dalla giusta intelligenza-delle momentanee circostanze; secondo, il criterio filosofico, ossia l'ordine armonico delle fun– zioni: vedere cioè se nel l'effettuazione della misura le altre tre funzioni si siano debita– mente subordinate alla funzione economica ; terzo, il criterio effellivo quale gli av,·eni– menti col loro continuo decorso storico lo costituiscono: vedere cioè se la misura sia stata corrisposta dal maggior successo possi– bile. Questi tre criterii sono posti nella filo– sofia del Croce come perfettamente congrui. Con ciò crediamo di aver chiarito le prin– cipali fondamenta del sistema. Esso pone che nulla nel mondo sia immeritato, nessun suc– cesso, nessuna disgrazia; che vi sia qualche cosa di assolutamente giusto che sarebbe ap– punto il successo e cbe questo a sua ,·olta non sia altro che il riflesso della armonia delle attività dello spirito uni,·ersale. li suc– cesso è. secondo I' espressione del Croce, la risposta che l'universo dà alle nostre azioni. Dato che l'ideale e il reale combacino, dato dunque che in massima il mondo sia razionale: sorge il dubbio dell'origine del- 1' irrazionale. Donde mai il Brullo in arte, I' Errore e la Menzogna nelle scienze. l'In– conveniente e il Male in pratica? li Brutto, ci si risponde. nasce ogni qual rnha nello spirito dell'artista creatore la funzione ossia auività estetica ,enga turbata da altre a11h·iti1 ossia fun1.ioni spirituali; quar:do cioè certi interessi o logici o pratici conuminano di elemenu intelleuualistici. didallici, reuorici. LA VOCE avvocateschi ecc., la purezza dell'intuizione. Similmente l'uomo scientifico cadrà in errore tosto eh' egli lasci che le sue velleità fanta· stiche o le sue simpatie e aspirazioni pratiche ingombrino la via logica al suo pensiero. L' Inconveniente e I' Ingiusto nascono quando il vigore dell'azione soffre o d-.111 pensiero sbiadito o di inopportune ansie di coscienza; il Male, quando all'onestà dell' homo moralis contrasta l'egoismo dell'homo occonomicus o politicus. oppure il quietismo dell'homo flll'O– rclicus. Insomma l'irrazionale deriva non giit dal dualismo dell'ideale col reale, del « Sein– sollen » col « Sein » ma da contrasti intrin– seci ali' ideale stesso, da concorrenza disor– dinata delle funzioni, da disarmonie nate in grembo allo spirito. Qt1indi il criterio del Bello, \'ero, l"tile e Buono sta nella giusta armonia ossia nell'or· dine delle atth·ità spirituali ed è di nat– econon,ica, direi quasi tecnica. Per esempio, in arte si chiama perfetta quel l'opera nella ct1i prodt1zione le funzioni logiche, economi– che ed eliche si sono subordinate alla funzione estetica in ma111era da manifestarsi non già direttamente ma soltanto attraverso la fun– zione estetica, soltanto in armonia cen essa, vale a dire soltanto come intuizione. Insomma quello che importa resta sempre il giusto rapporto tra le funzioni o allività o categorie spirituali che dir si ,·oglianc>. Perciò il sistema del Croce potrebbe ben chiamarsi la teoria del go\'erno, ossia dell'economia dello spirito, ossia la tecnica di esso. Difatti, lo scopo precipuo del sistema è studiare e stabilire le competenze ed or– dinare le gerarchie delle attività spirituali. In ogni parte di esso segue alla delimitazione de!la competen,a delle singole categorie una rispettiva casistica dei possibili turbamenti. Accanto all'analisi del razionale viene cosi a porsi con simmetria cd esattezza, addirittt1ra scolastiche, la casistica dell'irrazionale. Perciò manca cli ?Oesia, nel senso solito della parola, anche lo stile del Croce. Ma vi è un fare oggeltivo, schietto, modesto e fi– ducioso, una sobrietà che si colorisce :uti– sticamente di tinte ironiche e maliziosan,ente spiritose. L'esattezza chiara, arida. scola~tica delle deduzioni è vi\'iticata da vera grazia e sveltez,a napolernna. Si direbbe che il gran compaesano. S. Tommaso d'.\quino. si fosse messo di buon umore e tornasse a questo se· colo per comunicarci un inondo di idee mo- •derne e laiche, ma non perciò meno nobili, e volesse ordinarle in disposizioni classica– mente limpide e colorirle di grazia e di leg– gerezza. A noi altri tedeschi è negata qt1esta unione di forza ed eleganza. Tanto più do· vremmo amarne e cercarne gli esempi. Ne abbiamo uno dei più vivi, dei più belli in questa grande opera. Dell'ordine, della bel– lezza, della infinita ricchezza e fecondità che vi troverete, la n,L1recensione 11011 d dà che una pallida ombra. Kart Vossler. Il m .:hm:1:. POSTILLA Poche parole di risposta e comento a que• sto scritto dell'ormai mio \"ecchio amico \'ossler, il quale non ha bisogno che ic, lo ringrazii della benevolenza con cui ha ,·a– iuto ancora una ,·olta parlare dell'opera mia. I. - lo credo che egli abbia sostituito il mio pensiero con uno di sua in\·enzione, quando designa la categoria economica come quella che costituirebbe per me il criterio di ogni razionalità. e Economico • ha nei miei \'Olumi un significato determinadssirno e uuivoco, al quale sono giunto attraverso la critica del concetto di •egoistico», dimostrando cioè che l'egoismo ~ tale solo quando si consi– deri nella sua lotta con la coscienza morale, ma cbe, fuori di questa lotta, ha il suo par– ticolare valore ed è la condizione dello stesso s,·olgimenlo morale, e perciò non si de,•e chia– mare egoismo, ma pura ,·olontà, ecooomicitft. • Economico • è, dunque, un termine stretta– mente circoscriuo a un momento della filo– solia della pratica. Per conseguenzJ, parlare di una • econo- mia dello spirito » Jo delle funzioni dello spirito ~ ), sitr3 far uso di una me1afora 1 pari alle tante altre che il linguaggio offre in co· pia. Si può parlare, e si parla difaili, anche del!'« economia » di un'opera d'arte. Ma la metafora non de,·e essere presa per concetto. Meno ancora è lecito mettere insieme come identici (con un ~ ossia >) I'« economia»– e la« tecnica> dello spirito. secondo usa il Vossler; giacché egli dovrebbe sapere che questi due concetti vengono sempre da me tenuti accuratamente distinti, e riferiti a due sfere diverse di atti,·it/1 spirituale. Che io abbia poi scambialo l°ifko110111isd1 col rirhtig. o il gcrccht col ,id,tig (non è chiaro qt1ale delle dt1e accuse mi muova il \'ossler) nella riduzione della filosofia del diritto alla filosofia dell'economia, è un'asser– zione, alla quale io non µo:;so rispondere se non con 1111,allrasserzione: negando di aYer fatto mai quegli scambii. Il \/ossler prenda in particolare esame la terza parte della mia f:ilosofia della pratica, mostri dove vede lo scambio, ed io o mi ricrederò o gli rispon– derò. Anzi, son d 1 avviso che una simile di– scussione riuscirebbe :issai più fruttuosa di quella, complessiva e sommaria, colla quale egli ora ha tentato - direi, da impetuoso ex-volontario di cavalleria germanica I - di prendere d'assalto le mie trincee. E come al \·ossler può essere venuto in mente che io cerchi e statuisca un criterio qualsiasi da mettere a base del bello. vero, utile e buono, quando egli stesso sa e dice che io, nel concepire l'identità del reale e del razionale, sono anche più radicale del– l'Hegel, il quale pur lasciava qualche campo al contingente e all'accidentale? Avverso a ogni dualismo cli valore e fatto, criterio di valore è per me la funzione stessa ; e il di– s\·alore deduco come un aspetto necessario della dialettica della coscienza. Il « successo > o, come io ho detto, I' e: ac– cadimento » non è criterio, come P intende il \·ossler. !\ella mia esposizione dei rapporti tra intenzione. azione e accadimento, ho vo– luto, dn una parte, confermare la distinzione tra la reah,\ dell'azione e le cosi dette in– tenzioni, le quali (quando non sono sinonimo dell'azione stessa) sono le immaginazioni che accompagnano l'azione e, perciò, differiscono dalla realti1 di questa (come differiscono le intenzioni del poeta rispetto alla realtà della sua poesia, o quelle dell' ipocrita-verso-sè– stesso rispetto alla sua realtà morale); - dall'altra parte, ho voluto censurare I' inde• bito trasferimento dei criterii morali agli ac– cadimenti, che è cornutle errore nelle \·alu– tazioni storiche. Se il criterio economico, che io a\'rei messo a base, è l'affermata armonia dello spinto, prima 10 protesto di nuovo che l' e– conomia qui non enira nè punto nè poco; e poi dico che non so di che cosa il Vossler si mara\'igli. Tutte le filosofie (anche quelle irrazionalistiche) pongono l'armonia del reale da esse escogitato, perchè l'armonia è con– dizione della pensabilità. e quindi della lilo– sotia stessa. A mo' d'esempio, la relazione hegeliana di tesi, antitesi e sintesi è an– ch'essa un'armonia. Armonia, che non esclude la disarmonia, ma la supera e chiude in sè; iI che appunto Hegel credeva di aver fatto, e ho cercato di fare anch'io, sebbene al– quanto diversamente e a modo mio. E il 1110- mento della disarmonia, incluso nel! 'armonia, basta a spiegare lo svolgimento, e a concor– dare armonia e svolgimento. li. - Se il • punto morto » del mio pen– siero consistesse nel criterio economico messo a fondamento, potrei cullarmi nell'illusione che punu morti nel mio pensiero non ve ne sieno. ,\la non mi abbandono a cosi stolta illusione, perchè quei punti morti si trovano in tutti i sistemi filosofici, e debbono essere e sono di certo anche nel mio; e una volta o l'altra qualcuno (o io stesso) li scoprirà. Ogni filosofo (per dirla con un bizzarro scrit– tore tedesco , a un certo punto de li 'ascesa, si stanca ed è preso da sonnolenza ; e que– sta è la conclusione, ossia il sistema bel lo e compiuto. Ma se dalla sonnolenza non si sveglia da sè. qualcuno dovrà svegliarlo, o continuare, in cambio di lui, l'ascesa. Ecco il significato di quelle parole da me scritte alla fine del mio terzo volume, e che il \' oss- BiblotecaGino Bianco ler non ha interpretato col suo solito acume. Pretendeva forse che io m'inorgoglissi nella coscienza di arere dato fondo alla ,•eriti1, o che pensassi di avere eretto un immobile blocco di durissimo granito? Queste illusioni le avrei avute forse a vent'anni; ma ora limito il mio orgoglio, o la mia vanità, ad aver lascialo scorrere t111ruscello o 1111rigagnolo di pensieri, che si potr:'l incanalare, ingros– sare, stornare ed essiccare, secondo che sem· brerà meglio giovevole aUa vita del sapere. Ma il \'ossler si volge a un altro ordine di censure; e cioè a lui sembra che il cir– colo da me descritto delle forme dello spi– rito sia statico e non dinamico, e che dal· l'una all'altra non vi sia passaggio. Io so~petlo forte che iI passaggio non vi sia, perchè il \'ossler ha tolto lui la comu– nicazione ; e, cioè, non ha meditato abba– stanza sulla mia ,·eduta della distinzione che è insieme unit:t ed è assurda se-nza unità, sicchè può dirsi che il vero concetto della distinzione è l'unità, e inversamente. Onde gli è accaduto di far come chi stacchi cuore, cervello, polmone e le altre parti dell'orga– nismo; e gridi poi che da un complesso di cose morte non può nascere la vita. Non bi– sogna staccarle, ecco: bisogna distinguere senza staccare. Hic opus, hic labor. Che se poi ciò che !(li suscita I' impres– sione dell'immobilità è l'idea del circolo, che si volge in eterno ~u se stesso; se la con· templazione del circolo ideale eterno, che a Giambattista \'ico recava un « di\'ino pia– cere », a lui reca fastidio; io non so cosa dire, se non che lo stesso fastidio egli pro– verit innanzi a tutte le formule della realtà, date dai tilosoti. Anche la triade di tesi, an· titesi e sintesi è andata so~gella al paragone canzonatorio della palla che viene eternamente scagliata per essere eternamente ripresa. Per– chè scagliarla, quando bisogna poi riprenderla? - domanderebbe il Vossler. - Perchè l'Idea deve alienarsi da sè come natura per ripos– sedersi come spirito? Non potrebbe restar– sene tranquilla come Idea in sè? Ma con ciò non intendo disconvenire che la mia costruzione dia luogo a parecchie dif– ficoltà, e che la diversa veduta hegeliana me• riti di essere più particolarmente esaminati e discussa. Senonchè, posso ingaggiare questa di– scussione col \"ossler? checosa è egli? un razio– nalista, pii1 hegeliano di me, o un contingen– tista e irrazionalista, assai meno hegeliano di me? lo non riesco a scorgere, da questa recensione, il suo punto di dsta, il suo pen• siero positivo; nè mi è dato desumerlo da :1ltri suoi scritti, non dico \'ecchi, ma recenti e presenti.' Al contrario I Apro il quarto vo– lume del suo Da11lc, uscito or ora, e leggo (p. 8): « Le opere più possenti dello spirito umano sono quelle pure e non quelle ibride; sono opere della pura arte, della pura scienza, della pura praxis ... e vogliono essere cono– sciute nella loro purit:t ,. Più oltre (p. 16): « Noi ci moviamo nel mondo della poesia e non in quello della realtà ni: della scienz•; e nella poesia crediamo solo all'evidenza poe– tica, e non alla necessità logica>. Cioè, ri– trovo. sul limitare, proposizioni che ribadi– scono iI concetto del le forme pure dello spirito, distinte tra loro; e dell'arte, come una di queste forme originali, scevre di logica e di contradizioni logiche. « Ma questo è un argomento ad ho1111·11em •· Sicuro. Quando l'avversario non vi olf(e pos· sibilità di argomenti ad rem, bisogna far quelli ad ho111i11r111. E l'argomento ad ho111i,,e111 que• st; volta vuol dire che, dato che io sia nel ginepraio, c'è anche il Vossler, e che, invece di rivolgermi interrogazioni come c;hi sia si· curo di aver conquistato un più alto punto di vista, dovrebbe sforzarsi di uscir lui dal gine– praio e aiutare me, amicamente, ad uscirne. Al tra volta, io gli ho steso la mano per trarlo fuori dagli intrighi della psicologia e della retto– rica. Mi ricambii del servizio, se ~nche tale mia richiesta (considerata l'importanza del presente problema e le sue difficoltà) possa sembrare alquanto indiscreta ed usuraria. Ili. - Anche per quel che il Vossler osserva circa il carattere non conoscitivo da me al· tribuito ai concetti empirici rispetto ai con• cetti puri, potrei ricorrere ad un argomento ad homi11e111. Leggo, infatti, in una recen-

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