La Voce - anno II - n. 38 - 1 settembre 1910

386 LA VOCE ln\·ece l'arte figurati\'a - poniamo ancht· - giapponese. magnifica arte e rispettabilis ..ima ~torica111ent~ 1 d è infinitamente più nota, nelle stesse l'niversità, dell'arte musicale nostra: la quale ha il merito cli essere altrettanto magni– fica ma il torto di essere forse meno ri:-;pettabile perché nazionale. Corollario conclusi\-o. Og-ni musich-ta italiano elle si rispetti - musicista, dico, e non operi– sta chè non intendo parlare di 111e1.zi :u tbti - balbettn il linguaggio musicale dei suoi :t\'i na– turali e, poichè gli riesce più facile parlar tedf'– sco o francese o s1:wo o boemo. si declica corpo e anima allo sllldio cli un neo-dialetto 111usic.1lc str:rniero (desinenze in ismo, in esimo e in ano). i\la volendo esser giusti, occorre notare ancl1e gli argomenti an•ersari, ed eccoli esposti e - si ,·oglia scusarmene - rapidamente commen– tati: L 0 • Le musiche in ismo, esimo e ano (meno che in italiano) sono le sole che siano all'al• tezza dei tempi e però le sole dtg-ne cli essere: ascoltate. [Oss. Il genere umano, anche qudlo musicale, è stato sospinto innanzi dal progresso, come chi dicesse da una misteriosa pecl:\ta nella schiena : per la quale semplice ragione t: im– possibile, e del resto anche imprudente. cht.: si \'Olti indietro a rit.:everne nn' altra in pieno petto). · 2°. L'opera - l'opera per eccellenza - fu ed i: il campo proprio dei musicisti italiani i quali nascono operisti (come chi dicesse sordo-muti prima che la poesia di un Jllica insegni loro ad nscoltare e a parlare). l'. Sarebbe forse interessante conoscere le opere antiche ma esse sono oramai peste o stri– tolate dal sacro carro wagneriano che :--ia\'anzò ~ui loro corpi, abbattuti dalla forza cieli' e,·0111- zione storica [come il carro dell'idolo si a\'anza in india su di un selciato cli corpi umani abbat– tuti da una for:r.a di i1n-oluzione religiosa]. 4°. Del resto le musiche antiche annoiano tutti. (Risposta : non tutti si annoiano perché la noia è il se11time11to estetico di chi nou sente nulla e per ciò non pu<? esser fondamento di giudizio estetico mentre persino la ripugnan:r.a o I' irritazione darebbero \'alare a quelle musiche indicando un contrasto di tendenze. Del resto nessun godimento estetico è po5sibile senza a\'er prima superato \'Ìttoriosamente uno stadio cli noia acuta. Anche Dante ci annoiò quando era– vamo ragazzi, anche Beethoven ci par"e lungo, ma eravamo giovanetti. Abituarsi ;t.lla fatica, sia pure estetica, vuol dire, innanzi tutto, resistere alla noia. E vuol dire, anche, diventare adulti. 1 Corollario 5°. Siccome il nostro scopo è di essere all'altezza dei tempi ed è grave lacu11a non avere musica da camera nostra, occorre crearne una moderna [se non altro a scopo di gare internazionali. magari con movimento di forestieri). Ed eccoci \'enuti .li nocciolo della questione : il quale può anche non essere - non ne du– bito, anzi - quello del Pascolato, ma t: quello ,·h·o e vero che la logica delle cose rh·ela. Perchè : che ne direste \'Oi di un italiano che non conoscesse l'italiano e pur \'Olessc ~criver- 101 e scri\'erlo da poeta, e per far ciò rimesco– lasse insieme parole di ogni lingua? Che ne direst~ di un poeta che ignorasse pacificamente Dante o il Petrarca o magari il cavalier ì\1arino, perchè non sono all'altezza dei tempi, e impa– rasse l'italiano dal dialetto della ser\'n e si rin• vigorisse leggendo .... \\'edekind o Hoffmanstahl? Probabilmente lo direste pazzo o presuntuo~o e in ogni caso non vi ,·errebbe n~ pure in mentt.' chr chi 11011 possiede u11 insieme vi\'o <li C!-pre!'-– sioni, una lingua. possa essere un poeta. l\1 a di 1111 musicista che compongrt in queste condizioni di spirito e di coltura state 1>t1r ,i– curo che i ~ignori critici parlano e lodano 11 gio,·anile ardimento e l'erudizione. poniamo. strnmcniale: l'erudizione di n 1 oda ! l'no spe– cialista in straussismo o in debussy!.:.1110nel campo strumentale cammina col progresso. uno che studi, puta caso. il Cherubini cammina come i gamberi I magari coni ! E ce lo siamo sen– tito dire a proposito della ~lfedea - m: 1.le com– presa e peg-gio eseguita - da critici che cvi• clentcmente iKnOra\'ano tutto del Cherubini : d3lla nrnsica sacrn ai quartetti. dalle ouverture alle opere comiche I.! che ignoravano un'altrn co~n : la mu5ica ! Per la musica da camera succeder:\ dunque questo che, inn:ce <li fare dello strau~si'.',1110, faremo, poniamo, del donnhanysmo o, mentre faremo ancora dd debussysmo. faremo anche dello schmittismo. Sar:\ il trionfo della nostra sen ilit;\ \'t!rso ltt importate forme straniere, che possono esser an– ch<: belle ma quando re-;tano straniere. Sar:t il suKgelln della uostra ignorc.rn1.a, '.'tdl'àla rh·tla1:io– ne formidabile della mctnca111.a di una coscienza musicale italiana che i Consen·aton, am1110r– l>ati di germane!'timo malE! inteso 1 sono impo– tenti a ridestare, gli ambienti musicali impo– tenti ad amare e quelli della coltura -;uperior<; impou:nti a rafforzare e a fare progredire. Faremo un 1 esposizione di musica :-,tnrnicra e della musica da esposi;,:ione italiana <: ripete– remo ciò che accadde un giorno per la pittura e per In scultura: 1 1 in1i1azione dei dt•ndt'rs rris della moda d'oltre Alpe. Con una differenza tutta,·ia.: i pittori e gli scul– tori - i rnil{liori almeno - poterono ritro\'are -,t:• ste!.:.,i perche almeno conosre,·ano l'arte ,antica nostra e ne erano e ne rimasero imbenni: i nostri musicisti si sbizzarriranno a parlar tede– sco. francese, czeco o slavo e resteranno li per– clié non sapranno a quale porta bussar<:: per ap– prendere l' itafomo. A certe porte snnno bu!-sare soltanto gli stranieri come il Debussy cht,....in• spirandosi al ;\lonte,·crdi, i: riuscito ad es~trt:" almeno nuovo e personale. \'ogliamo invece fare una proposta utile alla gio\'ane Italia mu:-icale e alla gtes,;a idea del Pascolato? lnnuguriamo a \·cnezia - l'antico centro della nostra mu~ica strumentale dai due (~abricli al Galuppi - l 1 era dell<: esf!cuzioni modello dtlla nostra mus.ica strumentale antica, riesumandola dai loculi delle Biblioteche nostrane e straniere. Imparercmo cosi a conoscere, e faremo cono• scere agli stranieri, il nostro grande seicento e quel meraviglioso setterento del quale sino a poco tempo fa si pote,·a parlare come di un'tra di decadenza della 11ostra musica strumentnlc e operistica e <li imitazione dello stile tedesco ; mentre ora dobbiamo dire che da noi - e solo eia noi - i tedeschi appresero a parlare nel loro « stil nuovo», anche se meno «dolce» dell'ita– liano. Il settecento, questo secolo ignorato e \'Ìlipcso, è precisamente quello che ci offre i capohwori pill prossimi al nostro sentire moderno; e però meglio cli ogni altra età musicale varrà a ridare continuità -storica alla nostra coscien.1.a musicale e ad animare di schietta italianità una futura ri– nascita. Allora 1 quando saremo risorti-· nè "'ha iper– bole in questo che dico - quando saremo..,.i– sorti e ci ~aremo rinfrancati. abbeverando la no– stra giovinezza sitibonda alle fresche chiare e ùolci acque della lirica strumentale che I' Italia profuse nel secolo delle eleganze artistiche e delle tragedie storiche, allora potremo permet– terci il lusso cli bandire dei concorsi internazio– nali t l'altro lusso di sperare che i nostri musi– cisti \'i figurino non indegnamente. lo ~non mi illudo che si presti troppa fede alle mie parole: quanti conoscono, anzi quanti hanno modo di conoscere in Italia, le ._onate a tre e a quattro della più pura italianità? ç,t1anti sanno che que– ... ti prodi~osi settecentisti composero con una profondità di passione, con una armonia di pro– porzioni, con un impeto di ~iccheua n!elodica e sinfonica e con una dramatica modernità di in– tenti che fanno ancora sbalordire? Sa il Pascolato che la so~tata pe1 ctmhalo dtl settecento fu, nell'epoca sua, grande quanto la sonata beethoveniana nell'ottocento e che di queste sonate veneziane la patria « 11H.:111orc » a\·t:,·a perduta ogni mtmoria? E come faremo a comporre italiam,me1lle :,t, studiando Hach, non studieremo anche Durante o Scarlnui: se ammirando l'impeto drammatico cli un BeethO\'en 11011 ci sarà dato di m~ravigliarci cldla pienezza lirica di un Galuppi o di un Pltlti; :,e, cullati dalle graziette haydine, non ci irro– bustiremo lasciandoci scuotere dal pathos con– tenuto di un Boccherini: se non coglitremo ...111 \'i\'O del ::iuu fiorire. tra singhiozzi e ... orrisi, la nuo, a melodia :-.trnmtntale che cant.1 nei trii pergolesiani > Raccoglil.!rci occorre : rilt\'art • nostri occhi il valore idl.!ale di un pas:,ato relnti\'amente rt:– cente che ignoriamo, studiarlo con amore, farci una co~cicnza musicale nostra : apprendere da qm:sti grandi l'arte del cromatismo sano e di– screto, dcli' armoni;1 ardila t: chiara. ma ::;opra tutto l'artl.! della ,·nrietà ritmica e della modula- 1.ione ritmica: di quel melabo/011 cht più corri– sponde alla nostra ricchezza i,n-enti,·a e alla no'ira sensibilità ricca di e~tro. E riacqubteremo l'arte della armoniosa architettura raggiunta. non ron le monotom:: simmetrie, dei ritmi di danza più o meno idealizlati alla tede~ca, ma mcrct: tli un ritmo interiort! di sottili proporzioni t di salda compagine · il ritmo del Bramante unito all~t fre,ca ricchezza del l'alladio ! <Jutsto do, rebbe essert.:, per ora, lo 'iCOpo della sezione 111u,icalt::dtll'espo'.'tizione ,·eneziana, Bibloteca Gino Bianco non l'altro. Qnanclo le: 110,tre orerchic ,1, ranno ria-;coltato ciò che ranta,·a 1 1 Italia 1111 secolo fa. allora forse dagli echi confusi del nostro spirito, percosso da questa subita rh ela.1.ionc abba– gliante cli /erra /011/ana, sorgernnnno le ,·oci nu0\'e e sorgeranno dal profondo. A,·remo solo allora la nuo,·a lirica strumcutalc: la lirica nuova che :lccoglierit e co111pidt le aspi• razioni dei g-io\'ani veramente geniali e \'Cra– mente itnliani. Potrebbe for,e anche essere: una 11110,·:t lirir;1 uni\'ersale, come quella che 1wl sc:ttt·ctnto fe– condò la Germania e Francia: m.1 11011 corriamo troppo con le nostre ,peran1e. .\nli, a dar loro un più onesto fo11clamtnto, promo\'iamo in tuua Italia la costitu:rionc di So· rie/a di 01llflrt1 11,usicak nelle quali si po,sano tro,·arP libri che 11011 ~i tro,·,-1110nelle Bibliotecht: e si poss.lno ascoltart quellt: conferenze cli c..toria e cli e'itetica - nutrite di idee t: cli fatti. 11011 di documentini. di tt.:cnici';1110 e di ped:111teric c:,·o· lu.1.ionistiche - che non si possono a\'C:ré - i11 forma di lezioni - nei Consen·atori. E queste Società facciano intcrprc: .. ·c, spe• cial111e11tedai clilett:111ti, molta ma molta musica sonate a tre e a quattro e ai concerti - ma 11011 in quattro o cinque eleganti sedute: annuali de– dicate al mondo che sbadiglia e chiacd1ic.-ra - ecdtato dal cromatismo clt:lle loilclles e dall'inso– ltn1.a clell.l luce elettrica. - \'enti o trenta riu– nioni all'anno ,·ogliono esstre: e di gc11H· ap– passio11ata di musiche, fervida ta11to eia p:i'>\iar sopra ad interpretazioni fatte con calore e com– prensione: ma, sia pur<::. con poco .'i/ili', di i·ente ansios;i cli riconoscere nei poemi 1111.1'-icali cli un tempc,. la parte più vitale dell'nnhna 11,uionalt t:, certo, <JUellache più fu uni\'crsalc. ( 1 t lo spero che il primo a consentiré alle mie proposte sarà ;\I. Pa-,colato - il quale h:1 anno 1111 1 idea hella ma certo gio\'anilmcnte temeraria e per ciò pe– ricolosa. Audaces for/11110 jm•,rl, lo so. ;\la l'au– dacia non c.'.: temerità e, del resto, c·ertt fortune sogliono durare: qua1.1to le mode che k· destano. E le nazioni come le nostre - troppo momen– tanee nei loro entusiasmi e incapaci di organi.1.– .1.arc:I' impulso che da essi si "iprigiona per un istante - non hanno da \'ero bh,og110 di fortune siffatte. F,\l'!-.T() TOKRl•TK.\'\C\. 11) lino ~ocict;1 s.iffow1. Jo. mc promo~•n. •i ~ di giii riun:111 pnrccchic ,•ohe II Tnrino, in fo·ma p1i,·111n,nello prim11vc1n r1h• nostril ,·ocale <:: strumentale - dai 111 adrii:1.lialle tnta. Ancora e sempre contro Roma. S. Pan.::u1io Ji P.unu (\',Ila GanJoh1) il 1(, Ago&tO \)IO. Ell'ha ragiont:: « l'uomo delle parole » in Itali~ ha so\'erchio onore· e ter– reno inesauribile. Tanto \'ero che - Ella nota - persino il modesto me medesimo tro,·a spazio 1 aria e credito. ì\fa che vuole, ognuno vive come e quanto può e spende la moneta che ha. lo adopero le parole che conosco, nel modo che imparai sgobbando a lungo soprn i libri poi che nacqui dove l'italiano nessun l'insegna ai canti delle strade e di tra il latte delle balie: oggi posso invidiare la fresci correntia parlata e scritta degli altri, nrn il desiderio è ,·ano 11iù di quel della bellezza antica. Perdoni dunque. signor direttore, alla infcrior nascita nostra e ci lasci .\Imeno il conforto di usar tra di noi taluna di quelle parole che più amammo, le qu.lli ci fe– Ct.ro, talora, trasalir di commozione e dalle quali a\'emmo qualche ri\·erbero di gioia intt:– riore. Ad esempio, se io scrivo e dico essert la To– scana la primogenita terra del nostro amore di itali barbareschi, creda, scri\'O e dico cosa la qual rassomiglia di molto a ciò che dentro mi si forma e si :--cioglie pensando alla mamma lonta1rn: - se mi accade cli lasciar cader dalla penna un'altra frase, ch 1 Ella ha per un festone melenso, quale mi scivolò dicendo di Firenze nella mia lettera ilperta alle autorità a1n111ini– strative di costi, e ciot: « Firenze divina fonte d'ogni nostra gentilezza e superbia» - niun ri– morso mi piglia. a\'enclo compiuto un atto di adorazione e confessione. Atto sempliciotto forse, di catti\'0 gusto: pazienza. Quando rientro, di frequente e con rinno,·ata meraviglia, in Firenze, mi capita pili sollecito. il desiderio cli volar alto c-011 lo sguardo. tra il Campanile e il Cupolone, clit: di porgere l'attento orecchio dissueto alle perle smoccolanli cli fiaccherai su le poste. F. tentando cli veder alto, compio atto e pensiero di provinciale attonito, inguaribile: poi mi pi– glia la tentazione cli mostrarmi grato ed ceco che 111 1 ingoflo tra c1uell'accoppiame11to di super– bo e gentile insieme il quale mi sembra nascer, con la luce, del del fiorentino. Ella può htn compatirmi. ed io non me ne dorrò. Ila bandito su La Voa un'impresa di ~ince– rità disinteressata. punto curante ch'essa piaccia e a chi piaccia : non credo sia logico stupirsi della sincerità altrui 1 anche se, per avventura, s'esprima proprio per ciò che si crede falso o atlatturatu. Quella ch'Ella ha per mala rettoric.-1 1 contrabbandata dai fondi liceali della sinti\Ssi, creda (e non arrossisco a dirlo) i: il meglio eh' io di me senta, possegga e presen·i. Il malt: è ta– betico, e\'iclentementt:, e 11011 consente speranza. ~la meno consente eh' io mi acconci a pas– sar. lra il risci.lq110 della liscivia caustica di lei, per un contraffattore il quale gonfia st", nella medi– tata attesa che se ne gonfino gli allocchi ascoltanti: - no, non ho cli tali meriti e non mi affaccerò a farmi fischiare per tale pretesa. Penso che la To– scana 11011 può mancare a Roma l'anno prossimo, a punto perchi: t la Toscana e Roma, checchè ne abbian fatto gli italiani buzzurri e i romani cli Coc– capieller, i: l'L'rbe con l'f' maiuscola: - penso che una mppre:,entazione architettonica della nostra varietà regionale può es~ere idiota "it, come pan·t al Ceci. e come par credere tuttora Lei. rimbarnbirà nel plagio di -,tucco e paglia. dei grandi monumenti dei padri, ma clh·enteril una pro,,a eccellente cli gusto ai nostri arti'Jti se essi sappiano rivivere in modo originale gli esempi e gli stili della tradizione nostra miglio• re: - penso anche, da ultimo, che prima di rifiutarsi a Ron1a 1 occorre in ogni caso p.lrlar alto e forte (e non da un solo giornale e per qualche isolato disdegno, sien pure autorevoli-.– simi, eloquentissimi, italianissimi) in mezzo nl pubblico, argomentando, pro\'anclo, discutendo e 11011 a\'\'Olgendo l'ostilità dentro un silenzio pili antipatico di qualsiasi eresia. alla g-tlisa di qÙel che hanno fatto e fanno i corpi morali di Toscana. La rettorica è un modo assai complesso e ,·a• rio clt:I temperamento. Io, puta caso, sono un retore nell'abbondanza invigilata deJle parole; altri non lo è di meno. nei più guardati silenzi: altri nell'arida causticità dell'ironia bre,·e. Nes– -sun rettorico ga\'azza meglio d1e i11 certe ori– ginalità acerrime. Convien dunque rassegnarsi ognuno al proprio destino. Ed io, signor direttore, mi rassegno. Ma non riesco a vincere una. prepotenza di sentimento che ha l'arroganza di credersi pensiero, questa: quando avete dimostrato I' ignobilità, la turpi– tudine, la 111icidialità intellet!uale e morale della terza Roma, arrestandovi lì, con la pretesa di isolarla, magari di sopprimerl;i nelle parole della polemica, qual guadagno recate alla causa della nazione, del paese, dello stato? Può la nazione la razza, il paese, essere, \'i\'ere di tutta la sua vita piena nella storia e nell'.l,·venire, senz;1 Roma, contro Roma, fuori di un'altra, sia pure opposta, Roma degli Italiani? Anche per l.ei, sig. Direttore. Roma nelle Terme di l)~ocleziano e in Tacito, \'al la spesa di qualche ossequio. vero? Ora le Terme e la scritturn eroica 11011 sono nemmeno cancellabili, se a taluno sorri• elesse. ad opera di qualsiasi rinun.da. Ricordo che a Dario l'ap..t (una grande co– scienza, poco invero addestrata sui libri, signor l) iretto.re) 1111 giorno si fece palese la necessit:'t d~ partire in guerra contro Roma capitale. Gli argomenti erano gli identici ~be E113 riassume ora in concordanza con il ì\lissiroli. Ebbene, quegli argomenti, alla bell'e meglio. eran gli stessissimi - e tali rimangono - di quelli che io nella mia Idea Liberale, per a11ni a\'e\'o gri– dato al ,·ento nella direzione di Roma, asilo di tutte le baratterie italiane. \'ede dunque che:;:non gli argomenti mi stu– piscono o mi offendono. ~li stupisce, in\'ece, ch 1 Ella da essi non proceda oltre, come tentava cli procedere io, conte volle procedere Dario Papa. Questo concluse: - ali' Italia nuo\'a, co– munque, Roma è troppo vasta ombra di storia. La capitale vi naufraga. Si porti a Perugia. Lo stato e il paest:, nel circolo misurato alla loro statura. vi acquisteranno una coscienza pili lu· cida e salda. F:rn un ragionameuto. Non soltanto un pro· blema di purificazione della stalla, del foro, <ltl Palatino; bensì un problema storico-prospettico, geomeLrico, aritmetico, economico, mor:1.le, di misura. È Ella disposto 1 sig,1or Direttore, a i11- camn1111arsi per questa , ia, o per altra analog:t > Allora io capirò il !-ucco dell'odiernn ostilit,'t a qu:\lsiasi impresa, a <Jualsia,;;i ini.1.i.lti\':l di Ro1ml e per Roma. Se non che, in tal C3'-0, è nere"isario 11011 ftr-

RkJQdWJsaXNoZXIy