La Voce - anno II - n. 38 - 1 settembre 1910

A. 882. Sig. (Cosenza) •orrento ron 1a pesta. Conto .., 'roDlrnasO Nuoletti . A.vv. S. Giovanni in fiore (Scade 31-12-910) Esce ogni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 .:,, D' tt d GIUS p rre a a E PE PREZZOLINI.:,, Abbonamento per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero cent. to. Anno li .;. N: 38 .;. J• Settembre J9J0. SO)DI.\RlO: Av,•erti menlfai 1\\in lstrl e al Capi•dlvlslonc, f..\ \"oci-: - Ventiquattr'ore ,·n I • C10\".\SNI ROREI.LI- (;n-sF.l'I'.,: lalio, (,1c~Fl'PE PREZt.01.1s1 - Per una coscienza musicale italiana, FAt;STO TOKREIR\~c.:., - Ancora e .sempre contro Roma, PREZ/.01.ISI - Pro C contro la massoneria. ;\ - F1.rnSASOO èl; SOI.ET" rl - _{{, pr. Avvertimenti ai Ministri e ai Capi-divisione. L' 011. Crt1dn ro, rou o/lime> nt"l.'l'dimeulo, vo– le-va rvstit11ire1111 Clrgn110 ce11tmledi rei•ùio11e dei lib:i ltslo. Q11,•,tt1 pari,· della /;gg<' J11peni pocofor/111,nta. 1\'oi prop,mi11111,1, i1 t,11ttll, di cr,n1iare ad al– (/(lti dri passati e premi/i ,. f11t11rii11co11- 1•r11ienti con 1111 pictolo prngello .... rhe 11011 sarti 111ai legge: ~ >;on potendo :1,·,·enire e 11011 cssemlo desiderabile .:l1e i illinistri e i Capi Di\'isione leggano !lltti i libri di testo e si pronuncino su tutti ; nè a,·endo tutti ,,Ji au– tori di buoni libri alcun do,·cre d' i~,·iare loro .:opia delle pubblicazioni che danno alla luce per :n·ernc lettere laudati,·e Ja stampare per l'opportuna rèclamc; ad e,·it:tre dispa– rit,\ di trattamento e allontanare ogni più piccolo sospetto di f,n·orc, i :'>linistri e i Capi-di,·isionc sono pregati di rispondere ali' in\'iO di libri di testo per le ,cuok con una semplice carta da \'isita, con su scritto : « p. r. >, e di mostr,1r di sentire la ddicata loro posizione, c,·itando di scri– ,·ere espliciti giudizii, .1 dare i qu:1li non sono chiam:1ti >. .-1 di111ostra:;Jmlf del/Il ;:erit,i del/' i11co1m·- 11il'lllr110/alo ,, ,/dia opport1111i1,i del nostro ronsiglio,p11bblirhin1110 qui due dorn111enti, 11110 di S. I:·. /'011.CrNlarll,l'nltrn dd ro111111. Jlit- 1t,rio Rava, rapodivisionectr. etc. Soppri111ia1110 il rllg110111e drll'a11t,,r~ /dir,• eh,· rifl"l'l'/11' /r due lodi, rhe 11011 voglin1110 dire 11111neritate, p rclJ1\ i libri noi 11011 li abbiamop1111to veduti, epos– siamo 1111rhe it1111111gi11arli olli111i. Dirm,o d1111q11,·: Tizio. E siamo pro11tind indicare dorn111,•11ti re/atii•i ad nitri Tizii, se 11es.-oprire,,10. 1 ° S. E. lu1(;1 CREDARO, lvlinistro della P,1/,/,/ira Istru::;_io11r, sc ive nl Prof. « Tizio • • i Yolumi mandatimi sono una bella prova dd suo ingegno e della ,ua singolare col- tura did.1ttic.1 • (si Ira/In di libri Ji testo per le scuole). 2° Quando ricc\'O libri eh.:: per il nome dell'autore e per l'argo111e11to che trattano 1ni interessano, 11011sono uso di ..::1Yarmcla ringr.lzi.tndo Jcll' inYio con un la..:onko ~e impron·isato biglietto da \'isita. Ecco pcrchè non h'à subito :tCcusato rice\'imcnto dei tre graditissimi \'Olumeui. li<> \'Oluto, prima di farlo, leggerne :1ecu– r,uamcntc l'introduzione, e scorrerne :1kunc parti: cd ora, dopo a\'crlo fatto, :ti ringra– ziamenti si a~g:iungono, :1 r:1gionc veduta, r:1llegramenti sinceri. ,\li pi:1ce il concetto i11form:1tore dei libri ; l:1 riputazione delle m:ttcril', il ~01Kctto, l.1 forma. flr:1,·o a Lei, Sig. « Tizio », e ali' Egrc– gi:1 su:1 Signora, le geniili poesie della qu:1lc sono i11c:1st011:1tèncll.1 pros.1 come \'ere gemme. Se ~ dillìcilc sai,·ere in prosa per fanciulli, ~ ditli.:ili,simo scri,·ere per c,si in ,·ersi e l.1 sua Signor:1 h:1 sempre :1n1to per questi un:1 mirabile disposizione. Dal Co111111. \'rTTOIUO R.\\·.\ Direttore Capo Di\'isionc .11Ministero dell'Istruzione. Rmn:1 >. lai ,.,.a "" drputalo • 11111fro ,frlla srnola » rhe rac(t)11ta11d11v11 I/li 1/u1111t1 al pn(/Ì'ssol'I' .-he dovem ,•sa111i11are; "ggi sol/o "" 111i11istrv di P. I. e I/li Capo Divisiouc che 11011 hM1110 l'ncr(>rte,z.a di tnrt'reiu uwtain dtlicalll c,>JJ!l' ,' q11,·llad.-i 1,/,ri di t,•sto. f veroche,,,;l'ou. Credaro11è il Cvm111. J<ai•a scrivono .... ex ,attcdr:1, 111ada privali; 11111 J pure i·ero ,he dovrebbet sapere assai bene quale 11svsogliono fare gli i11tcressatidelle .1ut0rc,·oli lettere ,/' t(IIJ\fi11istro e d' '"' Capo Divisio11e.Per chi ocrnpa arti posti la riser– vatezza 11011 è mai eccessiva. E ri dispiace, ro11111110 il more, che q111•sto gmm• di ll'Vl'l'I'· ti111euti debba darli m11pn• La Voce. Ventiquattr'ore - 1n Italia. - La sveglia ci guarda col suo occhio che dice : due e tre quarti. Noi dormiamo. Essa domina su noi come un destino. Alle tre e mezzo prenderemo il treno. Scampanellio: due e tre guarii. Su. Acqua, pettine, vestiti. Pronti. Si aspetta il facchino. - Alle tre e un quarto il facchino non è \'enuto. Brontoliamo. Siamo giovani e, sacco in spalla, in due si prende la valigia e si porta. La slazione è vicina. I.a strada ha i lampioni spenti, perchè alle dieci c'era la luna. In compenso è solcata da lavori di fo– gnatura. - Biglie1ti: il resro è sbagliato : c'è u11 ventino per una lira, e una lira di stagno: la penombra ha tentato l'impiegato. ~la que– sta volta non gli è andata bene : ho iI muso duro d'un inglese e la loquela d'un po\'ero diavolo italiano. - La stazione è nuova, d'un anno. Era provvisoria, di legno, da dieci. Bruciò, Se non bruciava sarebbe ancora lì « provvisoria». hitanlo, dopo un anno, sopra i sedili due regolari striscie di nero: una, più larga, dove appoggian le spalle. l'altra, più stretta, ma pi(1 insidiosamente gras~, dove poggia la te– sta. Traccia eguale all'entrata delle porte. dove carezza con una mano chi, con l'altra. preme sulla maniglia dell'uscio. - Treno direltissimo: ritardo quaranta minuti. - .-\rriva. ,\l'afferro alla maniglia. Giro. Su. Che mani ! - Yado a la\'armi. Latrina: per terra tutto bagnato: puzzo di piscia. Alla pompa non c'è acqua. Chiamo un condullore: - Se· condo me non l'hanno messa alla partenza. - Non commento. È colpa sua, forse? - Da uno scompartimento esce uno, son– nacchioso: - È passato Firenze? - e si fa il nodo alla cravatta. Quando lo sa, be– stemmia: - Che sonata! - e scende alla prima stazione dove il treno si ferma miste– riosamente, senza che la fermata apparisca nell'orario. e \"ietato fumare». L'uomo di faccia, fuma. E sputa, con metodo e regola. Ai piedi un laghetlo di sali\'a s'allarga. Guardo lisso l'uomo. Non capisce. Parlo. - Ah! è \'ero. :\'on si fuma qui. Il signore soffre di stomaco? - No, il signore non soffre di stomaco, e può sopportare anche la pipa, ma qui non si fuma, e lei non deve fumare. - L'uomo continua a sputare. l'ion è t•ielnlo sputare. Si è semplicemente pregali di non sputare. - Il direttissimo ,·a piano. Perchè? Al– largano la linea. È la linéa principale d'Ita– lia e non ha ancora dne binari. Ora lavo· rana: da due anni. Forse fra un anno sarà finita. - Le cinque. Scendiamo. Causa il ritardo, BiblotecaGino Bianco manca la coincidenza. Un altro treno, - Alle undici, - Fuori di stazione: tutto chiuso : lino alle otto non c'è un caffè. Poi ci sono i caffè e i curiosi di provincia. Per sei Ore, curiosi di provincia e caffè. ~ - Ri~artiamo. Perfetto òrario. Il treno non ha coincide!'za alcuna: quindi regola per• fetta. Dicono sia un trucco per favorire gli alberghi paesani. Ma se stanno chiusi? A una stazione, la moglie del c>po si la– menta : - Perchè l'avete lasciata passare? Ora non si sa nemmeno dove sia I - 11 marito, con le mani in tasca: - Yolevi che andassi a chiamare il delegato, con due chilometri di strada? - Un manovale che passa strascicando i piedi : - Eh, signora, un abbia paura, il colera un si piglia noi I - Capii che era arri\'ata una donna dalle Pu– glie, e che senza dare avviso, senza prender precauzioni, per sfuggir noie e qualche fa– tica, l'avevan lasciata passare. Domani, se il colera si manifesta, scapperanno, o mori– ranno stupidamente come topi. - Dodici e un quarto, arrivo. Ora si cammina a piedi. Siamo due. Sette vetturini si avanzano, ci tiran pei panni, vociano e ci disputano. - Dieci lire per B... I - Venti metri dopo : - Sette lire per B... ! - Cin• quanta metri dopo: - Due lire a testa per B...I i\la noi si va a piedi. Sono un italiano che accompagna un amico straniero a uno dei più bei posti del mio paese. Ma comincio a esser triste e disgustato. L'elogio della ma– gnifica vallata mi si fredda sulle labbra. - - La strada sale e scende, risale e ri– scende: siamo sempre, alla fine, alla stessa al– tezza. Ci accorgiamo che, pass~ndo più a destra, si poteva risparmiare almeno cinque chilo– metri e molte salile. Domando. Vengo a sa– pere che la strada, allora, sarebbe partila da un'altra stazione. Ecco dunque che per sette vetturali e cinque albergatori, che nei giorni di festa faranno centoventi lire, a dir molto, cioè otto lire lorde a testa, cioè un guada– gno netto di tre lire e venti centesimi circa ciascuno, si fanno cinque chilometri e due salite di più. - Arrivo all'albergo. Da quindici giorni erano state /issate le stanze. Non sono pronte. In una ha□ pernottato due carabinieri. Una puzza che appesta di tabacco. Nel mezzo un orinale pieno. Mosche. - Pranzo : il burro è rancido. Ci sono prati magnifici e siamo a mille metri. Mi informo. li burro vien di fuori: dal Veneto alla città più vicina. Lì comperato e portato su, a dorso d'asino, sotto il sole. Domando perchè non fanno qui il burro, - Non s'è mai fatto. - Si può fare - rispondo. - SI???? I occhi sfagiolati dalla meraviglia]. - Sera : a letto. Pulcr. Giuseppe Prezzolini. Q11,slo , acconlo, lelegrn/ico ed esnllo ( (in 11ei particolari più 1.1erisli che ;;,,."', torcere i/. muso n q11n/d,c/,I/ore - e m•rà torlo), è sù11bolico, 4 lipico. Ogu11110 di noi. se è bun11 osserva/on, ai 1 rà avute le sue twrliquallr'ore di /Ja/ia, s,~1 jauudo 1111 v,aggi'o che amiaudo a lat•orar,:: in una biblioteca, sia per comprare gua/cl,e cosa in un 11cgo{io che per i11co11/rarsi co111111t1111ico at•endogli da/o app1111/ame11lo. La 111n11cn11{n di disciplina ; lo sbiadilo scn,o del dovere; I' 11h·11ra11:;_a dell precisione; l'i11- di!Jeren{''per ?,ii impeg11inssunli; In poca o funta ùti{ i'alit•a ; il debole rise11/ime11/o /Jer la sporci{ia; I' nbil11di11e a u11a uiln le cui parli sono poco i11cn,lrn/c I' 1111n 11ell'a//rn : s011 ge1Mrnli. Ci sono tcce,;Jo11i: t 1 a11110 anche crc– src11do;ma, p11rlroppo, per ora, dobbiamome/– I.rei gli s/it-nli del/, selle leghe se vogliamo r,,ggimtf(trt il medio livello che ci dia dirillo di dirci 1111ana\iOnf t•crame11/c ch.•ilc. li· pr. Per una coscienza musicale italiana. ~on crtdano i lettori che io voglia sfondare una porta aperta nei solito « nobile •ntento » di pronrno\·ere un q\1alche grandioso rinnova– mento. L'Italia, in fondo, non. ne ha bisogno: ha il promesso catalogo dell'Associazione dei ì\fusi– cologi che le clar:tperfetta coscienzadella suasto– ria musicale mentre l'organo della medesima associazione - La Rinascila ,1/usirale - già diffonde fra i soci straordinarie dissertazioni di estetica e di storia. Ha 11illuminato mecenatismo cli due caseeditrici protettrici di ingegni di mon– diale avvenire e promotrici, persino, dell1ope– rett;1 nazio1rnle i ed ha la Stia e la Stin, potenti organizzazioni teatrali illuminate da grandiosi intenti artistici come da una multicolore ribalta. E mentre il meraviglioso programma dell'espo– sizione giubilare romana promette di fare cono– :,cere - niente meno ! - l'opera del settecento e dell'ottocento, la proposta di )lario Pascolato per una sezione della mostra veneziana da de– stinarsi alla... esposizione di musica da camera italiana e straniera, colma « una vera lacuna»! L'It~lia lrn, dunque, l'essenziale per costituirsi una coltura, ossia una cosci-:!nzamusicale tutta sua, non \' 1 ha chi non lo veda. Tuttavia ci sia permesso di fore - ma al di fuori di quei ca– posaldi incontrovertibili - qualche modesta os– ser\'.tzione in forma matematico-critica ; e di aggiungere una non modesta proposta. * , 0 L' lt:ilia è quel paese nel quale non esi– stono sezioni musicali nelle Biblioteche regie : e per ciò gli studiosi poveri - ossia i veri stu– diosi - non hanno libri per studiare, nè la tecnica, n~ l'estetica, nè la storia della musica. ):è possono accedere ai capolavori dell'arte an– tica perchè 2° L'Italia pos5iede, si, alcune celebri niblio– teche di Conser\'atori, te quali do\'rebbero es– sere musei dell'arte antic;,; ma esse sono chiuse agli :,tudiosi per la semplicissima ed evidentis– sima ragione che lo studio e la \'Olgarizzazione delle opere che esse contengono farebbe per– dere cli pregio alle singolari collezioni che vi srn.11110 a dormire. lmpo::isibile, dunque, pren– dere copia di qualche manoscrino : sopra tutto qu:rnclo su di esso gravi una lonlana minaccia cli pubblicazione - orrore ! - per Il' stampe ! 3° In qualche città d'Italia si promu0\'0110 concerti orchestrali a scopo di cosmopolitismo e concerti da camera: tanto per fnvorire l'esibizio– nismo dei \·irtuosi di moda e per esaltare gio– vincelli autori o direttori d'orchestra - solite « spera11ze » e « pron1esse » ! :\la in quante di esse città esiste 111m sola società che si proponKa un programma organico da svolger~ in prò della conoscenza della nostra artt::antica - da ca– mera e eia te-ttro - mediante concerti e con– ferenze storico-critiche? Corollario 1u. I.' Italia i.: quel paese pri\·ile• giato nel quale. per conseguenza, nessuno ha mai annoiato il colto prossi1nopubblicando un organko, onesto ed esaurient<: lav(iro ,u di una epoca qualsiasi della nostra °'toria musicale, o su cli un qu;-ilsiasi « genere » cieli 'arte musicale. Corollario 2". Poich~ in Italia 11011 !-)i può co– noscere nè da \ icino nè da lontano, nè sulle opere originali nè sui libri, la -;toria dell'arte musicale, occorre dedurre che o si crede inutile conoscerln o si riposa nt::llatiduria che qualcuno la conosca per tutti. )la 11011 abbiamo visto, ad esempio, attribuire opere teatrali al Durante che fu singolare per questo a punto : rhe 11011 ne compose nessuna quando tu1ti n<: compone– \·ano "> E quc_::,taanribu?.ione non tiguro in un solt::nne ,1nic-olorommemorativo pubbli<·•Honella nostra miglior Ri\·ista? Corollario 3•. L' Italia non ha cosrienza \'i\'a del proprio pa%ato musicale: nè unicialmcnte nè popolarmente. :'\e ha la coscienza peggiore: quell:1-re.torica.

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