La Voce - anno II - n. 33 - 28 luglio 1910

LA VOCE La Direzione in parola è un organo eminen– t~1~1cnte conse~vntore con sciagurata prevalenza d1 mco1npetent1 burocrati mediterranei, dai quali è vnno sperare qualche iniziativa lodevole· con– viene. a~pettare che ~ssi passino a pensione. 1 Nati, cresc1ut1 e mantenuti sotto l'eco110111ia cli una so– cietà i cui metodi amministrativi conducevano al fallimento, sarebbe troppo pretendere da essi un contributo qualsiasi ad un rinnovamento. Non si mette il vino nuovo in barili vecchi. l\la in– tant~ si_potrebbe non assumere nuovo personale e nugliorare le condizioni di quello esistente gravandolo del maggior lavoro che si verifiche– rebbe per_ la naturale vacanza di posti e pagan– dolo meglio. Lo spezzettarncnto delle mansioni la creazione cli unici col fine di collocare dei funzionari, sono un fenomeno troppo com une nell'azienda per richiedere un lungo esame. Collo smembramento degli ex unici comparti– mentali in Sezioni e:: Divisioni (di cui uno è du– plicato dell'altro) si è sperimentalmente dimo– strato che anche la metà del personale burocra– tico sarebbe sufficiente. Giovasse l'esperimento! l\la il nocciolo della questione è l'utilizzazione del personale, unica economia che in pochi anni potrebbe essere realizzata con grandi benefici diretti, solo che si tenesse conto della naturale divisione cieli' industria ferroviaria in due servizi tecnici (Trazione e ~lateriale Manutenzione e Sorveglianza) ed uno più pro,;riamente ammini– strativo (l\lovimento e Traffico), divisione che permetterebbe unità di indirizzo un enorme ri– s1?armio ~i personale che potrebbe dare mag– gior rendimento, con un'opportuna special1zza– zic:me, i!1fi~e un ordinamento r;goroso ponendo gli uffici d1 cont1ollo fint1nziario più propriamente burocratici (Controlli, Ragionerie ecc.) alle di– p:ndenze_ della Direzione Generale. Sappiamo d1 non dire cose nuove ; ripetiamo quello che la genialità amministrativa dell'ex Rete Adria– tica aveva sperimentato con quel frutto che tutti sanno; i duplicati di uffici di matricola e di per– sonale (dormitorio e inquisizione) scomparireb– bero; l' intiero servizio I V (personale) che è un organo di corruzione, potrebbe essere abolito con vantaggio, tenendo conto ogni ufficio, diret– tamente, dei propri agenti. Al personale confusionario e ignorante del n~estie~ s_uoche ora mangia pane a tradimento, s1 sost1tu1rebbero mediante l'istituzione di una modesta Scuola ferroviaria con specializzazione per servizi (anche qui l'ex Adriatka e le Poste e Telegrafi informino) degli agenti che sapes• sero il fatto loro, la cui intelligenza e la cui buona volontà sarebbero spronate e messe a prova mediante esami e concorsi pei gradi su– periori, il che con un organico numerico sarebbe possibile senza ingiustizia e fatto il debito pdsto anche alla sola anzianità nel primo momento cli transizione. Oggi le due categorie {A. Applicati ed Apoli– ca~i) che compiono. il maggior lavoro negli uf– fici (troppo spesso 11compito dei funzionari si limita ad apporre delle firme e a riscuotere la paga) sono considerate come bom1es d tout /aire il che equivale spesso nella pratica a bonncs à rie 11, faire. Un ragioniere è messo a registrare la corri– spondenza sui protocolli, un licenziato di liceo, magari laureato in legge, a fare le somme a macchina ; quando un agente che ha fatto per trent'anni di vita il revisore di conti di commis– sione si accorge che nel suo ufficio non c'è in pianta il posto superiore cui aspira, trova un pezzo grosso compiacente, si fa sbalzare, per esempio, al Servizio del l\lovimento e Traffico che è il cuore ciel servizio ferroviario e chiede preparazione di anni, passa avanti ai meritevoli che si nutrivano di speranze e riesce a farsi no– minare Capo di un ufficio delicatissimo per cui non ha la minima preparazione. È un fatto ab– bastanza comune, che spiega in parte il discre– dito assoluto di cui godono le Direzioni e gli Uffici superiori presso il personale del servizio attivo. In ferrovia tanto è e tanto guadagna chi fa il lavoro servile, quanto chi tratta le questioni più intricate in materia cli trasporto. Il solo Servizio t.lovimento e Traffico sarebbe suscettibile di una organizzazione basata sulla specializzazione professionale (nove milioni pa• gati nel passato esercizio per mancanze, avarie disguidi di merci ecc., ammoniscono); quant~ agli altri due, non avendo bisogno che di te– cnici per il personale direttivo e di contabili, si potrebbe aprire la via alla conquista delle tanto agognate funzioni di scritturazione a manovali ed altri agenti inferiori cui questa carriera po– trebbe essere riservata come premio e dopo un discreto tirocinio in cui prendessero la pratica necessaria, insieme ai licenziati delle scuole tec– niche. Mentre ora un impiegato qualsiasi può pren– der posto, nuovo assunto, negli uffici superiori del Movimento e Traffico, il reclutamento do– vrebbe esser fatto per selezione come premio per esami e concorso ad agenti che avessero sostenuto tutti, senza eccezione, la prova sa– lutare del servizio attivo di stazione per un con– gruo periodo di tempo. Jn casi speciali si avrebbe cosi un personale prezioso pronto a passare sulla linea ed inoltre questo conservirebbe autorità agli Uffici Superiori che il per1,onale dipendente ha in giusto dispregio per la loro ignorante al– bagia. Queste magre, schematiche e necessariamente slegate CQnsiderazioni avrebbero bisogno di un grande sviluppo, cosa che ci indurremo forse un giorno a fare, convinti come siamo, per molte• plici ragioni, che non si possa per ora aspettar dallo Stato un'energica opera epuratrice. LA \"oc1<. Avevamo scritto quel che rrecede quando i giornali hanno annunziato quakhe linea del pro– gramma minister_iale che concorderebbe singo– larmente con alcune delle nostre vedute (re– mora alle assunzioni di nuovo personale, ne– cessita che il riordinamento sia graduale e quindi nessuna soluzione immediata salvo aumento delle paghe disumane, scioglimento delle Dire1.ioni Compartimentali ; inoltre sulla produttività delle officine;: pare il ministro sia pessimista quanto noi e parli di gtaduale soppressione). Aspet– tiamo i fatti. Per gli sperperi e gli abusi che affliggono I' Am– ministrazione delle Ferrovie di Stato, vedasi nel N. 13-14 della Critica sociale l'arlicolo firmato Un Applicalo col quale siamo in gran parte con– cordi. fn questo scritto, però, la quistione del personale C ridotta solo a soppressione di uffici riconosciuti inutili e nefasti. Documenti nazionalisti. l l~tto_ri della Voce che s'interessano delle quesuom c~si ~ette_ irredentistiche sanno quel che. ho scrn~o 10 eh Gottardo Segantini nei nu– me_n 52 dcli a. I; e 15 dell'a. Il. Cli stessi Jet– ton a1~che sanno che io ho sostenuto con rarioni e /alt, la }?uo~a efficacia della carta automObili– st,ca del I ouring. . Ora ~a _Grande Italia del 10 luglio in un « cor– sivo» _111t_1tulato « Sulla soglia dell'uscio», in– vece d, rispondere a Prezzolini e a me e di di– fendersi_ ~alle n~ie accuse documentate di igno– ranza e 1d1otag~111e ~ poco nobile comportamento n?llo sfog~re p1~coli asti antichi sotto parvenza d! battaglia naz1on:1le e scientifica, minaccia - nientemeno-. di 1~1etteralla porta La Voce (come se La. Vo_cc. p1cch1asse a certi usci per un toz– zerello d, mteressamento !), e - fra altro - scrive: « D?PO. di che avevamo deciso cli mettere alla porta il signor Prtzzolini e il suo :iiutantc di campo S!nlaper, apolol[ela ieri di Co/lardo Se– gantini e di Francesco Giuseppe, oggi /rieslino dife11sor,1de.((li slavi ». lo sono troppo ingenuo, e in principio ho pensato che quei signori della Grande Italia avessero letta male e 11011 compresa e invelenita la nota di Arclc11go Sonici sul brindisi di Got• lardo Segantini (A. I: n. 49, 50), la quale ap– punto io avevo chiarita e in parte rettificata con Ja mia prima nota « I figli di Segantini » e che avessero attribuito a me quelle schifoserie che il loro onesto animo dalle parole di Soffici aveva inventate. ~la Soffici le aveva firmate con le sue iniziali, conosciute da tutti i lettori della Voce: io le mie, col mio nome e cognome. La Grande Ita– lia riceve regolarmente, in cambio, La Voce, e anzi, sempre nella stessa nota ciel 10 luglio, la giudica. E poi l'apologia di Francesco Giuseppe dove l'ha trovata? - E mi convinsi che nel sangue di cotesti paladini dell'irredentismo e della giustizia e della libertà c'è un tale fermento di canagliume putrido e di austriaca tabe servi• lesca, che non possono nranche immaginarsi chi combatta le loro idee (?) non sia per lo meno uno che s'attenda plauso e fama dall' i. r. go· verno di Vienna e da~li slavi. - Visto che lui non pubblica i resoconti di nessuna società nazionalista e non gode i favori del conservatore-monarchico-repubblicano-cleri– cale-liberale-intellettualista-111assonico partito ir– rendentista ..... lo ho mandato una lettera alla Grande Italia ponendo questo dilemma : « Ora : a loro : o am– mettono di essere nella più sporca malafede, o dichiarano di 11011 leggere ciò che giudicano e cli calunniare nel modo piil schifoso uno di cui non sanno altro che il cognome. La scelta a loro. Qualunque sia dimostrerà quanto vale la terza accusa: essere io triestino difensore degli slavi ». * Un altro documento. (ln fondo bisogna esser grati a cotesta gente che mettono in piazza senza vane pudibondie i loro stinchi smidollati, illu– dendosi di far inorridire e scappare chi, invece, 11011 domanda di meglio che di agguantarli e di portarli, cosi come sono, a fare un piccolo giro per l'Italia che purtroppo crede ciccia ogni cu– scinetto d,i caucciù). I...' /11dipc11de11/e triestino del 5 luglio risponde alla mia nota sul Touring. Sue ragioni : 1) i triestini han sempre informato i fratelli regnicoli della loro terribile situazione nazionale di fronte agli slavi. (lo dicevo, e sot– tolineavo : ro11fatti. I falli dei triestini a infor• mare i regnicoli son gite, ampolle, ricevimenti; o guide dove del problema slavo - il più impor• tante - non si parla (v. p. e. la Cu,ida donata agli scienziati italiani). Ma i triestini neanche non i11/orma110 degli slavi : parlano solo di una loro prepotenza selvaggia favorita dal governo au– striaco, che però non riesce contro l'italianità indomita delle nostre terre (v. p. e., F. Salata. « Le nazionalità in Austria-Ungheria» nella N. A11tol. 16 agosto 1903. - Secondo l'autore gl'ita– Jiani sono in continuo aumento sugli slavi : da per tutto, meno nella Dalmazia dove i croati si sovrappongono violentemente. V. anche « La Venezia Giulia e l'invasione slava.» Docm11e11ti ufficiali, aprile 1899 1 Milano. - Non c'è mai un accenno alla spouta11eilà del movimento slavo : odio e fanatismo e governo contro noi che non cediamo neanche d'un passo! - V. anche: Sat– vatore Barzilai « L'irredentismo - Ecco il ne– mico!» Roma, 1890. pp. 5-10. Idem. ecc. ecc. V. anche tulle le corrispondenze non socialiste ai cotidiani del regno). 2) I triestini dicono Pa– driciano per Padrich e Longatico per Logatec come Parigi per Paris, o perché in J.ogatec si sente ancora il latino Longaticum. (~la tutti gl' i– taliani sanno cosa significhi Parigi, e nessun triestino - se non per volontà o per sforzo - sa che S. Odorico in Valle voglia dire Dolina. E nessun sloveno, assolutamente ; mentre tutti i francesi, si. La carta del Touring non è pratica, perchè a Montona e a Pinguen~e - le 2 cittadine a cui, con Pisino, si è aggiunto il nome slavo -– s'arriva per strade o italiane o dove almeno gli slavi non sono italianofobi o almeno accettano il nome italiano o almeno la. maggior parte di essi o :ilmeno sono italianofoli dove ormai l'automobili– sta scorge la città desiderata o almeno dove c'è una sola strada ed è impossibile sbagliare. ( ! ! !) E a Pinguente s'arriva anch_e per Cerou_glie, e_a Montana anche pt:r Sterna, cioè per posti proprio come l' l11dipe11de11/e fa finta non esistano. E I' l11- dijJe11de11te ha provato ad uno ad uno con tutti gli slavi. E le cittadine portano scritto a minio, di giorno e a léu11pine elettriche di notte sulla cima del ca1~1panile: ì\lontona, Pinguente. E quando si corre con l'automobile su una sola strada, si deve per forza correre verso Pinguente e ì\lontona). Pisino poi - si qui la faccenda è più grave: ma: Ma ammettiamo che per Pi1ino po11ano euere evidenti diffi. cohà per un automobilista che non ~gue la grande arteria pro• v nciale. Non C for~ doloroto, offensivo meuerc accanro al nome di Pi'Jino quello che gli thl\•i le impongono come segno della loro conquista 1 non è insultante per quegli italiani che là com– battono con ogni fervore a dislruggere ogni efficacia dcli' inv11- denz.a 'Jlava e durano e rcti11ono per mirabiliuime vi11ù conlrO le campagne 'ilave [specialmente quelle nf'n percorse da vie, se lo rammenlino I.a Voce e il con•. lkrlai-elli !l contro magistrati tlavi, contl'"Opre1i e contl'"OmaCSll'"i che il governo ,iustriaco e la p1epo1enza degli •lavi hanno coniro di essi aecumul:1111per di- 11ruggere il carauere italiano, vedere preuo il loro i111li1no quel nome che nel suono tin1ctiu11 tutta la tristc,n della loro vi1a, tutta l' in'{iusiizie delle forze che contro 1I loro valore ai r&du· nano Tiolenlemenle. Bibloteca Gino Bianco N~n è ingeoerl>!o, non è contrnrio 0 ogni principio d1 carità p,uno_ re~alnre ali' Italia una carta geografica e preuo o quella !erra nal,ana che proprio è più ferocemente con1csa agli i11liani, c.he formo il nodo più forie che setr,; il rec;piro della loro vito che è il possc,so piu prezio!k> 3 cui nel momento presente ten: gono fermo con la piu fermo volontà di non ce<lt're, ficcare il nome che è segno della baldanza degli nnersari ! Eccoci fin~lmente ! lo discuto con ragioni con– tro ~111a sentunentalità dannosa. Rispondono: e l'un1_ca loro obiezione ,·era, cioè capace di sal– ~a: il_ loro ragionamento nel punto pericolante, e 11 ritorno a quella sentimentalità che io ho C?mbattuta. Dunque basterebbe questa clichinra– z1one: - Noi sentiamo cosi e buonanotte! Un on.est~,. allora, impianterebbe una discussione cli pri_n~1p10 : se sia pili utile la propria sentimen• tahta, nelle questioni nazionali, o la nostra fred– dezza. lo, per conto mio, prima di mettermi a scri– vere le Lei/ere trirsline ci ho pensato molto. E anch~ ora mi torna spesso il dubbio, abbastanza opprimente, per me ; e \"Olta per volta prima di cercar di convincere gli altri elevo convincere me stesso. ~la i signori nazionalisti sono stabili nella loro certezza dall'anno di poppamento fino alla tomba, e più in là, fino nella loro discen– denza, per saecu/a saec11/onm1. Soltanto, poichè sentono nell'aria che uno stato d'animo perso– nale o collettivo non basta a persuadere altrui t:ercano di fingersi 1111adimostrazione. E com~ se la sentono fa: acqua da tutte le parti, tap– pan le falle proprio con quel sentimento che sanno non bastare. Qucst'è l'onestà di pensiero dei na– zionalisti. L'onestà pratica, questa: tutto l'articolo del• l'I11dipeude11/e è intonato sul motivo: lo scrit– tore _della Voce (non mi si nomina, per non farmi reclame) è un giovincello. Ha la presun– zione ~ I' i~noranza dei giovani. Ogni giovane vu?I rifare il n~ondo. Lasciamo strillare i ragazzi: è 11loro mestiere. Subisce il comando dei mag– giorenti della Vou ecc. ecc. - Perché discutete allora ? Domanda da ra– gazzo ! _Si discute perché si deve; ma poichè si s~ che I propri fatti e ragioni non valgon molto s1_pr:epara il giudizio del pubblico con una pre: g1ucl1z1ale che nell'inerzia spirituale comune vale assai, essa : quello là è un monello ; ascol– tate noi che siamo i vecchi, i vecchi, i pieni di assennatezza, di esperienza, di conoscenza. Ora - è tempo, una buona volta, d1 dir tutto io so che l'autore d1 cotesto articolo è Atti– lio _'famaro. È vero : non se ne può esser 111a– lenalme11/c certi, poiché l'articolo non è firmato. Ma vari indizi e informazioni me l'assicurano. Attilio Tamaro è un giovane che avrà si e no quattro•cinque anni più di me. Se ama farsi pas– sare per barba. di due spanne, s'accomodi lui. Ma non lo é. E un giovane che, incaricato di elencare e stimare le cose d'arte sparse in Istria, per entusiasmo giovanile eccitato dalla possibi– lità e dalla speranza di tro\'ar tesori, e per man– canza giovanile di lavoro archivistico, dichiarò Carpacci e Palma e Bellini una quantità di copie e lavori di scuola e imitazioni. È un giovane di tanta giovanile timidità che quando mi fu presentato, o viceversa. nella re– dazione dell 'l11dipe11denle, alle parole scherzose del prof. Yidossich: - Badi, Slataper, questo è un suo acerrimo nemico, - commentò subito, arros– sendo un poco: - Ma non nemico personale! (lo $,li risposi che le mie idee erano la cosa più perso– nale che avessi). È un giovane di tali entusia– stici scatti giovanili che sull' l11di/Je11dente minacciò di schiaffi quelli della Voce che avevano offeso orribilmente Trieste cercando di raccogliere per la Pro Coltm·a 500 voi.; e ora - dopo che io gli ft-ci sapere, per lettera al direttore cieli' I11- dipe11de11te, che io era pronto a far conoscenza diretta con le sue mani - quando mi scorge fa finta di non vedermi e volta il capo con giova– nile pudore. N.B. Di tutte le altre mie ragioni l'/11dipe11- de11/e, è naturale, non parla. Jf Terzo documento. 11 Piccolo di parecchi giorni fa pubblicava la notizia che il Bertarelli, dopo amichevole discussione con il Club Alpinisti trentini, aveva acce/la/o le loro ragioni e che la carta del Trentino sarebbe stata fatta con la loro cooperazione. Tutto ciò sempre in un tono ge• nerale, senza precisar niente ; e con molto com- piacimento. · li Corriere del/a Sera del 2 luglio, scriveva chiaramente : Ieri a Tren10 nei locali della Socie1àdegli Alpinisci Tridenlini fra quella Oiretione e la sun speciale Commissione per la topo– nomastica 1riden1in1 e il comm. L. V. Bertarelli, vice dircnore del Touring. si è concluso 11 distribuzione del lnoro fra l'uffi– do cartogralico del Touring e gli Uffici della S. A. T. per la preparuione dei Fogli del T1·en1inodi cui ,i av'fia ora la red1- iione. Le diret1ive toponomu1iche già enunclale ire anni or aono cd ora preciaa1e in ogni deuaglio ebbero la loro J)iena apJJron– zione. Fu cOnTenuto quindi che nel Trenlino ammini.stra1ivo, cioè nei 9 capi1anali rueridionali, tia ad.>ttala la nomenclaiura i11liana; che nel cuneo della vallota dell'Adige da Salorno in su fino a Bolzano e ohre si adotti la bilinguità irnlinna-tede.scn con pl'"CCe• dcnza al nome italiano, salvo per quelle louli1à che non hanno che il nome tedesco: e infine che pel'"le zone ladine si adoui la dftione bilingue l1dino-tcdesca o ladino-i11diana secondo il ca~o. _Fcl'" la ,•-,le di FUM dove la parlata ladina è anda1a perden• do1i 10111iluita dalla i1ali1na, questa è la presceha Queste direllive, che rispondono esat1emcn1e ai conceui che furono sempre propugnati dal Touring. ga,anti5<ono colla colla– borazione alliva e cordiale dei membri della valorosa Società de– gli Alpinis1i Tridenlini la pubblicazione di una carta 1i1ponden1e alle ntces.si1iipratiche non meno che ai .sealimenti di itali.anità che sono nell'nnimo delle due auocì,u:ioni. * La prelodata Grande Italia nel n. 29 dell'an- no Il, pubblicava un articolo di Giulio de Frenzi introducendolo con queste parole: « La G. I. che accoglie tutte le voci, che lascia libera la discussione ... ecc. ecc. è ben lieta cli accordare ai valenti scrittori ... quell'ospitalità cordiale che a tutti può essere profitte\'Ole ». Da queste parolç sembrerebbe che l'articolo del de Frcnzi fosse stato scritto apposta per la G. 1. Invece è un articolo escito qualche giorno prima nel Giornale d'llalia, e r/1e la C. I. non cita, tanto per darsi l'aria di avere dei collabo– ratori che non ha. * Sempre lo stesso giornale stampò, sui suoi primi numeri, « 100000 copie di tiratura » (!). \'ice\•ersa negli articoli dell'Alto Adige il signor 367 G. Castellini, amico e collaboratore della Grande 1/alia, e che dunque si suppone bene informato scriveva : <.e si parla [a propo:,.ito della G. I.] di 5?00 c<:>pi_e cli tiratura». Anche questa è onestà g1ornahst1ca 1 ed ha per effetto che si duhit:i. non solo del 100000, ma anche ciel 5000. s. s. PS. Le cifre della votazione del T. C. da me date nell'ultimo numero vanno cosi rettifi– ~~te: ott~nner? 270 voti circa su 85000 soci del I • C. de quah i0OO delle terre irredente i can– didati co11trari alla carta automobilistica cÌel Ber– tarclli. Ciò dimostra il nessun interessamento degli Italiani per la campagna della G. I. C'· pr. VENEZIA 111. la Blblloteca, li gablaetto di leUura, Il concorso pubblico e la Rivista dell'Ateneo. Be!1chè nell'Hgosto del J903 si cominciasse l'o~d1namento_ della Biblioteca sistemato per ma– t~na con rubriche e sottorubriche, serbando l'or• d111e alfabetico, il lavoro (saranno in tutto un 20,~o volumi con gli opuscoli) non è nncora t~r!nmato e chissà quando finirà. ~tolti libri e riviste sono accatastati; gli atti le sessioni le ~sercitazioni affidati alla memoria del custo~le ; 111 generale poco ordine dipendente anche dal fatto che il bibliotecario 11011 si fa quasi mai ve– dere. Una_ gran parte dei volumi senza rilega– tura, frusu e ammenciti furono amorosamente curati colle buone opere di un custode : questa cosa, se da un l~to dimostra negligenza, dall'al– tro, per ~sser giusti, é un ripiego economico che va ricercato nelle strettezze finanziarie in cui nnviga I' Istituto, il quale fa parte a tutte le spe~e col solo contributo dei soci (L. 36 annue). . Gli schedari! rifatti due anni sono, per mate– ria e 1~erautori! ha11!1?schede che sono foglietti vol~nt1, stacc_au, fac1l_1a cambia1e il loro posto, o_rclinate, scritte assai male, e che si dovranno rifa~e nuo:"'ame1_1te.I_ visitatori (soci compresi, a!lz1 qu~s, tutt_1 soci)_ variano da 30 a 40 al giorno: 111 certi tempi i/ 3 delle visite è dato dai foresti~r~, i quali non vi trovano certo, né quella comod1ta, nè quel funzionamento che godono al– l'estero istituti di simile genere. Del resto an– che i soci stessi, più che per consultare e' stu– diare opere e libri, vi vengono a leggere i nume– rosi giornali nazionali ed esteri del gabinetto di lettura, che fornisce pure quelli cieli' <.e Associa– zione della Stampa» quivi locata. Le poche ri– chieste fatte dai soci, sono per lo più le Riviste dell'Ateneo, qualcuna estera, qualche roman– zo, qualche libro di sociologia o codice di giu– risprudenza, commercio, diritto ecc. 11 corpo librario della Biblioteca è distribuito nella g~ande sala. di lettura, nei corridoi attigui e nel piano superiore. Comprende opere di filo– sofia, morale, pedagogia, religione, storia (ab– bonda naturalmente il materiale veneto) lettera– tura, sci:nze mediche, giu_ridicl_1ecc. Molte ope– re sono 111cory1plete, e anche d1 parecchi volumi, tanto che clu lo catalogò sentì il bisogno di in– cidere sulle schede dei punti esclamativi. . A integr~r~ il mat_erial: librario s'aggiungono circa 200 nv1ste naz1onalt e straniere, memorie bollettini ecc., letterarie, giuridiche, scientifiche' storiche, molte delle quali restano intonse o son~ sfogliettate per curiosità più che per sentita ne– cessità di studio. Emanazione dell'Ateneo è la rivista l'Ateneo Veneto che, dalla sua quasi secolare fondazione, risente del vizio organico di soverchiamente di– luirsi nel folklorismo. Un tempo vi si è fatto anche del dantismo sul tipo « tra feltro e fel– tro », poi del goldonianismo perchè inlorno al Goldoni si è fatto a Venezia, quel che a Milano intorno a l\·tanzoni: ma ad ogni modo, c'erano sempre degli argomenti di buona lettura. l\·la in questi ultimi tempi, sembra anche più decaduta; gli scritti seri sono rarissimi. Vi si encomiano gli studi eruditi, (hn visto il Chiarini giudicato « acutissimo critico»), qualche arcade sonettiere stampa delle dedict1e galanti, si abborraccia una critica bibliografica pour la fa ire. Dicono di vo• ler avvalornre la coltura storica veneziana, e poi neanche a cercarle col lumicino vanno in cerca delle più misere e screditate cose : Le gare di 11110/0 di lord Byron, Calligrafi milanesi, J.ìore e faune di brez•ian', In gusto di etiche/le .... e la rivista è spedita alle principali associazioni di coltura del mondo! Perché "'la rivista dell'Ateneo Veneto diven– tasse « organo naturale di tutte le istituzioni cittadine di coltura intellettuale e di arte»; per far si che le biblioteche, i musei, le gallerie, ar– chivi ecc. facessero capo a lei; bisognava rigo– vernarla e riformarla di sana pianta oltre la ve– ste : credere che una rivista si rifaccia cambian– dole la copertina, è come sperare che un malato si ristabilisca cambiandogli le lenzuola. I lo detto riformare e rigovernare di sana 1iianta, ma per far questo occorre rimuover~ e rinsanichi re I'A– teneo stesso : i figli non usciranno mai robusti dall'organismo tocco, l'albero mortificato dà frutta imbozzacchite. Perché i forestieri abbiano nella rivista « la sicura notizia e l'informazione di ciò che riguarda passato e presente di Ve– nezia » occorre che il quadrettino storico sia slargato a dignità e ampiezza di storia. Invece si è preferito di rimaner li nel barattolo, a con– templare le ali dei coleotteri naftalizzati. L'odore ha mortificato gli spiriti e ha prodotto mediocrità di uomini e di idee. Pure senza avere vertigini ottimiste, attendo da un piccolo nu– mero cli questi uomini, una qualche resurrezione. lo ho questa fede. li Circolofilologico. li Circolo filologico veneziano vorrebbe essere, per usare 1111 termine militare, il luogo di adu– nata delle sparse e scarse energie giovanili. Fondato circa due lustri fa in ente autonomo, per iniziativa - se non falla la memoria - della sign.a !\(aria Pezzè Pascolato, donna pratica e sagace, parve aumentare d'importanza e di re– putazione. Con un gruppo iniziale di 100 soci nel primo

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