La Voce - anno II - n. 33 - 28 luglio 1910

.. èi111tò corrente ron la Pesta. Tommaso Nuoletti A. 882. Sig. A vv. (Cosenza) S. Giovanni In Flore (Scade 31-12-910) Esce ogni giovedl in Firenze, via dei Robbia, 42 J. Diretta da GIUSEPPE PREZZO LINI J, Abbonamento per il Regno, Trento, T tieste, Canton Ticino, L 5,00. Un numero cent. IO. Anno II .Jf. N: 33 ~ 28 Luglio 1910. J.. • SOMMARIO: La Massoneria nel Socialismo, LA VocE - Oala scienza, E,uc,o CECCl'I I • .. - Ferrovie e 1overno, LA Vocg - Documenti oulooallstl, S. S., g. pr. - Veatzla, Ili, MARIO GIRARDON. LA MASSONERIA NEl SOCIALISMO blocco una sola frase che lasci intravedere le su': vedu~e amm_inistrative. Una volta la presen .. taz1011e eh una lista completa obbligava anche ad enunciare un programma: nel quarto d'ora ~lei par0ssi_smo a_n~iclericale il_ programma -può rnvece re~arsl 111que.slo giro di frasi~ 1!oi (il blocco) vogliamo che i11 tutti i dettagli del program11~a 11uw1iu.istrativo (che non si ha) pre– valga e si affermi il coucello detta /aJcild. e del– l'anliclericalismo . ... » lnsommn. è l'anticlerica– lisn:o p~r l'anticlé:ricalismo; la pretesa sincerita ant1clencalc sostituita ad ogni altra sincerità politica ed amministrativa; la loggia massonica al posto della sn.crestia, la confusione bloccarda accanto a quella clerico-moderata. f\Ia questa è abominevole, mentre la prima va benissimo! La vernice dell'anticlericalismo serve ottimamente a dare lo stesso colore agli uomini più politi• ca mente diversi; per la paura del prete, si aprono le braccin. al primo liberale cli carta pesta che fa in tempo ad infilarsi la casacca anticlericale, anche se qllesta è l'ultima di un intero magazzino di giubbe. E intanto i partiti di avanguardia non riconoscono pili gli amici dagli avversari irreconciliabili nel campo eco110• mico, perchè tutti hanno ormn.i la stessa unifor– me; e dimenticano la propria fede ed il 1>ro• gramma per mancanza cli...• esercizio e per il desiderio cli 11011 dispiacere agli amni. I quali ultimi sono i soli a gun.dagnnre per la semplice ragione che nulla avevano da perdere. Noi 11011 siamo di quelli che credouo la Massoneria 01vlipossen/e le sèffe capaci di fare delle rivol11zio11i, comele 111a11/en11te reali di -provocarè1111a guerra. L'11111a11illt. è. 1111a row, 1111 po' pili seria di q11efche 11011 crt– ~ gli storici doli'a.11eddo10. Ma crediamo ch. le sèffepossanoaggravare i mali morali della 11azioue, In Massoneriae cerio la sèlla chepi,l tendea renderepermanentii mali mo– rnli nostri. La Voce. P. 5. - La Ragione (23 luglio) promelle di gi11dicnre senza riguai·di e seuza tenerezze lo straordinario faffo di quel manifesto dei clericalii11 favore di 1111 rep11bblica110 a Mol– fella, pnbblicaloda noi- uel 1111111ero sc rso. Benissimo.So/tau/o 11oidomandiamo perchè 111ai La Ragione 11011 abbiafallo o 11011 fac– cia ora (sarebbesempre a tempo) giudicare /'011orevolt Pa11si11i cbe, come11oi p11bblicn111- 1110 con dorn111euli nel 11.5 del 1910 inter– venne e insistè presso il Sottosegretario 0\1. Aubry aflìnchè varie Regie Navi parte– cipas~ero alle feste cattoliche del santo pa– trono di Molfetta. Abbiamo oggi rispedito questo ·m1mero,rnccoma11da11dolo, a l,t Dire– zionedella Ragione. -t1mJ dei pili Iris/i fe110111eui della poli11ca d'ogl(i - nJn lo ripeiere1110 11aiabbasta-11z.a - è quello del predo111i11io d'1111a. società se– greta, e q11i11di sospellae immorale, nei cosi dettipartiti popolari.La Massoneria,che pro– prio di questa parliamo, esercita in quelli la stessa corrnz.ionegià esercita/a.11el(liujfiz.i pubblici e nei mi11isleri:ma pir, iu grn.11de. Perchè11011 solo prende e attira a sè, con le 1101orie f acilitazioui di carriera che essa offre a' moi adereuti,luffi i corro/lie fui/i i fa111111l– lo11ie faci/011iche vogliouoarrivare ad ogni costo,111aguasta quelle fisse separazioni e smussa.quel(liurti' di idee che sono l'essenza e la schiettezzadei partiti. Chi pit,. di tutti 11esoffree il partito socialista, jiuo a qualche a,1110 fa pieno d'11omi11i · d fede e di eulusia– smo, oggi i11jiltmlodi gente di' tutt'altra rpe– cie e uaviga11/e 11elmare Inne e miele delpa– cijis1110 luzzania110,a tutto uso co11s11mo e 011ore di quei partiti suoi parassi/i cheso110 i radica.li ,i de1110-sociali e, in a/cuui paesi, i repubblicaui. li gioco e semprelo stesso,co111e qui· a Firenze: g!t:e/et/ori so110, la 111aggior parte, socialisti,ma gli eletti souo dei veri e propriborghesiche,se avessero11110 zù1ziuodi rijtessio11e di si11cerità dovrebbero ,·chierarsi co11 i 111oderati. A tuffo eia serve splc11dida- 111ente il pretestodel/'anliclerica./ismo, di quello s'i11tende da mm1ifeslie da program111i appic– cicati rni 11111ri, e senza. realtà alcuua di applicazio11i sociali e di 11111/amenti seri di co– scienza. Una volta il co11f11sio11is11to ern nei partiti conservatoriche si alleavanocoi preti, GAIA SCIENZA(*) ~gi- e presso -i-partiti popolariche ,1.Uen.no i borghesico11 i prolelarr; t11ffo per caum della Massoneriacherappresenta Ira i popolari quel che tra i cattolici è l'ordine dei Gesuiti : fa /111/0 e 11011 e respo11sabile di 1111/la .. Queste11ostre· 11011 sonochiacchiere. Nel par– tito socialista,sopra tuffo Ira i giova11i, pai·ec– chi si sono accorti del baco. Nel Sempre Avanti! del I 5 lur:lioleggia– mo in 1111a le/tera di A. Velia chè: 1° L'Avanti I contrariamente ai deliberati del partito, che in un solenne referendum a grandissima maggioranza decretò l' incom– patibilità dei socialisti di essere inscritti nella massoneria, non solo non ha sostenuto e contrilmito a far rispettare questa che è la lc;rge del partito, ma addirittura ha chiamato nella sua redazione dei massoni ad uno dei quali è affidato un compito politico delicatissimo: sono suoi i trafiletti anticlericali di color molto .... verde! 2° La compagna Grassini Sarfatti, nota scrit– trice di cose d'arte, mandò recentemente un ,.suo articolo su una esposizione, denunciando le « camorre 111a.sso11ic/1e » compiute dalla commis– sione giudicatrice capitanata dal gran maestro .·. Ettore Ferrari, nell'acquisto di alcuni quadri da parte dello Stato. L'Avanti! pubblica l'arti– colo togliendo proprio tutta la parte riguardante la « camorra massonica » ! Questo dato di fatto gravissimo mi è stato racco;itrt"to personalmente a Milano da una compagna di grande autorità che se ne mostrava indignala. 3° In una polemica per le spese militari di– retta all'Avanti I io insistevo sul lato irreden– tistico e guerrafondaio assunto dalla Massoneria. · L'accenno fu accuratamente tolto! 4° Il compagno Zerbini nella polemica recente con la Direzione, rilevava il fatto che per l'an– ticlericalismo la direzione aveva scelto relatore al congresso prof)fio un massone e redattore dell'Avanti! ed il giornale del Partito pubblica 111legratme11te la lettera meno l'accenno perico– loso! 5 1 ' Gaetano Salvemini, dopo l'ultima riunione del Comitato pel suffragio, manda una lettera contro l'atteggiamento ministeriale del gruppo parlamentare che ha stretti rapporli coli 'anticle– ricalismo massonico. L'Avanti! cPsti11a addirit– tura la lettera Salvemini. Quel che_ avviene a Roma é storia di tntta l'Italia. Per esempio nel senese accade lo stessoe nel giornale La Martinella R. Magiui osserva : La piattaforma più generalmente scelta nelle recenti elezioni è stata quella dell'anticlerica– lismo e su di essa ha.11110 potuto comodamente adagiarsi molti blocchi a... larga base. Si è loro data una leggera tinta democratica non compromettente gli alleati più tiepidi. In altri posti poi 1 per la fretta, se ne è fatto anche a meno ed utilmente. Così l'anticlericalismo è divenuto un vero e proprio programma amministrativo e politico, anzi il solo e perfetto. A Montepulciano, per esempio, cerchereste invano nei manifesti del I. Un'eslale di molti anni addietro, dopo una malattia rapida e terribile che quasi mi aveva distrutto, sentivo come meravigliosamente il sole di luglio sa rifeco11dar ia scarsa vita rimasta in un povero corpo adolescente ed improvvisarne una nuova primavera. li madore immondo delle febbri, il sapo· re ·metallico delle dosi medicinali, il torpore affannoso che il cloralio sostituiva ali' inson• nia del delirio, e tutte le nausee che ingom– bravano il senso e l'intelletto della creatura colpita a morte, svanivan come cosa che si disciolga nella pacatezza di una lene dimen– ticanza, M'era dolce, tante volte, nella penombra della slanza appena rigata dei riflessi verdi del sole attraverso le stecche delle persiane, mentre le cicale strepeva110 sui cipressi di Montughi vicini e, a quando a quando, nei giardini sottoslanti, i magnoli sussultavano nella calura a un brivido di vento improv– viso, m'era dolce distendere il mio essere ridotto una nudità miserevole, e sentirlo risalire a galla dal naufragio di sè medesimo, riorganizzarsi, a poco a poco ripossedersi. Un silenzio pregno di soavi1,1 accompagnava questi miei atti verso la vita. Sentivo di non poter parlare. Sentivo che parlare avrebbe significato profanar la nuova genesi che di me si effettuava. E profondamente tacevo. Ma gridavano, per il mio cuore e per i miei sensi, un grido dì riconoscenza, le ci– cale nel loro pazzo entusiasm~ solivo, le ron– dini che, a tramonto, quando tulta la fine– stra si spalancava sulle colline del!' Incontro soffuse di rosa, e sulle violette giogaje della Vallombrosa, passavano si rasente le mura da sembrare volessero guizzar nella stani.a. Esse si libravano un istante sulle ali nere, in quella forma spiegata a croce nella quale i giolleschi figuravano i cherubini intorno le Madonne in gloria, o iI Cristo quando con– ferisce le stimmate al Poverello. E lasciavano sgranarsi dentro, nella penombra, il loro gri– do, come un acerbo bacio scagliato attraverso il vento. Rondini di quei tramonti, non mai avverrà (•) Prefazione al vol11111e cl1e nella collezi<me e Scrittori nostri > dell'c::ditore Rocco Carn.bba, e diretta da G. Papini, tsce in questi giorni dedi– cato a Guido Cavalcanti per cura cli E. Cecchi. Bibloteca Gino Bianco che siate dimenticate I Qtiando sul sonno mat– tutino degli olivi, facevate il vostro cauto bi– sbiglio puerile, un sopore troppo profondo mi teneva, e appena appena io sentivo il • vo~o ultimo salnto p~rdersi in quelle pace pesante, mentre un filo d'oro tremava un at· timo sulle mie palpebre che tosto si richiu– devan più ferme. Perdonatemi, rondini, di non avere' amato che la vostra serotina follia I Altre, troppo più tardi, m' ha;rno cantato più calma gioja. Ma, in quei giorni, quel vostro pano strido sollevava tulla la mia povera forza umana. li. Ma poi il grido delle rondini e la frene– sia delle cicale non bastaron più alla inquie– tudine della mia felicità che si sentiva più forte e voleva più chiaramente dir sè mede– sima. E un mattino scesi di letto, sulle gambe che non mi sorreggevano, e, a tentoni, fati• cosamente, feci i due o tre passi che mi se• paravano da uno scalfale di volumi che fino al Iora m'eran sembrati assenti, remoti. E le mani istintivamente ne cercarono uno, e istinlivamenle lo trovarono, fra i tomi dei filosofi e i libri laboriosi dei poeti recenti. Amante diletta forse non fu mai recala su braccia trepidanti con maggior gaudio di quello col quale le mie mani deboli porta– van quel libro. Nè mai dita amorose solle– varono il velo che celava la gioia di un serrò abbagliante, con tremito maggiore di quello con il quale le mie dita sciolsero al– lora le pagine. E agli occhi che, dopo molti anni di dis– suetudine, purificati dal dolore e dalla morte, si posavano sulle ballate di Giacomino Pu– gliese, sulle lievi poesie del notaio da Len– tini, sui sonetti del Guinizzelli, sulle rime degli ignoti. bolognesi, sul le bai lale e sui sonetti di Guido Cavalcami e sulle rime giovanili dell'Alighieri, sembrò che le pa– gine non già portassero parole, ma colori, ma fregi, ma fiori, ori, gemme, alluminature, di mezzo alle quali balenavano volti femmi • nili splendenti di grazia prodigiosa; compo– nendosi il miracolo e disfacendosi con in– tensità e lucidità indefesse ; _come fata mor– gana nella quale, sullo specchio del breve foglio, ribalenava ai miei occhi la vita, in aspetti primaverili e _remoli, quasi perchè in essi più facimente e •compiutamente io mi riconciliassi a lei, rigodendola nella sua più limpida _grazia. lrr:e, ', que! poeti =:h.e s'crae• la!lfiaf2 allc: spalle una notte di secoli, dinanzi agli in– certi occhi dell'anima mia, che s'era lasciala alle spalle la morte, sostennero il loro libro meraviglioso. Stupefalla essa vi rimparò a compitare la vita. lii. E furou giorni di gioje indicibili, di fol– gorazioni, di adorazioni. Perchè le cose che avevan disertato il campo della coscienza, ingombro della ruina del male, e già falle come estranee ed igno– te, ecco, ora ritornavano in piena luce di sole, come doni imperiali recati su cuscini di broccato, nella festa di quei canti, nello splendore di quelle parole. L'amore si risedeva nell'anima, come su di' un trono, ed era il dolce signore cui quei poeti avevano intreccialo intorno alla fronte un diademà di rime, soave più che diadema di fior di vilucchio intorno a fronte di bam– bino. E l'amata era colei che e si pasceva del cuor dell'amato >, e all'amalo « ficcava il viso, per mezzo il pelto, nel cuore>. Non quanto dai tempi defunti era macchinal– mente passalo a loro, non i sistemi invalidi o le formule sovranuotanli, mi insegnavan quei poeti, nè mi offrivano gli avanzi delle de• crepite colture sulle quali la loro poesia era sbocciata come il convolvolo azzurro sul tronco macero: ma si la loro forza nuova, spiegante le sue ali sul mondo, com'e falco ad aprile nel giovine sole ; ma la chiarezza dei loro occhi aperti ingenuamente 'sulle l!ose; ma la intatta virtù dei loro cuori selvaggi : selvaggi per I' irruente passione come per le più stre– manti delicatezze, poichè là è più ,dolcezza dove è più impeto e fervore. Ver~mente fu quella l'epoca omerica della mia vita. E quando, più tardi, i primi libri del Mahàbhàrata mi apriron davanti un paese enorme, coperto di foreste fonde come mari, sotto le cui volte glauche gli asceti dalla pelle color del rame pregavano accanto alle gracili regine dai grandi occhi di gazzella aperti sul pallore eslatico del volto e vestite di foglie di loto; ed i grandi fiori parlavano ai re assisi su carri piumati, tratti da cavalli d'oro e segnili da eserciti numerosi come i chicchi della rena; ed Agoi che colle braccia in -croce sta vermiglio nell'inno vedico, e Ousha, la madre d,!'I sole e delle vacche celesti, !'a– -mica dei carmi, che si scaglia nel cielo balda come giovine cavalla, ebbero un vivente si– gnificato per la mia anima ; e la divina ça– kuntala di Kalidasa, nella sua grazia di cerbiatta tremante, mi divenne cara come giovine sorella ; nuove stupende esperienze eran cresciute, ma sur un campo che già avea dato il primo fiore. E cosi, allorquando, nel la luminosa lentezza dd dattilo passaron gli eserciti dei dardani e degli achei, simili a mandre di pecore e di agnelli, condotte dai montoni di gran vello. Vedevo quelle civiltà rinascere in una luce sorella alla luce nella quale la prima volta avevo visto solle– varsi, come foresta incantata e flagrare di fiori d'oro, la civiltà che quel popolo di li– rici nostri mi aveva annunziato. Nè i sensi di qualsiasi degli antichi epici Arii mi sembraron più tersi e precisi, nè l'esamelro di Omero più trasparente - ben– chè dentro vi balenasse la forza fulva di qualche guerriero giovinetto, o la soavità della piit giovine delle compagne di Nausi– caa - di quel che, in certe pause della sua

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