La Voce - anno II - n. 33 - 28 luglio 1910

366 prolissa facondia, mi sembrò del notajo da Barberino, il quale, in quella sua prodigiosa notte di sponsali ha veramente rinnovato in una camera lussuosa del trecento quell' in– contro di Adamo e della compagna sua che i grandi poeti sembra sentano ogni tanto il bisogno di rappresentare nuovamente al mondo: .... Lo petto mio è soave cd umile, bianca la pelle e macula non sente, ed ha due pomi odorifichi e dolci, che furon colti d:1ll'albore vita, lo qual nel mezzo paradiso è posto. Questi nessuna persona ha toccati, eh' io era fuor cli nutrice e di madre quando in segreto me li Jiecle lddio. Questi non drei se non sapessi a cui, e perchè poi non mi fusson furati, non vuò dir tutta la virtute che hanno ; ma tanto dico, che beato è quello che li potesse toccar solo un poco ; veder non dico, ch'esser non porria .... .... Le mie ginocchia e le gambe co' piedi hanno con seco una forma che ride .... In una rappresentazione di creature sem– plici e fatti elementari, similmente lucida e colorata e diffusamente commossa di indicibile tenerezza rei igiosa, era ciò che, sopratutto, mi incantava. In solitudine si stava Dante, con la sua torre di bronzo di fuoco e di oro. Ma nep– pure egli escludeva quella freschezza nativa, ed era pur quello che aveva scritto: .... lo guardo i crespi ed i biondi capegli de' quali ha fatto per me rete Amore, di un fil di perle, e quando di un bel fiore, per me pigliare io truovo che li adesca ... ; quello che aveva cantato le rime petrose, e avea creato le donne che, nella Vita 1111ova, seggon sui gradini del trono di Beatrice. E, appena potei uscire, trassi ai chiostri ed alle belle chiese dove i giotteschi avevano figurato fraterie processionanti, allegorie e miracoli. E sotto la divinità sollevata nella candida mandorla di una n·uvola, o nell' in– ceso alone delle ali di una legione di sera– fini, rividi ancora vivere un mondo ingenuo, immediato, fraterno al mondo di quella poesia. La religione, la scolastica, le filosofie d'a· more, i sistemi cavallereschi si piegavano, ad un modo, docilmente, come lo stelo com– messo che sostiene il vivo fiore nella ghir– landa, a sostenere quei capolavori di sempli– cità e di schiettezza, che, a detta dei bar– bassori, avrei dovuto invece spiare attraverso il triplice cancello delle interpretazioni, ove non mi restasser del tutto esclusi da prete– sti ermetici dissennati I IV. Troppo è noto che, con queste ristampe di antichi e moderni scrittori nostri, noi ci siam proposti non di offrire edizioni diplo– matiche agli specialisti, sibbene libri facil– mente accessibili, e per ogni desiderio soddisfa– centi, a lettori di specie comune, perchè debba temere che faccia meraviglia se questa stampa completa delle poesie del Cavalcanti, pur avendo scrupolosamente e comparativamente tenuto conto di quelle dell'Arnone, del Ri– valta, dei Sonclti vaticani del Salvadori, e, sopratutto, dell'edizione tanto pregiata del- 1' Ercole, non la pretende a novità, e vuol semplicemente essere un libro nel quale quan– to ancora del Cavalcanti è leggibile si possa legger facilmente e correttamente. Noi vorremmo rimettere in valore questi vecchi poeti. Vorremmo indurre nuovamente la loro vergine forza nelle vene stanche della nostra coltura; al quale arduo oflìcio come non bastò lo storicismo, con i suoi vuoti eccessi di pedanteria, non riusci l'estetismo con il suo indeterminato errabondaggio dilettantesco e sentimentale. Vorremmo ottener che fossero letti con una attenzione ed una aspettativa più cordiali di quelle che si soglion concedere a studii di antica letteratura. Vorremmo che questi fiori di antica letteratura rialzando il capo, di sulla polvere e il lezzo, risplendessero gioconda– mente in tutto il loro ardore eternamente umano. Poichè l'ultima cosa che si ricorda, stu– diando questi vecchi poeti, è ch'essi furono uomini ; e tutto in essi si venera e si ricerca : LA VOCE la squ1s1tezza del dettato, l'autorilà del testo di lingua, e la miserabile personalità transi– toria, fuorchè quella real1à di passione che li fece esser poeti ed è l'unica cosa che li tien davvero vivi, e li fa davvero rinascere, ogni tanto, in una co5cienza nuova. V. Non si sgomentino, tuttavia, i serii cui• tori delle buone lettere se, giudicando fu– nesto lo spirito di questa nostra iniziativa, temono, per avventura, che, mentre ci sfor– ziamo di riportar ·questi antichi scrittori verso la vita, venga a mancare cui spetta ripiombarli a tutta possa verso la morte. La sterilità sa meravigliosamente avvantaggiarsi di tutte le forme nelle quali la vita dello spirito si rinnuo,·a a proseguirsi; a somiglianza della lurida zecca, per abitudine sedentaria ~'! d'altronde ben celere a trasmigrare dal cuoio macero della pecora vecchia nel vello mor– bido e delicato del redo. Da un grande poeta, da Giosuè Carducci, potè discendere uno popolosa gerarchia ne Ila quale, per vero, non mancarono i pedanti. Non è difficile, credo anzi imminente, che da un grande filo– sofo, e cioè grande vivificatore, Benedetto Croce, pigli le mosse una nuova incommen– surabile processione. Ma, in forme di varia novi1à, frattanto, fer\"Ono incorrotti i buoni studii. E proprio a proposito del Cavalcanti, godo annunziar quelli di un giovine animoso, il dottor Raffaello Piccoli, vicentino, che, in questi torridi giorni, vien compulsando gli in– numeri comenti, in lingua dotta e volgare, alla spinosa canzone « Donna mi prega •, preso dalla abnegazione di farne uscir pre– sto uno nuovo che, certo, solverà dubbi parecchi. So che vi leggeremo dell'iff,sal degli arabi, di Alberto Magno, di Aristotele e di Averroè, di San Tommaso e altre cose non poche. Oh, come di gran cuore avrei voluto ag– giungerlo a questa edizioncella ! La su_a mole, che dovrà oltrepassare, si afferma, le quattrocento pagine in ottavo grande, me ne ha, con rammarico, dis~o .. Emilio Cecchl. Ferrovie e governo. I ferrovieri ci avevano fatto assegnamento: progetto di miglioramenti 1Jrese11tato e ripresen– tato dal governo conservatore, promessa espii• cita del ministro sopraggiunto alla vigilia della chiusura della camera. Doveva esser proprio il governo statolatra e balio cli impiegati a Lirare di striscio? L'lsciamo correre le leggende tendenziose: una lira e ottant,:1. o poco più per dieci o dodici ore di fatica sui piazzali aperti ali' inclemenza del cielo, con quel maledetto rischio della prihrione per soprammercato, sono pochine ; sono pochine sopratutto quando si vede i Direttori Comparti– mentali senza ufficio, dopu il rimaneggiamento amministrativo del go$, centellinarsi gli stipendi di dodici e quindici mila lire, all'ombra di quel• I' ineff.ibile Direzione autonoma; quando si ve– dono dileguare i milioni del paese nel materiale pessimo collaudato d'autorità, negli approvvi– gionamenti condotti alla chetichella per le vie tortuose delle forniture private e t,rnte e tante altre belle imprese della Direzione autonoma dell'azienda gestita industrialmente. l\'la cosa vuole questo personale egoista coi suoi trenta e più memoriali di categoria con• traddittorii e retorici, se non rinnovare una so• luzione semplicista uso Bertolini? Aspetta i due anni di anzianità per tutti, sem• pre per tutti, ultima voce fatia circolare tra gli agitati? Se sì, non si maravigli di non aver dalla sua la simpatia del paese, il quale, non rendendo. sene conto chiaramente, ma fiutando qualcosa d'ingiusto in questo continuo bussare a rfN~.ari, ha creato e diffuso la leggenda che i ferrovieri sono doviziosamente retribuiti. Poichè oggi tutti si sciacquano la bocca colla democrazia e non c'è omettino che non voglia dare la sua brava tastata al portafogli ministe– riale e sciorinare il suo ponderato giudizio di partecipante alla pubblica cosa, 11011sarebbe tempo che questa partecip,1zione sbatacchi.1ta pei comizi e per le sale funeree delle « Associazioni degli impiegati Civili » intorno ai tavoli cari• chi cli gettoni e di soldi, tra il cozzo delle palle del biliardo e i tossiconi dei reumatici, diventasse qualcosa di positivo, di concreto? ti cosidetto basso personale (che la logica della vita chiama senz'altro « i ferrovieri »), perduta la battaglia definitiva del 90i, ha dato esempio di serietà coli' incarico conferito a Pantaleoni e Trevisonno di fare un'inchiesta sugli sperperi e sugli abusi ai quali si dovrebbe rimediare (in• chiesta che malgrado le reticenze interes!-...1tedi certi giornali ha sortito risultati considerC\'Oli) ; perché questi amministratori, a chiacchiere, che sono gli impiegati, anziché battere e ribattere che la vita è cara e chiedere l'elemosina in nome dei fondi cli calzoni consumati e del loro intan• gibile decoro di classe, non si muovono insieme (un po' di concordia tra prigionieri dell.1 stessa catena) e, prendendo ispirazione dal bell'esem– pio dei postelegrafici, non aiutano l'iniziativa del governo (che questa volta si capisce non sappia che pesci pigliare) preparando l'opi11ione puh• blica col pa,dente lavoro dei fatti, delle cifre, dei ragionamenti a giudicare serenamente, maturando un ordinamento meno forrn~inoso, 1ncno ingiu– sto e meno sfruttatore dcll'.1ttuale? perché 11011 portano il loro contributo al rinnovamento radi• cale che è necessario ? Perchè sono ancora ritte quelle barriere arti• ficiali che le società, per orrore delle organiz– zazioni, avevan alzate tra funzionari, impiegati 1 basso personale e mantenevano persistendo nel 11011 concedere organico ? Gli è che, in fondo, nel tanfo di questa atmo• sfera morale viziata, ognuno sente solo i colpi menati a lui direuamente e spia e affretta il momento in cui, in tanto disordine, la sua one– stà rlovrA cedere. Sguardi torvi d'invidia a chi è salito per mezzo di ogni bassezza, sorrisi di commiserazione a chi non ha voluto vendersi. Se mai, visto che alcuni sono nei Sindacati at– tivi, si fregano le mani sperando di ottener qual– cosa senza rischio e senza spesa. Eh! se fosse possibile 11011 si vergognerebbero a incanaglire il loro ravviato mostaccino! Eppure nelle ferrovie è ora entrato l'elemento giovane e colto e dicono che la gioventù è ge• nerosa; non sono mancate le assunzioni pleto– riche per collocare stabilmente i magnanimi figli della borghesia spicciola 1 al riparo dei fortunali della vita attiva; ma ahimè! so1to zerbinotti, figli cli famiglia, che fanno gli eleganti 11asc0t1• denclo la tabe del mestiere o deboli di animo subito addomesticati ; gente clinervata che si sfia– terebbe a lamentarsi degli anni piuttostochè muo– vere un dito per cambiare qualcosa. Gli ex-mi– litari e i commessi che si recluta,·ano prima avev:rn pili stoffa. Hanno otte1111to la posizione, e chi non sa che ottenuta la posizione, 11011 resta pil1 nulln da fare nel mondo? Mi verrebbero tante domande ! Perchè, dal momento che !-)0110 in tanti a lavorare due orette si e no il giorno non lo dicono che sarebbe tempo la ferrovia cessasse di essere un'agenzia cli collocamento? Ptrchè dal momento che scrivono inutilmente due terzi di quelle poche ore che ho mentovate, non 11echiariscono le ragioni ? To', o che gar– bano loro le note segrete, il consiglio di disci• plina senza rappresentanza dei giudicabili, le promozioni a scelta (compra•vendita morale e materiale), l'organico? O non é mai frullato loro pel capo che pareg– giare in stipendio e grado il lavoro del perso– nale delle stazioni colle sue immense responsa– bilità e gli orari disumani, al sonnellino quoti– diano di sei ore, interrotto da qualche frego di pen11a che disfiora la loro valida gioventù, è ingiusto e immorale? ~la no : in quegli uffici, sono entrati zitti zitti dietro parola cli papà o dell'amico di papà, senza tirocinio, senza conoscenza; sapevano cosa li aspetta; poco dart, poco ricevere. E allora? Vor– rebbero che la ferrovia per quel po' po' di pi• solino gli passasse anche una ganza più fresca e qualch 1 altra muta d'abiti ? (Non si sposano : grazie a Dio c'è la plebe che figlia pieno). Eh! in fondo in tondo, accollati alle poppe dcli' a– zienda gestita, manco a dirlo, industrialmente, sono stati felicissimi di trovare tutta pronta la teoria corre1,te per i manuali di diritto ammini• strativo : che lo stipendio non è un co:-rispet• tivo dì servigi, ma una specie di assegno econo– mico-alimentare fatto dallo Stato al suo servitore per aiutarlo a vivere secondo il decoro della classe sociale cui appartiene. Su questa base i loro ragionamenti ci si crogiolano : mutate con– dizioni dell.1 vit.1, rincaro ecc., felicissimi di sal– tare a piè pari, l'ostacolo del!' azienda gestita industrialmente che li divicle"a dalle paghe più pingui degli altri impiegati dello Stato. Spremeteli un po' ; parlate loro della necessità, che vi sia una proporzione tra lo stato e,:ono– mico dell'azienda ed i loro stipendi, di una pre– parazione professionale di servizio, di una car– riera guadagnata con esami di cultura generale e professiomile ; sono freschi di scuola, ma vi rimasticheranno quella frase che fu cara ai ca– merieri e ai manovali passati alle scritturazioni dalla sollecitudine paterna dei funzionari delle società, che se ne servivano per gli sgomberi e per portare a spasso la prole : in ferrovia non e 'è nulla di difficile. Su pei manuali di statistica, poi, si grida al proletariato intellettuale, agli spostati che que– sto mescolarsi e questo rapido ascendere delle classi che acquistan posto per l'intelligenza, fa– talmente produce: mancherebbe loro la pedana familiare per spiccare il salto. Non sciupiamo questa parola proletariato che, a suo tempo, vo– leva dire una gran cosa, per dei comodoni. Se grnttate questa roba ci trovate sotto la menzogna accademica. Che questi democratici che vogliono il sapere per tutti ne abbiano una idea più aristocratica degli aristocratici ! ~ Spostata è dunque l'istruzione nella vita ; ma, allora, signori cari, a che cercarla e a che ri– chiederla? O se si dicesse invece che sono spo– state le amministrazioni che non ne hanno bi– sogno 1 Vero è che il barile onde scola questa broda Jo conosciamo: l'istruzione è buona e frutta solo quando la si applica a far dei sonetti e a so– spirar dietro il passato, cara idea per cui ogni buon italiano ha il suo cantuccino, idea che se per avventura potrebbe valere come indice del gran conto che facciamo delle arti e dell'ener• gia creatrice nell'economia vitale (allegri !)i un.1 cosa è di certo : segno di poca \·òlontà e di meno carattere. Questi signori, tutta schiena che sta bene solo sdraioni, se li interrogate sulle cose del mestier loro non compicciano nulla e vi rimandano can– didamente alle agenzie degli spedizionieri pri– vati. O non sarebbe tempo che l'impiegato della azienda gestita industrialmente avesse anche lui il suo bravo mestiere o professione, come vor– rete chiamarlo? Anche alle Poste e Telegrafi tutto era facile e ora ognuno ha un compito e se vuol andare avanti bisogna si adatti a dimo• strarc cogli esami che è andato a.vanti. Oltre l'utile diretto se ne ,wrebbP- un altro non meno serio: a volte può darsi che un impiegato sia cittadino e padre di famiglia ; se invece di essere come cittadino un attaccapanni o un tro– golo e come padre di famiglia un allevator di zucche, fosse una creatura viva clic pensa, si muove e vuole qualcosn ? Perchè, quel signorini istruiti che sfringuella– no tanto, (qualcuno magari ci ha la laurea ri- BiblotecaGino Bianco posta nella tasca ladra) non ci hanno mai pen– sato che, levare e non mettere, quel gran mont~ di cultura che si rimpastano potrebbe strug gersi e che il giorno in cui doves~ero pre1~ d.er po~to sulle ciambelle calorose degli apoplet1c1 f u11z10• nari mediterranei venuti su dal\ 'analfabetismo, quella scorta di utili cognizioni già leggerina che la famiglia e lo stato si sono imgegnati a dargli, si sarebbe assouigliat? parecchio? . Sarebbe proprio troppo chiedere a questi de– mocratici, che dentro si sciupan la schiena in riverenze e fuori tcngon congiure, chiedere ne• gli affari pubblici un po' cli quell'a\',·edutezza la• clroncella che mettono nelle loro faccende pri• vate? il pio desiderio di un filino di respC'lnsa– bilità, e appena appena il sospetto che un paese dove tanta gente passa il mare ogni anno per un boccon di pane amaro, non è clece11za tenga tanti mantenuti ? Tanto vale, quando a ogni ministero _nuo,·o azzardano il memoriale colle sue finche d1 « de– siderala » allineate come un reggimento di fan– taccini prussiani, che confessino tutto - non ci badate a questa fronte e a questa calotta era• nica che ci sono spuntate ; son la custodia di un nido di vento; conoscete la struttura del nostro corpo semplificato: un collo teso .1 mo' di testuggine, verso il bilancio, attaccato a una pancia floscia. :\la di queste cose riparleremo in un prossimo scritto perché non riteniamo la mi– lizia civile debba stradarsi, necessariamente, verso la poltroneria e il parassitismo. Tra il personale più attivo dell'azi~nda che ha combattuto dando prova cli sacrificio e di disciplina morale (coll'aiuto della reazione di interesse cieli' imprenditore) una lunga battaglia per ottenere un patto di lavoro, si \'agheggia una soluzione 1-adicale di tutto il problema - le ferrovie ai ferrovieri; ci si sente l'ardimento sindacalista avido di provarsi nei compiti diffi– cili, assumendo la responsabilità intiera dell'e• sercizio di questa farraginosa macchina malata, ma c 1 è l'ingenuità d'oro degli entusiasti. Chi conosca, anche solo mecli.ocremente, l'ambiente ferroviario sa che s:irebbe troppo chiedere ad ogni cooperatore un'anima d'apostolo. La me– dicina troppo forte ammazzerebbe il malato. Senza addentrarci nell'esame dei molti ed intri– cati problemi economici che nascono appena pronunziata questa formula {alcuni dei più im– portnnti s0110 stati lucidamente sviluppati da Luigi Einaudi sul Corriere di questi giorni)i sta di fatto che anche nell'azienda ferroviaria la tendenza al livellamento, l'opposizione a chi produce cli più, la gelo~ia verso chi economizza col sacrificio personale, che snaturano nelle pub– bliche aziende le normali azioni e reazioni eco• nomiche, sono un fenomeno comune e diffuso. In quest'odio U6uagliatore operai e movimen• tisti, vanno d'accordo coi burocrati sedentari grandi fautori dell'aumento di personale e del– l'anzianità.. Nelle officine ferroviarie, anche se oggi non si riesce più a fabbricarsi i mobili di casa, si lavora a cottimo colla media del 50 al 70 o/o di interesse calcolato I!. stabilito in antecedenza. Infatti, rimosso l'elemento aleatorio della mag– giore o ·minor attività spiegata dal cottimista, mediante amnento della mano d'opera imposta solidariamente dagli assuntori, l'operaio si è assicurato questa sopra mercede anche lavorando norm~1lmt:11te come nd economi~ ~ il-~ ,enorme di aspiranti ad impiego in tali officine parla d'altronde chiaro. Un giovane operaio di prima categoria che si sia affermato al momento dell'assunzione con un buon capolavoro, può fare assegnamento su cinque lire cli paga, se non è di pilì. I macchinisti coi premi sul rispar– mio materiali, i ricuperi a la buona utilizzazione, giungono al doppio. In sostanza la lotta dei sindac~.listi è bella e fervida <li preoccupazioni morali, ma essa è sol• tanto nel suo divenire ; il giorno in cui vi fosse un serio consentimento individuale materiato di fede in tutti gli organizzati, si produrrebbe un tale scoppio di energie che le ferrovie sarebbero loro come un frutto maturo che si separa natu– ralmente dal ramo. Essi dovrebbero ad ogni modo risolvere la quistione della organizzazione diretti\·a delPa• zienda e probabilmente si troverebbero schie– rati contro la burocrazia. Allo stato attuale delle cose, l'uomo di Stato che intendesse provvedere ad un riordinamento del servizio nel!' interesse comune, senza tenèr conto di pressior,i interessate, dovrebbe seguire un piano prestabilito do porsi in atto gradual– mente, con perseveranza d'anni. In questa vicenda cinem:itografica di ministe– ri la possibilità di attuare una riforma di questo genere (considerato anche che essa troverebbe divisi gli interessati) è pili che problematica, se pure si trovasse cervello e polso di ministro ca- 1>acidi proporsela. Il ministro Sacchi, nelle sue officiose risposte, ai ferrovieri, a camera chiusa, ha per ora scar– tato il pericolo di un empirico accomodamento: ha riconosciuto la complessità del problema e l'impossibilità di una immediata soluzione finan· ziariamente non troppo onerosa ; infine non ha minacciato l'aumento delle tariffe. È un buon principio. E perchè i nostri avversari non si sbraccino, con questo caldo, a dire che siam solo buoni n criticare e non si finiscano a cer– car di sviluppare le mille affermazioni contenute neJle nostre mille negazioni, ci sia permesso di buttar giù alla buona qualche altra considera– zione. Anzitutto sarebbe tempo di mantenere la pro- 1nessa esplicitamente fatta per legge di un rior• clinamento scientifico della legislazione sul con– tratto di trasporto col relativo coordinamento alla Convenzione Internazionale di Berna, po– nendo fine alle controversie che nella dottrina e nella pratica si verificano ogni giorno. Quanto agli sperperi ed agli abusi dipendenti da disonestà. individuale, t: quistione presto ri– solta : si tratta di denunziarli al paese, alla Ca• mera, ai l\lagistrati, come si è cominciato; i ferro\'ieri, con un po' di concordia e il sacrifi– cio di una lira per uno l'anno, potrebbero reg– gere un giornale serio che non elesse quartiere a questa infamia. Per un riordinamento amministrativo l'uomo di governo che a"esse il coraggio di accinger– visi dovrebbe metter da parte i consigli di questa ineffabile Direzione autonoma che pro· pone fa e disfa le Direzioni Compartimentali, accumula traslochi di unici e di servizi, prova, riprova, si ricrede e poi ci ricasca, mostrando chiaro di non avere direttiva di sorte e di agire con infantile inconsideratezza.

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