La Voce - anno II - n. 14 - 17 marzo 1910

286 LA VOCE Perdendo insensibilmente la fierezza pri– mith·a, lo spirito ardente di libertà, amrni• serite ed abbandonate, queste popolazioni non conservano ora che il solo attaccamento alla vila e, sobrie eccessivamente, non domandano null'altro che un pe110 di pan bigio, igno– ranti disdegnano la collura di cui non sapreb– bero che farsene. lgn:n•ia indolenza apatia han vinto ogni stimolo: un cieco fatalismo tutto spiega e tutto giustifica. Vien la grandine a guast3re il raccolto, o 11 terremoto a distruggere vite ed averi?: - Ringraziamo lddio, potc,•a esser peggio! I campi meglio coltivati darebbero mollo di più?: - Se è destinato, il raccolto verrà lo stesso. Gli amministratori rubano?: - Si va al potere per questo 1 Qualche solitario tenia aprire le menti alle idee nuove? : - Chi sa quale scopo inconfessabile lo anima! Troppi secoli di servaggio, troppe pro– messe mancate, troppi esempi di corruzione han fallo di questa gente buona, sincera e generosa una folla scettic.t 1 superstiziosa, inat• tiva, del tutto inadatta alla febbrile attività della \'ita moderna. Henry Swinburne viaggiando per la Cala– bria alla fine del settecento cosl parla del paese e degli abitatori : e .... il paesaggio era animato da schiere d'uomini e di donne che cantavano discendendo dalle colline, per rrcar,i al lavoro: e questo bel luogo ri· splend~\a di tutte le perfezioni che può dare ta n:iturn senza il soccorso dell'arte. Ma l'a• ~ricoltura languisce e la conoscenza di ciò che ha I apporto al giardinaggio è super6cia– lissim1. Q:1este due arti mancano di gare feconde. li clima ed il sole sono più della metà dell'opera i e la mano del contadino scoraggiato la completa senza interesse e senza energia. I.a natura ha s11arso qui il corno dell'ab– bondanza e, per mille cause diverse e fatali, la sua eccessiva prodigalità contribuisce ben poco al loro benC'!llffe ; mentre .nei paesi set– tentrionali meno favorhi dalla natura, il la– voratore attivo ed inteHigenle le strappa i suoi fl\'ori, e, con minori ricchetze naturali, per\'iene alt' indipendtnu > (1). Anche oggi è cosl ; quesla terra, che po· trebbe render tesori, non basta a pagare la fondiaria : contadini incapaci, proprietari mi– seri e senza initiative, mezzi di trasporto in– suAlcienti, indiffereoza generale fanno rapida· mente crescere malaria, abbrutimento, miseria. Ili. 11 popolo non sente il bisogno di e\·okersi e di educani 1 e mentre tutti i comuni son pieni di debiti ed alcuni falliti o io procinto di fallire per manlenere scuole e maestri, gli analfabeti dopo 40 anni son diminuiti appena del 5 per cento. Questa indifferenu per la scuola dipende, oltre che dalla causa economica - da otto anni in poi i ragatzi vanno al lavoro e pro– ducono - dalla inutililà 1 dalla incom11ur• ci.ihili/J del sapere. Se un coaudioo delle mC"ntagne di Calabria imrara a leggere e scrivere, non potrà. che dimenticare, poi– ch~ nella ,,ita non awrà forse mai occasione di usare del suo sapere. La Calabria ven rimane ancora misteriosa ed inaccessibile ; lon~Jna da.l contatto fe• condo della civihà, dal commercio, dallo scambio, non ha bisogno neanche dell'umile cultura cha danno le poche scuole elemen– lan. Quesla gente vi\'e solitaria, nelle ver• gini montagne dO\'e fiorisce la superstizione, ig11orat11 a rntti. La Cal:1bria, pur troppo, non è ,·ompos1a dalle poche cilladuzze, relativa• m, nte ch·ili, toccate dal mare o dalla (erro• vi:; che per unire il continente alla Sicilia, c0Hegg1a la rtgione. h un gra, e problema andare nei paesi dcli' interno; e non tutti possono sfidare di• sae,1 che sembrano inconcepibili ai giorni no•.td. E cosi a\'\'e111le che, in occasione del ter• {1 11 .. ,1n- S\\1~1Jt'R, ..~. /Yaul.s i11/ltr l.t.oSi– rifi-·s i11 lltr _rl'llrs nn·,;So, Oa,·is, London. 1f•5, \OI. I, Section XXXIX. remoto del J!'.;05 (1), i comi1ati di soccorso fossero costreui ad accentrarsi a Monteleone -- luogo relati\'amente accessibile, benchè di· stante 12 chilomelri dalla ferro\'ia - e che dei paesi distrulli rimanessero delle settimane senza aiuto. E se allora il Re, volle :rndare a ~lartirano, gli con\'enne fare molti chilometri e parecchie ore a dorso di mulo, costeggiando pericolosi b•Jrroni ; chè le strade non erano mai esi– stite, e, a voler via~giare a comodo, avrebbe do\'uto (are come la Kavanagh che, \'Cauta dall' Inghilterra, 50 anni fa, a visitare il Reame di Napoli, non potè \leder la Cala– bria ptr assoluta mancanza di strade (2). IV. Qua e là ince11i accenni di \'ita industriale fanno nascere bisogni e consuetudini di "i~r civile i ma contrastano con le condizioni ge• nerali del paese per cui le industrie antiche lentamente intristiscono e fatalmenle scom· paiono. Cosi le miniere di (erro e quelle di sal– gemma non sono più sfruttate; la tessitura della seta a Catanzaro non produce piì1; nè le .Acque minerali, in tutta la regione ab– bondanti e salutari, trovano chi voglia met• terle in valore. Neanche il commercio ha preso lo svi· luppo che la feracità della regione faceva supporre: ed anche questo per l'abbandono in cui è lasciala la costa ; Gioia Tauro Jove si accentra la grande produzione di olio e di vini di tutta una provincia non ha, non dico un porto, ma neanche una semplice banchina i i prodotti dcli' Aspromonte costano di pili ad esser trasportati nei paesi della costa che da questi all'es1ero. Questo stato di depressione economia, questa impossibilità di contatti e di commerci de\'e fatalmente lar per11anere, se non forse aumentare, l'abba.;samento morale di queste popolazioni tradizionalmente depresse ed in• colte poich~ e se l'ignoranza dell' 11.alia in generale è profonda, doppiamente profonda (douhiJ deep) è nell' halia rneri,lionale • (3). Si spera\'a che 11 libernione dal secola1' servaggio iniziasse la redenziore morale della Calabria : circostanze molteplici ne fecero t. terra dello sgoverno, la \"1ndea italica. Go"uni incoscienti imposero impitgati im– puri ; prefetti e magistrati irnpari al loro ccm– pito, mandati laggiù, q1.1asi sempre, per pu– nizione, o inetti, e pP.rciò vili strumenti nelle mani dei depulati locali, appresero a queste popolazioni come la giustizia fosse un nome vano e come condizione di vi1a fosse I' in– trigo, la corruzione, la complicità (4). V. All'emigrazione del\' inge1no 1 s'aggiunse, in tempo più recente, l'emigrazione del la– voro. Andarono a tentar la for1una i giovani, i meno inerti, i meno ignoranti, la parte vi"a, cio~, della classe lavoratrice. In un paese dove gli analfabeti sono I' So per cento, questa scomparsa degli elementi meno incolti si ripercosse anche sul diritto elettorale, che in Calabria, acul meccanica• mente la crisi della moralit~. Invece di rar• titi si affermarono clien1ele, invece di idee si imposero consorterie. Collegi elettorali vasti, di venti e talvolta di trenta paesi ; corpo elettorale ristrettissimo, qualche centinaio di elellori per comune; sde– gnoso rifiuto dei migliori di partecipare alle ( 1) È meglio, per caritl\ di pa1ria, non parlare di c1uello del 1908. Ha~lidire che n Scilln, dove io mi trO\•avo, !<li sono avuti i primi soccorsi, dopo 5 giorni, e dni;li Inglesi: e che i\lelia e S. Roberto, due gr:1.zio!ii pae<icttidell'Appennino, forono trO\"ati. quasi completamcnlè distrulli, dopo ; ~iorni, da un gruppo di <;tuclenti romani o napoletani, che non poterono portare che con– forto di parole alla folla furente che chiede,·a del pane. {:zl Jt 1.1A J.i:,\\' \:O:Ac;11 Tlu h,·o .'•iidlies. C. B. .'I. Il. 159-./50- (.J) ~A\'A!\,\Glt, op. di. \'OI. , , pag. 13;. f4l ~aturalmenh;: io parlo delle condizioni ge– nerali della regione i buoni, gli one!'otinon man• cano. ma non po-.~0110 nulla contro la corruttela organizzata Bibloteca Gino Bianco meschine gare locali, in cui mancanza di con"intioni genera infeconde lolle personali ; concorso attivo e corruttore del Governo in favore dei meno degni, perchè più facilmente asser\'ibili al carro ministeriale j astensione degli elettori che talvolta arriva al 50 per cento, rendono lacrime,•ole questa parodia di vita costi1uzionale. Ed, il male, non pure della Calabria, ma è di tutta l'Italia Meri· dionale. Deputati eletti senza alcun merito, alla mercè di grandi elettori che solleticando la loro ambizione, la loro vanità, riescono a dominare opere pie, comuni e province, SI! non sono corrotti lo diventano, ed alla ca• mera rappresentano, non la grande maggio– ranza del collegio, onesta, laboriosa, misera, ma le turbolente minoranze affaristiche sul cui con1enuto morale non è lecito (arsi so– \'erchia illusione. Di conseguenza i più "itali interessi della regione ne son sacrificati, non importa se per inertia o per complicità j e se, per merito di qualche terremoto, si ottiene qualche legge di favore, il Governo abusando dei nostri de– putati, ha cura di renderla inattuabile, come avvenne per quella famosa del 1905. Nè la popolazione parla o può parlare, per ragione di quieto vhere: chi protestasse a\'rebbe contro il sottoprefetto, il municipio, il partito al potere e sarebbe isolato j e, con i terremoti tornati di moda, rischierebbe di rimanere all'aperto, chè gli verrebbe negata una baracca : e la pioggia ed i \'enti non lutti si sentono di sfidarli (1). VI. Questo malessere morale ed economico, cui s'aggiunge lo straz.io che i terremoti fanno della povera terra nostra, rende più intensa l'emigrazione. Ma l'emigrazione, che dovrebbe esser forza e ricchezza per la regione tutta, non fa che aumentare lo squilibrio e la miseria. I n01tri lavoratori ignoranti sono sfruttati, umili e modesti sono adibi1i ai lavori più degradanti e faticosi ; e quando, n>fl'SSO da parte qualche centinaio di lire tornano in patria, riportano, con l'ignoranza di prima, mal digeste idee di uguaglianza e di libertà; e se sanno dire ]es ed Ali Righi ed in cam• bio della roz.u \leste paesana portano l'ahi/o ed il upptlld, hanno pure perduto per sem– pre l'abitudine sana del fecondo lavoro della terra (1!. Da lontano, questa gente memore, invia da1'aro alle famiglie; ma le terre nostre restano incoltej ma all'estero nè si evol"e nè si educ.a i il dislivello morale ed econo· mico fra essa e gli operai americani non permette contatti fecondi e civilizzatori, non determina scambio di iniziative, di energie, di entusiasmi. * Nella fantastica corsa attraverso terre nuove e nuove ciuà quesli umili figli della mon– tagna che negli aspri luoghi nati\'Ì non ve– de\'ano la miseria dei propri tuguri pe:rchè vive\'ano all'aria libera, al sole, alla luce i perdono, ad una ad una, lt: belle traJizionali virtù di sobrietà, di onestà, di continenza: iitornano corrotti, di,·entano corruttori. E alla prolificilà di quesla gente l'on. Nitti \'oleva anidare le ragioni dell'Italia Meri– dionale I Pensando a ciò vien fatto di protestare con1ro questo ingeneroso sistema di ut-bria– catura delle folle nostre gi?a, di per sè, ipe– reste1iche. Già con questi metodi si è giunti a ciò che chi strimpella il piano è maestro, chi fa (1) Nella Vita di Roma, Paolo C.iordani disse alto di <t\lr\li iudt:gni ricatti .;;i <iCr\'lil governo nel momento rlellc elezioni e con i milioni della carità. Fu voce '-rna. J>erò, t.:hc chi a\•rebbe do– ,·uto intencnire nella discu,;;<;ione conosce\'a mollo bene la \ iriti del silenzio. (:z) \'edere il libro recenti,;;,;;imo di \",\S Qi,:. STliRKN: • lrn,u A'ala/Jrie11 ! (Povera Calabria!) 1909. - Il titolo dice tutto . Ga.:o•uai:G1s~1r,;G nel !-iuoottimo \'Olume: BJ• lite /011ù111 Sr11 (l.ondon, Chapman, 1C)05) in un ca1)itolo inti1olato: ~li-,erin, dice lo sc.1ualloredei di,gr;i.ziati pat,i, le condizioni degli abitanti, hArhari in ritardo. un sonelluccio è poela 1 chi scrive un arti• coletto è uno scrittore geniale; Napoli è la culla della musica e della bellezza perchè vi fiorisce la canzonetta ed impera Ersilia I, in Calabria lutti sono filosofi, perchè vi nacquero e Campanella e Telesio e Fioren• tino. Quando la folla sente dire da Nitti che noi, che facciamo molti figli, saremo i con· quistdtori del domani, che in noi c'è il semenzaio degli uomini politici, ci crede, si compiace, si astrae sempre più dalla realtà e dai gravi problemi che l'affaticano e ri– mane, in conclusione più ignorante, sfrullata, derisa di prima; poichè non può e non sa vedere quale grnve errore vi sia a far pas– sare sotto la denominazione di MERIDIO:O:ALI uomini di staio siciliani; o a far credere Napoli e la Magna Sila, la Basilicala ed il Gargano la stessa terra; menlre origini, storia, trndizioni, morali1à, cultura le rendono re• gioni profondamente diverse fra loro. VII. All'abhandono del governo, ali' inerzia ed alla sfiducia dei cittadini, ali' indifferenza supina e colpevole dei nostri deputali e della così detta giovan.e scuola politica meridionale, s'aggiunge il contegno dei cu– riosi partiti estremi d'Italia, che fingono di non accorgersi di tanta genie che soffre e che cerca invano, nei fugaci momenli di ris"eglio, chi l'aiuti ad orf(:anizzarsi, chi le insegni a domandare giustizia. lo non voglio ripetere le accuse di simo– nia politica che da pH1 parti si fanno a quei partiti, bench~ io creda vi siano molle più verità che non si creda i noto solo, e con tristezza, che per la mia regione, mentre molto avrebbero potuto, non hanno fatto mai nulla e che anzi, quando una voce commossa portò alla Camera accuse contro il governo che abusava per fini el~ttorali della carilà del mondo, PEstrema si tacque. I deputati d'estrema, certamenle, p:nsano c'he trflppo 1eftlpo, ttorro la\'oro, troppo 5acri6cto di ptopag.anda occorrono pri:na di ottener qualche pratico risultalo; ed è 11m100 preferiscano la cultura intemiva dei colltgi, che ora è di moda e dà mollo spesso la gioia del potere. l.l da noi, per molto tempo, raccoglie– rebbero solo odi, ostili1à e sconfitte. Sorge, si, di tanto in tanto qualche apo• stolo della redenzione i ma la sua voce rimane sterile poichè, da solo, non può vincere l'inerzia ~colare. Tah•olta piccoli gloriosi giornaletti bandi– scono idee nuove, o richiamano speranze disperse, consuetudini dimenticale di liberti'l, e difendono il popolo incapace di pensare e di protestare, ma han vita breve, chè sono irrigiditi tra le meschinità dei partili locali, la diffidenu della popolazione, lo scflerno dei dirigenti. Sorgono pure biblioteche e banche popo· lari, cattedre d'agricoltura, conferente, letture j e si tro\Tano persone dotte che riaccendono nelle menti degli ascoltatori antiche pagine dimenticate di storia; quando gloriose rerub· bliche fiorivano, e, da questi luoshi ora vinti dalla malaria, diffondevano il nome e la civihà della Calabria. Ma se ciò sen·e ad impedire che chi sa qualcosa la dimenlichi per mancanza di esercitio, e 11arebbe anche brne che la Dante Alighieri pens.1sse un poco anche a queste terre, in un certo senso, le pili irredente, non concorre aff.. t10 al risanamento della grande piaga che ammorba ed inquina la Cah1brla: I' So per cento della popolazione analfabeta I Ed il problema calabrese è sopratutto pro• blema di cultura. Non è possibile, qui, usare i soliti mezzi: occorrono rimedi eccezionali. I municipi, ho già detto, s1 sono impoveriti per la scuola, e la scuola non ha risposto al suo scopo. In un paese come la Calabria non ~ il municipio l'ente più adatto ad imporre l'al– fabeto, che è il primo passo \'erso la civiltà e la moralità; intanto se si lasci" passare

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