La Voce - anno I - n. 48 - 11 novembre 1909

bene quale il cuore lo sentiva. Per cui, se fosse lecito esprimersi cosi b:i.nalmente, I'Amiei fu vit• lima d'un contrasto fra la mente e il cuore; ebbe l• mente e il cor •eco i11 perpetua lite ma in un senso alquanto di,•erso ed ass.."li pili profondo di quello alfieriano, cioè la vita filoso– fica e la vita del!' intero suo essere; fu \'Ìllima si può dire, dell'incapacità cli vi\'cre la sua filo– fia (in cui sarebbe consistito l' « ordre », la su1>remasua aspirazione). l'oichè, come è noto a tutti, un concetto non può dirsi veramente tale, cioè pienamente pensato, se non quando, per così dire, noi e' immergiamo interamente in esso e vediamo, sentiamo, amiamo, e, in una parola, viviamo tutte le cose attraverso di esso o, forse meglio, dal di dentro di esso: (1) « Le centre de la vie 11 1 est ni dans la pensée, ni dans le sentiment, ni dans la volonté; ni mème dans la coscience en tant qu'elle pense, sent ou veut; car une vérité morale peut avoir été pénétrée, et possédée de toutes C(:S manières et nous échapper encore. Plus profondément que la con– science, il )' a l'étre, notre substance meme, notre nature. li n' y a <1ue !es vérités entrtes dans cette derniére région, devenues nous-mè– mes, ... qui soient réellement notre vie, e' est– à-dire plus que notre propriété. Tant que nous disting-uons un espace quelconque entre la vérité et nous, nous sommes en dehors d'ellc. La pen– séc, le sentiment, le dèsir, la conscience de la vie ne sont pas encore tout a fait la vie. Or nous ne pouvons trouver notrc paix et notte re– pos que dans la vie ... » (27 octobre 1853). Ora, le verità eh' egli filosoficamente ,•edeva con la massima nettezza non penetrarono mai, in lui, « dans celle dernière région •· LA VOCE dendola non la sa sentire e odiare; c1ualora infalli la !>a1>essesentire e odiare \'i rinunce– rebbe giacchè in <1uelsentirla e in <1uell'odiarla, cioè in quel pensiero concreto, in quella sintesi vi1ale di visione intellettualt: e tli azione, v'è già l'individuazione o, in una parola, la ri– nuniia. Egli rimase infatti in faccia alla sua filosofia come in faccia a tutte le altre cose dell'uni– verso. A un certo punto egli dice che il pensa– tore« contcmple le spcctaclc de l'amour et l'a– mour reste pour lui un spcctacle » cosi si po– trebbe dire della sua fìlosofm: restò per lui un spertadt•. Egli rimase sepamto tla lei, perclit: do– narlesi implicava una rinuncia a llllte le altre filo– sofie possibili, mentre la sua • soif de perfection » assoluta gl' impediva di conclude.re in qualsiasi senso, di gettarsi in una direzione unica: « Toutes mes études posent des points d'interrogation, et 1>0ur nt: conclure prématuremem ou a(bitrai– remcnt je n'ai pas conclu » ma non è nt:I senso int(:llettuale che non concluse : il suo non è pur lontanamente scetticismo filosofico, le ve– rità filosofiche, anzi, non furono mai affermate con maggior -;icurezza e dcci!>ione ; bensì nel senso vitale non concluse, cioè non visse; non le donò il cuore. « Je n'ai pas donné mon cceur. ... » Questa estraneità della sua persona rispetto a tutte le cose ed agli stessi propri pensieri gli davn, poi, e lo si comprende facilmente, .una strana oggettività nell'ordine intellettuale: « ma spccialité distinctive c'cst de pouvoir me mettre a to11s Ics points dc vue dc voir par tous les yeux .... • (I, 35); gli dava una curios.1. flui– di/il di spirito eh' egli stesso chiama camaleon– tismo (I, 1;1) per cui, giusto come un liquido, prendeva forma da ogni recipiente : egli 1>0teva infinitamente semplificar!>i, dimenticare il suo ambiente, la sua epoca storica e farsi d' un'al– tra, poteva sentirsi pri,·o di un senso o dcli' al– tro, farsi cieco, e persino subumano, animale e pianta, « quoique debout je n':wais plus de poids ni de corps, je me sentis globe et tour– nant dans l'espace comme un planète • non solo egli conosceva tutti, ma era tutti : « mi sembra d'a\'er \'issuto douinc, anzi centinaia di vite .... ogni individuo mi plasma per un mo– mento a propria immagine .... per tal modo io foi mntematico, musico, erudito, frate, bimbo, madre, il tale animale o il tnl albero » (8 mar– zo 1868), Con questa « depersonalisation • egli ern riuscito ad una trista parodia di Dio, r.he si attua nelle 5ingole cose : e, come Dio, viveva quasi fuori del tempo: • la categorie du temps n'existe pas pour ma conscience .... • (11, 301) i egli nella memoria non trovava una delle sue giornate più che un bicchier d'acqua versato in un h,go; non è cosa perduta ma liquefatta, il particolar(: s'è :,ciolto nel ttmo, • Ics clivisions du temps sont des catégories qui ne pe11\'ent mouler ma \ic » (I, 10,4,. Ma a che co,;,a riu:.civa l'Amiel con questa « dcpersonalisation • con que>ttO « redevenir ,·ir– tuel • ch'egli chiama, con gran precisione« réim– plication » ? Egli s 'accorge\·a beni>t~imo, con la consueta oggetti\'ità intellettuale, che quello ch'e• gli faceva era il processo vitale n ri1roso, che il suo era 11t1 cffe1ti\'o vil•ere /11 morte,· ma non un morin·, il che pure snn.:l>bc ~lnto vitn, bensì un • pr(:parcr toujour le rien », « une contra• diction chronique •, un perpetuo « arriver :tu zéro ». E questi effetti e il terribile sconforto che glit:nt: d(:riva\·a egli chiama\'a, in modo \'e– ramcnt.e sublime, la « vengeance de Dieu » la punizione della sua « empicté » di \'Olere che I' Infinito, il Perfetto, il Tullo s 1 esaurisse in lui. « Celte réimplication psycologiqul! C!,t uue anticipation dc la mort ; elle rcpré!>ent la \'ie d'outrc torube.... l'Cvanouissem(:nt panni Ics fantOme:; • (Il, 301). Quel difetto di uniftl che costituisce lo spasimo di tutta la sua misera esistcnzt, egli intui\'a un po' confusnmente in quello ch'egli chiama« bcsoin de totalitt:: • in un atto eroico o nella contem– plazione cieli' assoluto l'uomo si sente uno con esso, li il suo « besoin dc totalitè » é pienamente soddisfatto perché in quel momento egli è, vera– mente, Dio. li bisogno cli totalitù nel!' Amiel non potendosi soddisfare in questo modo, che del resto è l'unico possibile, lo costringe a cer– care una totalitf, non sintetica, ma, direi <1uasi, spaziale, materiale, numerica. Nell'impossibilita di trovare il Tutto nel singolo lo cerca nella comunione dei singoli : cerca di fabbricarselo quasi artificialmente con la disperata impresa di accumulare tanti singoli da esaurire quello che è inesauribile, il Tutto. La disperazione di questa impresa i!, al solito, ben conosciuta da lui: «c'est le rOle des siècles • dice sorridendo; ma ciò non gl' impedisce di elevare a teorica questo suo particolare stato d'animo in <1uclla ch'e– gli chiama la toi d' iro11ie, che a lui sembra governare l'universo; secondo la quale l'uomo in\'ece di concentrarsi in se stesso per trovare ed attuare sempre più la propria natura dovrebbe, come fa, sforzarsi di essere proprio quelio che non è: « La terre promise c' est celle oli l'on n'est pas... Chacun visc instinctivement à ce qui lui manque. C' est une protestation inco– sciente contre l' incomplet de chaque nature ». Per tal modo, egli dice, noi vi\'iamo in un con– tinuo inganno: quello di credere d'essere a1>punto quello che non siamo, scambiando la realtà col no– stro desiderio, il reale coll'ideale. Ma con questo non riesce che a riaffermare la solita sua poli– patia, il suo voler tutto in una volta, il suo non poter rinunciare a nulla, la solita sua superba 201 vergogna di individualizzarsi e di adattarsi a ,·i\·ere la vitn come gli :1ltri uomini ed esseri. Questa s1essa legge che lo aizza dietro le cose che in un modo o nell'altro gli sfuggono, lo fa sfuggire da quelle che lo attraggono: tutto ciò che, per llUalche \'tr'-O gli s'impone, anche la felicita, anche l'amore lo spa\'entano, ed egli fugge come davanti a una trappola. Egli vuole essere sempre <1ucllo che non è e, per conse– guenza, non essere quello che è: ciò che gli piace, ciò che egli ama gli si prcsen1a come qualche cosa di terribile, come qualche cosa che minaccia la sua lihert!t senza confini, che minaccia d'incatenarlo, d'imprigionarlo nella gran galera della \'ita individuale. Un sonetto dove rimpiange un'amata che \'a s1>0s.1.a un altro dice: Ton amoar m'eut donne loat, m~•• I• 1e11ieI Quand il "enah l moi, poarq11ol l'•►je «•hOt H,i .. , c'eil un ,ec,01 do 1ri11ottt i11611ie. L'eff101 dc o quo j',imc on m• fat•li1jf: J• n'al comPfi• quo tard COiio loi d' iro11ie ... (P4rl ti• R1w, 4IJ Questa legge d'ironia è chiamata assai bene dal Caro (Rn,urdts d~u.1·Jlfo1tdn, I Octobre 188,4, p. 545} « la rHutation de soi pnr soi-meme ... L' absurde est le caractère de la vie: Ics ètres reéls sont des contresens en action ... la vie est un éternel combat quc veut ce qu' il ne veut pas et ne veut pns ce qu' il veut •; essa conce– pisce infatti In vitu sub sperie absm·di. A questo era giunto il discepolo dì Schellìng e di Km.use! Ma col tramontare della sua vita i tumulti del suo spirito disgregato si compon– gono quasi in una tranquillità, in un • apai– sement • soa,·e; egli rientrava, in certo modo, « dans l'ordre •· La morte, questa triste peculiarità dell'indi– viduo, apparendogli ormai vicina, scosse que– st'uomo che individuo non aveva voluto essere. Quando la sua vita gli apparve non pil'I come qualche cos.1. da farsi, ma come qualcosa di già fatto s'accorse che mentre egli, l'infelice, an– dava cercando « sa t:iche • egli la compieva; che il suo dovere, la sua triste missione egli l'aveva compiuta; s'accorse che la Vita aveva risolto per proprio conto quello che non era mai stato capace di risolvere egli. Accettare il suo misero destino fu la sua ultima riconcilia– zione colla vita; egli, in un modo o nell'altro, aveva pur vissuto e, prima di morire sembra infatti offrire religiosamente a Dio la propria vita tale quale fu, c1uasi dicendo: ecco, Signore, quale era « mon rOle •• questo, infinitamente triste di cercarlo semprt:, J>Crtutta la vita, senza poterlo trovar mai i la croce, la pesantissima croce che voi m'avete data, fino in cima al mio calvario l'ho 1>0rtata, ora ronsummatum esl. PIETRO ZANFROGNINI. Egli ebbe sin dalla giovineua la mente edu– cata ali' idealismo tedesco, e dello spirito di que– sto (u compenetrata tutta la sua vita filosofica sino alla morte. Poco prima di essa, il 4 Feb– braio 1881, scri\'eva nel suo Giornale; « depuis bien des années le Dieu inunanent m'a été plus actuel que le Dieu trascendant, la religion de Jacob m'a C!téplus étrangère <1uecelle de Kant ou mème de Spinoza ». Nulla, o quasi, di tra– scendentale nel suo pensiero; quella del suo ideale era una vita attivn piena e concreta, una vita fra le cose e nelle cose, nel contatto, nel posses~o, nella gioia di esse (besoin de sucrès ,') egli avrebbe voluto amare e fore, e la vita gli s'imponeva, 1>il'Iche altro, come un dovere: nel suo Nirvana, nell' « effacement du moi dans le grami tout» egli non riesce ad adagiarsi mai: « L'l voluptl: serait de n'etre pas individuel, mais le devoir c'est de faire sa pelite besogne micro– scopique. Le problème serait de complir sa 1..;che quotidienne ... d'ètre religieusement dans son petit rOle. On redonne ainSi au détail, au pas– sager, au tempornire ... de la beauté et de la noblesse. On dignifie, on sanctifie la plus me– squine des occupations. On a ainsi le sentiment de payer son tribut à I' oeuvre universelle, a la ,·olonté étemelle. On se réconcilie avec la ,·ie ... on est dans l'ordre et dans la paix •· lii, 195). E perchè dunque con la vita non riesce a ricon– ciliarsi e a quest'ordine, a questa pace non giunge mai? A un certo punto se lo domanda egli stesso: « Qu'est-ce qui s'cst interposé entre le vie n~ellc et toi? Quel écran de vcrre t'a comme inter<lit la jouissance, la possession, le contact <les cho– sts, en ne t'eu laissant que le coup d'oeil ? .. Relazione del primo anno della "VOCE tt Ciò che a lui rnanca\'a era quell'energico sa– persi donare tutto intero al singolo, quel di\·en– tar la cosa che si fa o si pensa in cui consiste principalmente l'a=io11~, anche quando essa è pensiero : giacchè non si può nè scolpire una statun nè dare una battaglia senza metten·i tutto se stesso, senza concentrarvi, in quel pen– siero o in questa azione tutto il proprio essere, egli non era capace di queste totalità di dedi– zione, di <1ueste unità di sforzo, di queste sin– tesi costruttive che sono la vita concreta. 11 suo spirito .. al contrario, tende perpetuamente a sparpagliarsi e quindi a disperdersi nel nulla. « L'individuo è, in ogni i!'ìtante, microcosmo e in lui si riflette tutto il cosmo e a tullo il co– smo egli reagisce, volendo in llltte le dirt-zioni - dice il Croce (Hl. d. Prtttico, p. 149•50, pas– sim) - se a quc.:Icaos, a quella molteplicità, a <1uella dualità I' iudividuo s'abbandonasse, sa– rebbe, ali' istante, dilacernto, frantumato, di– strutto. ~ta egli non vi si ;jbbandona, anzi è individuo, cioè ,·oliti\'O e opernnte, appunto perchè rinunzia alla finta riccheua dell' infi– nito .... • Ed è a <1ucsta energica rinunzia che l'Amici non s.1.rbohen,i (/~ ,u sais pas /aire de sacrijice, 11i alx111do1t11er q11oiq11~ soil .. . j'ai– me tou/J non perchè dell,1 riccheua dcli' infi– nito, come sappiamo, non \cda la fabità, ma pcrchè. al solito, la z•ede -,oltanto, cioè, pur ve- (I) Sohnu, allora la 61o-ob pud prendere 11 posto della r.ll11one. , Rimane un pro1ra ... rna uhc– riorc: l'unitlri pol,tiu è 1"■11a cw11: unn I■ 1tdcn1ionc intcllruua!., e monl,:. Q_uc.10 prognimm■ non fu da10 ■ ~luzini, non ~ dato alla gcncru.ione coruemporanu di com= pierlo, rin111nc11ffidato•1111 nuou J!CIIHUÌOnr •· F. O!: S,1,NCTIS, Un anno fa, ali' incirca, chiedendo aiuto e collaborazione ai miei amici, ricordavo le con– diiioni :,toriche nelle <1ualia\ r(:bbe potuto s,·ol– gcr:,i l'atti\•ità di un foglio settimanale di coltura in Itali:,. « l.:n accento insoliiamente cr,ldo •, di– CC\'O,« un interesse più di prima profondo, una cognizione meno imperft:tta del solito, sembrano C!,!>Cr!>i 1>ale:,ati in Italia da qualche nnno per i problemi filosofici e le a!>pirnzioni religiose. l,;n pubblico di volontari li:i :,o:,tituito i professioni– sti delle cattedre e dei pulpiti e, fatta pur la debita parte, come 1><:r ogni altra nmnifestazione spirituale, alla moda e ;11 dilc1t.mtismo, resta sempre un fenomeno nUO\'Odella coscienza na– zionale questo riflettere e dbcutere idee gene– rnli .... Se un compito ha la nuovÌ!>:,i111a gcncra– ziouc, C ,,eramente quello di approfondire e di maturnrc questa nuova cosci<.:nza, di rincttcre e di di-.cutere sui problemi ~ollcvnti, di risolvere perchè 1>iù:,Ili se ue preparino, i dissensi sorti in c1ue:-.taelaborazione•· E pns<;ando ad esempi pr;1titi è a modelli pr(:ci-.i di 1,eriodici sorti in un momento opponuno ricorda,o che « come il ,l/t1r:orro d(:i primi anni m(:,a ,;;apulo edu– care a una certn raffin:itcua e!'otctica i molti che non :ne\ an mai aperto il Com•ito, e prima an– cora la (i-u,mrll lli.:uuttmr ,I\ crn :-.nputo racco• ~lil"r(: ~li <,p:1r"'ti elementi di lcltcr.11Ura rcgionnle e fonderli nel crogiolo cuducciann ; come il Cim11alr sloriro della lrflthllt111t ilt,titma a,e\'a e~rcitato un ufficio di ri>tanamcnto nella pro– d1u:ione critica gonfia di un falso tstctichmo » Bibloteca Gino Bianco si trattava ora • di age\'Olare al 1>ubblico la comprensione delle idee che circolano o circo– la"nno nella mezza dozzina di riviste sorte ne– gli ultimi tempi (Cli Studi Nt:ligiosi, La Cri/ira, Il l.eo11ardo, I.a Rivista di r11//11m, Prose, Il Ni111101m111,•11to, Nova et Vetcra, I.a Ci·itico .50- riale ccc.) di mostrare la legittimitù di queste idee rispetto :illc (JUestioni pratiche e la loro fecondità nel risolverle, di mettere in contatto diverse cs1>erienze e intuizioni di vita, e infine di esercitare un controllo sulle pubblicazioni storiche, critiche, filosofiche, !3Ulle traduzioni e sui J>erioclici che hanno scopo scientifico e di– vulgntivo in largo scn:,o ». Mn veramente que– sto scopo di divulgazione di colturn piuttosto spicciolo e vario non avrebbe 1>0tuto radunare !>Crittoricosi diversi per idee, per nntur.i, per coltura: nè avrebbe a\•uto stretto bisogno di 1111organo :,ettimannle, se 11011 ci fosse stato un intento comune, e un bisogno av,ertito da tutti, cli ùilTon<lcre l'abitu<line a una critica se– \'era, :'lperta, senza mezzi termini e senza preoc– cup,1zioni ma1c:riali, contro le infinite forme d'arbi1rio che prevalgono nei .;iornnli e nei set- 1i111:inali « dai giudizi leggeri e avventati senza possibililà di discussione alla c-iarlatancria di ar– tisti deficienti e di pensntori ~cn..:11 reni, dalla mondanità chincchierina e femminea che tra– s1>0rta le abitudini di snlotto nelle dispute d'arte al lucro '-' al meMiNe dei fabbricanti cli lettera– tura, della vuota formulbtica che ri!>ohe auto– maticamen1e ogni problema all'egoi-.mo ben pa– sciuto che ohre la rendita nnnua ,orrcbbe l'nnima immortale •· Contro liue:,tc brutture e dclx,lene dei 111>"tlri tempi, varr;\, dicevo, « tan– to la di-.c11.,,ione rMionale e la pvlemica spa~– !,ionata, quanto il commento cner.;ico e l'ironia rll\ida ». c;Jucsto programma, come tulli i programmi. rassomigliava ali' idea di costruire una strada : indicava la direzione e gli scopi, nou poteva pre\'edcre i mezzi particolari impiegati per su– perare gli ostacoli ciel terreno. Se e come sia stato mantenuto, non polrà dunque esser giudi– cato che dopo uno breve esposizione dei criteri che m' hanno guidato, delle questioni da noi trattate e delle campagne condotte, delle ac– cuse che ci sono state mosse, della diffusione e del successo materiale deJ giornale. Criteri. - I lo escluso, anzi tutto, ogni scritto puramente artistico, e alle questioni letterarie in genere ho dato un posto secondario, rom– pendola cosi con l'abitudine di tutti i settima– nali che sorgevano e sorgono in Italia. Non già per un disprezzo, ingiustificato, anzi ridicolo, in chi scrive questa prosaica relazione, ma per un concetto altissimo dell'arte, per <1uel concetto se\'ero e grande che ci ha mosso alla critil'.'a delle manifestazioni artistiche contemporanee. Offes:1 settimanalmente - e ora persino quoti• dianamente - dnlln vanità im1>otente dei nostri lt:tter:iti, che ignorano, come se il passato nulln insegnasse., c111antorare siano le schiette e so– lenni mnnifestazioni creative, l'arte ha avuto in noi dei campioni rispettosi, che se stessi co– stringe\'ano con quei criteri cli cnstità e di pu– dore artistico cl\e agli altri andavano appli– cando. Incitando CO'òÌ i gio\ 1 ani al lavoro di critica, allo studio storico, all'esame preciso di qualche (Juestione praticu non credo di nvere scoraggiato o :,affocato nessuna genialità poe• tica, ma, se qualche eflicacin ho avuto, ho atte– nuatn la tendcn,m dcli' ozio!-ità latina " espan– dersi nella scioperataggine letteraria. F. \'ero che con ciò rinunzia,o alla diffusione che il pubblico conccdt: alle rivbte che solleticano la

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