La Voce - anno I - n. 42 - 30 settembre 1909

174 I briganti I Purtroppo la tradizione non è ancora spenta. Alcune condizioni permettono che ques1:t piaga cancrenosa deturpi le carni di una creatura forte e bella. È brigante non solo chi è nato con I' i– stinto del male ma :rnche chi si è fatto - anche incoscientemente - un concetto tutto suo della vitn um:rna, della giustizia, della probit:), ha capovolta la ta,•ola dei valori so– ciali; chi stanco di essere un:1 vittima, uno sfruttato ed incapace d'altrn parte di opporsi con la for1..1 di una coscienza onesta 1 oppone alla prepotenza degli altri, la sua e quella dei comp:1gni in male. Egli è un indice del– l'opposizione del popolo siciliano ai domina– tori stranieri : e siccome talora ha in sè un che di ca\'alleresco, ha quasi l'apparenza di un giustiziere, conquista puranco l'ammira• zione del popolo che subisce inconsapevol• mente il fascino di chi sa elevarsi sulla folla, crearsi, nel bene o nel male, una in• dividualità. Le stesse condizioni etnografiche favori• scono che questa pianta diffonda le sue ra– dici. Foreste, sorgenti, ruscelli son parole vuote di senso; per ore ed ore si seguono lande sconfinate senza un alberetto, una ca– supola; forre e grolle s'internano nelle vi• scere della terra, sconHnate, facile rifugio a chi vuol nascondersi alla giusti7.ia, perchè ivi il brigante potrà vivere sicuro dell' impunità: due mostruose istituzioni lo proteggono, lo di(endono: la mafia e l'omertà. La mafia è come Scheegans la definisce una e società se• greta che a\•endo usurpalo in ogni parte della vita, sia pubblica che privata, una potenza ille– gale, esercita un'azione illegale a vantaggio dei suoi aderenti con tutti i mezzi >. L'omertà è la sua figlia primogenita: essa vieta al ferito, al derubato di denunciMe il nome del feri– tore, del ladro, sollo pena di esser messo al bando della e suciita >. Il ferito ed il de– rubato se vivrà saprà farsi giustizia da sè : se morrà faranno vendetta i parenti e gli amici. Però vincitore e vinto, colpevole e vittima sono coalizzati contro la forza pubblica: per– ciò da questa il brigante si sente sicuro. Un delegato di pubblica sicurezta, un maresciallo dei carabinieri, trova i pili fieri avversari in quelli appunto che dovrebbero essere i suoi più forti alleati : nelle vittime stesse dei so– prusi, le quali non s';n;zardano a parlare, s 1 in– dustriano anzi di far deviare la forza pub– blica dalla buona strada, in grazia di quel triste pa110 d'omertll.. Per vivere sicuri quindi, buon mezzo è quello di venire a patti col brigante, lasciarsi taglieggi:1re, subirne le prepotenze e usare la massima cautela e prudenza nel saper tacere. A Calt:1bellotta, nella provincia di Gir– genti che dà il maggiore contingente della criminalità il,11iana 1 vive un brigante che ha una vera tabella omicida su cui, tempo fa, eran scritti cinque nomi. In tempi di\•ersi si disfece di tre, il quarto cadde sollo il tiro della .!!Ua « scopella » quest' inverno. Vi\'e ancora il quiuto, vittima designata: pensate che \ ila di torturai che fantasie macabre gli terranno comp:1gnia il giorno, che sogni lu– gubri gli faranno vegliare le notti. Se riuscirà lui a disfarsi del brigante, bene 1 avrà da lottare poi contro gli alleati di questo: ma non sarà certo lui ad aiutare le guardie sguin• zagliate alla ricerca. Tutto il paese sa queste cose, le vede, le vive tutti i giorni : quale influenza deleteria ! .. La Sicilia h:1 lungo la costa bellezze na– turali che sembrano fatte ;,er sedurre gli oc– chi, lo spirito 1 l'immaginazione. Pure, que– sl:1 natur.1 che sembra in certi punti tutto un riso gnudioso è l:1 gr:rnde nemica del si– ciliano che non ha ancora saputo 1rovare le armi per vincerla. Penetrate nell' interno del· l'isola: quanta differenza dalla costa! Poche stazioni ferroviarie si trovano a distanza di ore ed ore dalle citt~, d3i" p.iesi di cui por– tano il nome e che stanno su, in alto, come falchi pronti a piombare sulla preda, o na– scos1i tra paurose monta,gne; città abbando– nate, tagliate fuori dalle comunicazioni col resto aell' umanità, prive di risorse naturali, dove si vive quasi da seh 1 !lggi. L'interno è in molti punti landa sconfi- LA VOCE nata, campagna desolata, latifondo, dove il contadino lavora ma non abita, preferendo, per esser sicuro, di sottoporsi ai gravami imposti dalla vita in un centro abitalo i dove perciò sussistono il malandrinaggio, il furto campestre, l'abigeato, il brigantaggio. Il vento dei tempi nuovi ha già soffiato in alcune città siciliane, ove commercianti ed industriali hanno saputo creare forme mo· derne di vita i con un 1 :izione energicn anche il brigantaggio fu addirittura sgominato in certe regioni, sl che dicono, ad esempio, esser la provincia di Siracusa calma, p.icifica, sicura, quasi immune dal male; molle mi– gliorie si sono apport,,te alla vita pubblica 't privata, ma il siciliano vede in tutte le cose, dinanzi a sè come una gran muraglia, come un grande ostacolo che aon gli permette di fare il passo innanzi : il Governo, da cui pensa derivi ogni male alla sua terra e per cui ha complera sfiducia. Difatti si pensa c.omunemente che nelle città siciliane - che non siano Palermo e Catania - in quelle città piccole, oscure, prive di risorse e perciò di ricchezze, i fun• zionari, (avvocati, professori, delegati di pub– blica sicurezza) siano mandati dal Governo in grazia di.uno di quei tre P: promozioni 1 puni– zioni, prime nomine,,, cui accennava il profes· sore Bevi I acqua parlando di Girgenti ( r ). Con questo preconcetto nella popolazione i fun– zionari talora si sentono esautorati nè pos– sono esplicare un'azione benefica. Certo è che il Governo trova in Sicilia un terreno più fertile che altrove per ogni genere di conuzione. Vi si giunge - in tempo d'elezioni - a sospendere processi, trattenere mandati di cattura, liberare pre– giudicati, concedendo loro persino per la compiacente intromissione di qualche depu– tato, il porto d'arme con tanto di bollo go– vernativo in llllla regola ; e intimidazioni, coartazioni, proibizioni liberticide. Ma tutto questo male è causa od effetto? Perchè questa corrulione può attecchire qui? perchè l'indignazione contro il Governo non sa che sfogarsi in requisitorie da caffè o da con11zio ma non è foua vessillo d1 un Lpu .. tito giovane, sano, moderno, che studi e operi in prò di una terra che pure è amata con amore svìscerato dai figli suoi ? perchè è invece in Sicilia una pletora di deputati « ministeriali » che tulto fanno e nulla sanno, o peggio e il bene lo fanno male, il male lo fanno bene » ? Una delle risposte che si potrebbero fare a questi perché, è la seguente: I sici!iani che pre,;:;i individualmente hanno tante rare doti, Ira le quali anche l'energia, presi còlletti\'a– mente sono inetti a strapparsi di dosso quella camicia di Nesso eh' è la tradizione, ad op– porsi per es. al predominio di casta, allo spagnolismo che tanto male fece al loro ca– r:Htcre. (Esistono ancora nell'anno di grazia 1 909 i grandi feudatari: llll signore spagnolo - di cui, mentre scrivo, mi sfugge il nome - riscuote annualmente milioni e milioni dalle terre che ha in suolo siciliano tra Ribera e Porto Empedocle). Rimboschimento, un buon reticolato di ferrovie, nuO\'i sistemi di coltura dei campi, introduzione delle macchine perfezionate, ecco i punti salienti di tutto un programma. Solo con la ci\'ilt~ si può abbattere la barbarie l .. Qual posto tiene la donna nella vita sici– liana? Indagare ciò è giudicare il grado di civiltà di un popolo. È dessa la collabora· trice dell'uomo, ricc.1 d'ingegno, di volontà 1 padrona dei suoi pensieri, dei suoi atti? Sulle donne siciliane, su queste donne piene di fierezza e mansuetudine, d'ardire e di dolcezza che ricordano nei tratti della fi– sonomia, negli occhi specialmente, antichi protili orientali, grava ancora un po' l'antica schia\'itù dei costumi sar:1ceni. La donna siciliana, 3 cui poche decine di anni fa non era permesso frequentar la scuola, come può esser la buona compagna dell'uomo dal lato intellettuale? Avrà tesori d'affetto, ma non potrà seguirlo - madre, sposa, so– rella - nelle lotte che egli combatted. Essa è timida, incerta nelle mosse, fisicamente e, (1) Nr1ovi Dove, i. 15 giugno 1909. direi, intellettualmente, quando si trova a cospetto del maschio; ne fugge lo sguardo; sembra quasi che essa debba nascondere qual– che fallo. perciò nei rari divertimenti di so– cietà, nei balli, nelle conversazioni serali è ben lontana dalla disinvolturn, spigliatezza delle settentrionali. Persino quand'è inn:1morat:1 deve compri– mere i suoi palpiti, chè l'innamorato con– sumerà molte suole sul marciapiede e lan– cerà molti sgu:1rdi s.1ettanti, prima di poterle dire la dolce parola d'amore che porterà dritto drilto al matrimonio. Prima di sposarsi essa è un po' la schiava del padre o dei fratelli; dopo lo diventa del marito che quanto pili l':11ner:•, tanto più ne sar:\ geloso e le limiterà la libertà. An· drà lui stesso, qualunque sia la .ma profes• sione, magari, avvocato, prima di salire le sc::1ledel tribunale, professore prima di an· dare a far lezione, a far la spesa giornaliera, a mercanteggiar sui cavoli e sul pesce e cosi la donna non uscir:\ di casa, sempre prigione anche se contesta di fili d'oro o di seta. La farà uscire il marito se e quando vorrà, dopo giornate di clausura. E, chi sa, se non ci fossero questi freni che dividono i due sessi, il clima caldo, snervante, che spinge alla sensualità rende· derebbe troppo facili le intimi1à colpevoli: chi volesse vedere se sia proprio « di latti la cammisa > della donna non sua, non si troverebbe cosi facilmente agli sbaragli del– l'amante di Lola. Bisogna però distinguere tra la grande ciltà e quella di provincia. A Catania, e, più, a Palermo la donna gode gii di una certa libertà, una signora in qualche ora del giorno s'azzarda a farsi vedere sola, anche se non accompagnata dal marito o dal padre, per le strade. A Palermo spagnoli e francesi lasciarono tracce dei loro costumi i a P:llermo arcadia e cicisbeismo, sebbene in proporzioni li– mitatissime, ci furono; la donna della no· biltà era alquanto libera nel settecento - e spesso libertà è sinonimo di corruzione - ; leggete n l{Uc:.lo p1opoi.ito :ile.une poesie s:1~ tiriche del Meli. Certo però la siciliana è differente assai dalla donna settentrionale; un sno sguardo fug– gente, un atto, una parola bastano a rivelarcela. li siciliano, si dice, è implacabile nell'o– dio : si ma pensate anche ai suoi affetti ar– denti, \'Cementi : sente l'amore, l'affetto per la famiglia, l'amicizia fino al s.acrifizio ed all'eroismo. È scaltro sl, ma perchè ha molto ingegno vi\'0 1 naturale. « Gente acuta e contenziosa » già l,1 definirono Aristotele e Cicerone. In– telligenza e spirito generoso e poetico si ha a dovi1.ia. Fateli parlare: che incanto per l'orecchio quel dialetto pieno di dolcezza, per I' imma– ginazione quel frascggi<1re pieno di cose, di proverbi, di paragoni, di metafore. « Li motti siciliani su tanti pezzi di Vancelii :». Aleggia un po' di malinconia in quello che dicono, e nella maniera con cui lo dicono perchè la comicità non è nella loro indole, e questa malinconia si trac;mette po– tentemente anche al non siciliano quando senta, specie nella solitudine della notte o della campagna, l'accento lamentevole e pa– tetico dei canti cara11eristici dei contadini con quelle note tenute ad ogni frase, con quelle modulazioni che conosciamo per la « Sici– liana > cli ~lascagni. Uomini e donne hanno il segreto della frase bella e che va dritta al cuore. « 'Cca si' beddu e sapuritu > dice una madre al figliolo lattante che ha sulle gi– nocchia : quanta poesia in quel « sapuritu > I Un contadino vede un amico suo dopo molti anni : il \ 1 olto di questo s'è ornato di una folta barba e l'altro, dopo averlo contem– plato, esclama toccandogliela: «Che filusufia » I ~on c'è una grande potenZ.t di traslato? Qui commenterebbe argutamente il Man– zoni : e tanto quel guastamestieri del volgo è ardito a manomettere le parole e far dìr loro le cose più lontane dal loro legittimo significato ! >. Bibloteca Gino Bianco Traslati riuscitissimi sono moltissime pa– role figurate che hanno usurpato - per quel diritto del pii.1 forte: e bellezza di vocabolo è forza - il posto delle parole proprie e lo conservano, nel fraseggiar comune. Quello che noi diciamo soprannome, essi lo chia– mano « ingiuria > ; e schietta > è la donna da marito, « martoriata ».... quella che non lo è più. A chi volesse empirsi l'anima di poesia io consiglierei la lettura d' 1111 vocabolario siciliano. Anche la frase di semplice cortesia non è mai b:rnale, ma ha st:mpre un sapore di gen· tilezza. Se dici ad 110 amico che ti ha do– mandato un favore: « Sono ai tuoi comandi > egli subito correggerà: e preghiera >. Se domandi: « Mi faresti un piacere? > egli subito: « dovere > ! « Salaratu > (Dio sia lodato), e $abbini- , ricà > (Vossignoria mi benedica) sono for– male di saluto, tra persone di diversa con· d!zione o attempate e specialmente dei vec– chi contadini. I vecchi contadini I ecco un'altra peculia– rità siciliana. Eccoli quei vecchio11i secchi, adusti 1 senza barba nè baffi, 1u11i nervi e grinze; rispettosissimi, per 1ut1a bestemmia (e santiuni >) hanno il« Santu cliavulu > che accrescono in « Santu diavuluni > quando qualche grave motivo li spinge. E non si sono cibati mai, forse, per tutta la vita che di un po' di minestra, di verliurn, di pesce; non sono mai ricorsi al vino per chiedergli conforto alla loro miseria: ricordano i vec– chi tempi borbonici : del sistema monetario non ricordano che il « granu », il « tarl > dei pesi il « rotolo » l'c unza > la « libra> il « cantaru > il e caffisu ». Quei simpatici vecchioni non sanno nè leggere nè scrivere, ma trovano sempre nei meandri della loro memoria qualche parti– colare di storia - sarà qualche avventura di Ruggero il Normanno o di Guglielmo Teli o di Napoleone - da for dipingere ai fian– chi o alle spallette dei loro carri; e ti sanno raccontar con eleganza e vivacità qualche av– ventura di Gucrin .. Meschino di Orlando di Angelica appresa all'c opera dei pupi >. * Quanta eloquenza di pot.sia nella Sicilia d'oggi, di storia nel suo passato sfolgorante di gloria I A Girgenti ancora esistono i pii.1 bei la– vCJri dell'arte dorica italo-greca ; Taormina ha un teatro greco ottimamente conservato e nella piit mernvi81iosa posizione, dicono, del mondo ; Siracusa può ancora farti vedere le (.!Oclerose, terribili costrmioni militari an– tiche del Castello Eurialo: :ill.1 sua potenu guerresca, alla sua vittoria sui Cartaginesi ad !mera, si deve la \littoria dell'antichità del- 1' Europa sull'elemento punico misto all'asia– tico, chè inadegua:.e sarebbero sl:1te contro tanto nemico, senza l':tiuto siciliano, le vit– torie dei Greci a Salamina, a 1-olarntona, a Platea. Percorrendo la costa e I' interno della Si– cilia possiam leggere come in un libro aperto la storia millenaria cieli' umanità: qua una muraglia pelasgica, là aleggia. la leggenda omerica, o s 1 innalza un tempio greco, o un ,ecchio ca~tcllo arabo, attorno al quale rid– dano paurose leggende, o una costrm.ione bi– zantina o una chiesa normanna. L1 Sicilia fu anche - lo dovrebbero ri• cordare coloro che emigrano e danno le loro braccia ad altre terre, che non sono per loro madri amorevoli - il grnnaio d'Italia, ed ha ancora tesori nelle sue terre e nei suoi mari. * Molte cose non intesero ancora il soffio dei nuovi tempi, ma nella gente siciliana vi sono palpiti di vita forte e scintille che è bene conoscere ed attraggono ad amarla: negli ingegni e negli affetti è tutta una fio– ritura bel la e generosa pronta a fruttificare. Giuseppe Gallico. Jf-. Intorno alla vita e al carattere di O. B. Vico, è. il titolo di un lungo scritto di Benedetto Croce che pubblicheremo nel prossimo numero di 6 pagine.

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